Capitolo 22

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Dopo quella serata insieme a teatro Vivian ebbe per qualche giorno nostalgia di casa, o meglio, della vita che le regalava Lorenzo ogni tanto.
Non lo amava, ma era la persona più cara che avesse, la sua famiglia, una delle poche certezze che si era concessa.

Michael invece dopo Halloween prese ad uscire con una ragazza, questa volta sembrava serio e Leonardo non faceva altro che chiederle informazioni per paura di essere troppo invadente con lui. La verità era che Vivian non sapeva nulla, Miche non le parlava più e sembrava che il loro rapporto fosse in una fase di stallo inspiegabile.
L'euforia dell'inizio era scemata inaspettatamente, forse perchè entrambi non erano più curiosi di conoscere l'altro, forse perchè dopo la festa Vivian si era resa conto che forse giocare alla nuova arrivata in Italia non fosse il modo migliore per risolvere i propri problemi.

Martina e Leonardo ogni tanto si fidanzavano, altre volte si lasciavano, star dietro alla loro storia era diventato difficile e Vivian ormai aveva iniziato a fingere di essere sorpresa ogni volta che la sua amica le raccontava di qualche litigata assurda o del comportamento spregevole della famiglia di lui.

Stava scorrendo il suo profilo su instagram seduta sulla potrona del salotto, profilo che aveva negato di avere con tutti. Aveva deciso di disattivarlo qualche giorno dopo il suo arrivo, ogni tanto però lo riapriva per sbirciare le sue vecchie foto, le feste, il lusso, gli amici di circostanza e un sacco di serate magnifiche che non ricordava.
Ogni tanto postava delle foto con la famiglia giusto per far contenta la madre, non voleva si pensasse che non ci fossero rapporti tra lei e la figlioletta. Vivian ghignò, chissà come si stava dannando a cercare una giustificazione con tutte le sue amiche pettegole ogni volta che le chiedevano dove fosse finita l'ultima erede degli Archibald.

A fare la pezzente in Italia, in mezzo a gente che non avrebbe mai approvato, a vivere da disperata facendo cose disgustose come approfittare degli sconti nei grandi magazzini.
Essere causa del dispiacere di quella donna la faceva stare cosí bene che ogni tanto quando se ne rendeva conto si sentiva quasi un mostro, eppure era più forte di lei.

Pensava che non sarebbe mai riuscita a raggiungere gli standard che le avevano imposto, e se non poteva essere la migliore tantovaleva essere la peggiore.
Le arrivò un messaggio di Martina, disattivò velocemente il profilo e poi aprí la chat; le iridi chiare si allargarono mostrando un'espressione confusa, forse aveva sbagliato destinatario.

Oggi è alle 19, giusto?

Che cosa?

Non lo sai?

Ma cosa?

Dopo quel messaggio Martina non le rispose più, era certa che le stesse nascondendo qualcosa, un segreto cosí assurdo che si era dimenticata che Vivian non ne fosse al corrente.

Cosa non so?

Niente, ho sbagliato, era una cazzata.

Dai, sono curiosa!

Sul serio è una cazzata.

Vivian a quel punto si spazientí e bloccò il cellulare decisa a non considerarla più, piuttosto volle spostare le sue indagini da un'altra parte, di sicuro Michael sapeva di cosa si trattasse. Cosí si fiondò in camera sua e lo trovò tutto impegnato a coprire alcuni dei suoi quadri, vestito di tutto punto pronto ad andarsene.

« Perchè Martina mi ha chiesto se l'appuntamento fosse alle 19? »

« Di che parli? » La ignorò completamente, troppo occupato a stirare gli angoli di un telo bianco su un quadro mentre era inginocchiato a terra.
« Martina mi ha chiesto se l'appuntamento fosse alle 19, ma quale appuntamento? »
« Chiedilo a lei, io che ne so? »

Strinse le labbra e sbuffò scocciata, posò una mano su un fianco e strinse nervosamente il tessuto leggero della maglietta verde, decisamente poco adatto alla stagione, lo portava corto sopra l'ombelico lasciato scoperto dai pantaloni a vita bassa. Rimase ferma ad osservare i gesti di Michael, solo dopo assottigliò le iridi cristalline, forse le era venuta un'idea. « Che cosa stai facendo? »
« Come? »
« Ti ho chiesto che stai facendo. »
« Gli affari miei. »

Entrò nella stanza e fu a quel punto che lui si voltò per degnarla della sua attenzione, indugiò con gli occhi neri sul ventre piatto e sul seno lasciato scoperto da due bottoncini della maglietta chiusi male. Il collo invece era in bella mostra, i capelli erano legati in una coda alta e disordinata, immaginò di poterlo baciare come qualche sera prima, posare le labbra calde sulla sua pelle morbida.

« Che hai qui? » Vivian osò posare una mano sulla maniglia della porta che in camera di Michael dava sul suo studio, non l'aveva mai vista aperta, non aveva mai provato a sbirciare.

Si alzò immediatamente e la bloccò, posando la mano sulla sua. « Ferma! »
« Se non mi dici la verità apro la porta. » Che poi cosa nascondeva di tanto prezioso, lí dentro? Lui abbassò lo sguardo e fece forza sulla maniglia ammaccata, aprendole la porta.
Davvero era cosí importante che lei non sapesse?

« Prego. » La camera era vuota, dei cavalletti spogli erano sparsi in giro, Vivian ne contava tre. Sulle pareti c'erano macchie di pittura e ad illuminare quello spazio solo una finestrella quadrata alla fine del muro.

« Perchè non c'è niente? »
Michael sbuffò da fuori, l'unico motivo per cui avesse deciso di farla entrare era quello, la sua arte sarebbe rimasta comunque segreta, perchè non c'era più.
« Lo so che state organizzando qualcosa senza di me. »
Sbottò, raggiungendolo in camera da letto. Lo spinse offesa e poi incrociò le braccia al petto, in attesa di una risposta. « Anzi, sai che ti dico? Andate tutti a cagare. »

Lo fece allontanare e sempre più nervosa se ne andò via se avevano deciso di organizzare qualcosa per conto loro di certo lei non li avrebbe implorati di confessarle cosa avessero escogitato alle sue spalle.
Alla faccia dell'amicizia, escluderla in quel modo era perfido. Si sarebbe fatta anche lei i fatti propri da quel giorno in poi, bastava saperlo.

Se ne andò tutta stizzita in salotto a fumare una sigaretta, il busto poggiato al davanzale mentre i pensieri vagavano, si chiese per l'ennesima volta se non fosse il caso di amdarsene.

Non essere troppo impulsiva.
Presa una decisione cosí drastica sarebbe stato impossibile tornare indietro, prese un profondo respiro e decise che se ne sarebbe fatta una ragione, e magari anche dei nuovi amici.
Stava per tornarsene ai fatti propri quando il telefono le vibrò, l'aveva poggiato prima sul tavolino, era Leonardo.

Martina mi ha detto che ti sei incazzata perchè non ti abbiamo detto niente, comunque Michael ha organizzato una mostra ma si vergognava ad invitarti.
Te l'ho detto per ricambiare il favore di Halloween, non farmene pentire.

Sul serio, quello mi ammazza.

Vivian sgranò gli occhi e poi le venne da sorridere, perchè mai si sarebbe dovuto vergognare? Non faceva altro che ostentare il suo lato artistico, quanto fosse romantico e come vivesse la vita meglio degli altri. Adesso tutto ad un tratto diventava timido?

A che ora e dove?

Gli mandò lo screen del posto su google, insieme all'indicazione dell'ora a cui sarebbe iniziata la mostra. Lei si morse le labbra, era curiosa da morire di andarci, anche se sarebbe arrivata tardi a lavoro.
Decise di chiamare il capo per chiedere di uscire prima, la mostra sarebbe durata fino a mezzanotte, lei per le undici sarebbe stata lí.
Era mercoledí, di solito quei giorni chiudevano presto perchè non c'era mai nessuno.

Si portò addirittura il cambio, come se dovesse andare chissà dove: in realtà la sua idea era quella di camuffarsi, cosí da non essere riconosciuta quando avrebbe fatto il suo ingresso.
Infatti aveva un cappotto di pelle, una sciarpa scura e un cappello alla francese decisamente inusuale sulla sua testa. L'aveva trovato in casa e pensò fosse qualcosa di cui il proprietario volesse liberarsi, perchè non prenderlo? A New York ne aveva tanti di diversi tipi, il suo preferito era uno dorato che sfoggiava durante le serate più eccentriche.

Quando il turno finí andò in bagno e si vestí come aveva programmato, la maglietta del lavoro venne sostituita da una camicetta nera lucida e da sopra il cappotto scuro.
Camminò fino ad un edificio imponente, non c'era quasi nessuno. In effetti a fine mostra era improbabile che ci fossero troppe persone, forse aveva sbagliato a presentarsi.

Entrò e vide un cartello che indicava un corridoio, c'era scritto il nome di Michael e "mostra", quel pazzo era riuscito davvero a mettere su una cosa vera. Era riuscito a realizzare i suoi sogni, non era un fallito. Alla faccia di tutti quelli che l'avevano sempre considerato tale.

Adesso era solo curiosa di sapere perchè non l'avesse voluta lí. Si fece spazio in una saletta poco illuminata, appesi ai muri una serie di dipinti, ognuno con il suo faretto risplendeva nell'ambiente cupo. Non li riconobbe subito, alcuni erano iper realistici, altri invece sembravano stilizzati. Vide la finestra di casa loro, ma non spoglia come al solito, era addobbata per Natale, quell'immagine ritraeva un paesaggio in cui lei ancora non esisteva.

Si chiese cosa stesse facendo mentre lui quel giorno avesse deciso di mettersi a dipingere davanti alla finestra. Inclinò il capo da un lato come faceva sempre, perchè mai Michael avrebbe dovuto vergognarsi di lei? Andò avanti, notò altri dettagli, la cucina, la via su cui dava la finestra della sua stanza.

Poi delle mani, forse di una delle tante muse del suo coinquilino, eppure le sembrava di averle già viste. Si mostravano affusolate, chiare e davano l'idea di essere morbide seppur magre.
Vicino alle mani un mozzicone di sigaretta spento nel posacenere, anche quello le sembrò familiare, era il tavolino del loro salotto.

Era affascinante vedere la realtà tramite i suoi occhi, sarebbe rimasta lí dentro per sempre. Camminò lentamente e vide un panorama stupendo, quello lo riconobbe subito: era l'alba che aveva potuto ammirare pochi giorni dopo il suo arrivo insieme a Michael, quasi non si conoscevano, lei aveva dormito tutto il giorno e cosí di notte le era venuta fame: lui non aveva esitato a prepararle la carbonara più buona che avesse mai mangiato, era stata la prima volta che avevano passato la notte insieme.
Rimase a bocca aperta, era riuscito a catturare le sue emozioni e a mettergliele dentro un quadro.

« Mi dicesti che se fossi stata capace di dipingere avresti ritratto proprio quel momento. »
Una voce interruppe i suoi pensieri, era proprio l'artista, a quanto pareva era stata riconosciuta. Si portò una mano davanti alla bocca incapace di dire qualcosa. « Cosí l'ho fatto io per te, ma mi sembrava una cosa da sfigati, per questo non volevo venissi. Avrei potuto non esporlo, ma ci tenevo troppo. » Quindi aveva preferito mentirle piuttosto che rivelare che avesse prestato troppa attenzione a lei e ai suoi desideri, quella sera. Che per una notte la sua musa non fosse stata una qualsiasi donna svestita, spoglia dei propri abiti, ma una Vivian assonnata che aveva deciso per qualche motivo incomprensibile di rivelargli uno spiraglio della sua anima.

« È stupendo, è meraviglioso. »
« Avevo paura di non essere riuscito a rappresentare bene quello che stessi provando. » L'affiancò, in modo da poterle parlare meglio. Si voltò verso di lei in modo da poterne ammirare lo sguardo contento e sorpreso, inevitabilmente anche lei non riuscí a resistere alla tentazione di perdersi nei due smeraldi neri che la stavano scrutando.

« Capirti a volte è impossibile. »

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