La presentazione

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Ancora una volta sono qui a ringraziare le bibliotecarie per l'ospitalità, nonché il gentile pubblico per la sua presenza a questa presentazione. Onoratissima e lusingata per l'attenzione, vado senza indugio a parlarvi della mia ultima fatica; sull'onda del successo delle Memorie della teiera, sono nate le:

Confessioni di una caffettiera

e ancora una volta la scintilla è scoccata in questo biblioteca.

Forse sono queste incantevoli giovani donne che accolgono i visitatori col riguardo di ospiti d'onore, forse sono le bevande offerte, che conciliano l'apertura della mente agli stimoli intellettuali che vibrano vigorosi in questo luogo; forse hanno avuto un merito anche i dolcetti, particolarmente, se siete totalmente astemi come me, quelli al rum...

fatto sta che mentre mi godevo l'atmosfera magica della libreria, qualcuno è entrato alla ricerca di un testo piuttosto singolare. Troverete descritto questo ingresso nel primo capitolo, modestamente un piccolo capolavoro d'incipit. 

A colpo d'occhio, capite, compresi che c'era qualcosa di fuori dal comune, nell'uomo che si avvicinava al bancone. Come ricorderete, io sono la signora in giallo sputata, Agatha Christie mi fa un baffo e alla mia attenta scansione, di chiunque io incroci, non sfuggono MAI dettagli significativi e 'sospetti'. 

Dunque, il tizio in questione era vestito di grigio: giacca monopetto con spacchetti dietro, e pantaloni in tinta. Camicia color crema e cravatta Regency. Capelli castani, alto 1,75, peso 72 kg (misurazioni a occhio). 

Scarpe nere, occhiali con montatura rotonda, ampia, in celluloide verdina. 

Capite? Non vi salta immediatamente all'occhio della mente il dettaglio incriminante? 

No?

 Infatti non può, perché non c'è. Tutto era normale, quello era il tizio più normale si fosse mai visto, il più anonimo. E fu questo che mi fece drizzare le antenne. Un criminale conduce sempre un'opera rigorosa di mimetismo.

Mi avvicinai sospettosa e trovai immediata conferma: chiedeva di leggere La storia infinita, di Ende.

«Un po' fuori età», commentai con aria svagata e sorridente. (La signora in giallo tenta, ma solo maldestramente, di copiare, nei telefilm, la mia aria cordiale e ingenua, frutto di astuzia sopraffina).

L'uomo mi sorrise, e rispose: «Certi classici per ragazzi meritano una rilettura in età adulta!»

Ora, il suo sorriso prendeva solo la bocca. Non si formavano ai lati degli occhi quelle rughette che denotano un sorriso sincero, affabile. No, quel tirare le labbra a scoprire i denti non aveva nulla di cordiale, e mi diede brividi premonitori.

Intanto la bibliotecaria compilava la scheda e il nome dell'uomo si aggiunse alla lista degli indizi: MacKrivell Edmond.

Così strabiliantemente falso, assurdamente straniero, da rimanere a bocca aperta.

Lo so, state per chiedermi: Ma un criminale non tentava di passare inosservato? Non dovevamo aspettarci piuttosto un Mario Rossi, per insospettirci?

No, miei cari detective principianti, questo vale per la marmaglia. Ma i GENI del crimine amano firmarsi con nomi evocativi, che restino. Come Edmond, che se cambiate una lettera si trasforma nell'anagramma di Demone,  e Krivell, che riecheggia il verbo crivellare.

Mentre riflettevo paralizzata, l'uomo prese il libro e si avviò all'uscita. Cosa vi sareste aspettato dalla vostra arzilla Msr Canarino?

Vi rimando ai capitoli secondo e terzo per il pedinamento. Che si concluse davanti all'ingresso di un sottopassaggio.

Ora, ci sono città in cui un sottopasso conduce in vasti ambienti caldi, ricchi di negozi sotterranei, con più uscite in varie direzioni che permettono di attraversare in sicurezza immensi incroci e pericolosi garbugli di binari tranviari, dove flussi di traffico veloce si intrecciano intorno a rotatorie desolate, come isole assediate dai marosi.

Altrove le scale scendono verso una stazione metropolitana.

A volte infine conducono a infami bagni pubblici, il cui degrado e fetore respinge come un monito qualunque persona normale.

Tale si presentava questo, buio e già dai primi gradini visibilmente abbandonato all'incuria, coi muri che si stringevano a mo' di stretto budello imbrattati di scritte sguaiate.

Ciononostante mi ci avventurai, badando alle pedate dei gradini sbeccate e rese sdrucciolevoli dall'umidità. A neppure dieci passi si era investiti da un soffio d'aria acre, fredda e olezzante di marcio. E la luce dalla strada sembrava risucchiata e spenta, immergendosi quasi improvvisamente nel buio.

Mi fermai incredula perché, ancora nella penombra, mi separava dal buio totale una cancellata chiusa, di quelle a saracinesca, da negozio, con tanto di lucchetto.

Ora questo era impossibile, perché l'uomo col libro era sceso appena poco prima di me, e non era risalito. Ma non era lì e la cancellata aveva l'aria solida e arrugginita, come fosse bloccata da anni.

Ragionai che doveva essere un'illusione. Mi rammentò il binario 9 e trequarti di Harry Potter. Presi coraggio e mi fiondai verso la cancellata, come volessi sfondarla. Ci rimbalzai contro.

Mentre mugugnavo massaggiandomi la spalla dolente, mi avvidi che sul pavimento sporco cresceva perfino del muschio, lungo la congiunzione tra mattoni e muro laterale, e tra mattoni e ferro. Lungo l'altro muro, invece, no.

Allungai la mano ed essa attraversò il muro, null'altro che una immagine olografica proiettata per mascherare una porta sempre aperta su una scala ben più pulita e illuminata, ancorché silenziosa e, soprattutto, dal curioso andamento a chiocciola, così che non si vedeva, da lì, dove conducesse. Scendeva. 

Cosa avreste fatto voi?Non quello che feci io, forse.

Scesi. Gradino per gradino, confortata da un odore non più sulfureo, benché ancora forte, come di erba umida, di vegetazione calpestata. Infine, la spirale si concluse e mi trovai su un balconcino, con visuale su una ampia cavità, confrontabile a una grotta.

L'uomo col libro mi squadrò sorpreso.

«Non avevo capito che fossi dei nostri», mi disse, «complimenti, un ottimo travestimento».

Inchinai il capo con degnazione, mentre il cuore andava a mille. Di che diamine di fazione pensava fossi parte, da giudicarmi 'travestita'?

«Vieni anche tu a Roccabrunita?» s'informò: «Il volo partirà a momenti».

Il volo? Scrutai la vasta caverna, chiusa in ogni direzione. Poi, rammentando il trucco del muro, mi chiesi se una o più di quelle pareti fossero solo apparenti. Come a rispondermi, un essere enorme parve attraversare la roccia, prendendo corpo avanti a me.

«No», sussurrai fissando ad occhi sgranati il capo leonino grosso quanto tutta me che mi ansimava a tre metri di distanza.

«Attendi qui in stazione il prossimo drago per Fantasìa, quindi», insistette l'uomo di cui distinguevo ora strane orecchie appuntite e un color di pelle azzurrino. Alla faccia dei dettagli che mi erano sfuggiti!

«Sì, sì aspetto il prossimo... drago»,

confermai rimirando le amplissime ali che si aprivano e vibravano come l'essere stesse scuotendo via gocce di pioggia. Forse aveva volato nelle nuvole, meditai, mentre tendeva le enormi membrane. Dalle fauci eruttò improvvisamente fiammate bluastre, e arretrai al calore di quel fuoco con cui, compresi esterrefatta, si asciugava.

«Il ghiaccio sulle ali è pericoloso», commentò Edmond con naturalezza, manco quello fosse un Boeing 747.

Poi stese la mano a richiamare l'attenzione della creatura e quella si addossò alla ringhiera, offrendo una groppa su cui spiccavano fissati in una fila ordinata cinque seggiolini. Edmond scavalcò agile il parapetto e camminò sulla schiena del drago, scegliendo un seggiolino centrale.

Si sedette all'indiana, e si assicurò con delle cinghie a mo' di bretelle. «Allora buon viaggio», mi gridò mentre il drago si rigirava mostrandomi le terga, frustando l'aria con la lunga coda serpentina.

Rimasi incantata a fissare le immense ali da pipistrello che distese nello slancio, le poderose zampe posteriori su cui si impennò, il baluginare di scaglie color smeraldo, nella miglior tradizione draghesca.

Volete sapere se attesi veramente, il drago successivo? Se esiste nel sottosuolo della nostra città una stazione dall'accesso celato eppur accessibile a tutti? Volete sapere se esistono vari modelli di draghi, dal monoposto al charter? Acquistate le Confessioni di una caffettiera, vi prometto una lettura da brivido!





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