CAPITOLO 6 L'oscurità interiore

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Una donna con poco più di trent'anni, senza un filo di trucco e lo sguardo svigorito, andò ad aprire la porta. In un primo momento ebbe una reazione di sorpresa, ma poi si ricordò della telefonata del giorno avanti e, scusandosi di quella dimenticanza, li fece accomodare con stanchi movimenti della mano.

La detective Bruni varcò per prima la soglia e cominciò a analizzare, con discrezione, sia lei che l'appartamento: non c'erano giocattoli in giro, non portava la fede al dito e i suoi occhi erano arrossati e gonfi.

Diana Fisher, avvolta nella sua felpa grigia e nera lunga fino al ginocchio e con il pigiama che le spuntava da sotto, si sedette al tavolo rotondo nella zona living. Ad un suo cenno anche i detectives fecero lo stesso.

La sua postura, la mimica facciale e altri dettagli raccontavano di lei ancor prima che parlasse. Gli avambracci appoggiati sul tavolo con le mani intrecciate e lo sguardo abbassato, focalizzato sulla scatola decorata che le stava davanti e dal cui foro vedeva spuntare i bianchi fazzoletti di carta, furono le sue prime frasi. Per un esperto del linguaggio non verbale, il corpo di Diana stava dicendo di non essere forte abbastanza per guardare in faccia la realtà e di voler nascondere, quasi proteggere, la propria disperazione.

Sarah colse quel disagio e cercò di rispettarlo. Una donna come lei, attenta al proprio aspetto, come la detective aveva notato durante il loro primo incontro all'obitorio, avrebbe voluto sicuramente evitare di mostrarsi tanto sciupata, e, probabilmente, per questo motivo non avrebbe mai parlato con loro se non fosse stato per un'altra parte di lei che, invece, cercava giustizia.

Le dita delle mani, sulle quali aveva incanalato tutta la tensione, si alzavano e si abbassavano ritmicamente quasi stessero inscenando la lotta interiore del suo cuore che, pur riconoscendo l'importanza di collaborare con la polizia, avrebbe egoisticamente voluto chiudersi nell'oscuro silenzio del proprio dolore.

Per la maggior parte dell'interrogatorio Diana parlò con voce sommessa e, raramente, alzò lo sguardo verso i due detectives; poteva accadere, di tanto in tanto, quando era lei a fare le domande, per poi risprofondare in quella minuscola zona di confort che aveva creato intorno al suo tavolo.

<<Avete già un'idea di chi possa averlo ucciso?>> chiese, incontrando per un attimo gli occhi premurosi di Sarah.

<<Purtroppo no.>> rispose Thomas, dispiaciuto.

<<Per questo siamo qui.. abbiamo bisogno del suo aiuto.>> la incoraggiò Sarah <<Più informazioni avremo sulla vita di Oliver, più facilmente potremo individuare dei sospettati e procedere più speditamente nelle indagini.>>

I polpastrelli della donna premettero con forza sul dorso delle sue mani e Sarah temette che l'emozione che ora trapelava, rabbia o paura che fosse, potesse bloccarla e vanificare di conseguenza il loro incontro.

<<Mi creda, avremmo voluto evitare questa visita...>> le disse la detective, mettendo le sue mani sopra quelle di lei; le fece scivolare fino ai polsi e le girò, mostrandole i palmi.

<<Lo capisco.>> replicò Diana, sciogliendo finalmente le mani per consegnarle in quelle di Sarah <<E voglio aiutarvi!>> continuò lei, mentre si stringevano le dita l'un l'altra.

La Bruni emise un leggerissimo sospiro e la ringraziò. Miss Fisher appariva ora più rilassata e capace di sollevare lo sguardo.

<<Ottimo, Diana. Prendo il mio taccuino per annotare ciò che mi dirà, va bene?>> disse lasciandole le mani. <<Secondo lei, Oliver avrebbe potuto attirare l'invidia di qualcuno? Le ha mai raccontato di persone che ce l'avessero con lui?>>

La donna sollevò gli avambracci e appoggiò il mento tra le mani aperte. Accoccolata in questa nuova posizione cominciò a descrivere il fratello <<Nel suo lavoro era il migliore, ma non credo che potessero invidiarlo per questo perché non se ne vantava mai.>> sospirò <<Inoltre, il suo temperamento, così tollerante e accogliente, difficilmente lo portava a litigare con le persone. Sapeva gestire molto bene i malintesi, anche con le persone più sgarbate.>> fece una pausa e a braccia conserte terminò con un paragone <<Al contrario di me.>>

Il quadro corrispondeva con le dichiarazioni fatte dai genitori: Oliver era dunque una brava persona. Chi avrebbe potuto desiderare allora la sua morte? Si chiedeva O'Connor.

<<Abbiamo saputo che Miss Gray, la ex fidanzata di suo fratello, non aveva reagito bene alla loro separazione..>> insinuò Thomas.

<<Sì, certo.. Meghan.>> Sarah notò un restringimento delle sue pupille mentre la mano sinistra andò ad avvolgere il pugno chiuso dell'altra <<Quando mio fratello cominciò a lavorare, lei ebbe un altro atteggiamento nei suoi confronti.>> dichiarò, continuando a sfregare il pugno nell'altra mano.

<<Ci può fare degli esempi?>> domandò Sarah, annotando anche i suoi non detti.

<<Fino a quando Meghan e mio fratello studiavano insieme, lei era molto gentile e affettuosa. Dopo la laurea di lui, invece, cominciò a rispondergli malamente e spesso faceva battute stupide che alludevano ai suoi tradimenti, mai avvenuti. Lo tormentava soprattutto quando sapeva che le clienti erano donne.>> affermò.

La detective Bruni scrisse anche questo dato, prima di commentare la sua dichiarazione <<Ci sono donne che non hanno scrupoli a fare delle avances ad un uomo, e suo fratello era un uomo attraente..>>

<<Oliver non era affatto quel tipo di persona, lo potrei giurare!>> precisò con sguardo severo <<E' sempre stato corretto nei suoi confronti. Se era sentimentalmente impegnato, sapeva rifiutare certi inviti.>>

<<Lo conosceva molto bene, suo fratello!>> andò a sottolineare Thomas.

<<È naturale che lo conoscessi come le mie tasche!>> replicò lei, incrociando nuovamente le braccia <<Tra di noi ci corrono sette anni, si può dire che gli abbia fatto un po' da seconda mamma. Teneva molto ai miei consigli e qualche giorno prima di lasciare Meghan venne da me per avere un punto di vista femminile.>>

<<Cosa vi siete detti in quell'incontro?>>

<<Lui voleva essere sicuro di fare la cosa giusta, poverino.>> disse passandosi la mano sulla fronte <<Non riusciva a spiegarle che, sebbene l'amasse molto, si sentiva soffocare dal suo atteggiamento così sospettoso.>>

<<Cosa gli consigliò, esattamente?>> Thomas ebbe la sensazione che Diana potesse aver avuto una qualche responsabilità nella storia sentimentale di suo fratello. Forse un comportamento troppo protettivo, come spesso si può ritrovare nei fratelli o sorelle maggiori, avrebbe potuto innescare dinamiche negative all'interno della coppia.

<<Avrei voluto dirgli, fin da subito, che un amore geloso sarebbe presto diventato un amore pericoloso!>> sospirò rumorosamente <<Ma poi mi dissi 'E se lui l'ama sul serio?' Non volevo essere io la causa della loro separazione, capite? Perciò l'ho solo incoraggiato a guardare meglio dentro se stesso, per capire se lei fosse davvero la donna della sua vita.>>

<<Dopodiché lui ha visto bene di lasciarla.>> sintetizzò Thomas. <<Occupiamoci ora della reazione di Meghan..>>

<<Frequentando la stessa Università e studiando per gli stessi esami, alla fine, si innamorarono e Oliver la invitò a trasferirsi da lui.>> disse, accennando un sorriso <<Quando però si lasciarono, o meglio mio fratello la lasciò, non aveva senso che lei rimanesse ancora nel suo appartamento. Eppure, non se ne voleva andare!>> dichiarò, con disappunto.

<<Come l'avete convinta?>> domandò Sarah

<<Mio fratello non sapeva come mandarla via.. ve l'ho detto che era troppo buono. Fui io a consigliargli di far apparire la separazione come un periodo di riflessione terapeutico per entrambi, che alla fine gli avrebbe consentito di tornare insieme.>>

<<Funzionò?>>

<<Be', di fronte a quella speranza, sia pur con qualche perplessità, lei fece i bagagli e se ne andò.>>

<<Definitivamente?>> domandò ancora, O'Connor.

<<Niente affatto! Mentre erano separati lei si faceva trovare in casa, di tanto in tanto, e senza alcun preavviso.>> scosse la testa, sospirando <<Secondo mio fratello lo faceva apposta per riuscire a beccarlo con un'altra donna.>>

<<Avrebbe dovuto cambiare la serratura..>> commentò Thomas.

<<Mi disse che si era fatto restituire le chiavi di casa. Evidentemente quella donna stava degenerando..>> inspirò sonoramente come in un singhiozzo ed esclamò <<Oh, Mio Dio!>> e portando per un attimo le mani alla bocca s'interrogò <<Potrebbe essere stata lei?>>

Miss Fisher, spinta dai detectives a rivangare nei propri ricordi, sembrò aver avuto un'agghiacciante illuminazione.

<<Lo crede possibile?>> incalzò la detective, increspando la fronte <<Che cosa glielo farebbe pensare?>>

<<Non lo so! Non lo so!>> gridò alzandosi in piedi, in preda all'agitazione <<Era ossessionata da mio fratello, ora mi è chiaro, più di allora.>> iniziò a piangere e Sarah le porse la scatola dei kleenex <<Sarei dovuta essere più insistente con mio fratello.. Avrei dovuto dire esattamente cosa pensavo di lei! E forse..>> disse, camminando avanti e indietro <<Ma lo vedevo innamorato, nonostante tutto!>> tormentata dal rimorso, si abbandonò di nuovo sulla sedia.

<<E cosa pensava, esattamente, di Meghan?>> volle approfondire, O'Connor.

<<In alcuni momenti sembrava una squilibrata.>>

<<Si spieghi meglio.>>

<<Bè, per esempio, il fatto di telefonare a mio fratello ogni ora quando lui era fuori città. Oppure i messaggini che gli mandava durante la loro pausa di riflessione: non facevano che ripetere "Io ho già capito che ti amo e tu?">> disse, torcendosi insistentemente le dita.

<<Già, davvero pesante.>> commentò il detective, inarcando le sopracciglia; mentre in cuor suo si augurò bene di non incontrare mai una tipa del genere.

Sarah scrisse tutto sul taccuino e sottolineò due volte la parola squilibrata. Erano tutti indizi che giocavano a sfavore della ex fidanzata, ma non provavano ancora nulla; decise perciò di allargare il campo di ricerca verso altri soggetti sospettabili <<Suo fratello aveva realmente iniziato una nuova relazione?>>

<<Non saprei.. forse non ha fatto in tempo a parlarmene.. povero il mio fratellino!>> fece una pausa e, sospirando, commentò ironicamente <<Entrambi, fortunati in amore!>>

<<Lei non è sposata.. forse fidanzata?>> domandò Sarah, cercando la conferma alle sue deduzioni visive.

<<Né l'una né l'altra..>> rispose lei con rassegnazione.

<<Va bene, Miss Fisher, non le viene in mente altro?>> chiese O'Connor e, quando lei scosse la testa a labbra serrate, si congedò <<Se dovesse ricordare qualche altro particolare, non esiti a chiamarci.>>

Prima di aprire lo sportello della sua Jaguar blu metallizzato, Thomas guardò Sarah al di là del tettuccio della macchina e affermò <<Non ci resta che ascoltare la versione di Meghan..>>.

<<È ovvio che la sentiremo, ma teniamo comunque presente che la comunicazione non verbale di Diana non faceva che confermare la sua sincerità.>> il rapido sollevamento delle sopracciglia del collega mostrarono, invece, il suo dubbio; lei se ne accorse ma lasciò correre e salì in macchina.

Il motore rombò all'accensione, Thomas ingranò la prima e partì a razzo schiacciando la sua partner allo schienale.

<<Ehi! Non ci rincorre nessuno! Perché questa partenza?>> lo guardò storto, Sarah, aggrappandosi alla maniglia di sicurezza.

<<Voglio provare l'aderenza delle gomme nuove sull'asfalto!>> le rispose con lo sguardo di un bambino, compiaciuto del suo nuovo giocattolo.

Gli pneumatici stridevano in curva e questo accresceva la sua gioia. Ad ogni sbandamento dell'auto, prima di riprendersi sul rettilineo, Sarah gli ripeteva di farla finita, ma lui non recepiva.

Arrivarono finalmente in Cranley Gardens nel distretto di South Kensington, la Jaguar emise un ultimo ruggito e si quietò. Sarah scese dalla vettura e, senza dire una parola, raggiunse l'appartamento di Meghan; suonò il campanello con la mano sinistra e, in tono perentorio, agitando il suo indice destro in aria, avvisò il collega che al ritorno avrebbe guidato lei.

<<Sul serio?>> domandò lui, incredulo <<Non è la prima volta che guido così.. Ma dai, quanti inseguimenti abbiamo fatto insieme, li hai forse dimenticati?>>

<<Appunto, era per lavoro!>> esclamò, ancora più arrabbiata.

<<Woah woah! Che ti prende?>> replicò, sconcertato, prima di farle l'infelice domanda che gli uomini solitamente rivolgono alle donne, quando non sono capaci di capirle <<Hai forse il ciclo?>>

<<Cos'hai detto!?>> gli ringhiò lei sul viso e un lampo attraversò i suoi occhi, diventati scuri come la notte <<Come ti permetti!>>

Nessuno era venuto ad aprire quella porta e Sarah, mantenendo ancora su Thomas il suo sguardo aggressivo, premette con più insistenza il bottone.

O'Connor fu spiazzato dalla reazione, a suo avviso eccessiva, della collega. Indietreggiò di un passo e la scrutò per qualche istante, chiedendosi che fine avesse fatto quella Sarah tanto educata e sensibile che lui stava imparando a conoscere.

Appurato che Meghan non fosse in casa quel giorno, la detective Bruni, cazzuta come un maschio, si fece lanciare le chiavi della Jaguar e si mise alla guida.

Un silenzio ingombrante riempì l'abitacolo. Entrambi respiravano i muti pensieri dell'altro e la tensione cresceva. Lei non distolse mai lo sguardo dalla strada mentre lui, a più riprese, la osservava riflettendo su cosa dire. Ammirò i suoi capelli neri, lunghi e lisci, raccolti nella sua coda di cavallo, e il suo profilo perfetto. Ripensò alla sua determinazione e professionalità che, unitamente alla sua buona dose di sensibilità - da lui scambiata per debolezza - facevano di lei una brava poliziotta. Eppure, non si spiegava quella strana sensazione di pericolo. Cos'era scattato in lei? Cosa gli stava nascondendo? Una doppia personalità? Ma veramente si sarebbe dovuto guardare le spalle dalla detective Sarah Bruni, la partner con cui avrebbe dovuto lavorare in sintonia? La donna di cui si stava forse innamorando? Si sentì in trappola: il fiero dongiovanni si ritrovava ora a temere di dire la cosa sbagliata a una donna, per non rischiare di perderla ancor prima di averla conquistata. Inimmaginabile! Questa era la cosa peggiore: scoprirsi innamorato e perciò vulnerabile.

In una decina di minuti sarebbero giunti al Comando di Scotland Yard e Sarah Bruni stava finalmente uscendo dalla sua crisi. I granuli sotto la lingua, che aveva messo senza farsi vedere da O'Connor, avevano ripristinato l'equilibrio dentro di sé.

<<Scusa per prima, Tom.>> disse in tono pacato, guardandolo negli occhi <<Ma ti avverto: non fare mai più una battuta del genere. Non ti converrebbe..>>

<<Non era un'offesa!>> replicò lui, portandosi i capelli all'indietro e sfoderando il suo sguardo magnetico.

<<Tu..>> ribadì lei, guardandolo di traverso e l'indice sinistro alzato <<Non lo fare, e basta!>>

Thomas si sentì sollevato nel vedere che la loro relazione non fosse andata a puttane, tuttavia non smise di sentirsi preoccupato.

Pranzarono al quartier generale con un panino e birra, come se nulla fosse accaduto. Fra un boccone e l'altro, si concentrarono unicamente sul caso, ripercorrendo gli appunti e confrontandosi su alcune dichiarazioni fatte da Miss Fisher.

Nel frattempo, Crow era stato alla biglietteria del London Eye e, con regolare mandato del magistrato, si era fatto fare una copia delle registrazioni del 7 ottobre dall'incaricato per la gestione dei filmati delle videocamere. Il posto più ovvio dove Oliver e la sua amante potevano essere stati, ma non escluse neanche altri Pub e fast food là vicino.

Soddisfatto, fece anche lui ritorno al Met. L'agente Taylor era in piedi di fronte alla stampante impegnato a raccogliere i tabulati telefonici di Oliver, appena mandati dalla Scientifica, quando l'Ispettore gli sbucò alle spalle come un fantasma e poggiò una delle due chiavette sulla sua scrivania.

<<Ottimo! Per mia gioia vedo che siamo già tutti presenti!>> gracchiò Crow mentre posava l'altra chiavetta sulla scrivania dell'agente Bennett. <<Nelle chiavette troverete i filmati del giorno dell'omicidio. Aguzzate la vista, ragazzi, e buona fortuna!>> tirò a sé una delle sedie dell'ufficio e vi sedette.

Taylor gli consegnò il cartaceo appena stampato, mentre a tutti gli altri inviò una copia del file da consultare direttamente sul loro schermo.

Si focalizzarono sui contatti femminili e, scartando la madre e la sorella, spiccarono le telefonate e i messaggi di due donne in particolare: Meghan Gray, che già aveva acceso la loro attenzione, e una certa Maggie.

Della fidanzata, con cui la vittima avrebbe chiuso la relazione da un paio d'anni, esistevano molte telefonate in uscita ed erano state effettuate a distanza di un'ora, l'una dall'altra, come aveva raccontato la sorella. Anche i whatsapp in cui lei gli confidava quanto le mancasse e gli chiedeva ripetutamente se anche per lui fosse la stessa cosa, confermavano la dichiarazione di Diana Fisher.

<<Miss Fisher era molto abbattuta quando l'abbiamo interrogata stamattina>> esordì la detective Bruni <<sembrava non essere nemmeno in grado di dirci niente, fino a quando non abbiamo fatto il nome di Miss Gray. A quel punto il suo stato emotivo è cambiato, il dolore si è trasformato in una rabbia trattenuta, e nel descrivere Meghan ha usato perfino la parola squilibrata.>> disse, leggendo dal taccuino.

<<Ha violato più volte il domicilio di Oliver, dopo che lui si era fatto restituire le chiavi.>> continuò Thomas, mentre la collega inseriva sulla lavagna quel dato, tra le dichiarazioni di Miss Fisher, appena sotto la sua foto.

<<Cosa sappiamo dai profili social?>> chiese Crow all'agente Bennett.

<<Sul suo profilo FB ci sono una miriade di post dai toni più pacati come "Torna da me. Mi manchi tanto!" oppure "Mi manchi maledettamente e non c'è nulla che possa fare per distogliere il mio pensiero da te." e altri simili, che sono andati avanti per alcuni mesi. Successivamente, però, sono diventati più rabbiosi come in questi, ascoltate: "Un cuore che si spezza ha lo stesso rumore di un osso che si frantuma.", "Chi ha sparato cattiveria è sempre morto di rinculo!" o addirittura minacciosi, come in quest'ultimo: "Un cuore spezzato si cura solo con le lacrime di chi ne è stato responsabile!">>

<<E dopo di questo? Cos'altro ha scritto?>> Crow stava pensando a Meghan come a uno di quegli utenti che hanno l'ossessione di mostrare la propria vita sui social network e, nell'ipotesi che avesse messo in atto quella sua convinzione attraverso l'omicidio di Oliver, sperò in una qualche forma di auto confessione.

<<Niente.>>

<<Come niente!>> gridò lui <<Che data riporta l'ultimo post?>>

<<Il 30 settembre.>> rispose l'agente Bennett <<Poi ha cominciato a postare soltanto foto dall'Italia.>>

La detective Bruni trascrisse su un post-it quest'ultima frase di Meghan, insieme alla data, e lo attaccò alla lavagna, come altro indizio a suo carico.

Miss Gray stava attirando sempre più sospetti e questo poteva far pensare ai poliziotti di essere sulla buona strada, ma le cose si complicarono quando le indagini si diressero anche sull'altra donna, di cui si conosceva molto poco.

Tra Maggie e Oliver c'erano state sei telefonate: la prima, a carico di lui, datava 22 settembre ed era durata ventisette minuti; nelle successive, i due si erano alternati nelle chiamate e i tempi di conversazione si erano allungati. Il 28 settembre, Oliver ha ricevuto un sms di lei, in cui si leggeva: "Ho voglia di te! Incontriamoci domani. Chiamami per i dettagli." Chiosato da un cuoricino che brilla. Dieci minuti dopo, lui ha fatto quella telefonata e per due giorni non si sono più sentiti. Le chiamate sono ricominciate il primo di ottobre e sono durate fino al giorno prima dell'omicidio. Ma questa volta, sono state molto brevi: sette minuti al massimo. Forse era, per loro, il modo più rapido per darsi appuntamento.

<<Allora c'era un'altra donna!>> esultò O'Connor, attirando lo sguardo critico di Sarah.

Cosa si fossero detti era ovviamente impossibile da sapere ma, se il 29 settembre si fossero realmente visti come il messaggio suggeriva, c'era la possibilità che Oliver avesse iniziato con lei una relazione. Nei giorni seguenti avrebbe potuto farla salire perfino nel suo appartamento e godere della loro intimità.

<<Cos'hanno scoperto i tecnici?>> incalzò Crow <<Sono risaliti all'identità di questa donna?>>

<<Dicono sia impossibile, Capo, perché il numero rimanda ad un Burner Phone.>> riferì Taylor, leggendo dalla loro mail.

<<Maledizione!>> imprecò Crow, scattando in piedi come una molla <<Come facciamo a parlare con questa donna?>> si grattò per un po' la nuca con la mano destra e poi dette l'ordine a Taylor di chiamarli <<Fatti dire se possono geolocalizzarla o intercettare le sue telefonate.. insomma fatti dire cosa sanno fare, cazzo!>>

<<Agli ordini!>> gridò forte l'agente prima di aggiungere un leggerissimo e quasi impercettibile, o avrebbe rischiato la carriera, <<Sir Pause.>>

Taylor compose rapidamente il numero e mise il telefono in viva voce, così si sarebbe risparmiato il riassuntino per Crow. La conversazione fu tristemente breve. I software e gli hardware dei periti forensi non erano in grado di sbloccare il filtro di sicurezza del telefonino "usa-e-getta" utilizzato dalla donna e per colpa di un sofisticato algoritmo, responsabile di una gestione dinamica del codice IMEI (codice identificativo comunicato alla cella dell'operatore telefonico), il cellulare purtroppo non poteva essere rintracciato.

In tutta risposta, Edward Crow ordinò, per l'indomani, che l'appartamento di Oliver fosse perquisito, nella speranza di trovare indizi sulla misteriosa Maggie, e che Miss Gray venisse interrogata dai suoi detectives.

<<Domani è domenica, Capo!>> gli ricordò O'Connor.

<<Bene! Allora vallo a dire anche all'assassino, che domani è festa e che può starsene tutto il giorno a dormire sul divano senza pensare alla fuga, okay?!>> lo redarguì, gonfiando oltremisura il proprio torace.

<<Ricevuto, Capo!>> obbedì lui, sfregandosi l'orecchio destro.

<<Ottimo, detective!>> e soddisfatto uscì dalla stanza.

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