Parte 2 Cuore di cioccolato

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Sara aveva appena terminato di fare la doccia ed asciugarsi i lunghi capelli castani che, uscendo dal bagno in accappatoio, si rese conto che le mancasse qualcosa...qualcuno...Einstein!

Il quadrupede aveva tolto il paletto dalla porta di casa e si era defilato, per la prima volta in quattro anni...sconvolta, sedette sul bordo del letto. Era stata impegnata per una mezz'ora; purtroppo, in quel frangente, un cane bionico sarebbe potuto arrivare piuttosto lontano e non aveva la minima idea di dove potesse essere.

Pensò di chiamare Bruce e prese in mano il cellulare, che squillò proprio in quell'attimo. Un numero sconosciuto...rispose, agitata e udì una voce profonda, che riconobbe all'istante, nonostante le otto parole che le aveva rivolto...Barnes!

'Ciao, sono Bucky. Ho chiesto il tuo numero a Steve. Ecco...il tuo cane ha deciso di adottarmi e si è presentato alla mia porta, cinque minuti fa' spiegò. Capirai, il Capitano non voleva nemmeno dargli il suo recapito, urtato di non poterlo accompagnare a restituire il quattrozampe, a causa di un precedente impegno.

Sentì un sospiro di sollievo, all'altro capo della cornetta 'Grazie a Dio. Sta bene?' gli domandò, accorata.

'In splendida forma...si sta facendo coccolare...grattini sulla pancia' supino, il beagle godeva della carezze della mano metallica.

Sara sbottò a ridere, figurandoselo 'Immagino! Dove possiamo vederci?' Voleva recuperarlo e prima possibile.

Lui titubò, invitarla a casa sua non gli pareva opportuno, e nemmeno il contrario.

'Abito a Brooklyn, tu?' tentò di trovare un punto a metà strada.

'Io no! West Side Manhattan e non ho la macchina' chiarì. Dall'incidente non si era più messa al volante, detestava le automobili!

'Nemmeno io...incontriamoci alla fermata di Lexington Avenue' propose Bucky. Era un quartiere da fighetti... se ne fregò, doveva solo lasciarle il suo cane.

'Va bene, mi sembra comodo per entrambi' lo salutò, preparandosi in fretta. Jeans e ballerine, un top di seta verde, un cardigan di cotone blu e la borsa, si precipitò alla fermata della metropolitana più vicina, e per fortuna il treno passò subito.

Salendo i gradini della stazione di Lexington, alzò gli occhi; Bucky, denim grigi scuri e maglietta rossa, la aspettava, con Einstein, che scodinzolava, apparentemente felice di vederla.

'Ciao! Grazie di avermi avvisata! Ero in pensiero, non è mai scappato di casa! Oddio, a volte ne parlo come fosse un figlio' commentò, tirando fuori un guinzaglio dalla tasca del cardigan. Non era sua abitudine utilizzarlo, ma non aveva pensato a alternative diverse, visto l'inusuale nervosismo del cagnetto.

Il beagle, capita l'antifona, prese una fuga immediata, stupendoli entrambi.

'Accidenti!' la Spencer tentò di seguirlo e Barnes le si mise alle calcagna. Non corsero a lungo; cento passi dopo, il cagnolino entrò in un locale dall'aria raffinata, il Caffè dei Fiori e loro appresso.

'Avete prenotato?' chiese il cameriere, fermandoli all'altezza della sala.

'Ehm, veramente no, cercavamo il nostro cane, è lì' James uso il plurale, indicando Einstein, la cui testa faceva capolino da una seggiola del ristorante. Si era accomodato, come fosse un commensale ed abbaiava, stridulo.

'Le spiace?' Sara si era mossa verso il tavolo vuoto, arrabbiata 'Che ti prende? Dobbiamo andare via, su. Non te lo metterò, te lo prometto, vieni con me!' aveva ancora il guinzaglio in mano, ma era certa non le sarebbe stato utile.

Passati dieci minuti di questua, il cagnolino non dava segno di volersi muovere e disturbava palesemente il personale e gli avventori del locale.

'Signorina, per piacere. O riesce a convincerlo o vi sedete e gli fate compagnia, il tavolo è libero! Ancora non l'hanno prenotato' il maître fu chiaro.

'Mangiamo qualcosa, magari Einstein si calma ed anche tu' messo alle strette, Buck accettò il consiglio del maître, spostando, galante, la sedia per la Spencer, che abdicò.

'Non mi piace andare a cena fuori' mormorò, studiando il menù.

'Ci avrei scommesso!' lui rise, divertito.

'Che vorrebbe dire?' fece, stizzita.

'Sei oppositiva su ogni cosa, non puoi negarlo. Sembra carino, qui, ed ho visto passare dei piatti favolosi. E' cucina italiana di alto livello. Ceniamo, con la speranza che la iena si plachi' fece una carezza al cagnolino che, subito, gli leccò la mano, soddisfatto 'Adesso sembra un angioletto!'.

'Mi dispiace averti coinvolto, giuro che non l'ho mai visto così...a proposito di mangiare...ha un metabolismo particolare, deve alimentarsi ogni sei ore. In caso contrario, si innervosisce e va alla ricerca di cibo a qualunque costo' spiegò, senza dettagliare troppo le sue peculiarità, dato che la caratteristica derivava dalle modifiche cibernetiche al suo fisico 'e comunque, ecco a te. Sono crocchette' gli passò due sacchetti, reperiti in borsa 'Uno puoi darglielo ora, sarà la sua cena, e l'altro, per favore, tienilo...ho la strana sensazione che ti verrà a trovare spesso'.

'D'accordo' aprì una delle bustine e dette i croccantini al cane, senza farsene accorgere dagli astanti, mettendo via l'altra confezione. Era stata gentile, per una volta, rifletté...forse non era così male!

Il cameriere passò per le ordinazioni, risotto ai gamberi per lei e fettuccine ai funghi per lui.

'Vuoi del vino?' suggerì Barnes.

'Non per me, tu fai pure' ribatté; da tempo non beveva un goccio d'alcool...dal periodo dei festini!

'E sia, un calice di rosso, se non mi fai compagnia!' forse si sarebbe sciolto un po' di più. Gli sovvenne l'immagine di Rogers che rosicava. Cavolo, la prima sera in cui aveva incrociato Sara, per mero caso, l'aveva invitata a cena in uno dei ristoranti più raffinati e romantici dell'Upper Est Side!

'Tutto bene? Eri assorto nei tuoi pensieri' la Spencer interruppe l'elucubrazione mentale.

'Scusa. So che Steve ti ha chiesto diverse volte di uscire e gli hai detto di no' si era impelagato in un argomento spinoso, giacché lei aveva cambiato espressione. Ma non nel senso che temeva.

Sara ridacchiò 'Dovrei accettare un suo invito perché è Capitan America? Cosa sei? Il suo tirapiedi?' lo prese in giro.

'Accidenti, no, ero solo curioso'.

'E' palloso! Una noia mortale...ecco tutto, non c'è il segreto del millennio dietro i miei rifiuti' minimizzò, sincera, intanto che servivano le pietanze ordinate.

Bucky rimase senza parole, inforcando le fettuccine. Certo, spiegarlo a Cap non sarebbe stato semplice. Forse sarebbe stato meglio omettere questa parte della conversazione. 'Secondo te, perché Einstein si è comportato così?' parlò d'altro.

'A parte il tuo favoloso dopobarba, James? Non lo so!' la Spencer fece un'altra battuta. Era simpatica, quando voleva. Voleva poco, purtroppo.

'Avevo un cagnolino, da piccolo. Un bastardino marrone, gli ero molto affezionato. Adoro gli animali! Forse loro lo sentono' ammise.

'Uhm, se lo dici tu. Si chiamava? Il tuo cane?' gli domandò.

'Buddy!'.

A momenti Sara si strozzò con un boccone di riso 'Bucky e Buddy! E' uno scherzo, vero?'.

Il dirimpettaio arrossì 'Mi piaceva...lo scegliemmo io e mia sorella, al canile, ed insieme il nome' due ricordi del passato in una sola giornata...afflitto, sospirò.

'E tua sorella, come si chiamava?' le parve più importante, e lui turbato dal ricordo.

'Rebecca! Quando ci separammo, nel 1937, andò in un collegio scolastico, mentre io entrai nell'Esercito e mi dedicai alla vita militare. Partito per la Germania, ne persi completamente le tracce. E' morta durante il periodo in cui ero sotto condizionamento' le confidò, sereno. Ed era strano, non si apriva mai con nessuno e nemmeno un secondo, da quando era con lei, aveva pensato alla propria menomazione 'Grazie, sei stata gentile a chiedermelo'.

'La memoria è un tormento per ciascuno di noi. Ognuno porta dentro di sé qualcosa che vorrebbe cancellare, scordare per sempre. Andare a letto e svegliarsi la mattina, con la mente vuota...' commentò, con gli occhi smeraldo che lo fissavano, seri e molto tristi.

'Un dessert a stemperare la malinconia della tua profonda riflessione, su cui, ahimè, concordo?' spizzò il carrello portato dal cameriere che conteneva innumerevoli delizie.

'Quello a forma di cuore' si espresse, con sicurezza.

L'addetto le servì un dolce di cioccolato fondente, ricoperto di lamponi, insieme al semifreddo al pistacchio scelto da Barnes.

'Faccio una foto, è troppo bello' scattò un'immagine al dessert e iniziò a mangiarlo 'Uhm, è buonissimo, assaggia' spontaneamente, spostò il piattino verso James.

Lui esitò, sulle prime, ma la Spencer era stata così cortese e carina che ne prese un cucchiaino, mormorando 'Un boccone di paradiso!'.

'Sei un vero poeta!' Sara rise, ancora...era tanto tempo che non stava a suo agio con un uomo, in quel modo...nei tre anni dall'incidente, le frequentazioni maschili erano state scarse e fallimentari, soprattutto per il problema del contatto fisico, che eludeva in ogni maniera e che i partner cercavano allo sfinimento. Era bellissima e lo sapeva, gli uomini la sbranavano con gli occhi. Lei, al contrario, si vedeva mostruosa...dismorfofobia ai massimi livelli, aveva diagnosticato Bruce!

'Chiedo il conto, il nostro comune amico ha ceduto le armi, conviene approfittarne' Bucky commentò; Einstein dormiva sulla seggiola in mezzo a loro, profondamente. Pagò al volo con la carta di credito e se lo caricò in spalla 'Ti accompagno' l'aveva scortata, con la metro, fin sotto il suo appartamento, in un tragitto svoltosi in completo silenzio, dopo la lunga chiacchierata al ristorante. Molte occhiate di sottecchi e zero parole.

'Sono arrivata, lo prendo io' la Spencer abbracciò il cagnolino e lo salutò 'Buonanotte, James'. Non si erano sfiorati in alcun modo, neanche un bacio sulla guancia o una stretta di mano.

'Buonanotte, Sara' fece eco lui, vedendola rientrare nel portone.

***

Bucky era tornato a casa a piedi per schiarirsi le idee, venti isolati di ragionamenti senza senso, migliaia di passi per placare l'agitazione che aveva nel petto.

Sara gli piaceva. Tutto lì, semplice e nero su bianco. Gli piaceva perché era esageratamente attraente, coi suoi occhi magnetici ed il fisico femminile, e per quel non so che di intrigante e misterioso. C'era più di non detto che di esplicito.

Sara Spencer era speciale. Blindata contro il mondo peggio di lui e tenerissima con il suo quattrozampe pestifero. Gli ricordò un po' se stesso, riflettendo piacevolmente che non avesse mai guardato la sua mano in maniera strana o disgustata. E di come, durante la cena, a tratti, avesse percepito un feeling molto forte fra di loro...travolgente, l'aggettivo giusto.

Rientrando, sentì movimento nell'appartamento di Steve, indice evidente che fosse ancora sveglio, nonostante l'ora tarda; conoscendolo, immaginò volesse il resoconto dettagliato del suo incontro con la Spencer, soprattutto perché non lo aveva trovato in casa. Non desiderava raccontargli alcunché e non lo fece nemmeno il giorno seguente, segnale su cui Rogers sorvolò, esimendosi, a malincuore, da qualsiasi domanda.

Il tenore della cena romantica a due che avevano trascorso non rimase a lungo segreto, però.

'Bucky, era buono il dolce al cioccolato fondente?' Banner glielo aveva chiesto, con il sopracciglio alzato, la prima volta che si erano rincontrati quarantotto ore dopo, alla base.

Lui aveva sgranato gli occhi e Bruce aveva spiegato 'Sara mi ha mandato una foto del ehm...cuore!'. Avrebbe voluto fare una battuta, gli era uscita molto male. Quando c'era di mezzo la sua amica, diventava protettivo all'inverosimile, a ragione.

Lì Cap aveva mangiato la foglia. Erano passati settant'anni e avevano attraversato due millenni, ma nulla era cambiato.

Buck, con il suo fascino innato, conquistava le donne che interessavano a lui. Di solito era un gioco e Barnes se ne vantava, prendendolo in giro: stavolta no, aveva le labbra cucite e pareva inquieto...e Bucky, con le fanciulle, non era mai inquieto.

'Bruce, perché non ti impicci degli affari tuoi?' Natasha - capelli rossi lunghi e curati, minuta e formosa, un bel paio di occhi verdi - lo ammonì, dura come la pietra. Detestava Sara Spencer. Era stata uno dei motivi della separazione da Banner, secondo lei il principale. Il legame fra il dottore e la ragazza, prima sua studentessa e poi sua paziente, era viscerale.

La Romanoff avrebbe messo la mano sul fuoco che non vi fosse stato alcun contatto sessuale fra i due, ma l'interesse ossessivo di Bruce per Sara li aveva allontanati, nonostante lei si fosse dimostrata comprensiva ed aperta, nei confronti di quella giovane donna sfortunata.

Colto il tono acido di Vedova Nera, il dottore alzò le mani, in segno di resa 'Non voglio litigare, Nat! Sono stanco delle tue insinuazioni. Fate conto non abbia detto nulla'.

Bucky, ignaro delle loro dinamiche, avvertì tensione nell'aria, tra il malumore di Rogers che lo squadrava a braccia conserte, con un muso lungo fino ai piedi, e il nervosismo della russa, ai suoi occhi sempre imperturbabile.

'Sara è una persona trasparente, mi ha inviato la foto perché era entusiasta del dessert e della vostra cena' gli bisbigliò Banner, muovendosi verso il proprio laboratorio.

'Intuisco che il soggetto delle vostre dispute sia arrivato' Barton - asciutto e muscolo, occhi azzurri e capelli castani corti con un taglio alla moicana - sorrise, intanto che Einstein entrava in sala, per precipitarsi da James, saltando e abbaiando contento. Goduti cinque minuti di coccole, il cagnolino camminava al fianco di quest'ultimo, direzione palestra.

'Sara si allena con noi. Non quotidianamente, di solito un paio di giorni a settimana. La potenza non le manca, sta imparando le tecniche di combattimento del corpo a corpo e tattica' il Capitano spiegò, intanto che si cambiavano, con pantaloni blu della tuta e canotte bianche dell'Agenzia, per dirigersi in sala.

Sara, di spalle, leggins neri e maglietta rosa chiaro, i lunghi capelli raccolti in una treccia, vide il riflesso dell'arto sinistro di Buck nello specchio di fronte a sé, le cicatrici solo in parte coperte dalla stoffa della canottiera.

'Buongiorno, Steve...ciao, James' salutò, in apparenza tranquilla, uno sguardo di sbieco a Bucky 'ho avuto due giorni di tregua, ma la cotta per te non gli è ancora passata' il beagle si strusciava alle caviglie dell'uomo, un'espressione compiaciuta.

'Eppure oggi non ho usato il dopobarba' lui fece una battutina.

'Spiritoso...' la Spencer rispose, con un sorrisetto ironico, per poi rivolgere la sua attenzione a Rogers 'Mi sono scaldata. Sono pronta. Quando vuoi!' al centro del quadrato, lo sfidò, sotto gli occhi sbalorditi di Barnes.

Era convinto che l'avrebbe vista combattere con Romanoff o Barton tutt'al più, non con Rogers. Capì il perché qualche attimo dopo: nonostante la mossa d'attacco di Cap, che non si era risparmiato, complice il disappunto per la loro uscita pseudo romantica, Sara lo aveva scaraventato a terra, due metri lontano, e in seguito bloccato a pancia in sotto, sul pavimento...e il suo amico non poteva muovere un dito. Pazzesco.

Era potenziata! E molto più forte di Steve. Chissà perché non glielo avevano detto, si domandò. La femmina era scontrosa e riservata di natura, c'era da aspettarselo; invece Rogers lo aveva ammorbato, non spiegando la caratteristica principale della collega che era stesa sopra di lui.

In piedi, poggiato al muro antistante, con il beagle accoccolato accanto, si godette lo spettacolo inusuale della sconfitta di Capitan America. Solo un paio di volte Steve era riuscito a difendersi sul serio, sfruttando il punto debole della Spencer, ovvero il senso tattico.

Quando si trattava di attaccare, la fanciulla non aveva rivali; nel momento di difficoltà, entrava nel panico e non riusciva a trovare la soluzione per venir fuori dall'impasse. Per il resto, era pressoché perfetta.

'Mai visto nulla del genere' si complimentò, alla fine della seduta, andando verso di loro, con due asciugamani e due bottigliette d'acqua.

Rogers era fradicio e la bevve, tracannandola; Sara, invece, fresca come una rosa e senza una goccia di sudore, ne prese un sorso con un cenno di ringraziamento del capo.

'Grazie...non è merito mio' lei fece la vaga.

'Chi ti ha potenziata? L'H.Y.D.R.A., il compianto S.H.I.E.L.D.?' Era davvero colpito.

'Oddio, no! Bruce! E' un argomento di cui non amo parlare!' si voltò, fredda come il ghiaccio, fulminandolo. Non voleva discuterne. Soprattutto con lui!

'Scusa, non volevo impicciarmi...' si giustificò; accidenti, in fondo faceva parte degli Avengers e lei era una collega, aveva diritto di sapere!

'E per cos'altro chiedevi, ficcanaso?' lo interrogò, gli smeraldi che lo scrutarono nell'anima fino a farlo arrossire.

'Ero solo curiosità professionale' balbettò.

'Vuoi provare, Buck? Così diventiamo amici del cuore di figuracce!' il Capitano stemperò la tensione palpabile fra i due...una tensione emotiva!

Barnes passò la mano fra i capelli castani scuri, ridendo 'Vacci piano, Spencer! Sono sempre il fidanzato del tuo cane!'.

'Non arriverai al matrimonio, se non la smetti!' sbottando a ridere, Sara si rimise in posizione, in attesa.

Lui tentò di scacciare dalla mente le sensazioni che provava per la creatura flessuosa e sensuale che aveva di fronte e di concentrarsi sul lavoro, non immaginando che la sua avversaria, nella medesima condizione, stesse respirando, lentamente, per riprendere un minimo di controllo per battersi.

Era stato devastante, per lei, che la vedesse esprimere la sua potenza fisica.

Si era lasciata andare leggermente con James, un piccolo squarcio nella tela della propria solitudine...minuscolo ma pur sempre un inizio.

Quando avevano cenato insieme, aveva capito che l'uomo non fosse a conoscenza dei cambiamenti apportati al suo corpo da Banner.

I colleghi erano riservati e non pettegoli, e l'avevano preservata da chiacchiere e diffusione di notizie. Era la più giovane e indifesa del gruppo...certo, pure un'arma letale ed una macchina da guerra, quando si rendeva necessario.

Clint e Tony la vedevano come una figlia, data l'età anagrafica, Steve aveva un debole per lei e si era dimostrato galante e gentile, Bruce era stato il suo mentore dai tempi in cui era il suo professore e viveva di sensi di colpa, nei suoi confronti. Thor compariva raramente, spesso tornava ad Asgard ed era un tipo affabile.

Solo la Romanoff la tollerava poco; aveva provato a spiegarle, più volte, la natura del suo rapporto con il fidanzato, ora ex, ma non l'aveva neanche voluta ascoltare. Eppure la russa era stata testimone involontaria della sua discesa all'inferno e del ritorno alla vita, a cui era stata costretta, suo malgrado, proprio da Bruce.

Presa dai ricordi del passato, non si accorse di aver abbassato la guardia e avvertì un colpo al fianco destro, che la squassò...il braccio in vibranio di Barnes! 'Niente male' niente male sul serio, rifletté. Difficilmente la mettevano in difficoltà ed era accaduto proprio con il ragazzo dagli occhi d'argento, che la fissava, con le labbra increspate 'Uno a zero per me!'.

'Fai attenzione' lo avvertì e gli saltò letteralmente addosso, una mossa d'attacco via l'altra, con un impeto tale da sentire poco dopo un rumore sinistro, vedere staccarsi l'arto metallico dalla spalla dell'avversario e ricadere a terra, vicino a Barton, con il beagle che lo inseguiva come fosse un osso da riportare.

Imbarazzata per l'accaduto, con Bucky incredulo, Sara commentò 'James, non sapevo che il tuo braccio volasse!'.

'Nemmeno io' lui sbottò a ridere, di gusto, raccogliendolo dal pavimento e indossandolo di nuovo. 'Rogers...a figuracce oggi non mi batte nessuno' concluse, con un'occhiata eloquente al suo amico.

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