Capitolo 14

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Consumai il mio pranzo quasi senza rendermene conto, avevo la testa affollata di pensieri che facevano a botte gli uni con gli altri, raccolsi le mie cose e mi alzai per andare a pagare, trovai Lizi al bancone che smanettava con il suo cellulare, subito mi indirizzò un sorriso abbagliante quanto il sole e mi comunicò che non ce n'era bisogno.

<<Se n'è occupato Liam, ha pagato anche per quello che ha fatto preparare e poi buttare via, ma lo avrebbe lasciato in ogni caso, quindi fa niente.>> quando mi parlò notai che era tornata la stessa che avevo conosciuto un paio di giorni prima, dolce e allegra, anche un po' burlona, solo quando pronunciò il nome del mio accompagnatore lasciò fuoriuscire un goccio del veleno che, a quanto pareva, riservava soltanto a lui, ma non ci badai più di tanto.

<<Ha avuto un imprevisto.>> non so perché ci tenni a precisare, forse perché mi sentivo un po' in imbarazzo per essere stata piantata lì.

<<Oh non ti preoccupare, gli imprevisti capitano spesso.>> sminuì con un gesto della mano.

<<Chi sei tu e cosa ne hai fatto della vipera che c'era qui qualche minuto fa?>> dissi io ironica facendo anche il gesto di sporgermi oltre il bancone per guardare se c'era qualcuno nascosto.

Lei in tutta risposta si mise a ridere.

<<Sono solo felice, hai bisogno di un passaggio? Suppongo tu sia venuta in macchina con lui.>>

<<Non ti preoccupare prenderò un taxi per andare a recuperare la mia macchina è ancora al parcheggio del campus.>> la ringraziai per avermelo offerto, la salutai e uscii dal bar.

In pochissimo tempo fortunatamente mi ritrovai alla guida in direzione della mia abitazione ero frastornata per quello che era successo, cosa poteva mai essere così urgente da abbandonarmi in un bar senza darmi nemmeno un passaggio? Dopo aver insistito tanto poi, per avere la mia compagnia. Questo suo modo di agire mi era nuovo e andava in contrasto con l'educazione che dimostrava di avere in ogni situazione, anche quando veniva trattato con disprezzo, come faceva Lizzi, o con diffidenza come faceva Kieran, sì, sapevo che gli imprevisti capitavano, ma il messaggio che aveva ricevuto mi aveva incuriosito. Forse le parole del mio compagno di corso e i suoi sospetti avevano lasciato radici più profonde di quelle che avevo immaginato. Ci capivo sempre meno di quella situazione, forse non era il caso di pensarci troppo, a volte capitava che rimuginavo troppo finendo per ingigantire qualcosa di insignificante. Dovevo lasciare che le cose seguissero il loro corso.

Parcheggiai davanti casa, spensi il motore e scesi dalla macchina avviandomi poi verso il mio appartamento, non vedevo l'ora di fare una doccia e riposare un po', non avevo fatto grandi fatiche fisiche in questa giornata, ma un'infinità di fatiche mentali in compenso. Infilai la chiave nella toppa e aprii la porta, mi accorsi che non era chiusa a chiave, dovevo fare seriamente più attenzione. Non appena alzai lo sguardo strillai dallo spavento.

<<Cavolo, che ci fai qui?>> urlai portandomi una mano al petto dove il cuore non voleva rallentare la sua corsa sfrenata, stava per sfondarmi la gabbia toracica.

<<Beh! Se la Montagna non va da Maometto, allora Maometto va dalla montagna!>> rispose la bellissima bionda che era in piedi nel bel mezzo del mio salotto con le mani sulla vita, in una posa battagliera.

<<Kate, Dio santo, ma sei impazzita? Quasi mi viene un infarto! Ma vi siete messi d'accordo per farmi morire oggi?>> protestai energicamente per l'evidente spavento <<E come diamine sei entrata? Ora ti sei messa a scassinare le porte?>> domandai rendendomi conto veramente della situazione.

<<La proprietaria è una signora davvero carina, non lo avrei mai detto dalle e-mail che ci siamo scambiate durante le trattative per l'affitto, abbiamo fatto amicizia sai, e abbiamo anche chiacchierato un sacco mentre non c'eri, lei ha capito subito l'importanza della mia missione.>>

<<Missione?>> ma di cosa stava parlando?

<<Sì, missione, verificare il tuo stato fisico e mentale, visto che quando ti chiamo non mi rispondi e quando richiami sembra tu abbia la neve in tasca. Sei una pessima amica!>>

Lei continuò il suo sproloquio ma la mia mente era rimasta ancorata a quella frase, "pessima amica", sì lo ero, lo avevo già dimostrato una volta con Ani, e ora mi sentivo in colpa per come mi stavo comportando con Kate.

Guardando il mio viso, che doveva essere una mappa chiarissima dei miei pensieri e dei miei turbamenti, Kate si rese conto che le sue parole avevano avuto un effetto che non era quello sperato, si fiondò su di me talmente velocemente che per poco non mi buttava a terra, mi abbracciò con troppa forza per un corpicino minuto come il suo, si sentiva in colpa anche lei.

<<Scusami, scusami tanto, non volevo assolutamente intendere quello che hai pensato, volevo solo dire che sono preoccupata per te è questo il motivo del mio viaggio.>>

Provai a risollevarmi dopo quello scossone, ma sapevo che, nonostante io fingessi che andava tutto bene, il senso di colpa per le mie mancanze sarebbe tornato presto a bussare alla mia porta.

<<Non ti preoccupare>> sminuii <<ma per la prossima avvisa prima di uccidermi con un infarto fulminante ti prego.>>

<<Promesso!>> disse nascondendo le mani dietro la schiena, era proprio una bambina.

<<Kate!>> la richiamai <<Non incrociare le dita, guarda che ti vedo.>> chi faceva ancora questa cosa al giorno d'oggi? O meglio chi con più di cinque anni lo faceva?

Subito le tolse scoppiando a ridere trascinandomi in un momento di ilarità. Si andò a sedere sul divano ed io mi ci buttai affianco, mi tolsi le scarpe, mi sentivo stremata come se avessi corso la maratona, e dire che indossavo scarpe basse, non capivo come faceva Kate a sembrare fresca come una rosa con quei tacchi stratosferici dopo aver guidato per più di due ore da Bluffton, io adoravo i tacchi ma per più di due o tre ore non riuscivo a tenerli ai piedi, mi sembrava di camminare sui carbone ardenti, lei invece li portava con naturalità come se ci fosse nata sopra, le davano un aria sensuale e raffinata anche se indossava dei semplici jeans con una t-shirt bianca.

<<Raccontami tutto subito.>> esordì lei senza girarci troppo attorno, in fondo avrei dovuto aspettarmelo, sapevo che era lì proprio per quello, per sapere tutto su quel ragazzo e sulle mie giornate.

<<Non c'è molto da dire Kate, anzi non c'è niente da dire.>>

<<Vuota il sacco immediatamente furfante o giuro che metto le tende in quest'abitazione e non me ne vado più.>> minacciò seria, era davvero capace di farlo.

<<Ok, ok oggi sono stata a pranzo con un ragazzo, beh con il mio professore di scrittura creativa, beh dire che sono stata a pranzo è un'esagerazione.>> dissi come se stessi confessando un crimine, e ovviamente le mie guance traditrici si arrossarono.

<<Oh, fa che non sia una mummia con il fascino londinese, ho sentito il suo accento al telefono e per un attimo mi sono anche preoccupata.>>

<<E perché mai ti sei preoccupata del suo accento?>> era un commento strano.

<<Mi ha ricordato un'altra persona, odio quell'accento ... lascia stare e continua, parlami di questa mummia.>> disse sviando il tema, avrei voluto sapere chi gli aveva ricordato ma decisi di non indagare, avevo bisogno di parlarne di Liam.

<<No che non è vecchio, è molto bello.>>

Kate si fermò all'improvviso come se avesse avuto un'illuminazione.

<<Abigail Benson sei una cattiva ragazza >> disse Kate rimproverandomi bonariamente <<un insegnante?>> alzò un sopracciglio super curato <<Sorvolerò su questo dettaglio solo perché penso che fai bene ad andare avanti con la tua vita ... che c'è?>> interruppe quello che stava dicendo intuendo che c'era altro che non le avevo detto.

<<Penso che questo discorso lo dovresti fare a tuo fratello, dovresti dirgli di lasciarmi andare avanti con la mia vita.>>

<<In che senso scusa?>> diventò seria.

<<Mi ha chiamata mentre ero con Liam a pranzo, che casino Kate, è tornato solo per scombussolarmi un'altra volta.>>

<<Cosa voleva Abbie?>>

<<Non lo so è questo il bello, ero talmente arrabbiata che mi sono sfogata vomitandogli gran parte del rancore e dell'amarezza che mi portavo dentro e non l'ho lasciato parlare!>>

<<Ma cos'ha detto? Almeno due parole le avrà dette vero?>> insistette.

<<Era arrabbiato perché non rispondevo al telefono.>>

<<Tom mi sentirà, sa di non poterti chiamare quel testa di ... rapa mi sentirà.>> a quell'informazione drizzai le antenne.

<<Perché non può farlo? Glielo hai impedito tu?>> era per quello che non mi cercava? No, dovevo evitare di farmi illusioni inutili, lui era fuori dalla mia vita.

<<Cosa?>>

<<Hai detto che non può chiamarmi.>>

<<No che non l'ho detto.>> stava mentendo, quando iniziava sistemarsi spasmodicamente il caschetto biondo era un chiaro segno di menzogna <<Ho solo accennato al fatto che non può fare così perché ti fa del male.>> non le credevo, ma perché continuare con quel tema, qualunque fosse il motivo per il quale non chiamava e non rispondeva era parte del passato.

<<E dimmi un po' com'è andato il pranzo?>> provò a cambiare argomento ma si addentrò in uno ancora più spinato.

<<Disastro totale, ho finito per mangiare da sola.>>

<<Colpa di Tom?>> sembrava veramente dispiaciuta.

<<Non solo, tuo fratello ha altre colpe, tipo quella di non uscire dalla mia testa>> dissi sconsolata <<Liam è dovuto uscire di corsa, è letteralmente fuggito come se avesse avuto il diavolo alle calcagna.>>

<<Ti piace questo Liam?>>

<<Kate non mi sento a mio agio a parlare di questo argomento con te.>>

<<Maledetto Tom! È fastidioso anche quando non c'è, sapevo dall'inizio che non era una buona idea quella di mettervi insieme ma mai nessuno che ascolti la piccola Kate, quanti millenni pensi che servano per farsi ascoltare? Perché a me sembra che non sarò mai vecchia abbastanza perché la mia opinione abbia un peso per i miei fratelli.>> non sapevo se ridere del suo sfogo <<Non ti azzardare a ridere, voglio tanto che ti confidi con me!>>

<<Ok Kate hai vinto, questo ragazzo è bello, carino, dolce e potrebbe arrivare a piacermi, insomma ha tutto quello che ho sempre voluto in un uomo, anzi di più, e mi sento attratta da lui ma ... lui non è Tom. Tuo fratello è come un virus che non vuole lasciare il mio corpo, e non ho armi per combatterlo, capisci? La sua telefonata è stata come un secchio di acqua ghiacciata addosso.>>

<<Hai fatto bene a non lasciarlo parlare, e adesso ho un'idea fantastica>> si illuminò come un albero di natale <<stolkeriamolo sui social, devo assolutamente vedere questo ragazzo così perfetto.>> ebbe quella pessima idea e un instante dopo aveva il suo cellulare ultramoderno in mano, chissà quale diavoleria aveva istallato sopra quel coso, era un asso con la tecnologia e con il Web.

<<Cognome?>>

Glielo dissi e subito lo digitò.

Smanettò per una decina di minuti all'inizio con il sorriso di chi è consapevole di stare facendo una birichineria, ma più passava il tempo più diventava silenziosa, e la ruga di preoccupazione sulla fronte si faceva sempre più profonda, cominciai a preoccuparmi.

<<Ehi tutto bene? Non parli da un po' il che è strano, di solito parli più di me, ed è quasi impossibile.>> non ottenni nessuna reazione, nessuna parola, niente <<Kateeeee.>> la richiamai.

<<Non esiste!>> esordì lasciando cadere il cellulare sul divano <<Sei sicura sia questo il suo cognome?>> io assentii, ne ero certa, era scritto su tutte le carte del corso, sulla targa sulla porta, e le ragazze al corso lo avevano chiamato in quel modo <<Non è possibile, è un fantasma, non devi avvicinarti a lui.>> disse molto seria.

<<Ma che stai dicendo? Forse non è una persona da social, non lo vedo come il tipo a cui piace spiattellare in faccia alle persone cosa ha mangiato a pranzo o dove passa le vacanze di Natale, sembra un tipo riservato e non penso sia una cosa cattiva.>> mi sentii in dovere di difenderlo, non sapevo nemmeno il perché ma ci tenevo a farlo apparire come una buona scelta per me.

<<Non hai capito Abbie, non solo non ha Facebook, Instagram, una mail, o quant'altro ma non compare nessun dato su internet, è un professore almeno un seminario lo avrà fatto, soprattutto se è giovane, ma niente, nemmeno movimenti bancari e a meno che non sia Al Capone e abbia i soldi sotto una mattonella della sua enorme villa ci dovrebbe essere un pagamento almeno dall'università a lui, questo tizio non si chiama così, c'è qualcosa di losco dietro te lo posso garantire ho molti anni di esperienza alla spalle per affermarlo credimi.>> ma se aveva sì e no 25 anni, di quale esperienza parlava? Ma non era nemmeno quella la cosa più importante, il centro del suo discorso erano le assurdità che la sua mente stava partorendo, cosa le veniva in mente?

<<Kate non ti sembra di stare esagerando? E poi se ci fosse qualcosa di losco l'università avrebbe dovuto saperlo, non credi? Non penso abbiano contattato Liam per la sua bellissima faccia.>>

<<Abbie facciamo così, fammelo incontrare, e giuro che se mi accerto che non è una persona pericolosa, ti lascerò in pace a vivere con lui un romanzo da film o qualunque cosa tu voglia diventi.>>

<<Non posso fartelo incontrare, penso sia fuori città, mentre eravamo a tavola gli è arrivato un messaggio in cui c'era scritto che qualcuno stava arrivando e lui è andato subito via, forse fuori città.>> ovviamente non ero sicura che fosse fuori città, ma lo dissi per farla desistere, e ovviamente omisi la parte dell'invito a cena o avrebbe dato di matto.

<<Sempre più strano, Abbie non ti posso dire tutto quello che ho visto mentre lavoravo nell'agenzia di sicurezza, ma sappi che c'è un motivo se una persona non esiste sul web, e non è un buon motivo.>>

<<Smettila con le paranoie, se ti fa stare meglio ti prometto che non lo rivedrò.>> in quel momento ero io che incrociavo le dita, anche se mentalmente, ero decisa ad uscire con lui, ne avevo bisogno.

Si rilassò visibilmente, era maledettamente seria, credeva veramente a quello che aveva detto, ed io pensai di non continuare a difendere Liam, era meglio lasciarle credere che non lo avrei rivisto, così avrei avuto campo libero.

***

Non mi sentivo così spensierata da tantissimo tempo, io e Kate passammo tutto il pomeriggio a chiacchierare e alla fine decidemmo di vedere un film, ovviamente si lamentò per la mancanza di schifezze in casa, ma io di solito non le compravo per non avere la tentazione, ingrassavo solo al pensiero di mangiare un gelato, ma per lei era qualcosa di inconcepibile vedere un film senza popcorn e Coca Cola.

Verso le dieci di sera i titoli di coda di "Me before you", il film che dopo tanto insistere ero riuscita a farle vedere, cominciarono a scorrere, e le lacrime non volevano smettere di scendere sul mio viso, era così triste! E così estremamente bello!

<<Ma perché lo vedi se ti fa stare così male?>> domandò Kate incapace di capire la mia scelta.

<<Ma come perché Kate, sei cieca? Perché è stupendo, anche Sam Claflin è bellissimo, tutto di questo film lo è, anche il finale, è triste ma allo stesso tempo è perfetto.>> dissi provando ad asciugarmi le lacrime.

<<Perfetto, non credo proprio, lei sta soffrendo! Ma che finale è?>> mi fece notare l'ovvio.

<<Ma solo perché lo amava, e anche se lui ha scelto di morire, non l'ha abbandonata e lei nonostante il dolore continuerà ad amarlo e a portarlo nel suo cuore!>> dissi io ormai sconquassata dai singhiozzi.

Dopo quella frase mi resi conto di essermi sbilanciata troppo avevo lasciato che i miei sentimenti si confondessero con quelli che il film mi aveva provocato, non potevano essere situazioni più diverse ma il senso di abbandono era lo stesso. Kate si rese subito conto della situazione.

<<Maledetto Tom!>> imprecò tra i denti e corse subito ad abbracciarmi.

Dopo qualche minuto mi asciugai le lacrime con il dorso della mano e mi separai da lei.

<<Giuro che non vedrò mai più questo film.>> sdrammatizzai.

Lei mi sorrise intuendo che il mio era stato un momento di debolezza dovuto sia al film sia alla telefonata inaspettata.

<<Voglio ben sperare, ammetto che la trama è interessante e che lui è un bel bocconcino, anche se non è esattamente il mio tipo, troppo damerino, ma vale la pena soffrire per una storia di fantasia, è da masochisti. Ora però, io devo tornare a Bluffton mi aspetta un bel viaggio.>>

<<Ma non vuoi rimanere?>> domandai sinceramente dispiaciuta che andasse via.

<<Ho una libreria da portare avanti, e tu vedi d'impegnarti nello studio così potrai tornare a fare il lavoro pesante.>> stava per avvicinarsi alla porta quando improvvisamente si girò e disse <<Ricorda cosa mi hai promesso, stai lontana da lui, io penso che indagherò un altro po' e se sarà pulito e vorrai frequentarlo, avrai tutto il mio appoggio.>>

<<Te l'ho promesso, stai tranquilla.>> Dio quanto ero bugiarda, avevo tutte le intenzioni di andare a cena con Liam. Dovevo estirpare quell'erbaccia di Tom che ormai stava diventando un'edera rampicante.

<<Stai attenta Abbie e chiamami in qualunque momento, e anche a tua mamma, lei si preoccupa molto per te.>> mi diede un bacio sulla guancia <<Ci vediamo prestissimo.>>

<<Ciao Kate, fa buon viaggio, e grazie di essere venuta.>>

Chiuse la porta e mi affacciai alla finestra, la vidi attraversare la strada, poco prima di salire in macchina si girò come se avesse sentito che ero ferma a guardarla e mi salutò.

Era una persona speciale che si stava prendendo cura di me, non avrei mai potuto ringraziarla abbastanza per la lealtà che dimostrava. Una volta dentro la vettura partì a tutta velocità, io pregai che arrivasse sana e salva a destinazione perché aveva una guida spericolatissima, ero salita in macchina con lei diverse volte e puntualmente quando scendevo mi veniva voglia di baciare terra e ringraziare Dio per avermi risparmiato la vita. 


Spazio autrice...

Ciao a tutti mi auguro che vi sia piaciuto il capitolo, non vedo l'ora di ricevere i vostri commenti, mi aiutano molto a impostare la storia.

Vi prego continuate a leggere perché la vita di Abbie sta per cambiare, accompagnatela nella scoperta di un nuovo mondo.

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