Capitolo 25

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Vivian si svegliò disturbata dalla luce che arrivava dalla finestra, arricciò gli occhi e cercò una coperta da tirarsi su, faceva nuovamente freddo. Era ancora completamente nuda, nella stanza di Michael, dopo essere stati insieme avevano deciso di dormire abbracciati. Quella che la sera precedente le era sembrata l'idea migliore mai avuta adesso la terrorizzava, come si sarebbero comportati da quel momento in poi? Si mise su un fianco, il gomito piegato sul materasso e la mano le reggeva la testa disordinata e ancora assonnata.

Lui era ancora nel mondo dei sogni, riposava a pancia in giù con il viso rivolto verso di lei. Finalmente poteva ammirare la sua schiena nuda da vicino, tutti quei tatuaggi da cui era sempre stata incuriosita e ancora adesso non le erano chiari. I capelli giacevano scompigliati sul cuscino e sul viso, si dimenticò di tutte le preoccupazioni da cui era stata presa e gli scostò un filamento corvino per ammirare meglio la bocca disegnata.
Aveva il suo odore addosso, si era immaginata quella sensazione troppe volte per non esserne compiaciuta, decise di rimanere lí ancora per un po', prima di andare a farsi la doccia.
Tornò con il capo sul cuscino ed evidentemente tutto quel muoversi diede fastidio all'italiano, che schiuse gli occhi corvini e le rivolse un sorriso solare, cosí raro sulle sue labbra.

Allungò un braccio per attirarla verso di lui, si ritrovarono nuovamente attorcigliati l'uno all'altra, pensava che si sarebbe sentita a disagio, invece fu sorprendentemente bello. Ricambiò quelle attenzioni affondando il volto nella sua spalla, le fu impossibile trattenersi quando lo ebbe vicino in quel modo e gli lasciò un bacio sulla pelle fredda, decorata di nero. A lui piacque, lo sentí rabbrividire sotto il suo tocco gentile, allora decise di continuare a provocarlo come era solita fare, piegò una gamba dietro la sua schiena e prese a lasciargli dei piccoli morsetti sul collo.
Michael sorrise compiaciuto e scese con la mano lungo la sua schiena, accarezzandola con l'indice fin quando arrivò più giù, le afferrò i glutei sodi e fece scontrare i loro bacini nudi come se la notte precedente non fosse stata abbastanza.

All'improvviso iniziò a squillare il cellulare di Vivian, a nessuno dei due sembrò importare, indisturbati lo ignorarono bellamente mentre i loro baci diventavano più profondi, lui era già tra le gambe di lei quando dopo aver smesso ricominciò a suonare.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile sul suo collo, infastidito da chiunque avesse deciso di far loro da colonna sonora in quel momento.

« Forse è importante, fammi solo vedere chi è. »
Michael si sollevò sulle braccia e la osservò dall'alto per qualche istante, come a chiedersi se l'avesse detto davvero. Cosa sarebbe mai potuto essere più importante di quello che stava per accadere di lí a poco?
« Dai... » Si divincolò da lui e raggiunse lo studio dove aveva lasciato i vestiti, si pietrificò sul posto quando lesse il nome che lampeggiava sul display.
Rimase immobile come una cretina con il telefono che continuava a vibrarle tra le mani, non aveva il coraggio di sentire la voce di chi fosse dall'altra parte.

John.

« Allora? È importante? » Michael la riportò alla realtà.
« Devo rispondere. » Fu l'unica cosa che gli disse, con la voce tremante e le mani fredde sbloccò la chiamata e si portò l'Iphone vicino all'orecchio.

« Si? »

« Vivian, sono Giulia, John sta male, pensavo fosse giusto tu lo sapessi, anche se non sei qui. » Non si aspettava di udire la sua voce, era cosí sottile, elegante come una lama ben affilata. La notizia che le diede riuscí a farla sprofondare, una voragine le si aprí sotto i piedi e lei cercò qualcosa a cui tenersi perchè sentiva di stare per svenire da un momento all'altro. « Che cosa ha? »
Se era stata chiamata poteva solo significare che fosse grave, gravissimo. Inziò a fare dei respiri profondi, per quanto ci provasse l'aria non riusciva ad entrarle nei polmoni, le pareva che qualcosa la stesse strozzando.

« Ci sono stati dei problemi, non posso parlarne al telefono. »
Merda! Quei problemi erano il motivo per cui lei aveva deciso di scappare da loro, dalle faide, dalle morti e dalle vendette consumate nei peggiori vicoli di New York. Per quanto lo potesse detestare, Vivian aveva per il fratello un'adorazione che non si era mai saputa spiegare, prima di andarsene aveva cercato sempre la sua approvazione: era l'unico pronto a risolverle tutti i problemi quando gli altri l'avrebbero lasciata a marcire tra le sue cose. Era proprio a lui che voleva dimostrare quanto valesse.

Si morse le labbra. « Posso tornare? » Non l'aveva detto davvero.
« Per me, quando vuoi. Non m'interessa cosa pensi tua madre, so che lui ti vorrebbe qui. » Giulia non lo stava facendo certo perchè fosse lei a volere Vivian lí, o perchè ritenesse ingiusto escludere la sorella minore da quei momenti, conosceva piuttosto il legame che la legava a John, voleva che rivedendola il suo adorato marito riacquistasse il sorriso, o la salute.

Raccolse subito le sue cose e inziò a vestirsi velocemente, per poco non inciampava sul lenzuolo che aveva steso a terra la notte prima. « Prendo il primo volo— »
« Ti mando il Jet. » Chiuse la chiamata, sapeva già cosa fare, con chi parlare e dove andare.
Bentornata tra gli Archibald, Vivian.

Si rivestí completamente. « Vivian tutto okay? » La voce preoccupata di Michael la fece sentire cosí in colpa che per la prima volta in tutta la sua esistenza provò vergogna, si maledí per aver ceduto alla tentazione di passare la notte con lui. Era stato bellissimo, ma lei portava solo guai, e adesso erano tornati a prenderla.

« Si, si. Era mio fratello, dice che vuole vedermi. » Si vergognò ancora, odiava mentirgli, però sempre meglio quella versione della verità, che ancora non conosceva completamente. Sapeva si trattasse di un incidente sul lavoro, sarebbe stato difficile spiegargli che tipo di attività svolgesse la sua famiglia.

« Non sapevo avessi un fratello. »
Lui era ancora nudo, meraviglioso in tutto il suo splendore e l'attendeva poggiato sullo stipite della porta che separava la sua stanza dallo studio. Vivian dovette pensare fortemente al fratello in pericolo, per evitare di perdere nuovamente il controllo e decidere passare con lui tutta la mattina, aggrovigliati tra le coperte. « Si, ce l'ho e mi ha chiesto un favore. »
« Che favore? » Quante domande, e d'altronde come biasimarlo? Vivian era cosí sfuggevole e insolita nei movimenti, nell'atteggiamento. Sembrava un'altra persona tutto ad un tratto.

« È una cosa privata, poi ti spiego. » Non gli avrebbe mai spiegato niente, voleva solo prendere tempo. Bastava la chiamata giusta e lei tornava ad essere la stronza insopportabile di sempre.
Aveva fatto tanto per nascondere il suo lato nero a Michael, adesso glielo stava tirando addosso.

« Ma dove stai andando? » La vide cercare la borsa, un paio di documenti e il cellulare, non le serviva altro.
« Da lui. » rispose secca, mentre camminava verso la porta.

Quella reazione gli sembró assurda, per una che voleva fare tanto l'indipendente e cambiare vita. Ora che ci pensava, non gli aveva mai raccontato davvero nulla del suo passato, della sua famiglia. « In America? »
« Torno tra qualche giorno. » Fu ancora una volta molto decisa, il tono era quasi severo tanto che Michael si sentí intimidito. S'infilò velocemente una tuta e la seguí fino all'ingresso.

« Vivian se qualcosa non va puoi dirmelo. »
Lei aveva già aperto la porta e stava per andarsene, si fermò sull'uscio e gli rivolse un sorriso dolce, come se fosse stato il loro ultimo saluto. Gli fece cenno di si con la testa ma purtroppo non poteva dirgli nulla, si alzò sulle punte e lo baciò come se fosse davvero un addio, la verità era che temeva non si sarebbero mai più rivisti. Ogni volta che incontrava la sua famiglia non sapeva mai come sarebbe andata a finire, quali sotterfugi avrebbero usato per costringerla a non andarsene.

Aveva il terrore di rimanere intrappolata, ma John non meritava di non essere considerato, di soffrire da solo senza che la sua sorellina s'interessasse di lui.
« Vivian chiamami per qualsiasi cosa, li hai i isoldi per il viaggio? Ti serve qualcosa? »

Vivian ma che cazzo hai fatto.
Fu in quel momento che si rese conto di quanto fosse grande l'errore che aveva fatto, omettendo metà della sua vita alla persona di cui si era invaghita, di cui pretendeva il rispetto e la fiducia. Stava per andarsene con un jet privato e si sentiva uno schifo perchè aveva sempre pensato che omettere non fosse come mentire, invece aveva fatto peggio.

Se Michael avesse saputo la verità probabilmente si sarebbe infuriato da morire. « Ho tutto, non preoccuparti di niente. »
« Avvisami quando arrivi. »

Annuí e poi svaní oltre la porta, giù per le scale. Maledetto John, che diavolo avevano combinato adesso? Vivian non aveva mai visto il fratello ferito in prima persona, sapeva avesse perso alcuni uomini nel corso degli anni, amici, ma lui proprio mai.

Chi aveva osato? Serrò i denti. Un senso di rabbia s'impadroní di lei, bastava davvero cosí poco a perdere tutto il lavoro fatto in quelle settimane?

Ricordati chi sei, Vivian.
Ma chi sono?

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