VENTIQUATTRO

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CAPITOLO 24 | HOW GLAD I WAS TO BE MYSELF

"i felt like you threw me

so far from myself

i've been trying to find my way back ever since"

(Rupi Kaur)

*

"NOI, quanti viviamo, non siamo che spettri, impalpabile ombra." (1)

"Sofocle? È l'Aiace, se non sbaglio."

Alzo lo sguardo, colta sul fatto. Will sorride, indulgente. Mi sento davvero piccola, immersa negli scatoloni che ancora devo finire di svuotare per rimpolpare il reparto divulgazione scientifica.

Mi tocco una guancia, in imbarazzo, l'altra mano che tiene ancora aperto il mio consunto volume di tragedie.

"Tu hai già finito di là?" gli chiedo, guardando il mio orologio da polso. Sono passate le nove.

Annuisce. "Chiudiamo, che ne dici?"

Accenno un tiepido sorriso.

"Sei gentile a chiederlo a me, capo."

Will si tocca il mento con le dita, il sorriso ancora lieve sulle labbra. "Non è niente che non si possa finire domani mattina."

"Grazie," dico, spolverandomi le ginocchia e rimettendomi in piedi. Mi allungo tra gli scatoloni per sistemare il mio libro nello zaino. "E' davvero Aiace, comunque," aggiungo, guardandolo timidamente. "Sta parlando Odisseo..."

Will sposta uno scatolone per aiutarmi a passare.

"Lo so," dice, camminando accanto a me nel corridoio della sezione Scienza. "Tutti amano Euripide. Le Baccanti... e perché non dovrebbero? Dioniso, dio vero e perfetto, il più tremendo e per gli uomini il più dolce." (2)

Mi osserva, interrompendosi. Il suo sorriso che si allarga davanti alla mia espressione sorpresa.

"E' per la citazione?" chiede, affabile. Sembra divertito.

Annuisco, gli occhi spalancati. Non mi capita molto spesso - sono senza parole.

"Non sapevo che fossi un appassionato di teatro greco," riesco a dire, dopo qualche momento.

Spegniamo tutte le luci sul nostro cammino, le scarpe che scricchiolano sul parquet del pavimento.

"È stato il mio corso preferito, al primo anno di università."

"Oh."

Lavoro a La Libellula da anni, e realizzo solo adesso di non sapere nulla del passato di Will.

"Non essere così sorpresa," mi rimprovera bonariamente.

Arrossisco, muovendo le mani senza una reale intenzione. "No, no!" mi affretto a parlare. "... dicevi, di Euripide?"

Prende le chiavi della serranda e mi passa il giaccone, indossando con calma il suo. "... che ho sempre preferito Sofocle," mi dice con un mezzo sorriso, "C'è qualcosa, nei suoi personaggi..." sospira e raccoglie i pensieri per un lungo istante, lo sguardo oltre la mia spalla.

C'è lo scaffale di narrativa straniera, ma i suoi occhi non sembrano realmente vederlo. Mi chiedo quali ricordi - inaccessibili - si stiano snodando davanti a lui. Alla fine, sembra rassegnarsi a una risposta di cortesia.

"... non lo so, mi ha sempre affascinato."

"La profonda dignità di ogni gesto?" suggerisco timidamente.

Riesco a proporre una risposta soltanto grazie ai saggi critici che ho letto in questi giorni. Sono stata stregata dal teatro greco, ma non so davvero nulla che vada oltre il materiale d'esame di drammaturgia classica.

Will mi sorride appena, gli occhi grigio-verdi che tornano concentrati su di me. La sua espressione è gentile, ma non cancella la malinconia nel suo sguardo.

"Credo sia la consapevolezza di un destino di infelicità."

Il tono calmo della sua voce non fa altro che rendere la sua frase più amara, più definitiva. C'è qualcosa, nell'abisso chiaro dei suoi occhi - amore, dolore, perdita. Qualcosa su cui non ho diritto di posare lo sguardo. Non sappiamo nulla gli uni degli altri.

Chiudiamo a chiave e abbassiamo la serranda in silenzio, la luce aranciata dei lampioni che inonda il marciapiede e appiattisce le nostre espressioni. Will mi augura buona serata, il sorriso lieve che ancora gli piega le labbra. Attraversa la strada e sparisce presto alla mia vista.

Resto sola davanti alla saracinesca abbassata de La Libellula, le mani in tasca e il vento freddo della sera che mi punge il viso.

Lungo la strada di casa, riesco a pensare solo una cosa.

Will sarebbe stato un meraviglioso eroe sofocleo.

(1) Aiace, Sofocle

(2) Baccanti, Euripide

*

È tardo pomeriggio. Sono stata chiusa in casa tutto il giorno a studiare, ammucchiando fogli su fogli di apollineo e dionisiaco al tavolo della mia cucina.

Dopo questa giornata, il mio appartamento è una discarica di cibo spazzatura e tazze sporche di caffè. Prometto ad alta voce di mangiare più sano, di smettere di fumare e di iscrivermi in palestra, alla fine di questa sessione d'esami.

Faccio una doccia, veloce e bollente, per sciogliere dalle mie gambe tutto l'indolenzimento di questa giornata trascorsa china su una sedia.

Quando esco dal bagno, ancora avvolta nell'asciugamano, il sole sta tramontando, lasciando il posto all'aria buia della notte. Nel mio frigo non c'è nulla di commestibile, se non considero una lattina di Guinness. Riempio il bollitore per prepararmi un tè. Mentre l'acqua si scalda, ammucchio in un angolo del tavolo tutti i miei libri di drammaturgia classica, che avevo abbandonato per correre sotto la doccia.

Il mio libro di tragedie di Sofocle è aperto, la frase che ho letto ad alta voce ieri sera sottolineata da un tratto sottile di matita.

Certe volte ho l'impressione che la mia vita sia la linea leggera della grafite sulle pagine già scritte da qualcun altro.

L'orologio segna appena le sette e un quarto. Bevo il mio tè in silenzio, le pagine aperte su Aiace. Penso a Will - non vorrei, ma la mia mente continua a inciampare nel ricordo del rimpianto che ho visto danzare nei suoi occhi. Avrò quello sguardo, tra vent'anni?

Non sapere cosa rimpianga non mi impedisce di essere triste per quello che ha perso.

*

Dal piano di sotto - dal Nelson - arriva il distinto e forte rumore di vetro infranto, così deciso da sovrastare persino il suono ovattato della musica.

Cosa diavolo-

"James...?"

Mi allontano appena dalla sua bocca, prendendo fiato per parlare.

Lui mi bacia un'altra volta, il suo corpo che spinge contro il mio, imprigionandomi tra il suo petto e la porta del suo appartamento.

"Sì, Holly?" chiede.

La sua voce è un sussurro dolce, racchiuso nelle linee spigolose del suo accento. L'eccitazione che sento, liquida e bollente nel mio basso ventre, è insopportabile quando pronuncia il mio nome.

Il mio gemito incontrollato lo fa sorridere sulla mia bocca, soddisfatto. Abbandona le mie labbra e scende, piegandosi su di me quanto basta per baciarmi e mordermi, dal mento all'incavo dei seni.

Affondo le dita tra i suoi capelli, accarezzandogli la nuca quando il suo viso si scosta e le sue mani iniziano a sbottonarmi la camicia, le dita rapide e poco gentili con i bottoni.

"Sei sicuro di avere tempo..." inizio, alzando lo sguardo verso un soffitto che non riesco a vedere, nell'oscurità.

Si perde ad accarezzarmi quando allarga i lembi della mia camicia, dimentico degli ultimi bottoni. La sua lingua sta torturando i miei seni quando mi ricordo di avere qualcosa da dire.

Stringo le dita tra le sue ciocche scure, cercando di separarlo dalla mia pelle contro gli evidenti desideri del mio corpo.

Per tutta risposta mi morde appena. Le mani ancora tra i suoi capelli, tiro, con appena più forza. Lui geme - lo fa sempre, ed è meraviglioso - e io mi spingo in avanti, alla ricerca di quel sollievo che riesco a trovare solo nell'attrito del mio corpo contro il suo.

Lascia un bacio nell'esatto punto dove sono appena stati i suoi denti e risale, lo stesso percorso fino alla mia bocca.

Da quando siamo saliti di sopra, i miei occhi si sono assuefatti all'oscurità dell'appartamento. Dalle persiane abbassate della finestra che da sulla strada arriva la luce tenue di un lampione. Sotto di noi, sento la rassicurante e ovattata vibrazione del folk rock che domina il giovedì sera del Nelson.

"... per questo?" gli mormoro sulle labbra, il mio naso contro il suo.

"C'è Jacob, giù" risponde in fretta. Mi bacia la punta del naso e fa mezzo passo indietro, togliendosi la maglietta. "... non è una garanzia, ma mi fido di Sibyl."

Penso al rumore di vetri rotti che abbiamo sentito prima - non è assolutamente una garanzia, ma decido di non perdere l'occasione e lo imito, sbarazzandomi della camicia.

"Jacob è il tuo socio?"

Anche nella semi-oscurità, riesco a vedere la sua bocca stringersi in una smorfia di esasperazione mal trattenuta.

Alzo appena le mani in segno di resa e gli faccio un mezzo sorriso conciliante. "Ehi, non prendertela con me, è lui che si è presentato così!"

"Lo so, lo so..." si passa una mano tra i capelli mordendosi un labbro, perso per un istante in chissà quali pensieri.

"Ehi, vieni qui," dico gentilmente. Lo afferro per i passanti della cintura, tirandolo di nuovo verso di me e premendo la bocca sulla sua. "Carino eh, per carità, ma mi è sembrato più che altro uno schizzato sotto acidi, piuttosto che il gestore di un pub..."

In un gesto improvviso quanto deciso, le mani di James si stringono sulle mie cosce, sollevandomi su di lui. Il mio corpo reagisce d'istinto - allaccio le gambe alla sua vita e le braccia attorno al suo collo.

"Carino?" chiede, inarcando un sopracciglio e premendomi nuovamente contro la porta.

"Mai quanto te," ribatto senza perdere un attimo e facendogli una linguaccia. La mia replica gli strappa un sorriso. Sbatto un paio di volte le ciglia, cercando di suonare il più innocente possibile. "Ora possiamo fare sesso, per favore?"

La sua risata è roca e appena accennata, e io sono soltanto felice di esserne la causa.

"Ma tu guarda che ragazza educata..."

Il nodo dell'eccitazione si stringe e preme in modo quasi doloroso al suo sussurro. James si muove su di me, usando la superficie rigida della porta per tenermi dritta e premere la sua erezione tra mie gambe. Dovrebbe essergli impedito di parlare con questo tono, con questa voce.

Stringo appena i capelli alla base della sua nuca, accarezzandogli la spalla con l'altra mano. Abbandono la finta innocenza - ci vuole qualcos'altro, qualcosa di più, per battere allo stesso gioco la malizia di questi occhi blu.

"Credevo ti piacesse quando chiedo per favore," noto, cercando di caricare ogni sillaba di tutto il desiderio che sto provando in questo momento.

Oh, funziona.

Mi bacia, spingendo la lingua nella mia bocca con un'irruenza tale che faccio fatica a stargli dietro. In un groviglio di mani e di corpi, mi lascio sfuggire un vergognoso gemito di protesta quando le sue labbra si separano dalle mie.

James sorride, guardandomi nella semi-oscurità. "Dio mio, sei perfetta," sussurra sulla mia bocca.

Schiudo le labbra per ribattere - proprio no -, quando lui si allontana dalla porta, facendo presa non troppo gentilmente sul mio sedere. Spinge all'insù, caricandomi sulla sua spalla, e la replica che avevo sulla punta della lingua si trasforma in un gridolino, accompagnato da una risata mentre gli picchio i pugni sulla schiena e lui cammina verso il suo letto, promettendo di scoparmi così bene da farmi dimenticare anche il mio nome.

*

L'esame di drammaturgia classica si conclude molto bene, con i complimenti del mio professore sulle mie considerazioni profonde riguardo i personaggi di Sofocle e un paio di consigli su saggi di approfondimento.

È stato molto più simile a una chiacchierata che a un'interrogazione, ma ci è voluto talmente tanto tempo prima che fosse il mio turno - è un esame obbligatorio a Lettere Antiche, e loro erano davvero, davvero troppi - che ora sono più delle sette di sera, mi fanno male i piedi mentre cammino verso casa e so perfettamente di avere in frigo, ancora e soltanto, quella solita lattina di Guinness.

Vorrei essere più allegra, perché ho terminato nel migliore dei modi la mia sessione d'esami e c'è soltanto un unico corso che devo seguire, in questo semestre che sta arrivando, ma al momento sono più che altro stanchissima. Potrei dormire per giorni, e risvegliarmi all'inizio delle nuove lezioni. Non sarebbe male.

Arrivata in casa mi spoglio lentamente, decidendo di ignorare la cena - è sbagliatissimo, ma domani mattina mi sveglierò presto e andrò a fare una spesa sana e seria, promesso - in favore di un bagno bollente che asciughi dalle mie ossa la fatica di questa giornata.

Riempio la vasca e accendo le candele alla vaniglia, decidendo di usare i preziosissimi sali del Mar Morto che mia madre mi ha regalato per Natale. In un impeto di vita, zampetto nuda fino in cucina per recuperare la lattina di Guinness - se la signora Bloom fosse di nuovo alla ricerca di Tom sul balcone, potrebbe incappare in uno spettacolo inatteso.

Porto con me anche il cellulare, dedicandomi finalmente a controllare tutti i messaggi ricevuti da quando ho impostato la modalità silenzioso, oggi pomeriggio. L'acqua è bollente sulla mia pelle e la Guinness fredda e densa giù per la mia gola, mentre realizzo che forse morirò di congestione, ma almeno morirò rilassata.

Chiamo mia madre per raccontarle com'è andata, rispondo ad Esme che chiede mie notizie e invio a Dylan una foto delle mie ginocchia nella vasca, con la lattina di birra che occupa la quasi totalità dell'inquadratura. Mi risponde dicendomi che probabilmente morirò di congestione - facendomi quasi cadere il cellulare tra le bolle dalle risate - e poi aggiunge che l'Irlanda intera è fiera di me.

Bevo l'ultimo sorso di Guinness alla sua salute e apro la conversazione WhatsApp di James. Controllo la foto che ho inviato a Dylan. Non si vede niente di inappropriato - ovviamente. La invio, senza pensarci su un'altra volta, scrivendo anche un breve messaggio.

Bevo una Guinness a mollo nella mia vasca da bagno e stavo pensando che alla festa manchi solo tu. :)

Sorrido quando vedo che è online e che sta scrivendo una risposta. Mi piacerebbe passare a bere un caffè, questa sera, ma a giudicare da quanto mi si stiano già chiudendo gli occhi devo riconoscere i miei limiti.

Una Guinness? Sorvolerò, ma solo perché a quanto pare sei nuda.

L'esame è andato bene?

P.S. È un invito? ;)

Affondo ancora di più tra la schiuma, arrossendo.

Non saprei, qui si beve solo birra - irlandese - in lattina, da veri poveri. È la casa di una studentessa, non il bancone di un pub. Pensi di farcela? ;)

Molto bene, grazie. :)

Premo invio, lasciandomi coccolare dall'acqua calda. I miei nervi si rilassano lentamente mentre aspetto una sua risposta. Quando finalmente arriva, sento le guance andare a fuoco.

Posso fare di tutto, tesoro, finchè vuol dire che potrò scoparti in quella vasca.

Il bagno caldo ha assorbito la mia stanchezza, ma ora ho tutto un altro tipo di problema. Scrivo con le dita che quasi tremano e appoggio il cellulare sul tappetino, immergendomi completamente sott'acqua nella speranza di trovare pace alla mia improvvisa eccitazione.

Se mi concentro, riesco a immaginare il sorriso soddisfatto sulle labbra di James mentre legge la mia risposta.

È un invito. È decisamente un invito.


Ciao a tutti!

Questo capitolo è stata un'altalena di emozioni - Holly (e io con lei :P) passa dall'angst più puro e denso della chiacchierata con Will, il suo capo, al sesso senza pensieri (hakuna matata!) con James, che poi torna a farsi sentire promettendo cose indicibili nella vasca (ma a quanto pare perfettamente scrivibili - oh, se volete conoscere un divertente retroscena dello scambio di messaggi di Gordon boy e Galway girl, leggetevi il capitolo di Changeling di questa settimana, non ve ne pentirete!).

In tutto questo delirio, Holly fa del suo meglio per sgombrare la sua mente da ogni pensiero di Kevin, che nello scorso capitolo ha visto con la fede al dito. Ci riesce, almeno un po', anche se (e io spero di essere riuscita a rendere l'idea) alla fine la sua presenza continua ad essere costante e dolorosa - vedi le poesie di Rupi Kaur e quell'avrò quello sguardo, tra vent'anni?

Questo mi riporta alla scena con Will: non è stata scritta come l'avevo progettata all'inizio, ma il suo personaggio è cresciuto mentre mi immaginavo perchè potesse avere qualcosa di davvero importante da dire su Sofocle e sulla tragedia. Da lì, oltre a dargli un passato da classicista, il suo personaggio è cresciuto, tant'è che ora ha una sua storia personale abbozzata, che un giorno mi piacerebbe scrivere per intero, e per cui la mia amica Vicky va decisamente matta (a proposito, non perdetevi Victoria's State of Mind).

Vi lascio due gif, così, per rendere l'idea di quello che un giorno forse scriverò :P

La prossima settimana invece, oltre ad assistere al ritorno più deciso che mai sulla scena del nostro professore di filologia romanza preferito, il percorso di Lover's Eyes si incrocia con quello di Us against the world, che porta grandi novità per la nostra Piper.

Un bacio, alla settimana prossima!

Holly

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