Parte 4 Bugie d'amore

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Sara Spencer e il suo cagnolino avevano rivoluzionato la vita di Bucky, in pochi giorni. Sotto gli occhi esterrefatti di Steve, la loro relazione era diventata più che assidua. Erano sempre insieme, appiccati come due adolescenti.

Passavano assieme tutto il tempo possibile.

Barnes la affiancava o le faceva compagnia nei pochi momenti di allenamento che lei svolgeva alla base, con una frequenza minima, giacché il suo potenziamento non necessitava di intensa attività fisica.

Si era ambientato, fra gli Avengers, senza essere stato ancora coinvolto in funzioni operative. Aspettava al palo, di essere chiamato, quando ve ne fosse stata l'opportunità concreta, a differenza della Spencer, che aveva partecipato ad un paio di missioni.

Lui, in quei frangenti, era rimasto al New Avengers Facility, angosciato per la sua sorte, con il beagle al fianco, scrutando l'orizzonte del cielo, in attesa del Quinjet; si era fatto trovare ai piedi della scaletta, dissimulando le proprie emozioni e paure, di fronte ai colleghi, che avevano percepito vi fosse una simpatia, mai confermata dagli interessati, dal modo in cui si scrutavano l'un l'altra.

In privato, vedersi era stato più semplice e insieme più complesso. Nei due mesi della loro frequentazione si erano dedicati a svariate attività sociali; bowling, pizza, picnic a Central Park, cinema all'aperto, data la bella stagione, sempre con l'onnipresente cagnetto. Spesso se ne stavano tranquilli a casa, per lo più nell'appartamento di Sara, a vedere un dvd o a chiacchierare

Uscivano come due ragazzini delle scuole medie, quello era il problema e lo stallo da cui James non riusciva a muoversi; mano nella mano, in uno sbaciucchiarsi continuo, senza alcun altro approccio fisico.

Lui aveva tentato, sfiorandole il seno, in più di un'occasione, di avvicinarla in maniera più passionale, e Sara si era tirata indietro, scostata, con una risatina o una scusa. Non era timidezza, gli era parso. Quando l'aveva interpellata, aveva spiegato che, da molto tempo, non stava con un uomo e voleva andarci cauta.

Tuttavia erano due adulti e Buck la desiderava moltissimo, come non aveva mai voluto nessuna.

Sara stessa si era chiesta quanto le sue giustificazioni avrebbero potuto reggere ancora, quanto sarebbe potuta andare avanti, senza che il loro rapporto prendesse una piega più intima, cosa che sognava anche lei, profondamente.

Quando erano assieme, il tocco delle mani di James la terrorizzava e la esaltava. Era certa che si sarebbe schifato delle sue fattezze, che avrebbe sentito il freddo delle parti del suo corpo sostituite, la stranezza della pelle artificiale, che se avessero fatto l'amore non sarebbe stato più come prima e non l'avrebbe più cercata, che l'avrebbe abbandonata...come era accaduto con le persone importanti della sua vita!

Oltre alle insicurezze che si portava appresso, era ugualmente la sua malattia che la faceva ragionare in quel modo, anzi sragionare. Il suo cuore no, aspettava altro. Era il cuore che l'aveva spronata all'acquisto di biancheria sexy, a curarsi in ogni dettaglio quando che si vedevano, felice degli sguardi di apprezzamento del partner, per esorcizzare le proprie esitazioni.

Fu una sera, all'ultima fila, vuota, del cinema all'aperto, che Barnes non si tenne più. All'ennesimo bacio ardente, la mano destra finì dentro la maglia scollata di Sara. Un gioco di pochi secondi col suo capezzolino inturgidito lo mandò in piena tempesta ormonale. Con la mano sinistra, le sganciò il reggiseno, che si allentò, lasciando intravedere le sue mammelline, perfette come arance mature.

Nel momento in cui scese con la bocca a tentare di lambirle, lei si lamentò, ricomponendosi all'istante 'No, per favore...smettila'.

Con un gesto plateale e che non era da lui, Buck, esasperato, si alzò, andando verso l'uscita, seguito dalla ragazza e dal cane.

'Fermati, aspetta' lo pregò.

'Sara, basta, non ce la faccio più...è un supplizio starti vicino in questo modo. Se non ti piaccio, sii sincera e la chiudiamo qui' suonava come un ricatto. Aveva usato, consapevolmente, l'escamotage impiegato, con successo, decine di volte, con le fidanzatine del millennio precedente.

Sara non fece eccezione. Non poteva perderlo, si disse, trattenendolo per la manica del giubbotto di jeans e buttandogli le braccia al collo 'Sei uno sciocco, sai che non è così'. Lo baciò appassionata e lo trascinò sotto la metropolitana, direzione casa propria. Sul treno rimasero avvinti, con la schiena della Spencer, appoggiata ad una parete della carrozza, le mani di lui ovunque, che le carezzavano la seta del vestito verde chiaro a fiori che indossava.

Non si era lamentata, erano in pubblico e le effusioni contenute; per di più la ragazza sapeva che il peggio dovesse ancora venire.

A passo svelto, erano arrivati nel suo appartamento, direttamente in camera da letto.

La Spencer aveva chiuso la porta, lasciando Einstein in corridoio 'Mi dispiace, stavolta non puoi restare'.

Appena girata la chiave nella toppa, si ritrovò James alle spalle che le sbottonava l'abito, straziandola di baci sul collo.

'Solo un attimo' lei, velocemente, aveva sprangato le persiane e spento la luce 'Non ho un buon rapporto col mio corpo e mi piace farlo al buio' aveva sparato l'ennesima mezza verità, a tutela dei suoi inconfessabili segreti.

Lui si era stranito, di nuovo, poiché non era buio, era l'oscurità assoluta! 'Che assurdità, sei più bella e sensuale di una modella...io voglio vederti, invece' aveva insistito.

'Per piacere' con voce lamentosa, la ragazza non aveva ceduto.

'D'accordo' Barnes aveva sentito la sua mano che prendeva la propria e che lo conduceva verso il letto. Subito aveva percepito che si liberasse degli abiti e si stendesse sul talamo; si era innervosito di più, dato che non aveva avuto nemmeno il piacere di spogliarla, di toglierle la seducente biancheria di pizzo che aveva sfiorato di sfuggita coi polpastrelli.

Aveva sognato, per settimane, il momento in cui avrebbero fatto l'amore la prima volta e si stava alterando; esisteva un unico motivo per la sua reticenza! Dentro l'anima, la sua paura più grande diventava realtà e proprio con la donna che gliela aveva rubata e che gli aveva spudoratamente mentito dal primo momento in cui si erano incontrati.

Sarebbe arrivato alla fine, meditò; aveva bisogno togliersi tutti i dubbi e capire se i propri sospetti fossero fondati, come temeva.

Nudo, la strinse a sé, con forza, baciandola con passione, riempendole il collo di succhiotti, strofinando il corpo sul suo, per farle sentire il proprio desiderio.

Sara tremava, vistosamente, le braccia e le gambe fredde, forse per la paura o il piacere, ed era rimasta immobile.

'Sta tranquilla' la rassicurò, scendendo a succhiarle i boccioli, che si inturgidirono al contatto con le sue labbra, fra mille giochi in punta di lingua. Le raccolse i seni con entrambe le mani, come in una coppa, godendo del contatto con le sue carni morbide, tentando di immaginarne le forme femminili e stuzzicanti al tatto, mentre lei sussultava, senza alcuna apparente partecipazione ai preliminari di cui era diventata passiva protagonista.

Barnes fece la prova del nove, nella sua testa il cerchio di fuoco che la Spencer avrebbe dovuto attraversare. Con i polpastrelli della sinistra metallica, lambì il fiore polposo che aveva fra le cosce, spingendo le dita di vibranio al suo interno, per stimolarla.

Come previsto, lo bloccò, spostandogli il braccio, muta, scatenandone le ire.

Buck si mise a sedere, accendendo la luce e fissandola con gli occhi fuori dalle orbite 'Alloraaaaa! Che cavolo vuoi da me? Mi porti nel tuo letto e fai la preziosa? Mi sto scocciando!'. Erano state parole forti, sperava di scuoterla.  Per la prima volta da quando si erano incontrati le aveva risposto male...molto male.

Vederla nuda e bellissima, il corpo perfetto, armonioso, i seni candidi ed i capezzolini rosei, l'intimità coperta dalle manine affusolate per la vergogna, come una bambina, lo fece vaneggiare di più, insieme al suo esasperante silenzio. 'Che c'è che non va?' le chiese a bruciapelo, spostandole, di forza, le mani per renderla esposta al suo sguardo.

Lo scioccò notare quanto fosse, allo stesso tempo, terrorizzata e comunque eccitata, giacché i fluidi candidi la ricoprivano copiosi. Che ragazza incoerente...quindi lo voleva? si chiese, allontanando il pensiero positivo. 'Te lo dico io e correggimi se sbaglio...il tuo problema è solo uno, che sei una bugiarda!'.

'No, ma io...' l'aveva beccata, l'aveva capito...lo sapeva!

'Mi hai fatto credere che fosse tutto a posto, che questo non ti facesse schifo' James si fissò il pezzo di metallo che si portava dietro 'invece ne hai una paura fottuta...almeno ammettilo!' gridò, come un pazzo.

Lei quasi emise un sospiro di sollievo...eccola, la via d'uscita, servitale su un piatto d'argento. Consapevole che lo avrebbe ferito a morte e che fosse l'ultima cosa che voleva al mondo, annuì, girando il viso di lato, in direzione della finestra, per evitare di mostrargli gli occhi lucidi.

'Lo sapevo...pensavo tu fossi diversa, viceversa sei un bluff, una delusione' col cuore spezzato, di fronte alla sua indifferenza improvvisa, si sollevò dal letto, per recuperare i propri abiti e scappare dal dolore lancinante che lo affliggeva.

'Non mi lasciare, resta con me' con voce flebile, lo supplicò.

'A fare cosa, Sara? Spiegamelo, perché non ci arrivo!' stizzito, alzò di nuovo i toni della discussione.

La ragazza si voltò, stavolta scrutandolo, seria, e aprì le gambe nella sua direzione, l'intimità in vista, carezzandosi in maniera molto sensuale. Mai avrebbe immaginato di comportarsi in quel modo, con un richiamo erotico tanto esplicito; le era venuto in mente solo quello, l'attrazione che James aveva per lei e che forse lo avrebbe fatto capitolare ad amarla.

Piuttosto che perderlo, si sarebbe forzata di superare le proprie fragilità, quanto meno a letto...avrebbe provato! 'Ti prego...rimani' lo scongiuro', tenera con gli occhioni da cerbiatta...una cerbiatta in trappola!

Ovviamente la sua lusinga colse nel segno. Barnes, accecato dalla sua bellezza e dal sentimento che provava, non fece mistero dell'immediato irrigidimento al basso ventre.

Era diventata la sua preda; alla fine si sarebbe levato una piccola soddisfazione, dato che aveva deciso comunque di chiudere qualsiasi tipo di rapporto con la femmina che gli si stava offrendo. Una volta sola! Una botta e via, gratis; se lo era guadagnato, e l'avrebbe trattata come meritava, alla stregua delle prostitute che aveva frequentato per togliersi qualche sfizio. Nemmeno avrebbe dovuto pagare, ci aveva già rimesso un pezzo di cuore.

Con un balzo sul letto, le si piazzò in ginocchio fra le cosce, ed appoggiata la propria durezza al suo fiore dischiuso, la possedette con un colpo deciso, facendosi strada in lei con un paio di spinte, in tutta la sua lunghezza, un gemito acuto da parte sua.

'Come sei stretta' aveva constatato...quasi come una vergine, pensò, in quei secondi, a conferma dell'assenza di relazioni amorose nella sua vita, come gli aveva accennato a suo tempo, evidentemente sincera, almeno per quell'aspetto.

Era davvero così, per lei: il primo rapporto completo dalla ricostruzione di Bruce. Banner le aveva spiegato che avrebbe provato le medesime sensazioni che accompagnavano un rapporto sessuale tradizionale. Sulle prime non aveva dato peso a quelle frasi; diversamente, con James sopra che la montava, aggressivo e furente, non poté che confermare le teorie del dottore.

La teneva ferma, alla base del mento, con la mano in vibranio, quasi a sfregio, con il pollice che, in continuazione, percorreva il perimetro delle sue labbra, ed iniziò a prenderla con spinte lunghe e decise. 

Sembrava volesse infilarsi completamente dentro di lei...poi si fermava, rallentando il ritmo e riprendeva con maggiore violenza, sbattendola forte al materasso, cui si era dovuta aggrappare. 

Gli zaffiri di ghiaccio la dilaniavano, erano zeppi dell'infelicità che lei stessa gli aveva causato. Se ne rammarico', cercando di allontanare la tensione che la attanagliava, perché, nonostante tutto la reazione delle sue membra era naturale e spontanea, motivata dal sentimento che nutriva per il suo compagno di giochi, per l'abilità e esperienza maschile nell'atto che stavano compiendo, per la conoscenza dell'altro del fisico di una donna...persino di una mezza donna come lei...

'Ti piace?' glielo domandò, per umiliarla, certo della risposta verbale che avrebbe ricevuto e di quella del suo corpo, che percepiva e osservava sotto i propri occhi. Disprezzato per il braccio artificiale, gradito per la prestazione offerta...Beh, Bucky, stai un passo avanti, si disse. Se non avesse voluto partecipare alla ginnastica in cui si stavano esibendo, non avrebbe avuto difficoltà ad allontanarlo da sé, giacché era evidente che fosse molto più robusta, visto l'esito degli allenamenti svolti assieme.

Sotto gli ultimi colpi di bacino, disordinati ed inferti con movimenti pazzeschi, Sara lo fissò, le pupille dilatate, le guance arrossate, un attimo prima di inarcare la schiena, e rivoltare indietro la testa, fra un brivido e l'altro; fu avvinta da un terremoto di contrazioni femminili, tanto intense da farle lasciare con le mani il materasso e cingere James con le braccia al suo petto, nello stesso istante in cui lui abbandonò la presa sul collo, e godendo del piacere magnifico della partner, la invase di calda ambrosia.

Due cose lo avevano colpito, come uno schiaffo sul viso. Stranamente, proprio nel momento del piacere più intenso, la Spencer lo aveva abbracciato, tenera ed appassionata, fregandosene dell'arto di metallo. Aveva avuto la chiara impressione che desiderasse baciarlo sulle labbra e che si fosse trattenuta, dato che le loro bocche non si erano più incrociate; inoltre, l'aveva sentita scandire il proprio nome, almeno un paio di volte. James,James...dolce,delicata, languida era tornata la tenera Sara che lo aveva conquistato.

Non si fece grandi illusioni, nonostante l'amplesso fantastico e appagante che avevano appena condiviso; si accasciò supino accanto a lei, che muta, lo guardava di sottecchi e si puliva con un kleenex preso da una scatolina sul comodino.

Andò verso il bagno, per rinfrescarsi, certo di tornare a casa propria, dopo la veloce abluzione.

Uscito dalla toilette, la visione di Sara, seduta al bordo del letto, in cerca delle mutandine, nuda e più  bella che mai, gli provocò un'altra ondata di desiderio, che dovette frenare.

Udì il noto grattare sulla porta del beagle, che era abituato a scorrazzare senza limiti e chiusure, e per la prima volta da che si conoscevano, alzò la voce col cagnolino, a mo' di rimprovero 'Falla finita, Einstein!'.

Il quadrupede smise all'istante e la ragazza lo scrutò, addolorata del comportamento, avendo intuito che la bramasse ancora, dallo sguardo e dalla reazione del suo corpo.

'Non lasciarmi, James' sperò che esistesse una minima possibilità di rimanere insieme, disperata di ritornare nel baratro della propria solitudine, antecedente l'ingresso dell'uomo nella sua esistenza.

'Sei perfetta...perfetta per un altro, non per me, putroppo' sussurrò, non potendo trattenersi alla visione di lei, per poi aggredirla. Doveva chiederlo, doveva 'Sara, per la miseria, che succede? Che ti passa per la testa?' l'adorava e la detestava insieme; nella condizione di rabbia e rassegnazione morale che sentiva, rifletté che non fosse possibile stare così bene con una donna che non ti volesse, che ti trovasse orribile e disgustoso.

Al di là che avesse annuito, alla sua esplicita domanda, ogni suo comportamento, sia nei momenti di condivisione delle settimane precedenti sia fra le lenzuola, gli aveva lasciato intendere altro...che fosse presa da lui, coinvolta!

'James, è complicato...' era stata costretta a mortificarlo, per nascondere le proprie omissioni e bugie. La fortuna di averlo conosciuto si era tramutata in una disgrazia incommensurabile; lo aveva confuso e mortificato, proprio facendolo sentire diverso ed inadeguato, il medesimo problema che lei stessa viveva e con cui combatteva da tre anni a questa parte.

'Dimmelooooooo' urlò, udendo una frenata inconfondibile di un'auto sull'asfalto...stridore metallico ed un guaito...un unico guaito terribile che gli fece accapponare la pelle e che avrebbe riconosciuto fra mille...il beagle!

'O no! Einstein! Ho dimenticato il pasto notturno' Sara, presa dai giochi erotici, complice l'aver tenuto il cagnolino fuori dalla camera da letto, aveva completamente rimosso l'obbligo alimentare imposto dalla scienza. Isterica, si affacciò alla finestra, aprendo le persiane e lo vide, sotto le ruote di una station wagon grigia, con accanto il conducente del veicolo.

Si vestì più in fretta che poté e corse, utilizzando il proprio potenziamento, verso la strada, Barnes alle calcagna, sconvolto.

Proprio davanti il portone di casa, il beagle aveva certamente tentato di attraversare la carreggiata, per dirigersi dall'altro lato della via, in direzione dei negozi dove la sua proprietaria si riforniva di carne e croccantini.

La scena che si aprì alla vista di James fu più che raccapricciante. Non solo Einstein aveva ferite importanti, ma da quelle stesse lacerazioni erano distinguibili grumi di carne e pelo, uniti a bulloni, fili e parti metalliche.

'Non l'ho notato, è sbucato come un fulmine ed andavo piano, a trenta miglia all'ora...Che diavolo di cane è?' domandò l'investitore, intanto che la Spencer si buttava in ginocchio, per prendere il cagnolino fra le sue braccia.

'E' speciale' sussurrò, così piano che lo sentì solo Barnes.

'Che possiamo fare? Sara? Mi ascolti?' era sotto shock, lui tentò di farla reagire.

Trascorso qualche attimo di smarrimento, si riprese 'Dobbiamo portarlo all'istante da Banner. Puoi reggerlo, per piacere?' lo pregò, sperando accondiscendesse e tenesse fuori il piccoletto dalle loro diatribe.

'Certo' Buck stese le braccia e lo strinse al petto, cullandolo.

La Spencer tornò nell'appartamento per recuperare la borsa e un asciugamano per avvolgere il beagle. Ridiscesa, fermò un taxi, dando l'indirizzo della base, e, nel percorso, telefonò a Bruce, avvertendolo dell'accaduto. Si girò, per comprendere le condizioni sul suo compagno di vita, accoccolato addosso a James, nella spugna, con un musetto spaurito e sofferente.

Lo sguardo del suo accompagnatore era tanto addolorato che si sentì in dovere di fornirgli le risposte alle domande che certamente si era posto. Iniziò a raccontare, l'espressione persa nei propri ricordi, un sospiro 'E' successo quattro anni fa, nel periodo in cui, come sai, ero allieva di Bruce, alla Facoltà di Medicina. Banner stava approfondendo dei progetti di cibernetica e mi disse che avrebbe voluto iniziare una sperimentazione animale. Tuttavia, è molto sensibile e non se la sentì di utilizzare delle cavie da laboratorio, nella sua testa era una forma abietta di vivisezione.

Durante una passeggiata, fui testimone di un episodio spaventoso. Da una macchina in corsa, gettarono un cagnolino...un beagle...era ferito in maniera importante. Mi recai da un veterinario, che confermò che non sarebbe sopravvissuto alle lesioni.

Mi venne in mente Bruce, si trattava di salvare la vita ad un animale che stava male. Lui accondiscese, e sottopose il cane ad un lungo intervento, che riuscì alla perfezione. Il beagle si rimise; Banner decise di chiamarlo Einstein e volle regalarmelo, giacché mi ci ero molto affezionata ed ero rimasta sempre al suo capezzale...Einstein è il primo essere vivente bionico della storia dell'umanità...'.

Bucky, che aveva ascoltato, accorto e colpito, considerò 'E' proprio una palla di pelo speciale'. Gli dette un bacino sulla testolina, mentre il taxi si fermava, davanti all'entrata principale del New Avengers Facility e il dottore in persona gli apriva lo sportello, per aiutarlo a scendere.

In preda ad un attacco d'ira, quasi glielo strappò dalle braccia, e subito si rivolse a Sara, camminando velocemente in direzione del proprio laboratorio, la Romanoff al suo fianco 'Che cazzo hai combinato? Com'è possibile che tu abbia scordato di dargli da mangiare...sarebbe la prima volta in quattro anni. Eri presa da altro, ovviamente! Non ti sono bastati i festini a cui hai partecipato all'epoca?' si bloccò e le rimirò il collo, dove era evidente la collana di succhiotti lasciatale da Barnes, oltre che l'impronta della mano metallica.

Atterrita dai suoi rimproveri, la Spencer era rimasta in silenzio, di fronte la porta della sala medica, dove l'aspettavano Barton e Rogers, in grande imbarazzo.

'Non sono affari tuoi, Banner...e poi è stato un incidente' James la difese e si difese, senza nemmeno riflettere sull'opportunità di essere diplomatico od accomodante, in quel frangente.

'Non sai di cosa parli, Soldato' Bruce, rabbioso, gli si rivoltò come una biscia.

Fu Natasha, inaspettatamente a aiutare Sara. Carezzò il braccio del suo ex fidanzato, tentando di placarlo, proprio per il suo bene, poiché una sua trasformazione le pareva imminente e poco controllabile 'Ora la cosa più importante è che ti occupi di Einstein...'.

Al tocco delicato e conosciuto, il dottorino respirò a pieni polmoni, allontanandosi con il beagle 'Non finisce qui, Spencer, ci puoi giurare!' la minacciò, intanto che lei sprofondava su una seggiola di plastica e nella disperazione più assoluta.

'Andrà tutto bene, Sara, vedrai, ce la farà' Tony - capelli ed occhi neri, pizzetto scuro molto curato - accorso per dare manforte al suo fratello scienziato, la rassicurò 'mi lavo e mi preparo per assistere Bruce! Siamo i migliori, ne sei la prova vivente' buttò lì una battuta, prima di entrare definitivamente nell'ambiente sterile.

'Non prendertela, Banner è fissato con il quadrupede, ed ha un caratteraccio...come tutti noi, d'altronde!' Clint dette alla ragazza una pacca sulla spalla 'vado a prendere caffè per tutti, credo sarà una lunga notte'. Si mosse verso la macchinetta a monete.

'Stava per esplodere, di rabbia...per la miseria, quando ci sei di mezzo tu, va sempre tutto storto' Vedova Nera si rivolse alla collega, in tono sgradevole 'era talmente agitato che mi ha telefonato per raggiungerlo qui...l'unica chiamata negli ultimi sei mesi!'.

'Non l'ho fatto apposta...' con il viso fra le mani, Sara tentava di giustificarsi.

'Mica siete dei bambini, un po' di sale in zucca sarebbe gradito' Rogers - avvisato dalla Vedova che aveva preallarmato pure Barton - aggiunse la sua voce al coro dei rimbrotti, soprattutto alla luce delle condizioni in cui i due si erano presentati. Era chiaro che avessero appena finito di fare l'amore; lo turbò parecchio vedere le ecchimosi sul collo della donna, segno di un rapporto violento. Si ripromise di chiedere lumi al suo amico più caro, se ne avesse avuto l'opportunità.

Cap lo guardava: accettato il caffè portato dal Falco, era rimasto in piedi, accanto la grande vetrata che dava sul prato verde, antistante la base e rimirava Sara di sottecchi, con un'espressione inquieta. Da quando si vedevano, erano rinato, sorridente, felice, era tornato il Bucky che aveva lasciato cadere da quel maledetto treno; all'opposto, adesso, aveva l'aria di dover partecipare ad un funerale...il proprio! I lori rapporti sembravano molto tesi, cambiati in maniera repentina.

Sarebbe dovuto essere seduto vicino alla sua ragazza, a consolarla e tranquillizzarla; per fortuna, c'era Clint, coi suoi modi paterni, che provava a distrarla. Lo avevano sentito esprimersi in un monologo per ore, con la Spencer che ribatteva a monosillabi, per mera educazione, fino alle prime luci dell'alba, quando Stark e Banner erano usciti dalla sala operatoria.

Aveva parlato Tony, attorno a cui gli altri si erano raccolti a cerchio, abbozzando un sorriso 'Einstein sta bene! Malridotto, ma tornerà meglio di prima!'.

Sara era scoppiata in lacrime 'Grazie a Dio' aveva mormorato, con il Falco che l'abbracciava.

'Certo non grazie a te! Quando avrà terminato la convalescenza, lo terrò io ...e non voglio sentire una parola in merito' Bruce, stupendoli, girò sui tacchi e si mosse verso il laboratorio.

Se le avesse sparato, la ragazza avrebbe sentito meno dolore. Fece un passo indietro, bianca come un lenzuolo, poggiandosi alla parete, con Clint che la sorresse per la vita, temendo svenisse.

'Andiamo via' Bucky, affranto per lei, sapendo che ruolo il cagnolino ricoprisse nella sua esistenza, prese il posto di Barton, indirizzandola lungo il corridoio, verso l'uscita principale.

'Vi accompagno' il Falco si era offerto e li aveva lasciati entrambi sotto casa di Sara, dopo un tragitto silenzioso in auto, inframezzato solo dai singhiozzi della ragazza.

James l'aveva scortata nell'appartamento. La vista del letto disfatto attraverso la porta aperta della camera gli fece ricordare la stranezza della notte passata.

'Sara, so che non è il momento...dobbiamo parlare di quello che è successo fra noi, quando te la sentirai, non voglio forzarti'.

'Davvero? Non più di quanto tu lo abbia già fatto?' controbatte' senza malizia, semplicemente esponendo l'accaduto. Non c'era tono di condanna nelle sue parole 'speravo che la nostra prima volta fosse dolce e romantica, come ti sei sempre dimostrato con me...e con Einstein. In fondo al cuore, viceversa, ho sempre saputo che sarebbe andata diversamente, James. Non per colpa tua, credimi...e ti ho mentito, avevi ragione. Non si tratta affatto del tuo braccio, si tratta di me. Il problema sono solo io' due lacrime le scesero dagli smeraldi sul viso, alla confessione accorata, l'unica che fece.

'L'ho capito quando eravamo insieme' chinò il capo, in difficoltà per il modo aggressivo in cui l'aveva amata e per la certezza che non fosse per la propria menomazione.

'È tutto a posto, non dispiacertene...eravamo in due su quel letto...il senso di colpa ti mangia vivo, è il male assoluto'.

'Apriti con me, raccontami ciò che ti tormenta' la pregò, prendendole le mani.

'Non posso, scusa. È meglio soprassedere a vederci. Era troppo bello per essere vero, per durare, ho sbagliato a iniziare a frequentarti...' bisbigliò, il volto cinereo.

Bucky, un buco nel cuore che si allargava, senza fiato, poggiò la fronte sulla sua, augurandosi che non si scansasse 'Diamoci un po' di tempo, vediamo che succede' tentò di non perderla, in via definitiva. Alla luce dell'episodio legato all'incidente di Einstein, si era reso conto che conosceva poco della vita di Sara.

'Buonanotte, James' non acconsentì né rifiutò la pausa di riflessione proposta. Lo seguì, con lo sguardo, vedendolo uscire dalla porta del suo appartamento e dalla sua vita.

Rimase lì, in piedi, in una casa vuota del suo adorato beagle.

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