Parte 1 Einstein

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'Einstein...aspetta...maledizione!' Sara correva dietro il suo cane, nel corridoio della base. Quello aveva preso velocità e non si era più fermato. Certo, non era semplice seguire un cane bionico, neanche per lei...andava come un treno!

Lo aveva visto bloccarsi davanti a una stanza chiusa, saltare sulla maniglia, aprire la porta ed entrare.

Raggiuntolo, lo aveva trovato seduto sulle ginocchia di un ragazzo dai capelli castani scuri, lunghi all'orecchio, la barba di qualche giorno.

Il beagle lo guardava, con gli occhietti languidi, e gli leccava la mano, con cui lui lo stava accarezzando. Una mano inusuale. Metallica a scaglie.

Sara capì subito fosse l'amico più caro di Steve, il leggendario Soldato d'inverno. Anche perché il Capitano era accomodato alla sua sinistra, con uno sguardo raggiante.

Bruce si era alzato per andarle incontro, intanto che lei interloquiva l'uomo con gli occhi d'argento 'Giù le mani dal mio cane!' Lo aveva ammonito, severa, togliendosi il cappellino da baseball e gli occhiali da sole a goccia, rivelandosi in tutta la sua bellezza.

Bucky l'aveva rimirata, esterrefatto. Occhi verdi ammalianti da gatta, ovale perfetto, labbra carnose, capelli lunghi castani con mèche naturali, femminile e formosa. Gli ricordò Angelina Jolie, l'attrice ex moglie di Brad Pitt, di cui aveva letto sui giornali di gossip che gli passava Steve, per rimettersi in pari sul mondo moderno.

La ragazza di fronte a sé era molto più attraente, non troppo simpatica e parecchio maleducata, per i suoi gusti.

'Sara è gelosa di Einstein, peggio di un fidanzato' Bruce la prese in giro, indicando Barnes 'non gli farà niente...ha l'aria da duro ma è innocuo...è James Buchanan Barnes, Bucky! Rogers ti ha raccontato di lui!'

'Raccontato è poco...mi ha ossessionato!' la donna alzò gli occhi al cielo.

'Ti presento Sara Spencer' il Capitano - ciuffo castano, barba curata, fisico scolpito e viso da bravo ragazzo della porta accanto - la introdusse, con uno sguardo complimentoso, che non sfuggì al suo amico storico.

'Ciao...' Sara fu più che sintetica, poi si rivolse a Banner 'Avevamo un appuntamento ma se ti disturbo, torno in un altro momento'. Si era aperta in un sorriso disarmante, che aveva riempito la stanza di grazia.

Era evidente che fosse molto in confidenza con il dottorino, rifletté Bucky; forse avevano addirittura una relazione, poiché lui pareva preso ed attento. In fondo, Bruce si era lasciato con la Romanoff da diversi mesi, a ciò che sapeva, e non ci sarebbe stato nulla di male, posto che gli parevano poco compatibili. Inoltre, lo scienziato, non altissimo né in grande forma, capelli scuri che iniziavano ad imbiancare, occhiali da presbite, era di diversi anni più grande di lei.

'No, mi ero solo fermato a chiacchierare per rompere un po' il ghiaccio. Barnes ci affiancherà, se avremo il benestare dei superiori' usò il plurale e James capì che, probabilmente, la donna affascinante che aveva di fronte fosse una collega. Solo che non aveva, per nulla, l'aspetto di un'agente operativa.

'Allora possiamo andare' la Spencer prese la porta, salutandoli 'buongiorno' e ordinò al beagle 'Muoversi!'.

Il cane la guardò, senza fare un passo, scodinzolando sulle ginocchia di Buck.

'Sarebbe un ammutinamento? Da non credere, non ti va mai a genio nessuno' lo prelevò di peso, mentre il quadrupede si divincolava, con le zampette, in maniera frenetica, tanto da spiccare un balzo e mettersi seduto ai piedi del Soldato d'inverno.

Lei avrebbe potuto prenderlo di forza ma soprassedette. Se incontrava Banner per i controlli periodici a cui doveva sottoporsi, Einstein la seguiva come un'ombra...la tallonava, da quando le era stato regalato, per la verità, in ogni occasione. Vivevano un rapporto simbiotico e strettissimo.

Bucky diede un buffetto al cagnolino 'Rimango un po' qui, con Steve, per un giro turistico. Ti riporto Einstein al termine della vostra riunione' si offrì.

'Non vedo alternative' ribatté, scocciata 'ci vediamo all'uscita, fra un'ora; sii puntuale, per piacere, detesto aspettare' girò sui tacchi, un ultimo sguardo al beagle, inquieta, seguita da Bruce.

'Caspita che caratterino. È lei, la ragazza di cui mi dicevi?' domandò a Rogers, ricordando gliene avesse accennato, giacché aveva lo stesso nome della mamma, circostanza che Cap aveva sottolineato più volte.

'Favolosa, vero? Buck, sono due anni che le muoio dietro e non ha accettato nemmeno di prendere un caffè con me. Altro che fascino di Capitan America!'.

'Due anni? Arrenditi all'evidenza, non sei il suo tipo! Secondo me, non le piace nessuno, tranne Banner!' commentò.

'Non credo ci sia del tenero. Sara ha molti problemi, ha dovuto affrontare un percorso difficile...' più di così Steve non si sbilanciò. Non era un pettegolo e c'erano di mezzo questioni di sicurezza nazionale.

Se avesse voluto, lei stessa avrebbe raccontato del suo passato e del suo stato attuale, posto che lavorando assieme, prima o poi, Barnes lo avrebbe intuito e che Steve stesso non l'aveva mai sentita parlare di sé. Forse lo faceva con Bruce, non ci avrebbe messo la mano sul fuoco.

Trascorsa l'ora seguente in presentazioni varie agli Avengers, leggermente più formali della conoscenza all'aeroporto di Lipsia-Halle ai tempi della Guerra Civile fra i Vendicatori, ed una visita alle strutture dove si riunivano ed allenavano - tutto avvenuto con Barnes scortato da Einstein - il Capitano accompagnò l'amico all'ingresso principale, dove Sara già lo attendeva.

Non appena la vide, il cagnolino, inaspettatamente, dato l'andazzo della giornata, le corse incontro, ruffiano, e le saltò fra le braccia 'Ora ti riconosco!' Sorridente, fece per allontanarsi, poi si voltò 'Grazie, James! Ciao, Cap' un'occhiata superficiale ai due uomini, scappò via, rimettendo berretto e Ray-Ban.

'Nemmeno mi ha dato il tempo di risponderle, fa sempre così, scostante e fredda...' si lamentò Rogers.

'Mi ha chiamato James, è strano; quando parli di me, usi il mio nome di battesimo?' domandò Barnes.

'Mai! Per me sei sempre e solo Bucky!' Steve confermò ciò che già sapeva.

'Mio padre e mia madre mi chiamavano James! E' stato come un salto nel tempo...un bel salto!' si era quasi commosso, al ricordo della sua famiglia.

'Già...sento ancora, nelle narici, l'odore delle frittelle di mele che faceva tua mamma! Mai mangiate così buone' il Capitano lo cinse col braccio, sospirando, mentre lui, dal vetro, fissava Einstein che si era girato, con un'espressione strana: colma di molte promesse, se mai un cane avesse potuto farne!

***

Bucky era tornato nel proprio appartamento, in moto con Steve, che lo aveva scortato fino all'uscio. Come ogni benedetta volta che facevano qualcosa insieme, ovvero sempre, giacché Rogers non aveva voluto sentire ragioni e lo aveva costretto ad affittare la casa di fronte la propria.

Era una vicinanza dettata sia dall'amicizia che li legava sia dal bisogno del Capitano di controllarlo a vista.

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio; il senso era quello, nonostante, a suo tempo, proprio Rogers avesse condiviso la sua decisione di farsi ibernare nuovamente, grazie al sonno criogenico, in Wakanda.

L'idea di aspettare finché non fosse stata trovata una cura per il proprio cervello condizionato era stata quasi geniale; infatti, gli scienziati del piccolo Stato dell'Africa Nera, Shuri in testa, erano stati così in gamba da sottoporlo a trattamenti tali da renderlo libero dal passato nefasto che, suo malgrado, aveva vissuto.

Si portava dietro, tuttavia, ricordi mostruosi e un senso di colpa folle, nonostante fosse stato per decenni un burattino nelle altrui mani e non avesse avuto alcuna ingerenza neanche per ordinare da bere al bar.

Appena salutato Steve, si era ritrovato a pensare all'argomento del giorno: la bellissima Sara Spencer, l'araba fenice del Capitano.

Rogers lo aveva tormentato, in cerca di suggerimenti risolutivi per conquistare la ragazza gelida che non lo aveva mai degnato di uno sguardo, memore del successo che aveva con le femmine quando erano adolescenti.

A volte, per Cap, sembrava essersi fermato tutto a quell'epoca. Per Barnes no, le cose erano molto cambiate e lui stesso lo era, profondamente.

Aveva perso l'aria del giovanotto sbruffone e disinibito che attirava sottane, si era chiuso in se stesso, conviveva coi propri silenzi e l'oscurità che aveva avvolto la sua anima.

Era rimasto poco dell'amico dei tempi di Brooklyn, anche se Steve non voleva farsene una ragione. E le donne non lo interessavano più come una volta: le respingeva, con la sua corazza, quella metallica e l'altra, che indossava per proteggersi dalla paura di essere rifiutato e di essere considerato un invalido, visto il braccio artificiale che indossava.

Non lo avevano più guardato adoranti, come le ragazzine con cui pomiciava, nell'ultima fila del cinema, portandosi dietro uno Steve Rogers alto un metro e mezzo; per di più, era così scoraggiato ed avvilito nei confronti della vita e del futuro, da allontanare chiunque.

Riflettendo sull'ostilità di Sara, che lo aveva colpito con il suo fascino sfolgorante, sentì un rumore alla porta, strano e inusuale, non minaccioso. Guardò dallo spioncino e non vide anima viva, ma udì ancora lo stesso rumore...di unghie che grattavano il legno, pensò. Aprì e Einstein entrò, in casa, trotterellando, per mettersi spaparanzato sul divano, il musetto furbo fra le zampe e gli occhi divertiti.

'Accidenti...come diavolo mi hai trovato?' ridacchiò, seriamente preoccupato di dover contattare la sua proprietaria, per riconsegnarle il cane evidentemente fuggitivo.

💘💘💘💘Grazie a watt_erika21 per la bellissima copertina!💘💘💘💘

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