Parte 3 Una giornata perfetta

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Sara si era scusata decine di volte, pure per la battuta che le era uscita di bocca.

'Non mi sono offeso, stai tranquilla!' James l'aveva rassicurata, con scarsi risultati.

Lei, rammaricata e per nulla convinta, intanto che chiacchieravano, vicini, in direzione della fermata della metropolitana, cui aveva insistito per accompagnarla, con il beagle fra di loro, provò 'Ci sarà qualcosa che posso fare per farmi perdonare?'.

L'aveva detto in maniera innocente e non si aspettava la risposta del suo interlocutore, che a lui venne spontanea 'Sì, ci sarebbe. Pranza con me sabato, se ti va. Una cosa semplice...solo noi tre!' abbassò gli occhi su Einstein, per evitare di incrociare gli smeraldi di Sara, nel momento in cui avesse rifiutato malamente l'invito.

Passato un attimo di smarrimento, la Spencer acconsentì, turbata dall'agitazione e dalla felicità che la proposta le aveva procurato 'Va bene. Che avevi in mente?' stavolta non sarebbe stato casuale ma un vero e proprio appuntamento, e ne aveva tutta l'aria.

Buck, impreparato ad una risposta positiva, si sforzò 'Una sorpresa. Vi vengo a prendere a mezzogiorno. Mettiti jeans e scarpe da ginnastica' la saluto, vedendola salire col cagnolino sul vagone del treno appena arrivato.

Cosa semplice o no, la ricerca dell'abbigliamento giusto da indossare, invece, fu molto complessa. Sara aveva spulciato il guardaroba decine di volte. La sua patologia non l'aiutava, in una situazione del genere. Aveva provato mille abbinamenti, nei giorni precedenti, e, alla fine, aveva optato per un paio di jeans blu, classici nel colore e nella linea, Adidas viola e una camicia bianca, dal taglio femminile e dalla stoffa impalpabile che, al posto dei bottoni, aveva sul davanti dei ricami floreali a forma di margherita. Si era truccata leggermente e, con lo zaino di cuoio marrone in spalla, era scesa in strada.

'Come sto?' aveva chiesto al beagle, in ascensore, e quello aveva abbaiato, scodinzolando, in segno di certa approvazione. La stessa che lei lesse negli occhi azzurri di James che l'aspettava e che non espresse verbalmente. Con Sara non sapeva mai quale fosse il modo giusto di comportarsi. In quella circostanza avrebbe voluto dirle mille parole e rimase muto...cosa che la ragazza gradì moltissimo.

'Ciao' lo osservò, in piedi, davanti al suo portone, jeans e polo azzurra, in una mano un cestino di vimini di medie dimensioni, nell'altra una coperta in fantasia scozzese.

'Ciao! Ti piace l'idea del picnic? Central Park in questa stagione è fantastico' capì di aver azzeccato, poiché la Spencer aprì le labbra carnose in uno splendido sorriso.

'Tanto. Noi due' indicò Einstein 'lì siamo di casa. È vicino e l'area per i cani è grande. Il piccoletto può correre senza problemi' ci andavano ogni volta possibile.

'Sono contento' rispose, intanto che si muovevano, camminando vicini, lentamente, tra una chiacchiera e l'altra.

Fu proprio Sara a individuare dove potessero mettersi, per stare lontano dalla confusione, giungendo a un fazzoletto di prato leggermente isolato, sotto l'ombra della chioma di una grande quercia.

Aiutò Buck a stendere il plaid su cui sedettero, con il cagnolino in mezzo alle sue gambe, accanto al cesto intrecciato, da cui lui tirò fuori una bottiglia di succo di frutta biologico all'arancia e due calici di vetro 'Visto che non bevi alcool, mi sono adeguato all'epoca moderna...'. Lo versò per entrambi e le passò il bicchiere, per brindare.

'È un pensiero carino' commentò lei, facendo tintinnare i flûte.

James era carino, oltremodo, notò la Spencer. Timido e sfrontato, galante come un uomo d'altri tempi.

'Ho un regalo...Spencer, non è per te, non montarti la testa...è per il mio fidanzato' dalla tasca dei jeans, Barnes prese una pallina di gomma con degli spuntoni color violetto, la mostrò al cane e la lanciò sul prato, piuttosto distante, con il braccio metallico.

Toccando terra, la sfera si illuminò...Einstein era già scattato a riprenderla, non appena aveva intuito la natura dell'oggetto e l'intenzione del suo nuovo amico.

Sara batté le mani, colpita da tanta premura 'Adesso non te lo toglierai più di torno, è sicuro...'mormorò, quasi commossa.

Aveva imparato a conoscere le persone, nei tre anni passati in cui si era estraniata dalla socialità, bloccata solo su se stessa; aveva osservato gli altri, con attenzione, e sapeva riconoscere la spontaneità scevra da doppi fini, dalla certezza di avere sempre una contropartita doverosa, corrispondente alla propria gentilezza.

Soprattutto negli uomini che aveva incontrato; era tutto un corteggiamento spesso sfrontato, per arrivare a portarla a letto, nel più breve tempo possibile.

James non era così, nonostante l'attrazione che sentiva per lei, palpabile ma non sfacciata.

'Non era mia intenzione, adoro questa palla di pelo ed ho il pranzo pure per lui' imbustata a parte, le mostrò una confezione di crocchette della stessa marca che la ragazza gli aveva dato al ristorante ed una ciotolina metallica per animali, con sopra inciso il nome del beagle 'Puoi tenerla, ovviamente!'.

No, Sara non si era sbagliata affatto sul suo accompagnatore...ogni suo gesto lo confermava...gli sorrise, dolcemente, grata dei suoi modi.

Il cagnolino strabuzzò gli occhietti e si dedicò al pasto, intanto che Bucky continuava 'Le mie abilità culinarie sono scarse. Ho fatto il massimo'. Le passò un involucro di carta stagnola contente un panino, che aveva preparato identico per sé.

Sara lo scartò 'Sembra appetitoso' dette un morso 'ed è buonissimo' gli fece l'occhiolino, gustandolo.

Era squisito: un sandwich di pane ricoperto di semi di sesamo con pomodoro e mozzarella, origano, basilico ed un filo d'olio d'oliva. 'Un boccone di paradiso' commentò, con l'espressione usata da lui davanti al dessert della cena consumata insieme, notando come Barnes trattenesse a stento una risatina, in quel frangente.

'Che hai? Mi sono sporcata?' nell'incertezza, si pulì con un tovagliolino di carta.

'No, non è quello...sei telepatica, credo; dato che l'appetito non ci manca e abbiamo sbranato i nostri panini' spiegò, compiaciuto che l'avesse apprezzato 'ecco il pezzo forte del pranzo: uno in due, di più non me ne hanno voluto vendere. Al ristorante hanno fatto un'eccezione, solo perché li ho pregati' scoperchiò un contenitore di alluminio e lei emise un sospiro.

'Sei un genio...' commentò, rimirando il cuore al cioccolato ricoperto di frutti di bosco, che lui aveva acquistato al locale dove erano stati assieme, il Caffè dei Fiori! Ebbe l'onore di assaggiarne il primo boccone 'E' meglio dell'ultima volta' gemette, al gusto inebriante del fondente sul palato, apprezzandolo, e che ne lasciasse a lei la parte più grande.

'E' stato un pranzo eccezionale, che si è concluso in maniera perfetta!' lo elogiò, stendendosi supina, sopra il plaid, con Einstein che le si accomodò sul petto.

'Sara, è un miracolo...non ti sei lamentata di nulla' steso di fianco a lei, la testa poggiata sul gomito, se ne meravigliò.

'È vero...strano...merito solo tuo, lo ammetto' lo fissò, languida, coi profondi occhi da gatta, sbattendo le lunghe ciglia castane.

'Sai quale sarebbe la conclusione davvero perfetta?' James giocava con le dita della mano destra, con una sua ciocca di capelli profumati di shampoo e lo chiese, la voce roca, concentrato sulle labbra che lei mordicchiava nervosa.

'No...dimmelo tu...' lo provocò, alzando il capo verso l'alto, certa di ciò che aveva nel cuore e consapevole del desiderio di entrambi.

'Questo' non fece in tempo a finire la parola che già la sua bocca godeva delle labbra carnose, morbide ed al gusto di cioccolato fondente, che, sussultando al suo tocco, Sara aveva schiuso, leggera.

***

Era stata in tensione ad ogni bacio che si erano scambiati su quel plaid, con il cane che li fissava. E non erano stati pochi. Da molto tempo non baciava un ragazzo ma a giudicare dalla passione crescente di Bucky si era difesa bene...in fondo era come andare in bici...una cosa tanto bella non si poteva scordare. Baci lievi in punta di lingua e labbra, baci profondi ed appassionati, umidi. Le mani di James che cercavano le sue e le accarezzavano i capelli.

Si fermarono solo nel momento in cui sentirono una terza lingua, rasposa, sulle loro guance...il terzo incomodo con la coda che reclamava la loro attenzione.

'È geloso...' Sara dette un bacino ad Einstein e lo mise fra loro due, per fare un selfie con il cellulare 'sorridete!' li esortò, imprimendo in un'immagine l'immensa felicità che stava vivendo. 'Voi siete venuti bene, siete fotogenici...io orribile' commentò.

'Sara, nelle foto si viene come si è...tu non sei bellissima...sei perfetta, come questa giornata' Buck suggellò, con l'ennesimo bacio, la sua sincera confessione, strappandole una smorfietta ed aiutandola ad alzarsi per tornare verso casa, ripiegata la coperta e ripreso il cestino.

Con naturalezza, si strinse a lei, cingendole la vita con il braccio sinistro, il suo viso meraviglioso sulla propria spalla su cui si chinava a sbaciucchiarla di continuo, fra i sospiri, con le labbra che si rincorsero fino al suo portone.

'Ciao, Sara...a presto' poggiò la fronte sulla sua, e la baciò sulla guancia, stavolta.

Non era tipo da forzare le cose, visto il suo carattere introverso e la rigidezza che aveva colto nel loro approccio fisico; la ragazza, pur molto presa dal contatto, era evidentemente frenata. Lo aveva corrisposto, coinvolta, ma quando si era steso su di lei, gli aveva puntellato il torace con le mani, quasi a bloccarlo, senza nemmeno essersene accorta.

'A presto' controbatte' la Spencer, con il beagle che si faceva accarezzare, scodinzolando.

Dandole le spalle, per incamminarsi verso la fermata della metro, appena prima di girare l'angolo, con un unico desiderio nel petto, quello di continuare la serata con lei, inaspettatamente Barnes sentì la voce femminile che lo espresse 'Sarei troppo sfacciata se ti invitassi a mangiare un gelato?'.

Telepatia, pensò Bucky, scuotendo la testa.

***

Erano saliti a casa di Sara, per lasciare il cestino e rinfrescarsi, oltre che per la cena di Einstein. Mai Barnes si sarebbe aspettato un ambiente tanto colorato. Sul divano chiaro del piccolo soggiorno troneggiavano decine di cuscini sui toni del verde e dell'arancio, che richiamavano il tappeto e le stampe alle pareti. Ovunque, c'erano piante piccole e più grandi, in vasi bianchi, persino in camera da letto, al centro della quale spiccava proprio il letto, avvolto in una coperta disegnata di fiori variopinti.

'Hai il pollice verde! E' fantastico!' non aveva resistito, sembrava di essere in una serra, curata e luminosa.

'Amo le piante, i fiori ed i colori accesi' segnalò 'rallegrano il grigiore dell'esistenza umana...a due isolati c'è una delle gelaterie migliori di New York, e io e Einstein siamo loro ottimi clienti. Ci serviamo lì, regolarmente e ho il freezer pieno di barattoli...possiamo mangiarlo qui, anziché uscire di nuovo' aprì lo sportello e ne tirò fuori cinque.

'Caspita, non scherzavi affatto' Bucky si avvicinò alla penisola della cucina a vista, sedendosi sullo sgabello alto di fronte a lei, che impugnava uno spallinatore 'e sei armata!'.

'Non scherzo mai, pensavo lo avessi capito' lo ammonì, scavando il gelato dai contenitori e riempendo due coppette di vetro 'il gelato perfetto...ovvero una pallina per ogni gusto: cioccolato, vaniglia, fragola, stracciatella e ...pistacchio...ti dovrebbe piacere, l'altra sera hai ordinato il semifreddo'.

'E' il mio preferito' non poté non notare come la vaschetta fosse intonsa, comprendendo che avesse acquistato quella varietà per lui, forse nell'incertezza di farlo salire nel proprio appartamento...o nella certezza che lo avrebbe invitato.

Rise, sotto i baffi, contento, facendo un giro del soggiorno con la coppetta in mano. L'unica libreria era stracolma di testi, la maggioranza sul giardinaggio, oltre a tomi universitari di ingegneria, cibernetica e medicina 'Leggi parecchio...' commentò, interessato.

'Sono per lo più i libri di quando ero una studentessa. Frequentavo la Facoltà di Medicina. E' lì che conobbi Bruce, lui insegnava chimica. Mi prese in simpatia, sotto la sua ala protettrice' la Spencer aveva risposto, e il tono della sua voce era cambiato...un'amarezza di fondo aleggiava intorno le sue parole.

'Perché hai mollato?' voleva sapere, a quel punto.

'Ho avuto un incidente, ha letteralmente spezzato in due la mia vita. E' stato come l'anno zero, prima e dopo Cristo. Nulla, dopo, ha avuto importanza, per me...' fu un'ammissione in piena regola, schietta fino a dove poté spingersi. I suoi occhi erano diventati talmente tristi che Bucky le prese la ciotolina dalle mani e la poggiò su una mensola, insieme alla propria e la strinse a sé 'So perfettamente di che tipo di sensazione parli, io posso capirti più di qualunque altro...e comprendo anche la tua difficoltà ad aprirti'.

Avvertì le braccia che gli stringevano la vita e le sue mani sulla schiena, sotto le scapole, il volto poggiato nell'incavo del collo, nascosto dal manto di capelli castani, e un leggero umido sulla pelle, delle sue lacrime non trattenute. E la sua vocina tremante 'Non ho mai sentito nessuno così vicino...grazie' aggiunse, scostandosi per baciarlo, intanto che Einstein reclamava il pasto serale.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro