7 - Il buongiorno si vede dal mattino

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[Per quelli che si chiedono cosa faccia Olimpia nel tempo libero con il suo serpente domestico: ...]

«Un serpente?» domandò l'ispettore fissando l'agente Rockerford con espressione da pesce lesso. 
«Un serpente, sì» confermò l'altro ancora scosso. 
L'ispettore non si mosse. «Un serpente?» ripeté, nel caso il partner non avesse sentito bene.
«Grosso. Grosso così» balbettò il poliziotto allargando le braccia al massimo per far vedere la grandezza della creatura. 
Alcuni circensi ripresero a ridacchiare, mentre Rockerford continuava a descrivere ad ampi gesti l'animale. Una degli artisti scese dalla grossa cassa di legno sulla quale era seduta e si diresse, ancora con in faccia un sorriso divertito, verso la roulotte "infestata" dal rettile. 
«Non si preoccupi, ispettore, è innocua» disse con un tono che faceva sembrare naturale avere un serpente scorrazzante per la stanza. 
Si avvicinò all'entrata della roulotte e si piegò per prendere qualcosa. 
Quando la circense si sollevò, teneva in braccio un grosso boa lungo oltre tre metri, color verde-giallo pallido a macchie marroni.
«Oh, Candy! Hai spaventato l'agente. Cattiva, non si fa!» esclamò rivolta al rettile con tono di rimprovero, come se si aspettasse di essere compresa. Si girò verso l'ispettore e il suo compagno, e James Dyler poté constatare che quello era effettivamente un serpente.
Volse lo sguardo verso il partner che, cercando di tenersi il più lontano possibile dall'essere squamoso, si giustificò dicendo: «Ho paura dei serpenti!». 
L'ispettore alzò gli occhi al cielo.
«Perdonate la mia Candy, signori: non sopporta gli sconosciuti» disse la giovane donna divertita dall'atteggiamento distaccato di Rockerford, «Mi scusi, agente».
La sua voce, dall'ovvio accento straniero, era calda, dolce, scandiva le parole con tono lento e, per quanto innocente potesse sembrare, un non so ché di attraente e sensuale, come una pantera che osserva la sua preda dall'alto di un albero.

L'ispettore la osservò. Era giovane, dalla pelle chiara e dagli ammalianti occhi scuri. I capelli biondi e lisci come seta le percorrevano la schiena, e in testa portava un frontino nero per evitare che le finissero davanti al volto. Aveva un viso fine e così simmetrico da sembrare una bambola di cera, un naso piccolo e dritto e delle labbra rosee né troppo sottili né troppo carnose.
Il suo vestiario poi, era impossibile non notarlo: una specie di bustino nero e senza spalline metteva in risalto il collo nudo, sottile, e la parte superiore del petto. Ad accompagnarlo c'era una gonna bordeaux che le percorreva le gambe fino alle ginocchia. Il tutto non faceva che risaltare le forme della donna. L'ispettore pensò che quello era un modo piuttosto particolare di vestire e ne rimase colpito. Ma ancor di più lo era l'agente Rockerford, che d'un tratto sembrò essersi dimenticato della presenza del serpente. Era infatti intento a guardare la giovane dalla testa ai piedi, paonazzo in volto e cercando di elaborare una frase di senso compiuto da poter pronunciare guardando negli occhi la circense.
«Ah, no... cioè... non importa... insomma... è molto... una cosa da... ehm...»
L'ispettore decise di risparmiare ulteriori figuracce all'agente.
«Lei tiene un serpente libero per la stanza? Signorina...?» chiese indicando con vago gesto l'animale che ora iniziava lentamente ad allungare la testa per dirigersi verso l'agente Rockerford, senza che questo se ne accorgesse, impegnato com'era a guardare la giovane donna.
«Olimoia Keller» rispose lei con un sorrisetto. «Di solito la tengo in una gabbia, ma non so come riesce ad aprirla sempre» Storse la bocca, carezzando distrattamente il dorso del boa. 
«C'è altro di cui dovrebbe avvertirci prima di proseguire la perquisizione, signorina Keller? Ragni giganti, ratti, coccodrilli?» domandò sarcastico l'ispettore, guadagnandosi un risolino della ragazza, che si allontanò senza dire niente, riunendosi ai suoi compagni ancora tenendo il serpente tra le braccia.

L'ispettore si girò verso Rockerford e gli tirò una gomitata quando notò che stava ancora seguendo la circense con lo sguardo, con la bocca leggermente aperta.
«Mi sta dicendo,» disse l'uomo mentre l'altro riprendeva a spolverarsi la divisa, «che lei vede cadaveri ogni settimana e ha paura dei serpenti?».
L'uomo dai capelli neri fece spallucce, visibilmente in imbarazzo.
«Non è colpa mia, ispettore: quando avevo sette anni mio fratello Terry ha nascosto una biscia nel mio letto, per farmi uno scherzo. Quando ho tirato su le coperte mi è saltata in faccia. Da allora la sola vista di quelle bestie lunghe e striscianti mi paralizza...»
I suoi colleghi che avevano visto la scena tornarono al lavoro sorridendo e scuotendo la testa e Harry Rockerford si sentì rosso dalla vergogna.
Il suo urlo era riuscito persino ad attirare alcuni dei poliziotti appostati all'entrata del circo.
James Dyler se ne vide uno andargli incontro, seguito da una persona a lui sconosciuta.

Si voltò verso il partner e gli fece segno di tornare al lavoro senza di lui, e si diresse verso le due figure.
«Ispettore Dyler» salutò l'agente alto e tozzo, con un segno del capo. «C'è qualche problema? Abbiamo sentito delle urla.»
«Oh, niente di serio, non è importante» interruppe l'uomo facendo un gesto vago con la mano: non era necessario mettere ancor più in soggezione Rockerford. 
Si aggiustò il cappello di feltro beige in testa e si maledisse per aver messo quel trench i primi di luglio: il caldo stava iniziando a farsi sentire. Ora che ci pensava, doveva andare via. Non poteva mica rimanere lì tutta la giornata. E aveva fame. A quanto pareva la colazione a base di caffè amaro e una caramella alla menta delle sette non era stata molto efficace.
«C'è questa signorina... Dice di essere una giornalista. Vorrebbe porle delle domande.»
"Stava andando tutto troppo bene" pensò James Dyler, alzando mentalmente gli occhi al cielo. "Mi sembrava strano che nessuno fosse ancora venuto a disturbare la giornata."
Si decise a rivolgere un'occhiata alla persona accanto all'agente: si ritrovò davanti una ragazza snella, di media statura, con i capelli neri che le ricadevano a boccoli sulle spalle e che facevano da contrasto con la pelle molto chiara. Ed era vestita come se fosse uscita da una vasca di tinture.
La giovane non ebbe nemmeno il tempo di aprir bocca che una voce alle spalle dell'uomo si intromise.
«Ispettore!»
Una donna a qualche metro distante da loro richiamò l'attenzione del poliziotto con un cenno della mano aperta. L'uomo si girò a guardare Lily.
«Mi scusi un attimo» le disse, per poi dirigersi verso la signora da cui era richiesto.
"Dio, ti ringrazio!" pensò tra sé.

La giornalista dondolò un paio di volte sui tacchi. Si sentiva a disagio. Il poliziotto che prima era con lei se ne era andato, lasciandola sola e con la netta sensazione di essere nel posto sbagliato. Quella era la prima volta che si trovava in una situazione simile e non sapeva come agire.
Osservò l'ispettore con cui era quasi riuscita a parlare, guardandosi dal non attirare la sua attenzione, per non passare per una maleducata: alto, sulla trentina, giovane per essere un ispettore di polizia. Conversava con una signora dai capelli biondo-castani che non riuscì a vedere in volto, essendo girata di spalle.
"Deve essere una del circo" pensò Lily, "Dopo potrei parlare anche con lei".
Si guardò intorno, decisa a farsi un'idea del luogo, aggiustandosi il soprabito verde che le arrivava fino alle cosce. In mano aveva il suo taccuino dalla copertina di cuoio con una penna a inchiostro nero legata al bordo. Se lo rigirava tra le mani svogliatamente, mentre iniziava a percorrere piccoli tratti di terra per l'accampamento dei circensi, allontanandosi dal luogo dove aveva lasciato l'ispettore, guardandosi intorno incuriosita.

Da bambina una volta era stata in un circo, insieme a suo padre.
Aveva ancora in mente le luci, le giostre colorate, le piccole baracche tutt'intorno al tendone dove si tenevano spettacoli di burattini, giochi di tiro a segno e qualsiasi altro passatempo che intratteneva la gente prima del grande spettacolo.
Lì non c'era nulla di quello che ricordava. Era vuoto, una semplicità composta unicamente da quel tessuto bianco e rosso retto dai pali di legno che circondavano quella che era la pista da circo. 
Ma quella era la prima volta che vedeva cosa c'era veramente "dietro le quinte" delle performance, e le sembrò un posticino tranquillo: le roulotte erano sistemate come fossero i lati di un quadrato, e nel suo centro un grande spazio dove passare le giornate. In più, Lily conosceva la zona, e sapeva che poco lontano da lì si trovava un grande spazio di terra, dove di solito alcuni pastori portavano i loro greggi a pascolare nei punti più verdeggianti, ma che per la maggior parte era composto da una sorta di prateria, con pochi alberi ma molta erba alta e secca. Risultava, perciò, un ottimo posto per passeggiare, o per stare da soli a riflettere.
"O per commettere un omicidio" le venne in mente.

Nel frattempo che osservava il paesaggio, Lily si ritrovò dalla parte opposta di dove era prima, completamente assorta nei suoi pensieri, tanto da non essersi resa conto di dove stesse andando. Intravide, sul fondo della zona riservata ai circensi, dietro due piccoli tendoni, uno viola e uno arancione, quella che sembrava essere una gabbia, per un animale che non riuscì a scorgere. 
«Serve una mano?» Una voce maschile la fece quasi sussultare.
Lily volse la testa alla sua sinistra, dove tre uomini, sicuramente alcuni dei circensi, seduti su delle sedie di ferro, la guardavano sospettosi.
La giovane rimase alcuni secondi inebetita, con la bocca che si apriva e chiudeva a vuoto, senza far fuoriuscire alcun suono.
L'uomo che le aveva rivolto la parola, anche in tono parecchio burbero, era grande e grosso, dalla corporatura tozza e dei muscoli con cui sarebbe riuscito a mettere al tappeto chiunque. 
Forse fu per via dell'aspetto intimidatorio dell'omone che Lily si sentì a disagio, anche perché era lei l'intrusa che aveva messo piede in quel luogo.
«Ehm» riuscì finalmente a proferire, «Sì, ecco, io sono una giornalista e sono qui per parlare con l'ispettore che adesso sta parlando con quella signora lì e...»
«Lei giornalista è?» la interruppe nuovamente il circense dalla strana e marcata pronuncia, mentre la guardava con sguardo incupito sotto le sopracciglia folte.
«Sì?» rispose la ragazza indecisa, mettendo su un sorrisetto nervoso.
«E allora qua non ci può stare.»
Detto questo, il gorilla di alzò in piedi, risultando molto più alto di quello che Lily immaginava: non gli arrivava nemmeno alla spalla. Chiunque, accanto a lui, sarebbe risultato incredibilmente piccolo. 
Gli altri due, uno dai capelli biondi e il volto smagrito, l'altro pelato e rotondetto, erano rimasti in silenzio con il volto impassibile, squadrandola da capo a piedi.
«Non se la prenda, signorina» le disse quest'ultimo. «Ma non ci piace che tanta gente venga a curiosare qui.»
Il bestione che torreggiava sopra di lei grugnì in tono di assenso, concordando con il compagno e, semplicemente guardando la ragazza, riuscì a farle fare dietrofront verso il tendone da circo, camminando dietro di lei per assicurarsi che raggiungesse l'uscita. Da parte sua, Lily malediceva se stessa per aver iniziato a girovagare per quel luogo, e quel tizio tutto muscoli per essere così grosso e antipatico. In più, rodeva dalla voglia di parlare con l'ispettore, che proprio in quel momento terminò di parlare con la donna dai capelli biondi, salutandola cordialmente con un inchino del capo.

Quando il poliziotto si voltò verso il punto in cui aveva lasciato la giornalista, rimase confuso dal non vederla più.
«Dove...?» incespicò per un momento. Si guardò intorno. Eppure non gli sembrava di essersi allontanato per tanto tempo!
Gli parve di scorgere un indumento verde brillante, che alla luce risaltava come fosse stato un faro segnaletico, e finalmente vide la corvina dirigersi proprio verso di lui, seguita da un gigante di quasi due metri, il quale la seguiva a grandi passi con lo sguardo accigliato.
Inspirando profondamente, il poliziotto si diresse verso il duo, e in particolare verso la ragazza, la quale sembrò parecchio sollevata di vederselo davanti.
L'omone guardò l'ispettore Dyler e, puntando il dito come per sottolineare un avvertimento, esclamò: «Niente giornalisti qui!». E girò sui tacchi, andandosene.
L'ispettore storse il naso. Come se fosse colpa sua!
«È quello che dico anch'io, sa?» disse di rimando per poi voltarsi verso la giornalista, che si atteggiava come se nulla fosse accaduto.
"Ha anche la faccia tosta!" pensò l'uomo, mentre tutte le stanchezze della giornata gli piombavano addosso all'improvviso, "Lei fa brutte figure con i miei sospettati e io ci rimetto!".
«Posso esserle utile?» domandò James Dyler in modo calmo e pacato. In realtà quella era una domanda retorica, ma Lily gli rispose comunque.
«Oh, sì!» disse, sorridendo per cercare di dare una buona impressione, e tese una mano verso l'uomo.
«Lily Hunting, inviata del "Nochtown's journal", molto lieta di conoscerla!» snocciolò tutto d'un fiato, attendendo che l'altro ricambiasse la stretta.
L'ispettore, invece, non reagì subito. Attese qualche secondo per poi decidersi a tirar fuori il meglio di sé.
«Salve! Sono James Dyler, ispettore di polizia. Sono molto felice anch'io di incontrarla,» disse con lo stesso tono di chi felice non lo è per niente, «ma ora sono impegnato in quella che, come lei non sa, si chiama "perquisizione della scena del crimine"». Si assicurò di scandire bene quelle parole, come farebbe un maestro che insegna ai bambini di scuola elementare.
«Che lei, signorina, al momento calpesta» terminò indicando con gli indici di entrambe le mani il terreno sotto di loro, portando la giornalista a guardare per un secondo il pavimento con aria confusa, per poi aprire la bocca per parlare. L'ispettore, però, era deciso a terminare il suo discorso.
«Se veramente è interessata a scrivere qualcosa sul caso, domani sarò apertamente disposto a concedermi a voi giornalisti. Mi scusi per l'attesa, mi scusi per il disagio, buona giornata anche a lei.» E sorrise.
Più che un sorriso sembrava che l'ispettore avesse appena mangiato qualcosa di veramente amaro, e che ora stava sforzando al massimo i muscoli facciali per dare al suo volto un'espressione amichevole, nonostante la sua gola chiedesse con insistenza acqua.
In effetti la situazione era più o meno quella.

Lily non sapeva cosa fare. Non aveva mai pensato a una situazione del genere, e poteva sentire le sue guance bruciare dall'imbarazzo. No, non dall'imbarazzo. Dalla sconfitta. Mai qualcuno le aveva riposto in quel modo così severo e rude, e senza alcuna apparente ragione, per di più, durante i suoi anni di giornalismo.
Sentiva un silenzio provocatorio intorno a loro, nonostante l'andirivieni dei poliziotti che continuava persistente. La ragazza si trattenne dal dire qualsiasi cosa che avrebbe potuto farle ritorcere maggiormente contro l'ispettore.
«Ah» mormorò, con un'espressione mortificata in volto, ma il tono di voce più che sarcastico. «Beh, grazie della sua disponibilità, ispettore. E mi scusi se mi sono permessa di tediare la sua tranquillità lavorativa».
«Non si ponga problemi» la salutò di rimando l'uomo, compiaciuto.
I due si scambiarono uno sguardo di provocazione reciproca, poi si girarono entrambi da parti opposte, Lily verso l'uscita del circo, James Dyler verso i suoi colleghi intenti alle perquisizioni.
"Mio Dio, che essere irritante" pensò l'ispettore aggiustandosi il trench beige e dirigendosi a grandi passi verso l'agente Rockerford. "Spero di non dover più avere a che fare con quella ragazza. Mai più!". Si rese conto che il nome e il faccino innocente di quella giornalista gli facevano venire l'emicrania.
"Se il buongiorno si vede dal mattino" si disse ancora, "questa giornata farà proprio schifo".

"Ma tu guarda che razza di antipatico ottuso mi è capitato! Davvero, quel tipo ha bisogno di darsi una calmata e rivedere le sue priorità di poliziotto!"
Lily piantava con disappunto le scarpe al suolo ogni volta che faceva un passo. Il suo sguardo rispecchiava a pieno le sue emozioni, ancor meglio dei suoi pensieri, che andarono avanti a insultare l'ispettore per tutto il tragitto della giovane fino a casa. Essendo venuta in taxi e non essendoci nessuna cabina telefonica nelle vicinanze, era costretta ad andare a piedi. Il doversi fare tutta quella strada per nulla non fece che aumentare l'indignazione della giovane, la quale cominciava a chiedersi se il signor Wipond non avesse fatto apposta ad assegnarle quel maledetto articolo, per metterla in difficoltà.
"Ma certo" si disse, "Ha organizzato lui tutta la questione dell'omicidio e si messo d'accordo con quel barbagianni solo per far sì che io ritornassi da lui strisciando e implorandolo di rimettermi sullo scaffale dove sono sempre stata!".
Lily decise che per quella giornata avrebbe smesso di fantasticare.
Attraversando il tragitto che precedeva la grande insegna ad arco con su scritto "Der Zirkus von Frau Enger", notò che alcuni poliziotti avevano iniziato a smantellare l'area, mettendo nei cofani delle loro auto i teli bianchi che erano serviti per coprire la zona del delitto. Se ne stavano andando. Chissà se quella sera il circo avrebbe ripreso a fare spettacoli...
A ogni modo, Lily era troppo impegnata a prendersela con l'ispettore Dyler per riflettere su quello.
Aveva trascorso circa un'ora in quel posto, e impiegò venticinque minuti esatti a raggiungere le case più esterne della città.
Era stremata: faceva caldo, un piede le faceva male perché lungo la strada era inciampata su un sasso, aveva fame e non vedeva l'ora di arrivare al numero 13 di Middle Street per trovare la signora Blacklow che preparava il pranzo. Si sarebbe lavata, avrebbe mangiato, poi si sarebbe ritirata nella sua stanza, si sarebbe seduta alla scrivania e... E cosa? Non aveva acquisito un briciolo di informazioni da quel... quel...
«Antipatico» sbuffò irritata Lily Hunting entrando nel suo familiare e confortevole palazzo.
Si tolse il soprabito verde e lo gettò sull'appendiabiti, per poi trascinarsi mollemente verso la cucina, dove la padrona di casa era intenta ai fornelli.

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Prima di tutto, oggi, 30 Marzo, compie gli anni il nostro caro agente di polizia Harry Rockerfor!

Il suo aesthetic lo trovate anche sul mio profilo Instagram @le_perle_di_luce, che ho appena aperto, dedicato interamente alla mia attività qui su Wattpad.
Lì vedrò di pubblicare anche alcuni meme e curiosità riguardanti la storia e i personaggi, man mano che proseguiremo la nostra avventura.

Lily ha fatto la conoscenza dell'ispettore Dyler.
Devo dire che è andata alla grande, no? :D
Ora possiamo finalmente dire di essere entrati nel pieno della storia.
Sono mooolto emozionata :)

Voi come state passando il periodo di quarantena? Spero che da voi vada tutto bene.
Io sono chiusa in casa da più di un mese (che non è una novità, però...)

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