5 - Caso di cronaca

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

[La foto sopra, come alcuni di voi avranno notato, non rappresenta una città inglese. È una foto storica della città di mio padre, in provincia di Foggia. Ma l'ambientazione mi ricorda vagamente le strade della cittadina di Nochtown.
Periodo risalente: anni '50]

«Mi hanno assegnato uno scoop!»
Il grido fece sobbalzare la povera Donna, che stava pulendo i mobili in salotto, tanto che fece cadere lo spolverino a terra.
Elizabeth e la signora Hunting alzarono lo sguardo verso la ragazza dai capelli neri tutti scompigliati che era appena entrata nella stanza.
Lily aveva un sorriso che le andava da orecchio a orecchio e gli occhi le si erano illuminati di una luce infantile e non faceva altro che saltellare da un piede all'altro, in preda all'euforia.
«Che cosa?» domandò Liz, spalancando gli occhi dalla sorpresa.
«Il signor Wipond» spiegò meglio Lily cercando di scandire bene le parole, «mi ha assegnato un articolo molto importante.»
Evidenziò bene la parola "molto", proprio per indicare il fatto che quell'articolo avrebbe probabilmente dato una svolta alla sua carriera nel campo della giornalistica.

Le due donne rimasero un attimo in silenzio per poi esplodere in un grido di gioia.
«Oh, tesoro è fantastico!» esclamò la signora Hunting alzandosi dal divano dove lei e la figlia maggiore stavano ricamando per andare ad abbracciare Lily.
«È stupendo! Lo sapevo che prima o poi avrebbero capito il tuo talento!» disse Elizabeth, avvicinandosi anche lei alla sorella.
In realtà, il signor Wipond non aveva davvero "capito il suo talento". Solo non aveva avuto altra scelta. Ma questo Lily non era tenuta a specificarlo.
In un angolo della stanza, Donna guardava il trio sorridente, scuotendo appena la testa per quanto baccano stessero facendo.

Madre e figlia terminarono di congratularsi con Lily, mantenendo ancora un sorriso smagliante.
«Donna, per favore, prendi una bottiglia di whisky: bisogna festeggiare!»
«Mamma! Non fa bene bere a quest'ora!» disse Elizabeth in un finto tono di rimprovero, benché si stesse scambiando con la sorella una serie di sguardi divertiti.
«Oh, andiamo! Non capita tutti i giorni di assistere all'ascesa al potere giornalistico di Lilith Hunting!»
Le due scoppiarono a ridere, mentre si dirigevano verso la sala da pranzo, dove Donna era corsa ad aprire la migliore bottiglia di whisky che ci fosse in casa, quella delle occasioni speciali.
«Congratulazioni, signorina» disse rivolta a Lily, porgendole un bicchiere di cristallo pieno per un terzo del liquido giallastro e dall'odore forte.
«Grazie, Donna» ringraziò la ragazza, felice, seppur in imbarazzo.
«Oh, Donna, ci siamo solo noi, qui. Prendi anche tu un bicchiere. Questa è una giornata indimenticabile!» esclamò euforica la signora Hunting.
Il rumore della porta che si apriva indicò che John era tornato dal lavoro.
L'uomo venne attirato in cucina dallo schiamazzo che le donne stavano facendo e chiese il motivo di tutta quella emozione.
«John» disse Elizabeth, avvicinandosi al marito e prendendolo sotto braccio con fare solenne. «Ho il piacere di annunciare che la qui presente Lily Hunting ha appena ricevuto un caso di cronaca che segnerà l'inizio della sua salita al potere nel mondo del giornalismo!»

«Cosa?» esclamò allegramente il signor Kyter, guardando sorridente e confuso la ragazza dai capelli neri.
«Oh, Liz sta esagerando. Almeno per quanto riguarda la salita al potere.»
«Stavamo festeggiando!» interruppe allegramente la signora Hunting.
«Con del whisky? A quest'ora?»
«Allora, di cosa tratterà?» esordì nuovamente Hannah Hunting.
Per poco Lily non si strozzò con il whisky. Tossì un paio di volte, cercando di elaborare le parole.
"Devo scrivere un articolo su un morto". "È un articolo di omicidio". "Hanno ucciso una persona e io devo scriverci sopra". No. Non andava bene.
«Ehm...» balbettò rigirandosi il bicchiere di cristallo tra le mani.
«Dovrai stare fuori? A Oxford? O magari proprio a Londra?» ipotizzò Liz, sorridendo.
«Si tratta di faccende riguardanti...?»
«Si sentono parecchi fatti in banca che dicono che...»
Sopraffatta da tutte quelle domande, Lily decise di parlare. «No. No, no, no, no, in verità è un caso di cronaca...» disse, cauta. «Nera.»

Il sorriso presente sui volti dei presenti si pietrificò per qualche istante.
Donna tornò magicamente in disparte, ricordandosi di avere altro lavoro da sbrigare, mentre Elizabeth assunse un'espressione scioccata, la bocca semi-aperta, come se avesse perso la capacità di comunicare. Anche John si era fermato, accanto alla moglie, tenendo lo sguardo basso.
Lily se lo era aspettato. Cronaca nera. L'unico argomento di cui in famiglia non si era mai parlato negli ultimi otto anni.
Jason Hunting amava il giornalismo investigativo. Ne era appassionato, e molti dei suoi articoli riguardavano proprio la cronaca nera. Trovava quel tipo di informazione la più "interessante e brillante invenzione mai fatta da un giornalista"*.
Quel fatidico giorno si trovava a Londra proprio per scrivere un caso di cronaca nera.

Lily guardò sua madre.
«Ah» mormorò la signora Hunting, mentre il sorriso le spariva dalle labbra. Al suo posto, delle piccole rughe di rammarico le si posarono ai lati della bocca, mentre l'immagine di suo marito le si parava davanti agli occhi.
«E, sentiamo, dove sarebbe successo?» continuò la donna incrociando le braccia, cercando di assumere un atteggiamento sereno per non far preoccupare la figlia.

«A quanto ho capito è accaduto un omicidio al... in periferia.»
Lily preferì non specificare il luogo esatto, perché preoccupare ancor di più Elizabeth dicendo che un cadavere era stato ritrovato nel luogo in cui i suoi figli sarebbero dovuti andare non avrebbe migliorato la situazione.
«E tu hai accettato?» domandò ancora la signora Hunting, pur sapendo già la risposta.
«Sì. Certo, non mi sarei aspettata un articolo di questo tipo, ma credo che sia meglio di niente.»

La donna annuì pensierosa, con l'amarezza ancora impressa in volto. Non era delusa, sapeva che sua figlia amava quel lavoro, e per anni aveva pregato con tutto il cuore che le capitasse un'occasione del genere, ma il pensiero del marito le dava ancora tristezza e sconforto. Era come se, per lei, Lily stesse proseguendo sulle orme di suo marito. Temeva che sarebbe potuto accadere qualcosa, come la prima volta. E che l'avrebbe lasciata sola. Non lo avrebbe mai sopportato.

«Sono... molto felice, Lily.» Elizabeth sorrise debolmente, spezzando finalmente il silenzio che si era formato, interrotto soltanto dal rumore dei cristalli del lampadario in salotto, mossi da Donna nel tentativo di spolverarli il più delicatamente possibile.
«Grazie» riuscì a mormorare Lily, quasi pentita di aver annunciato la notizia.
«Zia!»
Il piccolo volto paffuto di Nicole rianimò i presenti. 
La bambina si avvicinò a Lily per abbracciarla e le tirò leggermente la gonna per convincerla ad abbassarsi.
«Allora? Quando andiamo al circo?» disse con la sua dolce vocina, mentre abbassava la testa e portava in fuori il labbro inferiore, per mostrarsi offesa.
«La zia adesso avrà da lavorare, tesoro. Non so se potrà...» intervenne Elizabeth, mentre poggiava il suo bicchiere di cristallo.
«Oh, non preoccuparti, Liz» la interruppe Lily, per poi tornare a rivolgersi alla nipote. «Riuscirò a trovare una serata libera da dedicare a te e tuo fratello, d'accordo?»
«D'accordo, zia.»

«Mi sta dicendo che non c'è niente
«Zero. Neanche una piccola ombra.»
«È impossibile!»
«Gli agenti hanno setacciato ogni angolo del tendone e anche la zona circostante, non c'è nulla che possa risultare sospetto. Il terreno è ancora ricoperto da fango e acqua, non abbiamo trovato né un coltello né qualche altro oggetto che sarebbe potuto fungere da arma del delitto. Temiamo che le impronte possano essere state cancellate dal temporale.»
Seduto alla sua scrivania di mogano, al secondo piano della caserma di polizia di Nochtown, l'ispettore Dyler teneva i gomiti poggiati sul legno, con le mani intrecciate, ascoltando ciò che l'agente gli stava comunicando.
«Hanno già perquisito le roulotte?» domandò.
«Tra oggi e domani sarà fatto, signore» rispose Harry Rockerford, in piedi davanti alla scrivania del suo superiore, tenendo con entrambe le mani il suo cappello da agente.

L'ispettore inspirò, sostenendosi il mento con la mano destra, mentre con le dita si tamburellava sulla guancia, come faceva sempre quando era pensieroso.
«Dovrò anche passare dalla signora O'Gryler più tardi. L'hanno informata, vero?»
«Naturalmente signore» disse il giovane dai capelli neri, dispiaciuto al ricordo della vedova.
«Povera donna. Una vera sfortuna.» Nonostante il tono di voce, il volto dell'ispettore Dyler non mostrava rammarico. Situazioni del genere accadevano troppo spesso, quando si faceva il suo lavoro e la cosa importante era non lasciarsi trasportare dalle emozioni e dai sentimenti.

Dal canto suo, Harry Rockerford stimava molto l'ispettore. Portava rispetto a tutti gli altri suoi superiori e colleghi, ma l'ispettore Dyler era quello a cui teneva di più.
Gli piaceva il modo in cui affrontava con serietà e impegno ogni caso di cui si occupavano e desiderava tanto essere come lui. Quello che non gli andava tanto a genio era il fatto che prendesse con serietà e impegno ogni singola cosa.
Non lo aveva visto ridere per davvero nemmeno una volta e tutte le persone con cui era costretto a collaborare venivano trattate con superficialità da parte sua. Nemmeno con i suoi colleghi era molto aperto.
Ma Rockerford sapeva che, molto in fondo, l'ispettore era una buona persona, e forse rideva anche.

«Poco fa è arrivato il giornalista del "Derby", signore. Insiste affinché vi possa rivolgere qualche domanda.»
«Un'altra volta. Lo mandi via» borbottò l'uomo alzandosi dalla sedia anch'essa di legno e passandosi una mano tra i lisci capelli castani, sistemandosi di fronte all'unica finestra del suo studio. Aprì la tenda color beige e spalancò i vetri, cacciandosi una mano in tasca per estrarre l'accendino e il portasigarette.
L'agente Rockerford lo fissò interdetto.
«Ma, ispettore, in verità fa parte del nostro lavoro informare la gente di ciò che...»
«Ho detto di no. Lo mandi fuori, oppure lo farò io con lei!» disse l'ispettore, avvicinando la sigaretta alle labbra.
«Agli ordini.»

Detto questo, il poliziotto uscì dallo studio dell'ispettore, chiudendo la porta alle sue spalle.
Finalmente la stanza tornò silenziosa.
James Dyler amava il silenzio. Era per quel motivo che viveva da solo.
Avere tutto l'appartamento per sé, benché fosse di dimensioni ridotte, era una benedizione.
Tutti i giorni, ogni singolo giorno, lui si alzava, andava al lavoro e a volte rimaneva in caserma fino a sera, a volte fino alle nove. Tornava a casa, mangiava, andava a dormire.
Lavoro-casa, casa-lavoro. Nient'altro.
E questo bastava.

Una cosa che Lily amava in particolar modo erano i libri.
Libri di qualsiasi genere, che potesse essere una storia d'amore o un trattato di psicologia.
I gialli, in particolare, erano quelli che più preferiva. Nella sua piccola libreria, nella sua stanza, aveva due interi ripiani dedicati a scrittori che andavano da Wallace a Doyle a Edgar Allan Poe, qualche romanzo di Simenon e un romanzo di Collins*.
Quel genere era per lei un'ispirazione, una sorta di scarica elettrica che riusciva a farla tornare di buon umore. Non che leggere di morti e assassini fosse una cosa che ti faceva venire la voglia di vivere, certo, ma per lo meno le procurava un brivido di avventura, dandole una sensazione di libertà che nella vita reale non aveva mai provato.

E, Lily ne era certa, le cose che leggeva in quei romanzi sarebbero rimaste nei romanzi.
Tutti quegli avvenimenti, che potessero essere buoni oppure no, non sarebbero mai accaduti nella realtà. O perlomeno, non a semplici ragazze come lei.
Di solito le storie più avvincenti accadevano a chi aveva soldi e potere, a chi poteva permettersi di viaggiare dove e quando gli pareva.
Il vero amore non esisteva se non nelle fiabe - dove povere ragazze indifese venivano salvate dal principe azzurro -, oppure tra i membri di una famiglia reale.
Quella era la realtà: lei avrebbe continuato la sua insulsa e noiosa vita da giornalista sottopagata che scrive articoli di moda, mentre sua madre e sua sorella avrebbero continuato ad insistere affinché lei si trovasse una persona con cui passare il resto della sua esistenza da giornalista sottopagata che scrive articoli di moda. Fine.

Ma forse per quanto riguardava il suo lavoro le cose sarebbero potute cambiare.
Avrebbe dimostrato al signor Wipond veramente che cosa era in grado di fare.
In realtà, un po' si era pentita di aver accettato l'articolo.
Avrebbe potuto anche rifiutare, pensava, come punizione per averla sempre messa da parte e per averla finalmente considerata soltanto quando ne avevano avuto bisogno.
Ma non aveva assolutamente voglia di rinunciare a una occasione come quella.

C'era solamente un problema: lei non aveva mai scritto cronaca nera in vita sua.
Sicuramente avrebbe imparato sul posto, ma in quel momento non aveva alcuna idea di come si affrontava questo tipo di articolo.
Avrebbe dovuto recarsi sul luogo del delitto, incontrare i poliziotti che si occupavano del caso, i possibili sospettati e forse anche dei parenti della vittima.
Avrebbe dovuto scrivere le cause della morte e, chissà, magari scrivere qualche ipotesi riguardo l'assassino.
Lily si rese conto che prima di arrivare a conclusioni affrettare avrebbe dovuto recarsi sul luogo del delitto.
Sì, avrebbe fatto proprio così.

**********
*il giornalista e scrittore Horacio Verbitsky (nato nel 1942) disse:
"Il Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia, tutto il resto è propaganda. La sua funzione è quella di portare alla luce ciò che è nascosto, fornire prove e, pertanto, dare fastidio".
Non c'entra con quello che sta succedendo in questo momento, ma volevo giusto dare qualche informazione in più. E poi... questa frase mi ispirava. XD

* Tutti autori del periodo del XIX- XX secolo che diedero inizio al genere letterario definito "giallo": Edgar Wallace (1875-1932); Sir Arthur Conan Doyle (1859- 1930), creatore dell'investigatore privato Sherlock Holmes e del dottor Watson; Edgar Allan Poe (1809- 1849), padre del genere poliziesco-psicologico e di molti racconti dell'orrore; Georges Simenon (1903- 1989), ideatore del commissario Maigret; Wilkie Collins (1824- 1889).

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro