Capitolo 33

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Passarono due giorni e Vivian non combinó nulla di che, non aveva un soldo in tasca, tutto quello che faceva era rispettare l'ora del pranzo, della cena e poi tornava in camera in attesa di poter visitare il fratello, quando Giulia se ne andava.

Ogni tanto faceva colazione insieme alla sua nipotina, ma si avegliava che spesso era già andata via o usciva per andare a scuola prima che Vivian tornasse dalle sue serate tra finti amici. Cercava di riempirsi la testa, di non pensare, di distrarsi mentre la vita continuava a scorrerle davanti agli occhi come se fosse tutto normale.

Dopo il discorso di Marcus piuttosto che riflettere sul proprio comportamento aveva cercato di ignorarlo, consapevole che avesse comunque detto una serie di verità a cui lei non era pronta.

E Michael?
Erano davvero bastati due giorni per strapparla alla vita che si era costruita tanto faticosamente in Italia? Era stata lì solo un mese o poco più ma i legami che aveva stretto le erano sembrati i più veri che avesse mai conosciuto.

Era notte, sedeva sul posto dietro della maserati di Marcus, davanti lui e la sorella. Emily urlava qualcosa in riferimento al fatto che il trio finalmente fosse riunito, Vivian pensó a cosa avrebbe fatto se fosse stata con Martina e Leo, poi i suoi pensieri finirono inevitabilmente su Michael.
Prese il cellulare e inizió a scorrere le sue foto su instagram, aveva nuovamente attivato il profilo solo per spiarlo, le mancavano così tanto i suoi amici che a volte non pensarci era impossibile.

Si ricordó di quando avevano aiutato Martina dopo che si era lasciata con Leo, poi alzó le iridi brillanti sui giovani davanti a lei, quei due non avrebbero mai alzato un dito per aiutarla mentre piangeva disperata. Non c'era spazio per le emozioni e i sentimenti nella loro vita, ma non era colpa di Emily o del fratello, come lei non avevano mai conosciuto altro se non il dovere e l'eccesso.

Le arrivó un messaggio, era Lorenzo.

Vivi, tutto bene?
Forse in questi giorni riesco a passare.
Ti va?

Si ritrovó a sorridere mentre lo sguardo rimaneva fisso sul display illuminato. Quel pazzo era l'unica sua boccata d'aria in tutto quel casino, lo era sempre stato. Le sarebbe piaciuto rivederlo solo per avere un volto amico, qualcuno con cui non avere paura di mostrarsi triste, ma temeva anche di farlo soffrire.
Distruggi tutti quelli che ti vogliono bene.

Strinse le labbra e si mise a digitare la risposta.

Ciao Lore, John sta meglio, è tornato a casa.
Non preoccuparti, non serve che tu prenda un aereo.
Come stai?

Nessuna risposta, forse stava studiando.
Che ore erano a Parigi? Le stesse che in Italia. Le venne in mente Michael, aveva appena postato una nuova storia, peccato che non poteva vederla. Poteva solo spiare silenziosamente il suo profilo.

Inzió a contare con le mani mentre con la testa si estraneava rispetto al mondo in cui vivevano Marcus ed Emily, la sua amica ad un certo punto la sentì troppo silenziosa e si voltó per controllare che stesse facendo.
« Con chi parli Archibald? »
« Mh? »
« Sei strana da quando sei tornata. »
Vivian fece per risponderle ma fu spinta in avanti da una frenata improvvisa, che diavolo stava succedendo? Dovette tenere stretto il cellulare tra le mani e afferrare con quella libera lo schienale del sedile davanti per non cadere.

Vivian ringhió. « Ma come cazzo guidi? »
« Polizia, polizia. » Tremó Emily.
Merda.

Nessuno di loro era pulito, non avevano addosso nulla di visibile ma dentro erano marci. Le pupille dilatate di Vivian scivolavano velocemente dalle luci blu dietro di loro ad Emily, e adesso?
Doveva mantenere la calma.

Marcus si staccó la cintura e fece loro cenno di stare zitte. « Se vi domandano qualcosa dite che vi sto riportando a casa. »
Entrambe annuirono silenti e tornarono agli affari loro, o almeno ci provarono.
Poi lui uscì dall'auto e inizió a parlare, che cosa si stava inventando? Sbuffó.

L'avevano fermato perchè stava andando troppo veloce, che idiota. Posó la testa all'indietro sullo schienale e cercó di rilassarsi, l'ultima cosa che le serviva era un incontro ravvicinato con le forze dell'ordine.
Se l'avessero saputo i suoi si sarebbero incazzati da morire. Non avevano bisogno che la polizia ficcasse il naso nelle loro cose, era bene tenerli lontani.

Videro uno degli uomini in divisa avvicinarsi, Marcus rimase ad osservare l'auto da lontano. Se l'erano bevuta?
« Posso vedere i vostri documenti? »
Annuirono ancora e presero a cercare subito nelle borsette scintillanti i propri portafogli, Vivian tiró subito fuori dal suo la propria patente ed Emily fece lo stesso. « Dove andate? »
« A casa. »
Rispose subito Vivian, stringendosi nel blazer nero. In effetti non avevano proprio un abbigliamento semplice, sembrava più che dovessero andare ad una festa, che poi era la verità.
Entrambe imbellettate con dei tacchi vertiginosi e improfumate per ammaliare chiunque osasse avvicinarsi troppo a loro. « Il vostro amico stava andando troppo veloce. » Vivian rimase con lo sguardo a terra. « Oggi se l'è cavata bene, la prossima volta viene con noi in centrale. » Si piegó per guardarle meglio, era un uomo sulla quarantina, il viso spigoloso mostrava una mascella scolpita e delle labbra sottili ma comunque delicate. Gli occhi erano tondi e castani, grandi e affascinanti.
Quell'aria severa lo rendeva interessante, e infatti se ne accorse anche l'amica di Vivian che gli rivolse uno sguardo così smielato da far venire il diabete.
« Ci scusi per il disturbo, davvero. Non accadrà piú. »
Emily finse la voce più innocente del mondo, tanto che pee qualche attimo quasi non riuscì ad ingannare anche Vivian, che se la rise sotto i baffi non appena l'uomo in camicia blu si voltó e non potè più sentirle.

« Ci scusi per il disturbo. » Le fece l'eco, mentre si avvicinava al suo orecchio da dietro.
« Ehi, che c'è? Dai, te lo scoperesti anche tu se potessi. »
« Sul serio? Ti eccitano le cose tipo sesso con i giochi di ruolo, tipo il poliziotto che punisce la cattiva? » Si mise a ridere adesso che ormai il peggio era passato, mentre Marcus si apprestava a tornare alla guida.

« Che avete da ridere? » Si voltó e lo sguardo attento andó a scrutare subito il viso delle due malefiche.
« Tua sorella vorrebbe fare sesso con quel poliziotto. »
« Siete incommentabili. »
« Come siamo impressionabili stasera. » Lo stuzzicó ancora, mentre allungava una mano verso la borsa per prendere una sigaretta. Vide il telefono abbandonato e lo riprese per metterlo al suo posto, prima peró volle disattivare il profilo instagram, non si sapeva mai.

Appena lo sbloccó vide che l'ultima pagina era aperta su un post, era il profilo di Michael.
Aveva letteralmente iniziato a seguirlo per sbaglio, mentre Marcus frenava doveva esserle scappato il dito sul "segui" involontariamente.

Cazzo, cazzo, cazzo.
E adesso?

Le arrivó subito una notifica.

mikeee ha iniziato a seguirti.

E adesso? Le tremavano le mani, che cosa conveniva fare? Non poteva chiedere aiuto a nessuno dei presenti perchè non avevano idea di cosa avesse combinato in Italia e la sua voglia di dare spiegazioni era pari a zero.
Forse la cosa migliore da fare era disattivare tutto e in caso di domande negare, forse quella era la cosa migliore.
Poteva bloccarlo.

Si, era certamente la cosa migliore da fare.
Andò subito nelle impostazioni e cercò di disattivare tutto, avrebbe voluto tirare quel telefono maledetto giù dal ponte di Brooklyn.

Un'altra notifica.
A mikeee piace il tuo post.

Quale?
Lei sotto la tour eiffel in Francia, a Parigi insieme ad Emily. E adesso? Era ancora in tempo per cancellare tutto?

Tornò sulle impostazioni.

Le arrivò un messaggio, era Michael.
Allegata la foto, l'aveva beccata.
Non avevi detto di non essere mai stata a Parigi?

Uno dei suoi modi sarcastici per darle della stronza bugiarda? All'improvviso le voci di Marcus ed Emily divennero ovattate, si sentí la testa girare e lo stomaco sggrovigliarsi su se stesso.

Tra tutti i modi in cui aveva immaginato di perderlo, quella proprio non l'aveva pensata. Rimase a fissare lo schermo del telefono per qualche secondo, zitta.

Non rispondere neanche, non voglio mai più vedere la tua faccia o sentire la tua voce.

Vivian a quel punto sentí gli occhi bruciare e il respiro mancarle, rimase con la chat aperta. Aveva ragione lui, faceva schifo.
Aveva mentito su un sacco di cose, non era necessaria nessuna spiegazione, al posto suo avrebbe fatto la stessa cosa. Chiuse il cellulare e cercò di non piangere, non voleva che Emily e Marcus la vedessero.

Almeno stava andando ad una festa, se non poteva divertirsi almeno sarebbe riuscita a distrarsi.
Arrivarono e nel locale dove l'amico di Marcus aveva organizzato una specie di evento di inaugurazione e la prima cosa che fecero fu liberarsi della giacca al guardaroba, una volta aver dato i propri nomi al tizio che controllava l'ingresso.
Ovviamente erano in lista.

« Archibald. »
E adesso chi era? Vivian si voltò muovendo il corpo magro nel tubino rosso di valentino, le andava cortissimo e metteva in risalto l'incarnato di porcellana, oltre che il fisico decisamente slanciato. Era plissettato e stringeva in vita, per dare una specie di forma a quei fianchi ossuti che minacciavano di dimagrire ancora.
« Si? — Dalila. » Davanti a lei una sua vecchia amica, per quanto amici si potesse essere in quell'ambiente. Dalila era stata una sua compagna di scuola e avevano condiviso un sacco di cose, compresa la cotta per Marcus che non era mai stato innamorato davvero di nessuna delle due. La giovane era sempre stata decisamente eccentrica, una personalità interessante e Vivian ne era sempre stata affascinata, tra tutti gli eccessi e le vite sregolate dell'elite di Manhattan non era facile spiccare, o almeno senza scandali.

I capelli erano corti, a caschetto e da quando la conosceva aveva sempre portato una frangia che l'aveva resa simpatica in passato, ora la faceva sembrare decisamente figa.

« Da quando sei qui? »
« Davvero la mia assenza si è sentita cosí tanto? »
Si portò una mano su un fianco e piegò il capo da un lato come faceva sempre quando qualcosa la interessava.
« Beh, si. Due mesi senza nessuno scandalo, sai che noia? » Giusto.
Sul viso di Vivian si allungó un sorrisetto malefico, forse aveva trovato il modo di distrarsi.

Tutto per uno con cui aveva scopato una volta sola.

« Direi che è arrivato il momento di recuperare. »
Era come se si sentisse le sue parole addosso, marchiate.
Non voglio più vedere la tua faccia o sentire la tua voce.
Si era immaginata il suo tono mentre pronunciava quella sentenza giustissima e inevitabile.
Le aveva solo reso le cose più facili, no?

Dalila la squadrò da capo a piedi e colse l'invito ad affiancarla nelle sue idee malsane, si mosse nel vestitino nero stretto e prese dalla borsa scintillante una sigaretta.
« Martini? »
Vivian annuí e insieme andarono verso il bar, forse lei era la cosa più vicina ad un'amica che avesse mai conosciuto, sebbene fosse stata sempre l'ombra di Emily, Dalila sembrava riuscire a capirla di più.
La bionda ne ignorava le motivazioni, pensava solo fosse più intelligente rispetto ai fratelli Martin.

Bevvero davvero il loro drink al gin preferito, poi un altro e altri ancora fin quando la sala non sembrò fantastica e ogni sorriso si portava dietro una risata. Si sentí più leggera sebbene la testa fosse più pesante, seduta sullo sgabello vicino al bancone, posò una mano sulla superficie di marmo freddo e con l'altra si scoprí il collo magro, spostando i capelli da un lato. Le gambe erano scomodamente accavallate, giusto per metterle in mostra.
Che caldo.

Quel gesto non passò inosservato agli occhi di un affascinante uomo che sedeva proprio accanto a lei, in realtà la stava guardando da più tempo ma senza farsi notare. Indossava un abito elegante e aveva tutta l'aria di sapersi prendere ciò che volesse. Sul polso scintillava un Rolex di cui Vivian ignorava il modello, aveva sempre odiato gli orologi anche se addosso agli uomini le sembravano elegantissimi.

Stava per proporre a Dalila di andare a cercare Marcus ed Emily ma fu costretta rimanere in silenzio, si dimenticò di qualsiasi cosa stesse per dire quando gli stessi occhi che l'avevano scrutata fino a poco prima le si misero davanti.
« Ben due meraviglie nel mio locale, permettetemi di offrirvi da bere. »
Il locale non era dell'amico di Marcus?
Forse era proprio lui, anche se le sembrò troppo grande. Aveva sicuramente una quarantina d'anni e sebbene fosse decisamente affascinante non sembrava il tipo di compagnia che preferisse di solito. Lanciò un'occhiata veloce a Dalila, lei lo conosceva? A quanto pareva si, infatti gli accarezzò una spalla e gli riservò uno sguardo ammiccante.

« Visto chi ti ho portato? »
La bionda assottigliò le iridi cristalline. « La mia fama mi precede? »
« Non esiste un locale che si rispetti in cui Vivian Archibald non si sia divertita. Sei la miglior pubblicità che possa esserci. »
Almeno qualcosa le riusciva bene, farsi notare, fare casino, divertirsi. Le sarebbe piaciuto ricordare almeno una o due delle notti che molti suoi amici avevano descritto come memorabili, indimenticabili per gli altri ma non per lei. Comunque gli sorrise compiaciuta, non era certo il momento di farsi trascinare dai pensieri.

L'uomo ordinò al barista di portare loro da bere l'ultimo drink che avevano assaggiato, come se non ne avessero presi abbastanza.
« Sono Simon, Simon Garcia. »
« Piacere di conoscerla, Signor Garcia. » Il tono fintamente formale era il realtà una provocazione, arricciò le labbra sottili e fece scorrere lo sguardo sul completo elegante e sui lineamenti pronunciati. I capelli lievemente brizzolati contrastavano con la carnagione chiara, gli occhi azzurri invece sembravano volerla rapire a tutti i costi.

Forse aveva trovato il suo prossimo scandalo.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro