Il rifugio

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«Diciassette orizzontale: "Cecco di Marienbad"... Mmm...» Francesca era rannicchiata sul divano con il cruciverba sulle ginocchia e continuava a picchiettarsi il naso con la penna a sfera. «Mmm... Cinque lettere... Mmm...»

Nemmeno un metro più in là si fece vivo un sospiro stanco. Roberto era seduto, o meglio sprofondato, in una delle poltrone della sala comune del rifugio, quella più vicina al camino acceso: la neve gli aveva inzuppato i pantaloni fino a metà polpaccio ed era ancora intirizzito; pregò solo di non prendersi un malanno.

Guardò per l'ennesima volta la donna attorcigliata su se stessa e sul divano ormai consunto: «Boemo».

«Cosa?» gli chiese lei, sollevando lo sguardo dal foglio.

«Boemo. Il tuo Cecco» le indicò il giornale con un dito.

«Ah! Grazie». Francesca sorrise e trascrisse la parola suggerita nelle rispettive caselle. «Ci sta!» dichiarò soddisfatta.

«Lo so». Una risata gutturale gli sfuggì dalla bocca, poi tornò al suo libro; era stato l'unico, tra quelli disponibili nella piccola libreria di legno, ad avergli ispirato curiosità.

Passò ancora qualche altro minuto senza che nessuno dei due parlasse. Nel salone non si sentiva nulla, tranne il ticchettio della vecchia pendola appesa al muro del rifugio, il crepitio della legna che ardeva nel camino; dall'esterno arrivava il fruscio dei rami del bosco, sbattuti dal vento, che si scrollavano il peso della neve di dosso. E poi, da tutto questo nulla, il suono secco della pagina di carta che Roberto voltò.

Allora fu Francesca a sospirare stufa. «Robbie, ma si può sapere che stai leggendo?»

Roberto sollevò la copertina per permetterle di leggere il titolo.

«"Alta fedeltà" di Nick Hornby». Francesca sorrise ironica.

«Che c'è da ridere?» La scrutò in viso attentamente.

«Tu gli somigli. Al protagonista, dico» indicò il libro dell'amico con la penna.

Roberto sollevò un sopracciglio incuriosito. «Perché si chiama Rob anche lui?»

Francesca scosse la testa.

«Perché è maledettamente affascinante?» chiese ancora ridendo.

Anche lei rise, ma era sarcastica. «Ti piacerebbe! No. Perché è maledettamente incasinato. Riesce a fare un sacco di cose sbagliate prima di farne una giusta».

«Ssshh! Non mi spoilerare niente!» Roberto si mise le mani sulle orecchie cercando di non ascoltare altro.

«Perché? Dove sei arrivato?» L'amica aggrottò la fronte senza capire.

Lasciò cadere le braccia sulle ginocchia, spossato. «A pagina quattro» ammise candidamente.

Francesca spalancò la bocca e gli occhi incredula. «Sono due ore che hai tra le mani quel libro e sei solo a pagina quattro? Ma quanto sei lento?»

«Non sono lento!» replicò stizzito lui. «Sono distratto da te».

Nel momento in cui lo disse distolse lo sguardo dal volto di lei, spingendola involontariamente a fare la stessa cosa: che avesse capito quello che voleva dire veramente?

L'imbarazzo che si era presentato nella camera da letto solo un paio d'ore prima, si accomodò di nuovo tra di loro come un ospite ingombrante.

«E poi non è detto che non sia giusto fare la cosa sbagliata». Tornò a guardarla solo per accorgersi che lei fissava il giornale con le guance arrossate.

Roberto sospirò di nuovo, gli sembrava di far fatica a respirare ormai; si arrese, lasciando il libro sulla poltrona, si alzò e strappò il cruciverba e la biro dalle mani di Francesca. «Dài qua. Ma che hai combinato? Sembra che queste caselle grondino sangue nero da quanto le hai martoriate!»

Lei gli lanciò uno sguardo birichino, con tanto di lingua tra i denti. «Pensavo fossero giuste, ma poi non mi tornavano con le altre parole» cercò di difendersi.

Passarono pochi minuti da quando Robbie aveva preso il comando del rompicapo, eppure lo risolse completamente senza alcuno sforzo apparente.

«Tre verticale... Avambraccio. E "Il fiume di Leeds" è l'Aire. Ecco fatto. Finito». Si voltò verso di lei con aria trionfante.

Francesca lo stava guardando con un'aria ammirata e imbarazzata insieme. «Non so davvero come fai. Come sai tutte queste cose?»

Lui scrollò le spalle. «Non lo so quando le ho imparate: le so e basta».

«Quindi, mi stai dicendo, che tu sai la differenza tra giusto e sbagliato» lo incalzò.

«Tu no?» Aveva rigirato il discorso in una piega scomoda per entrambi, ma era già la seconda volta che tirava in ballo quell'argomento nel corso della serata, perciò Roberto decise di non lasciar perdere di nuovo. Decise che era arrivato il momento di mostrare le proprie carte e vedere quelle di lei.

Si girò per guardarla meglio, infilando una gamba sotto al sedere e stendendo un braccio sullo schienale del divano. «La nostra amicizia, per te, è giusta o sbagliata?»

Francesca ridacchiò. «Giusta, che domande!» Però lanciò uno sguardo alla porta di ingresso del rifugio, come se inconsciamente stesse cercando una via di fuga.

«E la voglia di stare insieme, io e te», indicò prima se stesso e poi lei con un movimento veloce «è giusta o sbagliata?»

Francesca sbuffò, ancora senza guardarlo.

«Fra, rispondimi». Non aveva intenzione di mollare.

«Giusta, certo che è giusta!»

Roberto le prese il viso tra le mani per impedirle di fuggire ancora da quella verità che ormai entrambi conoscevano, ma non avevano il coraggio di rivelare a voce alta. «E la voglia che ho di baciarti, in questo momento...» Gli occhi guizzavano in quelli sfuggenti di lei. «... è giusta o sbagliata?»

«Robbie, perché fai così? Perché mi dici queste cose?» La sua voce era appena un sussurro.

«Voglio sapere, Fra. Voglio sapere se mi ritrovo da solo nei casini o se ci sei anche tu con me». Le accarezzò le guance con i pollici. «Dimmelo, Fra: è giusto o sbagliato che mi senta attratto da te? Che voglia stringerti e baciarti? Che voglia svegliarmi al tuo fianco ogni mattina?»

Francesca chiuse gli occhi esasperata da quella dolce tortura. Come poteva ribaltare così il loro rapporto? Come poteva ammettere qualcosa che lei stessa faceva fatica ad accettare?

«È sbagliato, Robbie! È sbagliato!»

Se lo avesse colpito con un pugno allo stomaco, gli avrebbe fatto meno male.

Nell'istante in cui le lasciò andare il viso, Francesca riaprì le palpebre, in tempo per vedere tutta la sofferenza negli occhi di lui.

Roberto si alzò e cominciò a camminare avanti e dietro, si passò una mano tra i capelli, frustrato. «È sbagliato, dici? È sbagliato? Bè, ormai abbiamo superato quel confine. In ogni caso, niente sarà più come prima. Io non posso essere quello di prima». Tornò a sedersi accanto a lei, che era rimasta bloccata sul divano, a fissarlo, frenando l'impulso di stringerlo, di rassicurarlo. «E visto che non si può tornare indietro... Fanculo!» Le mise una mano dietro la nuca e la baciò.

Le sue labbra la sfioravano con un ardore nuovo, eppure in qualche modo familiare. Francesca sentì vacillare tutto quello che credeva fosse vero e certo fino a quel momento. Ripensò ai pomeriggi passati insieme a chiacchierare, alle passeggiate sotto la neve; le vennero in mente i tentativi falliti di creare ricette alternative, per poi ridursi ad ordinare due pizze a domicilio; ricordò il conforto che le aveva dato in più di un'occasione, per un esame andato male, o una relazione andata male. Pensò a tutte quelle volte in cui lui era lì per lei, e al fatto che non avrebbe voluto nessun altro al suo fianco.

E non lo avrebbe voluto nemmeno in quel momento.

E, improvvisamente, seppe che ogni sua parola, ogni suo gesto, ogni suo bacio era quello che desiderava. Ogni cosa era giusta. Tutta quella situazione era giusta.

Quando le loro labbra si separarono, lasciando che solo i loro respiri si confondessero ancora, l'uno nell'altro, si ritrovarono a sorridere, entrambi. Le fronti a toccarsi leggere come se i loro corpi non riuscissero più a stare lontani.

«Che cosa abbiamo fatto, Robbie? Che cosa stiamo facendo?» Francesca ancora non credeva a quello che il suo cuore le stava urlando. Lo baciò di nuovo, poggiando le labbra morbide su quelle sottili di lui, una volta e un'altra ancora.

E, tra un bacio e l'altro, Roberto le rispose: «La cosa sbagliata, Fra. Per una volta, stiamo facendo la cosa sbagliata».


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Il promt era questo:

https://www.wattpad.com/649055366-il-rubacuori-concorsi-challenge-giochi-il-rifugio


Questo racconto ha vinto il 1° premio del contest di Novembre de "Il Rubacuori - Concorsi, Challenge, Giochi" di @AfterRomanceIT , per il prompt "Il rifugio"


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