Capitolo 67

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Michael diede a Vivian il nome della prima via che si trovó davanti appena uscito dal locale, in realtá neppure lui aveva idea di come ci fosse finito in quel posto: mentre camminava la sua testa più che pensare a dove stesse andando ripercorreva il viso della bionda, quelle micro espressioni che tanto spesso le aveva visto mostrare e altre che ora non riusciva a decifrare.
L'aveva fatta soffrire consapevolmente, dopotutto non erano così diversi, anche lui aveva scovato i suoi punti deboli e li aveva usati per distruggerla. In verità pareva che più si conoscessero e più notassero quanto fossero simili, uguali nei difetti e nei pochi, nascosti, pregi.

Vivian arrivó in taxi, ai piedi aveva dei mocassini bassi, nella fretta di vestirsi aveva scelto le cose più comode, non si era portata tute ma optó per una gonnellina scura e un maglioncino grigio, sulle spalle lo stesso cappotto largo di prima, cadeva stretto sulle spalle e poi a campana fino a dopo il ginocchio.

Si dimenticó completamente di truccarsi, ma non le importava: con Michael era diverso, a lui pareva quasi piacesse di più quando era al naturale, forse perchè gli sembrava più vera, o perchè amava vedere le cose senza troppi filtri.
In Italia non l'aveva mai vista agghindata da Archibald eppure le aveva comunque dedicato mille ritratti. Sei arte.

Arrivó dopo venti minuti abbondanti, scese dall'auto e inizió a guardarsi intorno come se fosse impaziente di incontrarlo, come se dovesse per forza fermarlo prima che le scappasse ancora dalle mani.
Quando lo vide ebbe la tentazione di fuggire, da brava codarda. Non aveva paura di lui, ma delle emozioni che le faceva provare, di non poterle gestire, di star male o troppo bene. Provó a richiamare la sua attenzione ma la voce le morì in gola.

La via era buia e stretta, ad illuminarla le luci a led di qualche locale, non c'era quasi nessuno a far compagnia al moro, solo qualche fumatore che per soddisfare il proprio vizio era costretto ad abbandonare il tavolo e gli amici. Michael se ne stava seduto sulmarciapiede, con le gambe piegate sulla strada e la testa china tra le mani tatuate. Non l'aveva ancora vista ed era quasi già rassegnato a non vederla più, Vivian si prese qualche secondo per osservarlo: era bellissimo, le mancó il fiato. Questo è amore.
Non ebbe neppure il coraggio di pensarlo davvero, lo raggiunse camminando piano, lui si accorse di non essere più da solo non appena gli fu davanti, alzó il viso e i capelli neri gli scivolarono sulla fronte. Il suo sguardo era così triste che Vivian si sentì uno schifo, era tutta colpa sua. Non avresti dovuto rispondere al telefono.

Si erano spezzati il cuore a vicenda pensando di fare la cosa giusta, invece stavano morendo entrambi lentamente, distanti, nel più atroce dei modi. « Michael... »
Aveva addosso il profumo di un'altra, lo sentì non appena si piegó per raggiungere l'altezza del suo sguardo. Storse il naso ma non potè biasimarlo, lei aveva ancora sul corpo ben evidenti i segni della notte precedente, quando altre labbra l'avevano baciata e morsa, quando altre mani si erano posate sul suo corpo limpido.

« Sei venuta sul serio. » Fu l'unica cosa che riuscì a dire, poi abbassó subito il capo e tornó alla posizione di prima.
Certo che sono venuta, verró sempre ogni volta che mi chiamerai.

L'aria era fredda, umida, la notte non si prospettava accogliente e la giovane si rese conto solo in quell'istante di non aver prenotato nessuna stanza per lui. Presa dalla foga di raggiungerlo subito si era dimenticata del resto.
Patetica.
« Sei ubriaco e solo in un posto che non conosci, non voglio averti sulla coscienza. »
Lui la guardó nuovamente e piegó le labbra in un sorrisetto malizioso, aveva in mente qualche cosa stupida da dire e stava cercando di trattenersi. Vivian riconobbe quello sguardo, le era mancato.
« E dove vorresti avermi, mh? »

Sospiró divertita, si mise a sedere accanto a lui sul marciapiede, le gambe leggermente piegate uscivano fuori dall'apertura del cappotto. « Quanto sei stupido. »
Lo sguardo di Michael si soffermó a guardarle senza vergogna, erano state sue per qualche giorno ed erano stati, i momenti migliori della sua vita. Paragonata a quel periodo adesso ogni cosa sembrava buia e tetra.

Non ebbe il coraggio di scrutare i suoi occhi, tornó a gurdare verso il basso, era troppo distrutto per avere coraggio. « Comunque essere soli e ubriachi a Parigi non dovrebbe essere così deprimente. »
Sembravano quasi due vecchi amici, e tutte quelle cose che si erano detti al telefono? Non erano più capaci di ripeterle mentre si guardavano negli occhi?

« Lo è se hai appena distrutto tutti i tuoi quadri e mandato all'aria una mega mostra. » Riusciva benissimo ad immaginare per quanti mesi ci avesse lavorato, tutta la soddisfazione, la felicità di aver realizzato un sogno, spazzata via dalla rabbia di non poterla avere. « Quanto ti è costato? »
« Lo sai che non me ne frega un cazzo dei soldi. »
Giusto.

Sedevano vicini, entrambi incapaci di allontanarsi ma troppo codardi per voltarsi e dirsi quello che pensavano davvero. Erano tornati nel loro inferno personale, costruito dalle loro paure attorno a tutto ció che amassero. Adesso Vivian capiva cosa volesse dire il suo quadro, e capì anche come mai le fosse piaciuto subito, perchè l'avesse emozionata al punto di volerlo a tutti i costi.
« Comunque speravo che mi chiamassi. Quando ho preso il cellulare speravo fossi tu, anche se mi sembrava impossibile. » L'hai detto davvero? Si meraviglió di se stessa, forse Simon non era stato completamente inutile nella sua vita: le aveva insegnato ad amare, ad aspettare, a non avere paura. Le aveva fatto capire che di esprimere i propri sentimenti ne valesse ogni tanto la pena, anche a costo di bruciarsi, anche a costo di far fallire due matrimoni.

« Non so neanche perchè l'ho fatto. » Non è vero. Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno seppe cosa dire, poi Michael fu colto da un impeto di coraggio. « In realtà volevo che venissi qui, lo sapevo che se te l'avessi chiesto mi avresti raggiunto. » È che odiavo immaginarti con quello. Non volevo che tu stessi con lui, ho pensato che se fossi stata con me allora saresti andata via da lui. Avrebbe voluto dirle tutte quelle cose ma tacque, perchè aveva giá confessato troppo.

Lei s'illuminó all'improvviso, come se quella confessione le avesse dato la forza di affrontare la serata. Pensi ancora di poter giocare? « Allora non perdiamo tempo. » Povera masochista testarda.
« In che senso? »

« Non sprechiamo questa notte a Parigi, insieme. » Vivian si alzó, ma cosa voleva fare? Pensava di potersi divertire come faceva sempre e poi tornare tra le braccia di un altro? Non ce la faceva proprio, a pensare al futuro, alle conseguenze delle proprie azioni.
Michael la imitó e si mise davanti a lei, lo sguardo peró non era carico di speranze come il suo, non era divertito e neanche calmo. Respirava piano come se si stesse trattenendo, cosa nascondi Rinaldi?

Le iridi cristalline di Vivian seguirono me sue mani mentre cercavano qualcosa nelle tasche del cappotto, trovó solo un pacchetto vuoto che accartocció nervosamente tra le dita tatuate. « A me non basta una notte, Vivian.
Sono stato di merda e una notte con te mi farebbe stare ancora peggio. » Gli tremava la voce e anche le labbra, aveva bisogno di fumare o di tirare un pugno contro qualcosa, serró i denti e cercó di calmarsi.
Odiava quando faceva così, odiava quella parte superficiale del carattere della bionda ma odiava ancora di più se stesso per amarla comunque. Come poteva pensare che gli andasse bene una soluzione simile?

« E allora che cazzo mi hai fatta venire a fare? Volevo aiutarti e dici che non ne hai bisogno, ti dico di stare insieme e non vuoi! » Allargó le braccia, come se avesse il diritto d'innervosirsi davvero in quel modo. L'espressione era infastidita, il viso rosso dalla rabbia, infiló le mani nelle tasche calde del cappotto e fece cadere le braccia lungo i fianchi. Avanzó di più verso di lui solo per provocarlo, voleva che le leggesse tutto il diagio che stava provando negli occhi. Tanto lo so che tu ci riesci. « Che cazzo vuoi Michael? Cosa vuoi? » Te.

Lui smise di riflettere, quando se la vide così vicina riuscì solo a pensare a quanta voglia avesse di baciarla, le mani nelle tasche prima chiuse in pugni divennero morbide. Lo sguardo infuriato si perse ad assaporare incantato i tratti delicati del suo angelo. Non sarebbe mai riuscito a non amarla, poteva odiarla, poteva detestarla ed evitarla, ma il suo cuore sarebbe stato suo per sempre.

Vivian che si era messa sulle punte per raggiungere la sua altezza per poco non perse l'equilibrio, la bocca divenne secca e lui dovette afferrarla da dietro per non farla cadere. Così abbracciati fu inevitabile, si baciarono.
Si avventarono l'uno sulle labbra dell'altra come se ne avessero bisogno per vivere, come se avessero trattenuto il respiro per tutto il tempo in cui erano stati lontani e solo adesso, potessero prendere aria.

Lei gli accarezzó la nuca da sotto il colletto del cappotto, fece scivolare le dita tra i suoi capelli neri e morbidi e lo sentì mugugnare compiaciuto da quel contatto. Non presero fiato, neanche un attimo, non potevano. Le mani di Michael le strinsero i fianchi e l'attirarono verso di sè, in un abbraccio che lei conosceva già bene: il suo corpo s'incastró a quello di lui come se già sapesse dove mettersi, come se ricordasse perfettamente quale fosse la sua altra metà.

Lui salì sulla sua schiena, ne tracció le forme familiari con i polpastrelli e poi si scostó da lei. Con l'altra mano le liberó il viso dalle ciocche dorate, dovette concentrarsi per non incantarsi ancora, per non tornare a baciarla. « Non mi basta stanotte, Vivian. Non mi basta questo. » La voce era rotta dalla voglia di farla sua.
E adesso?

Vivian si morse una guancia, si domandó se non fosse stato tutto un suo piano per portarla via, lo sapeva che non avrebbe resistito, che avrebbero finito per fare l'amore da qualche parte. « Volevo sistemare le cose al meglio e ho solo incasinato tutto. » Lei gli accarezzó il petto, solo poterlo toccare in quel modo le dava una sensazione di benessere che mai aveva provato con altri. Scusa.

Lui le sollevó il mento con due dita e tornó a solleticarle le labbra con le proprie, socchiuse gli occhi e inspiró profondamente. Non ce la faccio a lasciarti andare, non posso. Fu quel pensiero a dettare le sue parole, dopo, fu proprip per colpa di quella riflessione disperata che decise di farle la domanda più sbagliata di tutte. « Torna con me in Italia, andiamocene via. » Non si era stancato di chiederglielo? Non si era stancato di implorarla di concedergli di restare con lei? Evidentemente, Michael Rinaldi era abbastanza testardo da vincere perfino il proprio orgoglio, perfino le resistenze della giovane Archibald che davanti a quella richiesta si sentì completamente spaesata.
Perchè non gli dici di si?

« Adesso? » Fu sleale da parte di Michael porle quella domanda, qualsiasi domanda, mentre erano così vicini, così persi l'uno nell'altra. Gli lambì il labbro inferiore con i denti e lo tiró delicatamente. Quando dovette allontanarsi sospiró stanca come se quell'attesa le stesse rubando le forze e l'anima.

« Adesso. » Quello di lui era chiaramente un aut aut, Vivian non aveva più scampo. Se non vieni via con me adesso è finita per sempre. E se non ci fosse riuscita lei, l'avrebbe fatta finire lui, non per rabbia, non per vigliaccheria. Ma perchè continuare in quel modo li avrebbe solo consumati, non aveva più senso. Erano arrivati al punto in cui stare insieme come avevano fatto fino ad allora era peggio che stare divisi.

Che facciamo in Italia? Dove andiamo? Non posso scappare così... Tutte scuse, quelle di Vivian erano tutte scuse con cui la sua mente cercava di sabotarla. In realtà il suo cuore le stava dicendo in tutti i modi che non desiderasse altro che urlargli di sì.

Come a volerla convincere, Michael si avvicinó nuovamente a suo viso e le lasció un bacio sul mento, poi sulla mandibola e sul collo, come piaceva a lei. Sorrise maleficamente sulla sua pelle, consapevole della reazione che avesse scatenato. Vivian si sentì avvampare, a quel punto sarebbe stata incapace di rispondergli di no a qualsiasi cosa. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per quei baci.
« Apriamo una bottega e d'estate ce ne andiamo in campagna, tu sarai la mia ispirazione e faremo l'amore ogni giorno. » Per sempre.

Come si puì rifiutare un'offerta simile?

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HEHEHEHEHE PENSAVATE DI ARRIVARE ALLA RISPOSTA DI VIVIAN!

E INVECE DOVETE ASPETTARE

Dai perdonatemi, vi ho messo anche la colonna sonora.

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