Stravolgere il senso

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Donna, oggi. Lo vedete anche voi, è sotto gli occhi di tutti. Nel mondo la società è differentemente organizzata per grandi aree, e in alcune di queste la condizione femminile è quella dell'ultimo anello di una catena che affonda nella melma.

Dove c'è guerra e fame, donne e bambini sono quelli che pagano il prezzo più alto, ma parlarne non è neppure giusto, così da lontano. Di questo lascio che scriva chi sa, chi ha vissuto da vicino, per mestiere o per avventura (o disavventura); chi può testimoniare l'orrore delle mutilazioni, degli stupri, delle pulizie etniche, della schiavitù.

Al confronto, le donne italiane vivono in Paradiso. Eppure, direi che anche da noi, ancora, non si è raggiunta quella condizione auspicabile che permetta a ogni creatura, quale che sia il suo genere, di esprimersi e realizzarsi compiutamente.

Si parla molto di pari opportunità, ma si confondono spesso le lingue: anziché di equilibrio, molti giudicano si parli di inversione di ruoli. Gli uomini spesso parlano come si aspettassero di voler essere sopraffatti, come se avvertissero l'atteggiamento femminile minaccioso, come se temessero una 'vendetta' sociale.

E le donne, inutile negare, hanno condotto per decenni una guerra poco accorta, troppo ispirata al modello maschile. Come se ottenere pari dignità fosse fare le stesse cose nello stesso modo degli uomini. Ne sono derivati equivoci pericolosi e assurde incomprensioni.

Sgombriamo il campo, allora, da conclusioni sbagliate: non è una guerra, che le donne cercano (si spera!). Non sono gli uomini, i nemici! Né la vendetta, l'obiettivo. Non sarà lo scontro sociale, il risultato che farà giustizia degli errori del passato.

Serve cambiare atteggiamento, da parte di uomini e donne insieme. Serve abbattere le limitazioni illogiche che negavano alle une come agli altri determinate libertà. È una lotta comune che ci deve vedere affiancati e complici, per raggiungere una effettiva realizzazione; niente recriminazioni inutili, e niente stereotipi ammuffiti. Uomini e donne DEVONO collaborare, stimandosi e riconoscendosi diritti e doveri. Tra i diritti, quelli di essere diversi senza sentirsi categoria inferiore (o superiore).

Professioni prevalentemente maschili o femminili? Mi sembra logico, i due sessi hanno caratteristiche psicofisiche diverse, che possono essere importanti in certi lavori. Tranne che chi abbia particolari capacità, magari atipiche per il suo sesso, non debba rinunciare, non debba sentirsi discriminato, né essere pagato diversamente.

Basta donne che si sforzano di sembrare uomini, per essere prese sul serio sul lavoro. Siamo donne, non vergognamocene, gli uomini devono rispettarci per quello che siamo.

Basta anche alle donne che sfruttano slealmente le loro caratteristiche, però, se sono ammesse alla pari nelle mansioni: se pagate come uomini lavorino come uomini. Siamo donne, non facciamo in modo di doverci vergognare d'esserlo.

Basta uomini che rifiutano di vedere che la vita si svolge in più ambienti, e che in tutti serve svolgere la propria parte: in casa, sul lavoro, nella cerchia di amici... spesso le donne sono caricate di incombenze doppie, perché il loro compagno si assume solo quelle sul lavoro (cioè quelle retribuite! Troppo facile, molte altre cose sono indispensabili a vivere bene, e vanno fatte, anche se gratis).

No, signori, occorre partecipare in ogni 'campo' e fare gioco di squadra. Credo che le idee guida, nella teoria, siano ancora confuse e nella realtà concreta ancor meno praticate.

Mi chiedete indignazione, per lo stravolgimento sul social del significato della foto qui sopra, che in realtà fa riferimento a una iniziativa della Women's League russa, nel primo Novecento e quindi in pieno periodo suffragista, nella quale le donne invitavano gli uomini a ballare, lanciando un messaggio di parità dei sessi.

Comprensibile l'amarezza, ma sui social vedo così tanta malafede e veleno e aggressività che non mi stupisco, purtroppo; vi confesso che faccio una selezione spietata delle poche persone con cui gradisco essere in contatto.

Cerco di limitarne l'uso al massimo e solo in ciò che immagino possa essermi utile, rinunciando all'idea che sia una finestra libera aperta sul mondo. Avrebbe forse potuto esserlo, in una società utopistica. A tutt'oggi è strumento usato da chiunque per qualsiasi scopo anche immorale al massimo grado. Unica libertà lasciata a noi utenti, ritrarci e usarlo poco e con accortezza estrema.

Detto ciò, per me chi inneggia all'odio testimonia solo l'infelicità della sua condizione; chi odia non ha patria, non ha ideali, non ha felicità, è una persona povera nel più profondo e distruttivo dei sensi.

Che sia odio verso un paese, verso una fede sportiva, verso una categoria, verso una cittadinanza, verso qualsiasi cosa... chi odia è un povero di spirito, e io lo compatisco. Senza per questo negare la mia condanna fermissima.

Ferma ma disillusa, certe persone occorre solo attendere che concludano la propria vita. Mancano dell'intelligenza e della cultura per ravvedersi, sono abbandonati alla loro miseria spirituale, sono persi, ormai.

Unica speranza le nuove generazioni, l'istruzione, la testimonianza di uomini e donne nuovi e soddisfatti di esserlo. L'esempio e la parola, questo solo è il modo di vivere da Donne, con la D maiuscola. E da Uomini, con la U maiuscola.

Mia nonna nacque nel 1800. Essere donna di cultura e di cuore le comportò alcuni prezzi. In tre generazioni abbiamo scavallato il 2000. Essere donna di cultura e di cuore ha comportato per me alcuni prezzi. Pagati con un sorriso tirato, nel momento in cui sono stati riscossi, ma che ora mi fanno star bene.

Non ho aderito alla 'prassi', ho fatto scelte controcorrente, per me corrette, le rifarei. Ma lo dico chiaro, la forza di tenere il punto mi è venuta da un compagno che le ha condivise. Che ha scelto con me, che ha creduto in me, che ha cresciuto con me i suoi figli, maschio e femmina, persone serene ed equilibrate, per il domani.

Che altro dire? Cambiare il Mondo, da soli, non si può. Cambiare il proprio piccolo mondo, vivendo, si può tentare.

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