Capitolo 15

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Kate

Non appena mi chiusi la porta dell'appartamento di Abbie alle spalle, la maschera di tranquillità che indossavo crollò miseramente, davanti a lei mantenni la calma, come la situazione richiedeva, giusto per fare in modo che lei si tranquillizzasse dopo il piccolo crollo emotivo che aveva avuto per colpa di quel deficiente di mio fratello, ma io non ero calma per niente, anche perché ero certa del fatto che mi stava nascondendo qualcosa, forse voleva incontrare quel Liam nonostante tutto quello che le avevo detto, nonostante tutte le raccomandazioni che le avevo fatto.

Volevo uccidere Tom , era colpevole anche di questo, con il suo atteggiamento, la stava spingendo inconsapevolmente tra le braccia di un totale sconosciuto, e avevo il sospetto che non fosse una persona comune, era una sensazione strisciante sottopelle che non mi dava tregua. Già dalla prima volta che me ne aveva parlato la mia percezione non era stata positiva e non era qualcosa che riuscivo a ignorare, per quelli della mia razza una sensazione era quasi un presagio, poche volte sbagliavamo. Avevo finto di crederle perché avevo imparato molte cose su Abbie da quando la conoscevo, lei non sopportava le imposizioni e non volevo pensasse che la mia lo fosse, sperai soltanto di avere il tempo necessario per indagare su di lui prima che lei facesse qualcosa di avventato.

Attraversai la strada e mi diressi alla macchina che gentilmente avevo requisito a mio fratello Will, di certo con tutte quelle automobili fantastiche che aveva nel garage della sua bellissima villa a Palmetto Bluff, non ne avrebbe sentito la mancanza. Prima di salire in macchina mi voltai per salutare Abbie che era alla finestra, avevo sentito il suo sguardo incollato alla mia schiena da quando ero uscita dal portone, lei prontamente mi restituì il saluto con un finto sorriso a dipingerle il volto, quando avrebbe smesso di soffrire? Difficile a dirsi, mi stavo prendendo cura di lei dal funerale di Anima, era diventata una mia carissima amica oltre che la mia missione, e vederla in quel modo mi trafiggeva l'anima; inoltre, ero consapevole di avere la chiave per farla stare bene, ma non avevo il permesso di usarla e questo mi dilaniava e mi faceva sentire terribilmente in colpa.

Misi in moto e mi avviai verso la statale che mi avrebbe condotto a Bluffton. Avevo qualcosa di molto importante da fare, dovevo ancora rimproverare qualcuno, presi il cellulare dalla borsa e avviai la chiamata mettendolo in vivavoce.

<<Kate tutto bene?>>

Mi investì la sua voce allarmata

<<Sta bene?>> domandò ancora.

<<Oh! Questo potresti anche dirmelo tu>> gli inveì contro <<come pensi che stia Tom dopo la tua telefonata? Pensi di averle fatto del bene? Cosa ti è saltato in mente? Cosa ti aspettavi che succedesse? Voglio proprio sentire cos'hai da dire, spero davvero che tu abbia avuto un buon motivo per fare una cazzata simile.>>

Sentii il suo respiro sconsolato dall'altro capo della linea e non mi fece bene neanche quello, perché diamine doveva essere tutto così complesso, capivo il motivo che ci portava a comportarci in questo modo, ma ad ogni secondo che passava perdeva forza ai miei occhi, la loro sofferenza era tangibile, la differenza tra i due era che lui conosceva il motivo mentre lei ne era ignara, avevamo scelto al posto suo, le mentivamo tutti, anche il suo migliore amico, se un giorno scoprisse la verità non ci avrebbe mai perdonato.

<<Non so cosa volevo, ho sentito solo il bisogno di sentirla, di capire come stava, e prima che tu finisca di farmi la predica, lo so che non è giusto, ma pensi che lo sia per me? Pensi che tutto questi mi faccia piacere? Che sia facile?>>

<<Sono certa che non ti fa piacere fratellone ma è per il suo bene.>>

<<Continuiamo a dire questa cosa, ma se lei sente la metà del male che sento io, non potrà mai essere un bene.>>

Sentirlo mi faceva venire un groppo alla gola, potevo capire il suo stato d'animo, perché per molto tempo era stato anche il mio, finché un giorno riuscii a costruire una barriera enorme attorno al mio cuore, per proteggerlo da quello che l'amore riusciva a scatenare.

<<Ti capisco e lo sai, ma non giustifica quello che hai fatto ...>>

<<C'è dell'altro, solo che non ho trovato il modo per dirglielo, e nemmeno il coraggio, Kate ... Modriam è stato avvistato a Charleston!>>

Sganciò la bomba facendomi frenare di colpo, lo stridio dei pneumatici tagliò il silenzio della notte, quella notizia mi aveva spezzato il fiato, doveva esserci uno sbaglio. Fortunatamente non c'erano altre macchine in giro o avrei potuto causare un incidente, accostai la macchina e spensi il motore.

<<Da chi arriva l'informazione? >> dovevo assolutamente sapere se c'era da fidarsi, volevo prendere quel mostro, ma non lo volevo in questa città.

<<Una demone, c'è da fidarsi Kate, era amica di Oriel, odia Modriam quanto noi, per colpa sua il suo amico ha perso la vita.>>

Assentii con la testa come se Tom riuscisse a vedermi, se la notizia veniva da una fonte certa si aprivano davanti a noi una serie di scenari terrificanti ai quali non avrei voluto nemmeno pensare.

<<Perché tra tutti i posti in cui potrebbe andare a nascondersi ha scelto Charleston? Sa che gli stiamo alle calcagna, gli stiamo dando la caccia in tanti Tom, non credo sia così stupido da fermarsi a due passi da noi. C'è qualcosa che ci sfugge, sta tramando qualcosa, ne sono certa.>>

<<Questo mi insospettisce parecchio, non ho idea del perché sia lì, ma c'è anche Abbie e non voglio pensare nemmeno per un istante che quel verme la possa incontrare.>>

Non commentai la sua ultima affermazione, era la stessa paura che mi attanagliava dal momento in cui avevo sentito il nome di Modriam associato a quello della città.

<<Chi è la fonte? Dimmi il suo nome andrò a parlarci, deve darmi tutte le informazioni e devo vedere con i miei occhi.>> se non mi avesse fornito le informazioni che volevo l'avrei obbligata, c'era ancora una minima possibilità che si sbagliasse.

Tom mi diede un indirizzo e mi disse che ci saremmo incontrate lì. Stava per riattaccare ma lo fermai, avevo ancora qualcosa da dire.

<<Nonostante tu abbia avuto un motivo per fare quello che hai fatto, non deve più capitare>> ero mortalmente seria <<tu hai un compito da portare avanti, hai un ruolo da ricoprire e la tua condizione è talmente diversa dalla sua che l'unica cosa che potresti darle è sofferenza, e anche se sai che siete fatti l'uno per l'altra e stare lontani ti fa soffrire, devi pensare a quanto soffrirà lei se viene a contatto con tutto quello che ci circonda. Ti consiglio di fare molti passi indietro e lasciare che viva la sua vita, è fragile, ma sta provando ad andare avanti!>>

<<Questo lo so>> ringhiò lui <<ho sentito la voce del bastardo che l'accompagna, e deve scomparire, il solo pensiero delle sue mani sopra di lei mi uccide.>> la gelosia era veramente un sentimento difficile da gestire e forse Tom lo stava provando per la prima volta in tutta la sua esistenza, aveva ancora tanta strada da fare per gestirla.

<<Penso anch'io che debba scomparire, anche se per motivi meno egoistici, c'è qualcosa di strano in lui, ma tu non devi intrometterti>> gli dissi severa, era mio fratello e ogni tanto era mio dovere rimetterlo in riga <<e solo perché tu lo sappia Tom, non è quello giusto, ma un giorno arriverà l'uomo adatto a lei e dovrai fartene una ragione.>>

Ovviamente l'unica risposta che ottenni fu il suono del telefono attaccato in faccia, ma nonostante ciò sapevo che aveva capito quello che avevo voluto comunicargli.

Abbassai gli occhi sul cellulare, inserì l'indirizzo che mi aveva detto Tom nel navigatore e la voce robotica di donna mi accompagnò fino a destinazione.

                             ***

Parcheggiai sulla Cleveland St. poco prima dell'incrocio con la Mary Murray Dr. e scesi dalla macchina, era notte e non c'era anima viva nei dintorni, mi congratulai mentalmente con mio fratello per la scelta di un posto così appartato. Attraversai la strada e mi addentrai negli Hampton Park, Tom mi aveva dato delle indicazioni molto precise, camminai fino al gazebo e mi sedetti su una delle panchine posizionate all'interno per aspettare la fonte di mio fratello, pregando che non opponesse resistenza a quello che avevo in mente di fare.

Come richiamata dai miei pensieri, una ragazza minuta si sedette accanto a me sulla panchina ed io la guardai stranita, non l'avevo sentita arrivare, il che era impossibile, a meno che non fosse comparsa per magia. Non ero certa che fosse lei la persona della quale Tom parlava, insomma, sapevo che non era umana poiché la sua aurea eccessivamente brillante me lo stava quasi urlando, ma non capivo cos'era di preciso, la scrutai in volto e lei fece lo stesso, i suoi occhi si accesero di rosso rubino, un demone, era decisamente lei.

<<Ora vuoi parlare o non sei ancora convinta di chi sia io?>> disse la ragazza, con quel visino delicato, sembrava giovanissima ma poteva benissimo avere millenni alle spalle.

Sembrava una fatina, aveva un'aria gioviale, si era presa gioco di me bonariamente e non mi trasmetteva sensazioni negative quindi mi decisi a parlare.

<<Sono Katherine, tu sei?>> mi presentai.

<<Chiamami semplicemente Lizzi, non credo che il mio nome per intero sia attraente come Katherine.>> mi sorrise e capì il commento, i demoni avevano dei nomi molto complicati.

<<Sai perché sono qui Lizzi?>>

<<Vuoi sapere di Modriam, e la risposta alla tua prossima domanda è sì, sono certa sia lui, quel mostro sa anche chi sono ma non si fa problemi a venire da me ogni giorno, si diverte a causare dolore, ad affrontarmi sapendo che non sono abbastanza forte da contrastarlo.>>

Ok, era dalla nostra parte, nella sua voce traspariva il dolore per la sua perdita ma anche la rabbia verso quell'essere ignobile.

<<Ti racconterò tutto quello che hai bisogno di sapere se questo servirà a mettere fine alla sua vita, inoltre sono certa stia tramando qualcosa ai danni di qualcuno che conosco, ma non penso sia in città al momento, l'ho visto quasi impaurito mentre andava via, credo che sapesse che saresti venuti a cercarlo.>>

Che ci fosse qualcuno che lo stava aiutando?

<<Cosa ti fa pensare che sapesse del mio arrivo?>> domandai stranita.

<<Mi ha chiesto di riferire un messaggio a Tom, ha detto che non ha ancora finito con voi, che ha in serbo una sorpresa di addio.>>

Rabbrividii, era una minaccia, stava certamente tramando qualcosa, dovevo accertarmi che lei non avesse omesso qualche dettaglio, non era diffidenza, era prudenza, e non era mai troppa in situazioni delicate come queste.

<<Scusami Lizzi!>> dissi sbrigativa per non far trasparire le mie intenzioni, era una ragazza dolcissima, né la sua natura né il tempo avevano corrotto la sua anima e questo era solo da ammirare, ma purtroppo, avevo bisogno di farlo.

Mi sporsi in avanti e la vidi sgranare gli occhi, forse aveva capito le mie intenzioni. Come un fulmine poggiai le mani sulle sue tempie, lei provò a sottrarsi alla mia presa ma ero più forte e a quanto pareva anche più antica di lei. Forzai la sua mente per vedere con i miei occhi quello che lei aveva visto in quei giorni. Inizialmente oppose molta resistenza e mi fu difficile stabilire il contatto, le causai molto dolore con l'invasione non desiderata, ma ero certa che se glielo avessi chiesto non avrebbe acconsentito, i demoni erano restii a farci entrare di loro spontanea volontà. Abbattei con forza le barriere che proteggevano i suoi pensieri e i suoi ricordi e mi addentrai nella matassa disordinata di immagini cercando quello che mi interessava. Eccolo!

Vidi Modriam, decisamente era lui, capelli scuri, occhi color pece profondi come pozzi di petrolio e magnetici come solo quelli dei vampiri potevano essere, pelle bianca come se i raggi di sole non lo toccassero minimamente e forse era proprio così. Lo vidi seduto ad un tavolo di un bar e leggeva una specie di agenda o forse un diario. Chiunque lo avesse visto in quel momento non avrebbe mai immaginato che dietro quelle sembianze d'angelo si nascondesse un tale mostro, sembrava tranquillo, quasi normale.

Trovai un altro ricordo che lo coinvolgeva, lo vedevo di spalle che con andatura disinvolta passeggiava per le strade di Charleston, era a suo agio nel buio pesto della notte, come se le ombre gli appartenessero o forse il contrario. All'improvviso si voltò:

<<Ciao piccola Lizzi, o dovrei chiamarti Lizziabel, non so quale grado di confidenza abbiamo adesso che hai deciso di unirti a me, pensi di seguirmi per molto?>> domandò sarcastico, la tranquillità del suo tono di voce incuteva più timore di un urlo.

<<Finché non avrò trovato il modo di farti fuori.>> aveva risposto lei spavalda, aveva del fegato, ma era anche un'incosciente, lei nulla poteva contro di lui, era viva solo perché lo divertiva essere sfidato, ne ero certa, era tipico delle personalità disturbate come le sue.

L'eco della risata di Modriam si perse mentre trovavo un'altra immagine spulciando nei suoi pensieri, ne vidi una che mi sconvolse al punto tale da farmi abbandonare la presa sia sui ricordi di Lizzi che sulle sue tempie, mi allontanai come se mi avesse dato la scossa e lei si accasciò sulla panchina priva di energia e anche priva di sensi.

<<Abigail, era Abigail!>> dissi io ancora sconvolta, la ragazza era di spalle, aveva i suoi capelli, ed era seduta al tavolo con lui, lo stesso tavolo dove lo avevo visto seduto nell'altra visione, non ci credo, non poteva averla trovata.

Corsi da Lizzi ancora priva di sensi e provai a svegliarla.

<<Ti prego riprenditi!>> dissi scuotendola per le spalle, in questo momento la sua salute non era tra le mie priorità, sapevo che si sarebbe ripresa, era un demone inferiore, ma pur sempre immortale <<Svegliati! Diamine mi serve il tuo aiuto>> sapevo di essere troppo irruenta ma avevo una giustificazione più che valida per comportarmi in quel modo, ero disperata, se quello che avevo visto era vero allora si spiegava la presenza di Modriam in quella zona, non era per niente casuale.

Vidi Lizzi cominciare a dare segni di vita, iniziò a sbattere le palpebre riprendendo contatto con la realtà. Una volta riuscita a focalizzare meglio dove si trovava, la situazione, e quello che le era capitato, fece un balzo felino all'indietro mettendo distanza tra me e lei, mi dispiacque tanto aver perso la sua fiducia e mi dispiaceva incuterle paura, non era il mio intento.

<<Stai lontana da me!>> urlò con la voce che tremava, e si guardò attorno cercando una via di fuga.

<<Scusami Lizzi, non era mia intenzione spaventarti o farti del male, molte persone stanno soffrendo a causa di Modriam e dobbiamo trovarlo prima che faccia altri danni, ti giuro che non lo rifarò, ormai ho visto quello che mi serviva, ti prego solo di rispondere ad una domanda.>>

La vidi esitare alle mie parole, era combattuta, non sapeva se continuare ad aiutarmi o darsela a gambe.

<<Solo una domanda poi sarai libera di andare e giuro che non verrai più disturbata da noi.>> la pregai con il cuore in mano, avevo disperatamente bisogno del suo aiuto.

Lei assentì con la testa ma rimase sempre ad una distanza considerevole da me.

<<Ho visto una ragazza al tavolo con lui, chi era?>> nella mia testa pregai: fa che non sia lei, fa che non sia lei!

<<La ragazza con i capelli rossi?>>

Io annuì.

<<Si chiama Abbie e lui le ronza sempre attorno, la guarda in maniera insistente e penso voglia qualcosa da lei.>>

Mi misi le mani sui capelli, ormai ero fuori di me dalla rabbia, ecco cosa faceva in città, mi fulminò la consapevolezza, era lui Liam, il ragazzo misterioso che ci stava provando con Abbie, quello gentile, dolce, educato e chissà quante altre cazzate. Bastardo! Fingeva talmente bene che aveva ammaliato la nostra Abbie facendole credere di essere per lei la scelta giusta. Lo avrei ucciso con le mie stesse mani.

<<Hai detto che è scappato, era con lei?>> cercavo conferme.

<<Si l'ha lasciata al tavolo ed è scappato.>>

<<Grazie Lizzi, e mi dispiace veramente per il male che ti ho causato.>> detto questo la lasciai in quel parco e andai di corsa alla macchina.

Una volta dentro chiamai Tom.

<<Tom, fratello mio ... è lui>> provavo a calmarmi ma le mani e la voce mi tremavano <<È lui!>>

<<Che vuoi dire Kate perché sei così agitata?>> la sua voce era preoccupata.

<<È Modriam, Tom, è lui, il ragazzo che esce con Abbie, l'ho visto nei ricordi della tua fonte, non ci sono dubbi ecco cosa ci fa a Charleston.>>

<<Che stai farneticando Katherine?>>

<<Sono sicura, vuole farcela pagare, a tutti noi, vuole farla pagare ad Anima, Tom lei non deve saperlo o si sentirà in colpa anche per questo, dobbiamo prenderlo senza coinvolgerla o sarà un colpo dal quale Anima non si potrà più riprendere.>>

<<Risolviamo la questione in fretta Kate, quel bastardo non si deve avvicinare a lei neanche per un secondo.>> stava provando a ragionare lucidamente ma sentivo la rabbia farsi largo in lui <<Ora dov'è lui?>>

<<Non è con lei, Abbie è a casa, lui sembra essere scappato fuori città, qualcuno lo sta aiutando, qualcuno che sapeva io stavo venendo qui.>>

<<Un passo alla volta dobbiamo setacciare la città per assicurarci che non ci sia. Se sa che siamo sulle sue tracie non ritornerà tanto presto.>>

<<Lo prenderemo Tom e di lui non rimarrà che polvere.>> provai a rassicurarlo, era una promessa che facevo a entrambi.

<< Non esiste un'opzione diversa>> fece un lungo respiro << Sto arrivando!>>

Ciao a tutti carissimi lettori, questo capitolo è particolarmente importante, rappresenta il punto di svolta della storia, mi auguro che vi piaccia. 

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