Capitolo 46

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E' meglio essere feriti dalla verità che consolati da una menzogna

R. Khan


Stringo la mano a pugno.

La stringo più volte, mentre lentamente recupero coscienza di me e del mio corpo, avvolto in un abbraccio che vorrei non avesse mai fine.

Mi sento frastornata...

Troppe emozioni tutte insieme.

Sono felice... ma allo stesso tempo triste, perché so quello che inevitabilmente dovrà succedere.

Ma se c'è una cosa che forse ho capito, è che non importa quanto tempo ci rimane...

Tutti prima o poi siamo costretti a dire addio a qualcuno a cui teniamo...

Finora ci sono passati tutti...

Tutti quelli che conosco...

Harry...

Ginny...

Blaise...

E persino... Ron.

Il suo pensiero mi provoca una fitta allo stomaco, ma non forte come immaginavo.

La avverto leggera e attutita dal battito più forte del mio cuore.

Tutti hanno perso qualcuno.

Anche io ho perso degli amici...

Ma questo non significa che le cose non si possano superare.

Un'altra fitta... Stavolta più forte.

Lo perderò.

Lo so.

Ma se mi lasciassi influenzare da questo pensiero sin da ora... vorrebbe dire rovinare gli ultimi momenti che ancora posso passare con lui.

So che molto probabilmente alla fine di tutto me ne pentirò, perché più mi lego a lui adesso, più sarà difficile dirgli... addio... dopo, ma se non dessi ascolto a ciò che voglio... so che me ne pentirei ancora di più. E, in fondo, chi, per un briciolo di felicità, è disposto ad andare contro se stesso?

Nessuno.

Né tantomeno io.

Non mi importa di ciò che succederà dopo.

Trascorrerò questi ultimi momenti con lui.

Farò in modo di non pensare e di non farlo pensare a ciò che accadrà.

Alla fine che si avvicina.

Si, farò così.

Sarò quello che lui ha sempre odiato, ma che alla fine si è dimostrato essere.

Sarò una Grinfondoro.

Sarò coraggiosa.

Stringo ancora una volta la mano, mentre molto lentamente mi rendo conto di essere distesa in un letto.

Sono tornata.

Sono di nuovo nella realtà.

Inspiro profondamente e la fragranza di menta leggera mi invade le narici.

E' vero...

Sono nel suo letto.

Apro gli occhi, battendo più volte le palpebre per via della luce improvvisa.

Le tende non sono tirate, quindi i raggi solari hanno libero accesso e illuminano tutto quanto.

Tiro verso l'alto la coperta per coprirmi la testa.

Voglio rimanere ancora un po' qui. Poi mi alzerò.

Chiudo di nuovo gli occhi, rilassandomi.

Il ricordo delle sue braccia attorno a me è ancora vivido.

Probabilmente mi sarò addormentata in quell'abbraccio?

Non so se sia possibile, ma so che adesso sono di nuovo qui.

Rimango un altro po' distesa, finché i miei muscoli iniziano a protestare e sbuffando, sono costretta a rimettermi seduta.

Non vorrei andarmene da questa stanza, ma devo.

Prima che Blaise sia di ritorno e mi scopra.

Scendo dal letto, afferrando la bacchetta sul comodino e risistemando le lenzuola e i cuscini per come li ho trovati.

Dopodichè, molto lentamente, mi avvio verso l'uscita.

Appena apro la porta, mi rendo conto di come tutto, di giorno, appaia diverso.

In realtà sono già stata in questa casa più volte di giorno, ma era sempre per dei sopralluoghi che non mi hanno mai permesso di osservare nulla per bene.

Adesso invece, con la quiete che incombe, posso fare qualche passo avanti e meravigliarmi anche solo per quei piccoli raggi solari che entrano dalle finestre accanto alla porta d'ingresso al piano inferiore, e di come, attraversando il vetro, creino dei giochi di luce, in tutte le tonalità dell'arcobaleno, sulle pareti bianche decorate da cornici di gesso.

E' così bello nella sua semplicità, che rimango ferma ad osservarlo per almeno dieci secondi, con la mente leggera e priva di ogni pensiero negativo.

Non posso però fare a meno di accorgermi di un particolare: questa casa è totalmente diversa dal Manor dei Malfoy.

Nonostante una prima impressione negativa, è accogliente e calda; il Manor invece è freddo e angusto, nonostante gli enormi spazi al suo interno.

Impedisco a me stessa di rabbrividire e mi allontano dalla ringhiera, tornando sui miei passi. Mi sposto nella camera degli ospiti, dove il letto è ancora disfatto e i miei vestiti giacciono ai suoi piedi, in completo disordine.

Li recupero, riordinandoli leggermente e dopo aver risistemato il letto ed essermi assicurata che tutto sia effettivamente al suo posto, lascio anche questa stanza, entrando subito nel bagno alla mia sinistra.

Lo spazio non manca neanche qui: ma non è questo a lasciarmi a bocca aperta, quanto più l'insieme.

Tutto è sui toni del beige molto chiaro e del bianco, che rendono l'ambiente molto accogliente e indubbiamente più lussuoso. Alla mia sinistra ci sono due lavandini bianchi, incassati su un unico piano di marmo dello stesso colore, al di sotto del quale ci sono diversi scompartimenti, alcuni chiusi da degli sportelli, sopra i quali giacciono asciugamani di tutte le misure e tutti rigorosamente bianchi. Nel muro invece, proprio sopra i lavandini, c'è uno specchio, della stessa lunghezza del piano.

Le pareti sono colorate di beige, leggermente più scuro rispetto al pavimento di mattonelle. Accanto ai lavandini, a circa un metro, c'è il water, mentre alla mia destra, quindi sulla parete opposta, che dista almeno due metri da quella di sinistra, c'è una grande doccia il cui fondo è in marmo bianco, con i pannelli che la circondano fatti di vetro.

Dal muro, ricoperto di piccole piastrelle rettangolari beige di diverse tonalità, fuoriesce un soffione fisso più grande, in alto, mentre più in basso c'è anche una doccetta completa di saliscendi.

Sposto lo sguardo, lasciandolo correre fino in fondo alla stanza, dove una grande vasca compatta occupa quasi tutta la scena. E' bianca e concava ai lati, ma non è imponente e anzi ha delle linee molto semplici.

Il tutto è completato da diverse mensole, incassate a muro sulla destra e da una grande finestra che si apre sulla parete di fronte a me, dietro la vasca, che lascia entrare la luce esterna, ma naturalmente non il sole che al momento si trova sul lato opposto della casa.

Mi riscuoto dallo stupore iniziale, e poggio i vestiti su un angolo del ripiano in marmo, facendo un passo avanti.

Ecco che la mia immagine viene riflessa nello specchio, così mi giro ad osservarmi. Porto ancora i segni di tutto ciò che è successo ieri: due profonde occhiaie scure mi contornano gli occhi, i capelli sono scompigliati e so che ci metterò un po' a farli tornare normali e... faccio due passi avanti, rimanendo senza parole: le mie guance sono più scavate.

Sono dimagrita senza accorgermene.

Che sia stato lo stress?

Molto probabile.

Mi allontano velocemente dallo specchio, girandomi di spalle.

Non posso continuare a guardarmi.

Non riesco a vedere ciò che mi sta succedendo.

Non voglio vederlo.

Sposto lo sguardo tra la doccia e la vasca...

Vorrei tanto potermi rilassare con un bagno caldo, ma non posso perdere tempo.

Non ho dimenticato dove mi trovo e cosa dovrò fare oggi.

"I giochi si chiuderanno"

E' così che inizio a spogliarmi velocemente, per poi afferrare la bacchetta ed evocare il mio bagnoschiuma e il mio shampoo preferiti.

Qui non ce n'è, o almeno così sembra e non voglio frugare dappertutto.

Nonostante la doccia dovrebbe essere il modo più veloce per lavarmi, mi prendo un po' di tempo per insaponarmi per bene: i capelli... il viso... il corpo.

E insieme alla schiuma, cerco poi di lavar via tutto il peso di ciò che mi porto dentro. Almeno ciò che mi sono portata dentro fino a ieri.

Tutti i brutti pensieri, tutta la delusione che ho provato... tutta la tristezza e il dolore...

Tutto.

Adesso si ricomincia da zero.

Non so quanto tempo passi prima che chiuda l'acqua e finalmente, sentendomi molto meglio, esca dalla doccia, avvolgendomi in uno degli asciugamani più grandi preso da sotto il lavandino.

Lascio che l'acqua nei capelli mi scivoli addosso, tracciando traiettorie nascoste, che neanche io riesco a percepire e che lavano via anche gli ultimi residui di ciò che è stato.

Faccio qualche passo avanti, specchiandomi nuovamente, mentre con la bacchetta inizio a pettinare ad una ad una le ciocche.

Mi prendo tutto il tempo che mi serve e alla fine li asciugo con un getto d'aria calda.

Evoco della biancheria intima pulita, mentre mi assicuro che quella sporca sparisca, finendo direttamente nella cesta della mia lavanderia a casa. Mi rivesto, indossando gli stessi vestiti di ieri e infine esco dal bagno, appendendo l'asciugamano dietro la porta per far in modo che si asciughi.

Lo porterò con me quando tornerò, per lavarlo.

Tornare a casa.

Mi fermo un attimo in mezzo al "corridoio" mentre il mio stomaco si stringe.

Non voglio tornarci.

"Non puoi rimanere qui"

Già... E' vero... Questa in fondo non è casa mia.

Mi guardo intorno...

"Non è la mia casa"

Ingoio a vuoto mentre gli occhi diventano lucidi, ma non è il momento di pensarci.

Mi strofino le braccia, come se volessi riscaldarmi e mi decido finalmente a scendere di sotto.

Appena arrivo in cucina però, rabbrividisco.

Una delle porte finestre è socchiusa e lascia entrare un venticello gelido.

L'aria è carica di umidità e ha il caratteristico odore dell'aria del mattino: un odore che fortunatamente mi fa rilassare. Mi affretto a richiudere la finestra e mi guardo intorno.

Il mio stomaco inizia a brontolare: sarà meglio fare colazione.

Non so se in dispensa ci sia effettivamente qualcosa, così, quasi come un ladro, inizio ad aprire e chiudere gli sportelli velocemente, sbirciandovi dentro.

Alla fine però mi arrendo: non c'è niente da nessuna parte.

Probabilmente sarà stato Blaise a liberare la dispensa, perché tutto ciò che trovo sono piatti, posate, bicchieri di vetro e pentole. Nient'altro.

Arrivo infine al frigo ed effettivamente mi chiedo se funzioni. Tutte le stanze vengono illuminate dalle candele o dal fuoco dei camini. Non ci sono lampadine, quindi mi sembra strano che in questa casa possa esserci della corrente elettrica.

Probabilmente il frigo è solo un elemento decorativo nel caso qualche Babbano dovesse mai passare da qui.

Eppure Blaise ieri sera me l'ha indicato, come se effettivamente funzionasse ed è per questo che allungo una mano e lo apro. La mia è curiosità.

Ed ecco che la luce interna si accende.

Si: l'energia elettrica c'è.

Ma il frigo è vuoto.

C'è solo dell'acqua in una brocca.

-Granger-

Faccio letteralmente un salto all'indietro, lanciando un urlo e sfoderando la bacchetta.

Mi giro di scatto verso l'arco che conduce al soggiorno.

E' Blaise.

-MA SEI IMPAZZITO?!- grido.

Lui si apre in un ghigno: -Buongiorno anche a te So Tutto Io-

Lo guardo male: -ZABINI! Non farlo mai più!- Richiudo il frigo, avvicinandomi a lui furiosa.

Alza le mani: -Ok ok! Calma!- ridacchia furbamente.

Mi accorgo che ha in mano una busta di carta.

-Cos'è?!- dico, cercando di calmarmi.

-Conoscendo voi donne so che avrai già esplorato ogni singolo angolo di questa cucina...-

Arrossisco distogliendo lo sguardo da lui. Lui che, maledetto, ghigna di nuovo: -E... naturalmente come avrai potuto notare non ci sono riserve di cibo-

Il mio stomaco, ancora più maledetto della serpe che ho davanti, non perde tempo a segnalare il suo bisogno disperato di sostanze commestibili e io mi sento arrossire ancora di più, mentre velocemente mi allontano.

-Motivo per il quale...- sorride con finta perfidia –Ho portato qualcosa-

Solleva un po' la busta, poggiandola sulla penisola, mentre io meravigliata torno a guardarlo.

Ne estrae del caffè in grani, delle uova, del burro, del latte e dello zucchero.

E infine del miele.

Per poco la mia mandibola non raggiunge il pavimento: ha portato del cibo per me?

-Non... Non... Non dovevi... Non ce n'era bisogno... Io... Potevo... Potevo tornare a casa mia- farfuglio.

-Il tuo stomaco non sembra essere dello stesso parere- risponde ironico.

Ma stavolta non me la prendo. Sorrido, arrossendo per l'ultima volta e avvicinandomi alla penisola per recuperare le uova.

Ha azzeccato il mio piatto preferito e neanche lo sa.

-Che ore sono?- gli chiedo immediatamente.

-Le sette-

Strabuzzo un po' gli occhi, mentre recupero una ciotola da uno degli sportelli: a che ora mi sarò alzata?

-E... e tu sei venuto qui alle sette?- chiedo senza guardarlo.

-In realtà non pensavo che ti avrei trovata sveglia a quest'ora- dice, mentre inizia ad armeggiare con la busta del caffè –Ero giusto passato a lasciarti questa busta e sarei tornato a casa. Devo andare al Ministero-

Mi blocco con un uovo in mano.

Il Ministero.

E' vero...

Dovrei andare a lavoro anch'io.

-Zabini... Io...-

-Granger ho detto che devo, non che dobbiamo-

Non mi guarda dicendo queste parole e gliene sono profondamente grata.

Sa come mi sento, o comunque come mi sentivo fino a ieri sera.

Rimango in silenzio, ma dopo poco è lui a parlare di nuovo.

-Stavo pensando di interrogare Daphne oggi pomeriggio...- La sua voce è tesa, com'è ovvio che sia.

La mia mano si blocca di nuovo, lasciando cadere la forchetta, presa da uno dei cassetti, all'interno della ciotola con un rumore di metallo che si infrange contro il vetro.

Oggi pomeriggio?

Ciò significa... che... che confesserà...

E se lo farà... Draco... Draco se ne andrà...

Lo avevo solo supposto, ma ecco che la mia previsione sembra stia per avverarsi.

-O...Oggi?- chiedo quindi, cercando di sembrare naturale, ma a lui non è sfuggita la mia reazione e mi sta guardando accigliato: -Granger respira... Stavo giusto per dire che forse è meglio rimandare a domani mattina. Mi servi lucida, non in queste condizi...-

-NO! Oggi pomeriggio!- lo interrompo immediatamente. Questa storia, anche se non vorrei, deve finire.

Mi guarda stranito: -Granger... Sei sicura?-

Mi fermo di nuovo e mi giro a guardarlo: -Sono sicura. Dobbiamo arrestarla-

Annuisce, tornando ad armeggiare con la macchina del caffè, mentre io continuo ad adoperarmi per preparare i pancakes.

Per un po' rimaniamo in silenzio, probabilmente entrambi consapevoli di ciò che sta per accadere.

Tutto cambierà e questa volta definitivamente.

-Zabini...- dico dopo qualche minuto.

Lui si gira di nuovo a guardarmi.

Ingoio, cercando di rimanere calma: -Credi che potrei rimanere qui per un altro po'?-

Ecco. L'ho detto.

Il cuore inizia a battermi più forte per l'agitazione.

E' un passo azzardato, che potrebbe dargli ancora una volta conferme che non voglio dargli.

Conferme che neanche io so se siano tali.

Non voglio tornare a casa... Non voglio...

Non adesso che Ron è ancora lì e che se tornassi farebbe di tutto per convincermi a restare;

non adesso che i miei amici farebbero di tutto per convincermi a perdonarlo.

Già immagino i discorsi di Ginny...

Quelli di Harry...

Loro non sanno...

Non sanno come mi senta...

Triste... e non solo per il tradimento di Ron... Oh no... Non sanno cosa in realtà stia nascondendo...

L'unico che lo sa... è l'unica persona che mai mi sarei aspettata avrebbe mantenuto un mio segreto... Ed è qui accanto a me.

Blaise.

Il silenzio sembra diventare sempre più pressante, o forse sono io che mi lascio condizionare.

-Certo- risponde con tranquillità.

Mi giro a guardarlo stupita, ma lui tiene gli occhi fissi sulla busta del caffè.

Vorrei ringraziarlo. Se fosse stato Harry lo avrei abbracciato per farlo, ma sento che con lui questo comportamento non sarebbe il più adatto.

E' un Serpeverde, non un Grifondoro.

Hanno un cuore, ma lo nascondono sotto strati e strati di finta indifferenza.

Non devo dimenticarlo.

A loro le dimostrazioni d'affetto gratuite non piacciono.

Così mi limito a sorridergli e so che mi vede: -Grazie- mi limito a dire con voce calma.

Quando finisco di preparare la colazione recupero due piatti dalla credenza e divido i pancakes in porzioni uguali.

Porto il tutto sulla penisola, mentre anche lui si sposta di fronte a me con la caraffa del caffè.

Mangiamo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

Faccio vagare lo sguardo in giro, spostandolo poi nel giardino, dove l'erba umida e il movimento lento dei rami degli alberi mi regala un po' di quiete.

Continuo a mangiare, sorseggiando man mano il caffè.

La mia mente torna ad Harry e a Ginny: mi staranno cercando? Dovrei mandargli un Patronus? Si, forse sarebbe meglio... E soprattutto, Harry sapeva di Ron?

Il mio stomaco si attorciglia... Se lo sapeva... Ne rimarrò molto delusa... Già lo so.

Quando entrambi finiamo, raccolgo i piatti, avvicinandomi al lavandino per abitudine. Mi rendo conto però che non c'è una spugna, né tantomeno detersivo con cui lavarli.

Sospiro frustrata: non devo dimenticare che Draco era comunque un mago... che odia i Babbani e le maniere babbane.

Lo stomaco si attorciglia di nuovo a questo pensiero, ma mi limito ad estrarre la bacchetta.

Li pulisco con la magia e ripongo tutto al suo posto.

Infine sistemo gli ingredienti e il caffè rimasto tra il frigorifero e uno degli sportelli e mi giro di nuovo a guardare Blaise, che mi guarda con ilarità: -Che c'è?- chiedo stranita –Ho qualcosa sulla faccia?-

Afferro un cucchiaio dal cassetto, cercando di specchiarmi.

-Niente Granger- ridacchia.

Lo guardo severamente e lui ride apertamente.

-Parla Zabini!- lo rimprovero.

-Hai semplicemente conservato lo zucchero e la busta del caffè nello stesso sportello in cui li teneva lui-

Mi blocco, mentre la mia fronte si rilassa e la mia bocca si apre a formare una "O" di stupore.

-Io...- inizio a dire, girandomi verso la cucina in cerca di una giustificazione da potergli dare.

-Lascia stare Granger- continua a ridacchiare lui, alzandosi poi dalla sedia.

-Devo andare-

-Blaise aspetta!-

Si ferma e si limita a guardarmi.

-Per favore, se Harry te lo chiede non dire dove sono. Noi non ci siamo visti, ok?-

-Non sono ancora diventato un Grifondiota anche se mi mescolo a voi più di quanto dovrei. Quindi tranquilla-

Lo fulmino con gli occhi, ma senza dire niente.

Si apre in un ghigno: -Ci vediamo pomeriggio alle cinque a casa mia. Usa il passaggio. Ti spiegherò tutto dopo-

Lascio che la tensione si impossessi di me per l'ennesima volta, ma annuisco cercando di sembrare tranquilla: -D'accordo-

-Gli incantesimi di protezione sono ancora quelli di stanotte- Lo vedo frugarsi nelle tasche –Ecco qui la combinazione- dice poi, estraendo un pezzetto di pergamena e poggiandolo sulla penisola. Lo afferro, leggendolo velocemente –Grazie- mi limito a dire con un sorriso leggero.

-A pomeriggio-

Ed ecco che se ne va.

Mi siedo su uno degli sgabelli, rimanendo ferma per un po': e adesso?

Mi rimetto in piedi: sembro una pazza. Mi guardo intorno per poi dirigermi verso la porta finestra.

Esco fuori in veranda, allungando le maniche del maglione e strofinandomi le braccia.

C'è molto freddo: anche se oggi non c'è neve, siamo comunque in pieno inverno e alla fine di dicembre.

Torno ad osservare i rami degli alberi che si muovono.

I miei pensieri si alternano uno dopo l'altro, ma non lascio che nessuno in particolare afferri la mia mente.

Mi avvicino ad una delle sedie che trovo e mi lascio cadere sopra. Il giardino è semplice. Un manto d'erba che si estende per circa tre metri, circondato da alberi che adesso sono spogli.

Non c'è nient'altro e questo mi piace.

Nella sua semplicità mi lascia meravigliata.

Solo dopo una decina di minuti mi riscuoto con un pensiero improvviso: devo almeno avvisare Ginny che sto bene.

Il senso di colpa torna a farsi sentire: lei non ha colpe per ciò che ha fatto suo fratello e immagino quanto sia in pensiero in questo momento.

E' così che afferro la bacchetta ed evoco il mio Patronus:

-Sto bene. Non preoccuparti. Per favore non cercarmi, prometto che tornerò presto, ma adesso ho bisogno di rimanere da sola. Ti voglio bene- dico a voce chiara, in modo che il mio messaggio venga registrato.

La mia lontra abbassa leggermente il capo, segno che ha memorizzato tutto.

-Devi consegnarlo a Ginny-

Lo guardo dissolversi e volare via, attraversando le protezioni della casa e la cupola per un attimo brilla di un blu elettrico quando viene toccata dal mio incantesimo, per poi tornare trasparente. Resto un attimo con lo sguardo per aria, pensando a cosa dovrei e potrei fare per far passare il tempo.

Ed è così che mi ricordo che di sopra c'è una biblioteca che non ho ancora esplorato.

Sorrido e mi rimetto in piedi.

Ecco come passerò le prossime ore.

***

Ancora due minuti...

Un minuto...

Trenta secondi...

Ed ecco che le cinque meno dieci scattano sul pendolo che ho trovato qui dentro.

Mi rialzo dalla poltrona su cui mi trovo.

Sono ancora nella biblioteca.

Ho fatto solo una piccola pausa per mangiare qualcosa, che ho evocato direttamente dalla dispensa di casa e dopodichè mi sono immersa nuovamente nella lettura.

Ci sono libri di ogni genere: dalla letteratura inglese babbana a quelli di letteratura magica; poi altri volumi scritti in lingue diverse, come quelli che si trovano nel salone al piano di sotto, tra cui alcuni scritti in tedesco che mi hanno fatto sorridere ripensando a "Vergeben". Non ho ancora finito di guardarli tutti perché sono davvero troppi. Le scaffalature occupano tutte e tre le pareti, lasciando posto solo per due finestre su un lato, che si aprono direttamente sull'esterno e per la porta che conduce alla stanza degli ospiti.

La quarta parete è occupata per tre quarti dalla scala a chiocciola di legno scuro che collega al piano inferiore e nel restante spazio c'è un grande camino, sovrastato anche qui da mensole ricoperte di libri.

Al centro della stanza c'è una grande scrivania (che forse sarebbe meglio definire come un vero e proprio tavolo, viste le dimensioni), dello stesso legno della scala, circondato da quattro poltrone, su una della quali ero seduta io sino ad un attimo fa.

Le pareti, per quel poco che si vede, sono di colore beige e il pavimento è ricoperto di moquette bordeaux molto scuro che rende l'ambiente molto raffinato e affascinante.

Rimetto a posto il volume che stavo leggendo e mi affretto a scendere la scala.

Raggiungo il quadro e apro il passaggio.

-Lumos- sussurro.

La mia bacchetta si illumina, mentre il muro di pietra si apre a sua volta.

Inizio a percorrere il tunnel, per la prima volta senza rabbrividire, perché questa volta so dove sono diretta e soprattutto ne ho l'autorizzazione. Il mio passo è svelto e deciso: devo sbrigarmi.

Sono quasi giunta a metà quando avverto un rumore in lontananza e mi fermo istantaneamente.

Cos'è stato?

Alzo la bacchetta un po' di più e lo avverto di nuovo.

Il cuore accelera.

Forse è Blaise?

Ricomincio a camminare, mantenendo la guardia alta. Il rumore diventa continuo e si fa sempre più vicino.

Arrivo a metà strada e alla mia destra noto che la porta della stanza delle pozioni è socchiusa.

Alzo la bacchetta di nuovo: il rumore proviene da qui.

Mi fermo dopo aver fatto un passo avanti.

Che sia Blaise?

E se non fosse lui?

Il cuore prende a battere più velocemente.

Che ci sia qualcun altro che conosce l'esistenza di questo passaggio? Si... Effettivamente c'è.

Con orrore penso a Daphne, che è già passata di qui una volta.

Forse è lei.

Mi affretto a scacciare il pensiero immediatamente.

Mi sto facendo prendere dal panico troppo velocemente.

Allungo l'altra mano e spingo la porta che silenziosamente si apre.

Una figura è voltata di spalle e fruga in uno degli armadietti.

Si rimette dritta:

-Blaise!-

Stavolta è lui a fare un balzo all'indietro e non posso impedirmi di esultare nella mente. Ho appena ricambiato il favore di stamattina.

-GRANGER! CHE DIAVOLO HAI IN TESTA!?-

Si gira verso di me, guardandomi sconcertato e non posso impedirmi di sorridere divertita: -Ricambio il favore di stamattina- rispondo con tono vagamente allusivo.

Adesso è lui che inizia a guardarmi male, ma lo ignoro e continuo: -Che stai facendo qui?- chiedo spostandomi verso la sua scrivania.

Lui indugia ancora per un secondo con lo sguardo su di me, per poi tornare a frugare nell'armadietto dietro di lui: -Stavo recuperando il Veritaserum-

-Ma alle cinque dovevo essere da te...- inizio a dire.

-Astoria mi ha trattenuto- mi interrompe.

E io mi zittisco per un secondo. Quanto può essere difficile per lui questo momento? Dover mentire alla donna della sua vita per incastrare sua sorella, una tra i suoi migliori amici.

Io avrei la stessa forza d'animo?

Probabilmente no.

Abbasso gli occhi sul tavolo davanti a me.

E' ricoperto come al solito di libri, più il calderone in un angolo e diverse boccette sparse qua è là. Alcune piene e altre vuote.

I miei occhi però si soffermano su una in particolare, il cui contenuto è completamente trasparente.

Non dovrei sapere cos'è, se solo non fosse che questa pozione l'ho già bevuta una volta.

E' la pozione soporifera che Blaise mi ha dato per indurmi il sonno permettendomi però di sognare.

E' rimasta qui da quel pomeriggio in cui Draco ha preso possesso della mia mente.

E' incustodita.

Rialzo gli occhi: Blaise è intento ad armeggiare ancora all'interno dell'armadietto. Riabbasso lo sguardo, stringendo i pugni.

Io e Malfoy abbiamo poco tempo...

Pochissimo tempo a nostra disposizione.

E questa... Questa potrebbe rappresentare l'unico mezzo che ho per... prolungarlo e trovare una soluzione.

Una soluzione per farlo tornare indietro e impedirgli di sparire...

Forse anche in questo caso ogni goccia corrisponde ad un'ora... e se... se ne prendessi giusto qualcuna... potrei fare in modo che il limbo non sparisca...

Ammesso che, dopo la confessione di Daphne, il limbo non sia già scomparso.

Ingoio...

No... No... No...

Non può essere così...

Io devo... Devo salutarlo.

E lo saluterò...

So che tornerò da lui almeno un'ultima volta.

Devo farlo.

Ed è questo che mi fa estrarre la bacchetta e dopo un'ultima occhiata veloce a Blaise, mi fa colpire l'ampolla che sparisce.

Ho appena il tempo di riabbassare la bacchetta che ecco che lui si gira, alzando trionfante una fiala: -Eccolo!- esclama contento.

Cerco di far assumere al mio viso un'espressione più naturale possibile e gli sorrido.

Ma il mio sorriso non è di certo dovuto al suo trionfo, ma al pensiero di quella pozione, ormai al sicuro sul comodino della stanza di Draco...

Per fortuna però, Blaise non si accorge di nulla, così quando richiude tutto e mi chiede di seguirlo a casa, lo faccio senza remore, con il cuore più leggero e la consapevolezza che forse riuscirò a farcela.

***

Raggiungiamo la cucina.

-Ho detto a Daphne di raggiungermi per le sei-

Annuisco: -Come... Cosa le hai detto?-

-Che avremmo parlato di te... Devo ancora aggiornarla sugli sviluppi- dice in tono vago, ma non replico, restando in attesa che continui.

-Astoria non le ha detto nulla, sotto mia precisa richiesta. E' meglio che lei ne rimanga fuori-

Annuisco di nuovo: -Blaise mi dispiace...- dico sinceramente.

-Non c'è nulla di cui dispiacersi. Il colpevole deve pagare e Astoria lo capirà- si limita a dire, evitando accuratamente di guardarmi.

L'ha definita "il colpevole".

Nessun diretto riferimento al suo nome...

-Tu dovrai rimanere nascosta-

Alzo gli occhi meravigliata e lui finalmente mi sta guardando di nuovo.

Dovevo però immaginarmelo: se mi trovasse qui, sapendo che Blaise sta ancora dalla sua parte e che mi crede colpevole, si insospettirebbe.

-Lei... Lei sa che ero qui l'altra notte-

-Si... Ma sa ciò che abbiamo detto anche alla Weasley. Che eri a casa mia per parlare del caso. Sicuramente immaginerà che ho provato ad estorcerti la verità con l'inganno e qualcosa è andato storto. Se chiedesse ad Astoria, lei non saprebbe dirle niente di più di quanto sappia la tua amica-

Annuisco, rendendomi conto di quante bugie sia costretto a raccontare alla sua fidanzata per... per coprire... me.

Mi sento terribilmente in colpa.

-Blaise... Io... Davvero... Mi dispiace... Se non fosse per me...-

-Se non fosse per te, saresti in una cella ad Azkaban. O potrei anche esserci io a quest'ora- mi interrompe, senza guardarmi.

Rimango in silenzio, assottigliando le labbra.

Ha ragione...

Ma in realtà è grazie a Malfoy se non siamo rinchiusi in una cella.

-Granger devi nasconderti. Vai nella veranda e non rientrare fin quando non avrà confessato, d'accordo?-

Controllo l'orario sull'orologio a muro che c'è qui in cucina.

Sono già le sei meno un quarto.

Annuisco.

-Dovrebbe arrivare da un momento all'altro. Ha l'abitudine di essere in anticipo, quindi vai- continua abbassando la voce. Mi giro e faccio come mi dice. Esco fuori e immediatamente mi maledico per non aver portato con me il mantello.

Mi stringo nelle spalle e non mi resta altro che aspettare.

Spero di abituarmi presto alla temperatura.

I minuti passano e i miei occhi si mantengono fissi sull'orologio.

Solo quando finalmente scattano le sei meno cinque ecco in lontananza il campanello.

Il cuore accelera irrimediabilmente.

Ci siamo.

Blaise lascia la cucina, mentre io mi nascondo quanto più possibile dietro il muro accanto alla porta finestra.

Il sole ha già cominciato a tramontare e tra poco sarà buio, cosa che mi permetterà di stare un po' più tranquilla.

Riesco a sbirciare leggermente dalla finestra ed ecco Blaise di ritorno, mentre alle sue spalle c'è lei... la causa di tutto... Daphne.

Stringo i pugni e mi impongo di rimanere ferma.

La finestra leggermente aperta, mi permette di sentire ciò che dicono.

-Astoria sta riposando. Dormiva beatamente-

Blaise non risponde, mentre lei si sfila il mantello, poggiandolo su una delle sedie intorno al tavolo e sedendosi subito dopo.

-Tu invece come va? Hai trovato qualcosa di nuovo?-

-No, non ancora-

La voce di Blaise è tranquilla, non tradisce alcuna emozione.

Un perfetto attore.

-Ma che diavolo è successo l'altra sera?- gli chiede lei, mentre lui, girato di spalle, recupera due tazze dalla credenza.

So perfettamente ciò che sta per fare e spero tanto che il nostro piano vada a buon fine.

-L'ho portata a casa con la scusa di porgerle le mie scuse- risponde lui divertito.

-E ti ha creduto?- sghignazza lei.

Quanto vorrei affatturarla.

-Si... Le ho detto che era ora di mettere da parte tutto perché dovevamo collaborare- le risponde Blaise, mettendo l'acqua sul fuoco e girandosi nella sua direzione.

-Collaborare... Ma certo!- Daphne scoppia a ridere.

Anche Blaise si apre in un ghigno.

Un ghigno che sembra talmente vero, che per un attimo mi fa ripensare a quando mi sono introdotta in questa stessa casa e mi sono convinta che fosse lui il colpevole.

Ci metto un po' per scacciare via i ricordi che mi sommergono.

Tutto ciò che è successo... è successo per colpa di una sola persona.

Una persona che adesso è qui davanti a me e che sta per pagarla molto cara.

-A volte mi chiedo come facciano ad essere così terribilmente idioti-

Stringo ancora una volta i pugni, mentre la maledico mentalmente, e lei ricomincia a parlare: -E poi cos'è successo?- chiede curiosamente.

-L'ho fatta accomodare proprio lì- risponde lui indicandola –Abbiamo iniziato a parlare e l'ho messa a sua agio-

Forse sono io che mi lascio condizionare, ma ho la sensazione che Blaise stia davvero giocando con lei.

Sorrido involontariamente.

L'acqua nel frattempo bolle e lui torna a girarsi e a spegnere il fuoco.

Il momento è arrivato.

Perde giusto un paio di secondi, così pochi che, per un attimo, dubito che sia riuscito a versare la pozione nel suo thè.

Poi si gira e si avvicina lentamente al tavolo: -Mi ha detto che non riusciva a capire com'era possibile che io avessi un alibi. E pensa... mi ha anche chiamato idiota-

Poggia la tazza sul tavolo, proprio davanti a lei, per poi tornare indietro e recuperare lo zucchero.

Io nel frattempo ho il cuore che batte sempre più veloce.

Ormai non ho dubbi: Blaise la sta palesemente prendendo in giro.

Lei sorride tranquilla, ignara di ciò che sta succedendo esattamente sotto il suo naso.

-Le ho detto che l'alibi era Astoria, come del resto sai bene anche tu. Quella notte eravamo insieme-

Daphne annuisce per poi prendere lo zucchero che lui le sta porgendo e aprire il coperchio del contenitore.

Quindi è questo ciò che hanno raccontato a lei per non tirare in ballo i Malfoy? Ma come ha fatto a non insospettirsi al processo per l'arrivo di quel biglietto? Devo chiederlo a Blaise.

-E scommetto che ti ha creduto, non è così?- risponde lei, mentre inizia a versare un primo cucchiaino nella tazza.

Il tempo sembra allungarsi all'inverosimile.

Stringo i pugni più volte per cercare di rimanere calma.

-Si ovviamente, ed è lì che si è rilassata del tutto- ghigna lui.

Lei ridacchia, mentre prende un secondo cucchiaino di zucchero e lo lascia cadere all'interno della bevanda.

-E poi?- chiede.

-Le ho offerto un thè e ha accettato- dice lui.

Lei ha appena iniziato a mescolare il contenuto della tazza e alza gli occhi guardandolo divertita, ignara di ogni cosa.

"Dai... Dai..."

Alza la tazza, iniziando a soffiarvi dentro, per poi sorridere.

Lo faccio anch'io di riflesso.

Blaise nel frattempo, con calma misurata, zucchera il suo thè e inizia a mescolarlo a sua volta.

Dopodichè porta la tazza alle labbra, soffia e ne sorseggia un po'.

Il tempo sembra allungarsi ancora di più, mentre percepisco quasi i miei respiri e tutto rallenta.

Vedo Daphne aprirsi in un ultimo sorriso per poi, finalmente, portare anche lei con lentezza la tazza alle labbra e imitarlo.

Ed è così che finalmente tiro un sospiro di sollievo.

E' fatta.

-E poi?- chiede dopo aver ingoiato.

Lui non risponde immediatamente, prendendosi ancora qualche secondo per bere.

-Sai cosa ho messo nella tazza?- le chiede subito dopo guardandola eloquentemente.

L'uso del verbo al presente ancora una volta non mi sfugge, ma lei sembra non farci caso. Almeno non subito.

Si acciglia leggermente, per poi distendere la propria espressione: -Non dirmi che... Le hai versato del Veritaserum?-

Mi apro in un ghigno mentre lui le sorride inquietante.

Lei invece torna a bere, continuandolo a guardare in attesa.

-Sai cosa ho messo nella tazza Daphne?- ripete, mentre il sorriso maligno si allarga ed è così che lei si blocca, con il thè a mezz'aria e il viso, fino ad un secondo fa era sereno, che lentamente cambia espressione.

Un'ombra di paura lo attraversa, mentre abbassa la tazza e torna a guardarlo: -Che vuoi dire?- chiede e il suo tono di voce risulta preoccupato.

Lui beve nuovamente e sembra quasi che i suoi gesti siano ancora più lenti di prima.

La sta torturando.

-E' una domanda semplice... Dovresti saper rispondere anche senza alcun aiuto credo- dice subito dopo, alzando un sopracciglio.

-Bla... Cosa... Cosa... Che vuoi dire?- chiede lei iniziando ad agitarsi e allontanando di scatto la mano dalla tazza come se si fosse scottata.

Lui in risposta le sorride: -Cosa ho messo nella tazza Daphne?-

Lei passa lo sguardo dal thè a lui e viceversa, aprendo e chiudendo convulsamente le mani: -Hai... Tu... Hai messo del Veritaserum nel mio thé?!- chiede finalmente, alzandosi di scatto e ritraendosi dal tavolo.

Lui si alza a sua volta, continuando a guardarla con un sorriso: -Ma che brava-

-Cosa?! BLAISE! COME... COME TI SEI PERMESSO! PERCHE'?!- urla indignata riavvicinandosi a lui.

-Mi chiedi perché... uhm... giusta osservazione...- le risponde Blaise con fare teatrale, alzando lo sguardo verso l'orologio –Diciamo che ho un paio di domande da farti-

Lei digrigna i denti: -E non potevi chiedere direttamente?! Perché l'hai fatto?!-

Lui rimane in silenzio.

-Ma certo...- si apre in una risata –Certo! C'entra la Mezzosangue non è così? Ti ha per caso messo in testa che io c'entrassi in questa storia?-

E' furba. Devo ammetterlo.

Blaise continua a rimanere in silenzio.

-Non è così?!- chiede lei gridando, fuori di sé.

-Ecco... adesso posso parlare- risponde lui gettando un'ultima occhiata all'orologio -Non è stata la Mezzosangue, Daphne. La mia mente funziona ancora grazie a Salazar. Adesso sei tu che devi rispondere però: c'entri qualcosa con questa storia?-

Lei si trattiene, ma ecco che la pozione inizia a fare effetto e lei non riesce a rimanere in silenzio: -Ovviamente no!-

L'espressione di Blaise si fa leggermente dubbiosa, esattamente come la mia.

-Giusto... Domanda facilmente fraintendibile. Cercherò di essere più diretto-

Lei stringe i pugni, guardandolo furiosa: -Me ne vado!-

Si gira verso la sedia su cui era seduta e afferra il mantello per poi girarsi e fare un passo avanti.

Ma Blaise è più veloce e le blocca il passaggio, afferrandola poi per un polso.

-Hai ucciso tu Draco?-

-La...- di nuovo si blocca per poi, dopo neanche un secondo, esplodere: -NO! Per Salazar! Come osi?! Come osi Blaise?! Tu sai! Come puoi anche solo pensarlo?!-

-Sei stata complice di qualcuno nel suo omicidio?!-

Lei ormai indignata, non fa più alcuno sforzo per trattenersi: -No! E adesso lasciami andare!-

Eccola estrarre la bacchetta e puntargliela addosso: -Lasciami Blaise. O giuro che ti affatturo! Come... Come hai potuto... Come hai potuto dubitare di me?!-

Non riesco a vederlo, ma dalla voce capisco che sta piangendo.

Io rimango bloccata sul posto.

Mille pensieri mi si formano in testa e mille sentimenti iniziano ad alternarsi velocemente.

Incredulità.

Stupore.

Delusione.

E infine... sollievo.

Sollievo... Perché... Se non è stata lei vuol dire che... Che c'è ancora speranza. Che Lui... Non sparirà.

Ma contemporaneamente a questo c'è un'ultima consapevolezza che mi pervade: Blaise aveva ragione.

Chiunque abbia ucciso Draco era sotto l'effetto della Polisucco.

Il colpevole è ancora a piede libero. 




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Spazio Autrice:

AHAHAHAHAHAHAAH! SORPRESAAAAAA! 

L'aggiornamento è arrivato primaaaa ;D Ma... Sappiamo benissimo che non è questa la sorpresa di cui sto parlando xD

Sto cercando sul serio di immaginare le vostre facce xD ahahahahahahh!

SCIOCCATI? VOLETE UCCIDERMI? XD

Sono già fuggita per fortuna ahaahha xD

Ebbene?? Che ne pensate? Qualcuno di voi ci aveva fatto un pensierino su questa possibilità xD Ma sapete benissimo che non potevo sbottonarmi xD Come credete che siano andate le cose? xD E soprattutto: Daphne avrà detto la verità? xD Non prendetemi per folle xD So quello che dico ;) Lo sapete che la mia mente è contorta ;) 

Pareri? Commenti? Dubbi? Perplessità? xD Ma soprattutto: critiche? (Mi rendo conto che sembra non finire mai xD ma fidatevi, prima o poi finirà xD O forse è già finita e non ve lo sto dicendo xD NO... Non dovevo dirlo... Non dovevo proprio dirlo... semicit.) 

Ordunque... miei cari: dove sta la verità? ;) A voi l'ardua sentenza ;) E fate attenzione anche a tutto ciò che vi dico io... ;) 

Aspetto i vostri commenti e spero non affilerete i forconi xD C'è ancora tempo per farlo xD Fidatevi ;) 

Ok... La smetto xD 

Vi ringrazio tantissimo per i voti e i commenti al capitolo precedente *-* State diventando sempre di più ogni giorno che passa e io ho gli occhi a cuoricino *-* Non vi stalkero, ma sappiate che vedo voi nuovi lettori che nell'arco di una settimana massimo arrivate fin qui e sappiate che ne sono felicissima *-* Vi do ufficialmente il benvenuto, anche se molto in ritardo, ma capitemi. Non riesco a rispondere a tutti i commenti che lasciate nei capitoli iniziali <3 Vi adoro però <3 E adoro tantissimo anche i lettori più "anziani" (quelli che ci sono da più tempo) che fanno circolare Lumos attraverso il passaparola <3 Non vi nomino, ma sappiate che avrete un posto tutto per voi nei ringraziamenti finali *-* <3 

Mi devo fermare, altrimenti rischio di scrivere i ringraziamenti qui :D ahaha!

Adesso vi abbandono e mi dileguo, sperando di tornare presto col nuovo capitolo xD 

Non odiatemi ve ne prego <3 

Niente è come sembra, lo sapete, ma tutto ha un suo perché ;) 

Ci risentiamo prestissimo e mi raccomando 

Stay Tuned :*

Iron9208 (Arlen)


P.S. Quanto è dolcissimo Blaise? *-*

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