9 - Sotto i riflettori

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A volte basta poco per ritornare bambini: la vista di un aquilone volare alto nel cielo, una vecchia filastrocca usata per addormentarsi o una partita a palla improvvisata con dei ragazzini per strada.
Ciò che Lily vide quella sera la fece tornare indietro nel tempo, a quella volta che il suo papà l'aveva portata al circo e lei era rimasta totalmente ammaliata da quelle giostre luminose, dagli artisti fuori dal tendone ad attirare i bambini divertiti che ridevano alle facce buffe dei clown. Quella volta era diverso, non c'era nulla di tutto ciò; eppure riusciva a percepire la stessa atmosfera, così calda e accogliente, così familiare, e Lily aveva sognato ad occhi aperti per tutto il tempo, facendole dimenticare gli avvenimenti di quei giorni. Nella sua mente era ancora una bambina innocente, che sorrideva felice tenendo la mano a suo padre che, giovane e allegro, la guardava come fosse la cosa più preziosa al mondo, come se vederla sorridere fosse per lui l'unica fonte di gioia. Perché era così.

Ad accompagnare le esibizioni che si susseguirono una dopo l'altra, ci fu il suono di un pianoforte, che allietò tutti gli spettatori con delle musiche stupende, suonate con tale maestria e perfezione che alla giornalista venne da sorridere ascoltando quelle note.
Proprio come aveva detto la donna, il primo fu uno spettacolo comico messo in scena da due clown, che inscenarono delle situazioni divertenti alternandole con dei brevi spettacoli di giocoleria, che rese i bambini presenti decisamente felici.
I due uomini erano vestiti in modo molto diverso l'uno dall'altro: il primo era alto e cicciottello, vestito con una buffa camicia gialla a toppe, un paio di pantaloni rossi anch'essi tappezzati con pezzi di stoffa colorata e una bombetta viola, poggiata su una parrucca liscia color verde pistacchio, molto voluminosa, tanto che il cappello era sorretto dalle ciocche, rischiando di cadere. Il suo era un ruolo piuttosto sciocco, e infatti era quello che inventava i vari giochi da fare con il compagno, creando la maggior parte delle scenette comiche.

Il secondo pagliaccio, invece, era l'esatto contrario. Quando era entrato la prima volta in scena, Lily lo aveva scambiato per un bambino, che però non era, vista la barbetta scura che ricopriva la mascella e il mento. L'ometto era vestito con abiti scuri, un pantalone e un gilè grigi accompagnati da una camicia bianca, tutti fatti su misura per lui. Con la bombetta che portava in testa, aveva un aspetto piuttosto formale, se non fosse stato per il volto truccato. Persino quello lo rendeva triste: la pittura bianca era tracciata solamente da due linee verticali, come fossero lacrime, e nessun naso rosso, che invece era ben visibile sul faccione allegro dell'altro.

Rimasero in pista per un po'. L'uomo cicciottello estraeva dai pantaloni del suo costume vari oggetti, come palline colorate, lunghe file di fazzoletti legati tra loro, e persino tre birilli, costringendo poi il compagno a partecipare alle attività di giocoleria, con il pianoforte che continuava a suonare, rendendo alcune azioni ancora più divertenti. Fecero roteare i birilli, lanciandoseli tra loro, e il nano andò a prendere anche un monociclo, salendoci sopra e iniziando abilmente a lanciare in aria le palline colorate, meritandosi gli applausi da parte del pubblico. James Dyler batteva le mani leggermente controvoglia, ma assistette alle scenette con quello che sembrava l'ombra di un sorriso di noia.
I due clown intrattennero gli spettatori per una decina di minuti soltanto, eppure a Lily parve molto di più.

Quando con un inchino entrambi uscirono dalla scena, il clown cicciottello portò, piuttosto a fatica, una valigia. Sembrava di pelle, marrone scuro e piuttosto grande. Il clown poggiò la valigia al centro della pista, fece scattare i ganci che la tenevano chiusa e poi se ne andò.
Nel frattempo, la musica del pianoforte aveva cominciato a rallentare, fino a cessare del tutto, per poi riprendere accompagnati da un violino, quando la valigia si aprì, lasciando tutti sorpresi. Al suo interno c'era una donna, dai corti capelli neri e una tutina da ballerina rossa, piegata in modo innaturale in modo da entrare nello spazio stretto. Lily poté avvertire Nicole sobbalzare e spalancare la bocca e gli occhi con profonda meraviglia. «Che bello!» sussurrò la piccola. La giornalista sorrise.

Una volta che la contorsionista si fu messa in piedi, eseguì quello che sembrò un delicato inchino e iniziò a volteggiare per la pista, esibendosi in un balletto alternando danza con contorsionismo. Era davvero brava. Si muoveva con grazia ed eleganza sulle punte dei piedi coperte da scarpe da professionista, con accurata precisione degna delle migliori ballerine dell'Opera, usufruendo dell'intera pista per fare piroette, salti, capriole e delle serie di esercizi impossibili.

Gli spettatori la osservarono affascinati da quei movimenti incredibilmente severi e perfetti, sulle note di una musica lenta, triste, ma da cui scaturivano delle emozioni che Lily non riuscì bene a spiegarsi. Era come se il cuore avesse degli sbalzi ogni volta che la musica raggiungeva le sue orecchie, causandole un emozione che, unita alla danza della contorsionista, la rendeva piena di sentimenti di vario genere. Una signora nella fila davanti alla loro si commosse anche, e la ragazza la vide asciugarsi una lacrimuccia con un dito, per poi alzarsi in piedi e applaudire con entusiasmo come molti altri spettatori quando la ballerina e la musica terminarono il loro numero. Persino James Dyler batté le mani, pensando che la musica meritava molto e che quell'esibizione era una delle migliori. Rimase di quell'idea fino al termine dello spettacolo.

La circense era ritornata al centro della pista e aveva fatto un inchino, rimanendo piegata, un piede davanti all'altro, attendendo che il pubblico terminasse gli applausi che scrosciarono per una decina di secondi prima che la pista si facesse nuovamente buia lasciando la possibilità alla donna di uscire dalla scena.

Seguì uno spettacolo di funambolismo, dove un ragazzino tenne tutti col fiato sospeso camminando con abilità su una spessa corda - probabilmente avvolta attorno a un filo di ferro, in modo da non flettersi sotto il peso del circense -, un piede davanti all'altro, le braccia leggermente sporte verso i lati per mantenere l'equilibrio. Di tanto in tanto si fermava e cambiava direzione, e alcuni spettatori sussultavano ansiosi senza staccare gli occhi dal punto in cui si trovava, aspettandosi una sua caduta che, fortunatamente, non avvenne.

Vi furono due ragazzi che si esibirono in salti, verticali, capriole e ogni genere di acrobazia possibile. A Lily sembrò di aver già visto uno dei due giovani: somigliava al ragazzo della farmacia, che a quanto pareva nonostante l'aspetto malaticcio riusciva perfettamente a reggere il compagno sulle braccia, anche lui molto magro e quindi abbastanza leggero. A far parte di quell'esibizione vi fu anche l'omone con cui Lily si era scontrata quella mattina: sollevò una grande pedana di legno solido, mantenendola in equilibrio su due mani e, abbassandosi, permise ai due circensi di salirci sopra per mantenersi l'uno sull'altro in equilibrio. Considerata l'altezza dell'uomo forzuto e la pericolosità di quelle azioni, a Lily venne il cuore in gola pensando a cosa sarebbe potuto succedere se il gigante avesse perso la presa della tavola.

Un mangia-fuoco eseguì una serie di giochi con le fiamme, facendo volteggiare in aria delle torce accese e con cui addirittura si accarezzava la pelle senza bruciarsi.
Seguì un giovane lanciatore di coltelli, un ragazzo albino, che lanciò dei pugnali dalla lama sottile contro un grande bersaglio di legno, evitando per un soffio la ragazza che ci stava davanti, senza il minimo senso di paura.
I due acrobati precedenti si esibirono anche col trapezio, insieme a una ragazzina bionda che in seguito lasciò tutto il pubblico a bocca aperta con una danza aerea su un cerchio appeso a qualche metro da terra, calato apposta per l'occasione.

La musica sfumava al termine di ogni performance, cambiando a seconda del genere di artisti che entravano in pista, per creare ogni volta un'atmosfera magica. Il pianoforte non smise un secondo di suonare, le note persistevano nell'aria come un sogno, che veniva reso ancora più chiaro quando il violino si aggiungeva al primo strumento.
Calò il silenzio solamente per la penultima esibizione, dove un mago e la ragazza che precedentemente aveva fatto da assistente al lanciatore di coltelli intrattennero il pubblico con giochi di illusionismo che affascinarono tutti, in particolar modo i bambini. A Jasper e Nicole brillavano gli occhi ogni volta che l'uomo, vestito con un elegante smoking nero e un papillon, faceva comparire dalle sue mani una colomba, o un mazzetto di fiori, che donava poi a una delle donne nella prima fila con un sorriso ammaliatore. Per loro era veramente qualcosa di reale, anche quando la giovane assistente scomparve all'interno di una grande cassa di legno per poi riapparire nuovamente a uno schiocco di dita del prestigiatore.
Il mago, dal marcato accento francese, arrotondava le "r" e comprimeva insieme alcuni suoni, rendendo la sua parlata piuttosto buffa. Aveva però una mimica da attore, che andava accentuando con vasti gesti delle braccia e delle mani, che evidenziava ogni parola che diceva, attirando verso di sé tutti gli sguardi dei presenti.

Per lo spettacolo finale venne sistemato un cancello lungo tutta la pista del circo, permettendo così di far entrare in scena tre grosse tigri dalla pelliccia rossastra e striata di nero, che accompagnavano una giovane donna dai lunghi capelli biondi legati in una coda alta, che iniziò poi a giocare con loro, accarezzandone la testa, facendo far loro giravolte e salti nei cerchi. Le tre bestie addomesticate, al solo gesto della padrona, si alzavano sulle zampe posteriori e facevano "saluti" al pubblico.
E il pubblico applaudiva.

«È stato stupendo!»
All'uscita dal tendone, Nicole saltellava felice come non mai, in volto un sorriso che le passava da orecchio a orecchio, facendo esplodere Lily in una risata sincera. «Sono molto felice che vi sia piaciuto. Anche io mi sono divertita.»
«Peccato che mamma e papà non siano venuti. Avremmo potuto divertirci insieme» disse Jasper un po' dispiaciuto, ma non gli si poteva nascondere l'emozione della serata.
«Signorina Hunting!»
James Dyler seguì la ragazza e i due bambini, facendola voltare con espressione dubbia. Quando vide l'uomo avvicinarsi, Nicole si illuminò ancor di più: credeva che fosse un amico di sua zia, e questo faceva di lui anche un suo amico.

«Ispettore. Come le è parso lo spettacolo?» domandò la giornalista sorridendo. L'uomo fece un gesto vago con le spalle. «Sono più un tipo da musica da camera. In ogni caso non ero qui per divertirmi.»
«Non avevo dubbi.»
«A parte questo, miss Hunting, vorrei ricordarle di presentarsi nel mio ufficio, domani. Alle dodici.» Lily annuì, non stupita di quella professionalità e superiorità nel suo tono.
«Passi una buona serata, ispettore. Spero che domani potremo ricominciare da capo la nostra presentazione.»
L'ispettore assottigliò gli occhi, salutando con un gesto del capo, dirigendosi nel retro del circo, non prima di aver abbassato lo sguardo verso i due bambini, rivolgendo loro un breve sorriso.
«Ciao, ciao, signore» mormorò Nicole prima di dirigersi con la famiglia verso l'uscita del circo, prima di andare a prendere il taxi.

Lily e i bambini salirono sul marciapiede difronte la casa numero 17 di Purple Street nello stesso momento in cui la vettura nera dei coniugi Kyter si accostava. Elizabeth era stata convinta per tutto il tempo che sarebbero arrivati a casa per ritrovare Donna addormentata sulla poltrona, e senza la minima traccia dei bambini. Ritrovarseli davanti casa, perciò, la rese piuttosto soddisfatta e sollevata.

«Mamma, mamma, è stato bellissimo!»
Nicole e Jasper lasciarono le mani di Lily, che li guardò correre verso i genitori con un risolino.
«Dovevi esserci, mamma: c'è stato un mago che faceva apparire e scomparire le cose. Ha fatto anche uscire una colomba dalla sua mano!» esclamò Jasper, prendendo per mano la donna e accompagnandola verso la porta di casa seguito dalla sorellina.
«E c'erano anche i grossi gatti a strisce!» disse la bambina, riferendosi alle tigri, che prima di allora aveva visto solo nelle storielle di avventura che le leggeva la domestica.
«E poi c'era una donna nascosta in una valigia!»
«Una ragazza volava!»
Elizabeth sorrideva e annuiva, divertita dai loro racconti emozionanti e innocenti, che rendevano un qualcosa di semplice e concreto una situazione incredibile e surreale.

«Lily.» Una volta che furono rimasti indietro, John si fece vicino alla giovane giornalista e le disse: «Il signor Morrison ha voluto farci un annuncio: ci ha riferito la spiacevole notizia della morte di Sean O'Gryler».
Lily si morse la lingua. «Sì. Sì, lo so.»
«Il signor O'Gryler era uno dei nostri principali clienti, in banca. Era un grande amico del signor Morrison» continuò il cognato, guardando Lily con i suoi occhi nocciola, come se si aspettasse che gli dicesse qualcosa.
«È il caso di cui mi occupo. Domani andrò alla centrale di polizia per parlare con l'ispettore.»
«Com'è morto?»
«Non lo so. Immagino che dovrò anche andare dalla signora O'Gryler, domani.»
«Porgile le condoglianze da parte mia» disse John, fermandosi sull'uscio di casa per salutare Lily. «Speriamo che l'assassino venga trovato subito: un uomo talmente generoso non meritava di morire così presto.»
In tutta risposta, la ragazza annuì, d'accordo con lui.

Alla fine di ogni spettacolo, nelle quinte del tendone si creava il classico ambiente caotico di sempre: chi portava via le gabbie degli animali, chi correva a togliersi il costume, chi aiutava un altro a rimettere a posto gli oggetti di scena. Un cane abbaiava e camminava dietro a chiunque incontrasse, curioso di capire cosa stessero facendo.
Il tutto accompagnato da uno schiamazzo generale.
«Löwe, togliti dai piedi, non vedi che non riesco a passare?»
«'Nardo, puoi legare quelle corde?»
«Credo di aver perso uno dei miei coltelli.»
«Lo avrai lasciato nel capanno...»
«Non è possibile, non sono disordinato come te!»
Poteva sembrare strano, ma ogni sera era la stessa storia. Era come se tutti si dimenticassero cosa fare, creando ogni volta una situazione nuova, ma che rendeva i vari giorni differenti.

Non appena James Dyler mise piede nel retro del tendone, si ritrovò in quella confusione che lo rese piuttosto spaesato, e iniziò a vagabondare in giro alla ricerca di Frau Enger. Nessuno sembrò fare caso a lui, o forse tutti tentavano di non prestargli attenzione, per evitare il suo sguardo, come se quel gesto potesse addossare loro un qualche tipo di colpa.
«Entschuldigung
Un ragazzino lo urtò superandolo senza nemmeno voltarsi per chiedere scusa, lasciando cadere una delle clavette che portava in mano. L'ispettore si piegò a raccoglierla, cercando di richiamare indietro il circense, ma quello parve non sentirlo. Perciò, James Dyler si limitò a poggiare su una scatola di legno lì vicino l'oggetto di scena e a proseguire diretto verso le roulotte, dove finalmente era riuscito a individuare la matrona del circo. La salutò, con un cenno elegante, e prese a dare indicazioni per la centrale.

In un angolo, tre uomini li osservavano in silenzio.
«Lo sbirro è tornato» ridacchiò il mago, con la sua solita pronuncia francese che mai era riuscito a eliminare. Venne però zittito dal mangiafuoco, che lo rimproverò seriamente. «Chiudi il becco, Gilbert. Voglio vedere se riderai quando l'ispettore scoprirà che non hai la fedina propriamente pulita.»
A quel punto il francese smise di sorridere, voltandosi a guardare il bruno con sguardo stupito. L'elaborato trucco attorno agli occhi azzurri fece risaltare ancor di più la sua espressione di disappunto. «Abbassa la voce. Cosa c'entra questo?» Sembrava offeso.
Quella volta fu l'altro a distendere le labbra. «Pensi che farebbe un'eccezione soltanto perché ha per le mani un crimine più importante? Prima o poi tutti pagheremo per i nostri peccati.»

Gilbert Viville rise a quell'ultima frase, mostrando la dentatura bianca e perfetta, dando una pacca sulla spalla al compagno. «Oh, Zakhar, questi tuoi pensieri intelligentes mi tirano sempre su di morale!»
Il mangiafuoco non replicò, sapendo che con Gilbert non c'era mai un discorso veramente serio.
Accanto a loro, Sven Huberen, finalmente libero dai voluminosi costumi da clown e il trucco bianco, seguiva con lo sguardo l'ispettore Dyler che, terminata la sua discussione con Frau Enger, si stava ritirando. Si grattò nervosamente la testa pelata.

«È vero» disse facendo volgere i due circensi verso di lui. «Prima o poi tutti dovremo pagare. E, Gilbert, non dovresti ridere in un momento del genere. Non credo ci sia bisogno di spiegarti in che situazione siamo finiti tutti noi.»
Il mago inspirò profondamente. «Certo che lo so. Ma personalmente non ho nulla da dire a riguardo, se non che mi dispiace, d'accord? E per voi spero sia la stessa cosa.»
Fece una smorfia di disgusto all'odore della sigaretta che il bruno accanto a lui aveva appena acceso.

Sven sospirò: ciò in cui tutti si erano cacciati gli faceva riaffiorare brutti ricordi, e la cosa lo rendeva nervoso. Per un attimo, fu tentato di chiedere a Zakhar un tiro dal piccolo cilindro contenente tabacco.
«Sai cosa ne penso io, Gilbert. E se scopro che uno di voi ragazzi c'entra qualcosa in tutto questo...» Si zittì, preferendo che l'argomento si fermasse lì.
«Andiamo, gli attrezzi non si sistemano da soli.»
Il trio si incamminò verso il tendone per prendere gli oggetti rimasti. Gilbert, però non aveva smesso di pensare alle parole di Zakhar.
«E comunque, io i miei peccati li ho già scontati» disse stizzito. «Tu, invece, Zakky? Qualche peccato da confesser
Il russo non rispose, tirando un'ultima boccata alla sigaretta prima di gettarla a terra.

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Uno dei primi aesthetic che ho fatto e mi sono subito piaciuti questi colori messi insieme.
E anche un piccolo "spoiler" del personaggio di Gilbert.

Questo capitolo è stato forse il più faticoso mai scritto per via delle descrizioni dello spettacolo 🤣
Il finale ne è valso la pena, però. Ho voluto darvi un piccolo approccio con i circensi prima del capitolo successivo. L'interrogatorio sarà un modo per iniziare con la presentazione dei personaggi!

E l'indagine può finalmente iniziare.

P.S. Non riesco a trovare dei separatori adatti alla storia. La macchina da scrivere è la cosa più scontata (ma carina) che mi sia venuta in mente.

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