Mai dire mai...

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«Salve».

Sollevo lo sguardo dal cellulare in direzione del cancelletto dell'area cani del complesso in cui vivo: un ragazzo che potrà avere ventott'anni posa la mano sulla serratura. Alto, gambe da calciatore (quelle particolarmente arcuate alle ginocchia), capelli tagliati quasi a zero, tanto che non capisco di che colore li abbia, e occhi così neri che non mi sembra di vederne la sclera. Un bel vedere, insomma.

«Salve». Continuo a studiarlo, diffidente. In mezzo ai suoi piedi zampetta quella specie di topo di Ariel, il pincher dei Siriani. «Dove credi di andare?»

Lui ignora la mia domanda ed entra ugualmente. «Questa è l'area cani, giusto?» Mi allunga una mano mentre io cerco di tranquillizzare Sebastian, accucciato vicino a me. «Sono Gianluca, il dog-sitter dei signori Siriani».

Ignoro il suo gesto, sperando se ne vada quanto prima. «Ho riconosciuto il cane. Puoi tornare più tardi?»

Mi guarda sconcertato. «No. Io lavoro dalle due alle tre».

Alzo gli occhi al cielo. «Allora puoi portarla da un'altra parte? Sebastian è un po' scosso».

Guarda il mio levriero e poi torna a me. «No, i signori mi hanno detto che potevo portare Ariel qui».

Sbuffo infastidita. «Sì, in generale puoi, ma tutti nel complesso sanno che dalle due alle tre del pomeriggio, l'area cani è riservata a me... O meglio, a Sebastian».

Incrocia le braccia sul petto muscoloso. «E perché, di grazia?»

Mi chino per accarezzare il mio cucciolone. «L'ho salvato da un posto terrificante in cui li affamavano e li maltrattavano, solo per poterli rivendere al mercato nero a un prezzo ribassato. Bastardi!... Con tutto quello che ha passato, non si fida delle persone; anche io ho fatto fatica. E ha paura anche degli altri cani» gli spiego indicando la pantegana lì accanto.

«Mi dispiace per Sebastian, ma non ho tempo di portarla altrove». Si china per togliere il guinzaglio alla piccola peste, che subito squittisce verso Sebastian.

«Ma allora non hai capito. Questi due insieme non possono stare!»

«No, forse sei tu che non hai capito. Se la cosa ti infastidisce, puoi sfilare la scopa da dove la riponi e puoi volare da un'altra parte!»

Sgrano occhi e bocca: sono sconvolta. «Come osi parlarmi in questo modo? Io sono la rappresentante dei condòmini, io ho fatto in modo di recuperare un'area cani all'interno dei giardinetti. Se non fosse stato per me, questo posto sarebbe ancora fatto di cinque palazzi affacciati su un pezzo di terra brullo e triste!»

«E te ne siamo tutti grati!» Mi dà le spalle e siede sulla panchina accanto alla mia.

Non posso credere che abbia vinto lui. Nessuno mi ha mai parlato in questo modo. La sua voce vibrava di una carica che non avevo mai sentito prima.

Lo guardo di sottecchi afferrare un panino dallo zaino: un profumo di porchetta mi arriva alle narici.

Si accorge del mio sguardo. «Fammi indovinare: sei vegana». E scoppia a ridere divertito.

Non riesco a trattenere uno sbuffo. Credo che quest'uomo sia nato per contraddirmi... E la cosa mi piace.


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Il prompt era questo:

https://www.wattpad.com/646891421-mettiti-in-gioco-anche-tu-2-giorno-8-mai-dire-mai



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