Capitolo 28

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Ho capito di amarlo davvero quando i suoi occhi hanno smesso di guardare i miei, quando la sua mano ha smesso di toccare la mia e quando le sue labbra non si sono più posate sulle mie. Si amano le persone che scappano, che inseguono altri amori.

Chiusi la porta alle mie spalle e mi ci appoggiai con la schiena sopra, mentre sul mio viso prendevano spazio le lacrime che si facevano sempre più affluenti. Tuttavia dovevo farmi coraggio, riprendere in mano la mia vita, ritornare in me e cercare un via d'uscita a questo tormento, a questo cuore distrutto. Mi guardai intorno, la casa era tutta sottosopra, cocci per terra e pezzi di vetro sul pavimento, un'insieme di pezzi ormai rotti proprio come il mio cuore, piccoli frammenti gettati in giro per la stanza o per la mia anima. Ricostruirsi, ritrovarsi, ora. Decisi di mettere a posto tutta la mia casa, iniziando proprio dai quei tanti cocci sul pavimento, ad uno ad uno li buttavo e mi rialzavo, mi ricostruivo di nuovo.

Si è quel che si vuole essere, ed è questo il punto, bisogna trovare in se stessi la forza di rialzarsi, toccare il fondo per poi darsi la spinta per risalire.

Sentii il telefono squillare dall'altra parte della stanza, non feci in tempo a rispondere ma notai che era Davis, di nuovo. Forse avrei dovuto richiamarlo, sarebbe stato giusto. Così composi il suo numero e aspettai una sua risposta.

''Pronto Bea, tutto bene?''

''Si Davis, perché mi hai chiamata cosa vuoi?''

''Prima mi aveva chiamato Paolo, sembrava preoccupato perché non ti trovava e poi tu non rispondevi al telefono''

''Si e quindi?''

''E' venuto da te?'' domandò lui sembrando scocciato.

''Si, ma cosa c'è Davis?''

''Mi manchi Beatrice, ho bisogno di vederti.'' disse con tono dismesso.

''Davis, sai cosa penso. No'' dissi alzando la voce.

''Non puoi abbandonarmi così, non dopo tutto quello che è successo. Sono stato con te tutti questi anni, eri un gioco dapprima, ma sei diventata amore ed io non riesco a stare senza di te. Ti prego Bea, vediamoci ho bisogno di parlarti''

''Per dirmi cosa? Quanto sei innamorato? Non mi interessa, ho già tanti problemi e ora per favore lasciami andare.''

''Non lo farò mai Bea, resterai sempre nel mio cuore. Ho bisogno di te''

''Perché ora e non prima? Perché torni quando il mondo mi cade addosso? Perché Davis?'' domandai iniziando a singhiozzare.

''Perché ti amo e so quanto possa far male un amore non corrisposto. Perché so quello che è successo con Paolo, perché so tutto di te Bea e non ti lascio andare via ora.'' disse lui quasi urlando di un amore disperato.

''Davis, mi dispiace'' gli dissi con tono dismesso e iniziando a farsi sentire sempre di più il mio pianto.

''Anche a me Bea.'' disse lui e chiuse la chiamata.

Rimasi a guardare lo schermo del telefono. Mi aveva attaccato in faccia, non potevo crederci, prima mi urlava disperatamente che mi amava e poi mi attacca in faccia. Non ci stavo capendo più niente. Gettai il telefono sul divano e mi rimisi a sistemare la casa, solo quello mi era rimasto ormai.

Continuai per circa 30 minuti a riordinare quel che si poteva, fino a quando non suonò il campanello di casa. Posai la scopa di lato alla porta ed aprii.

''Ora sono qui, non puoi cacciarmi via'' Era Davis, che nel frattempo mostrava un sorriso smagliante che solo in quel momento capii quanto mi fosse mancato.

Mi era mancato lui, i suoi occhi e il suo sorriso, mi era mancato semplicemente quel noi insieme.

''Davis'' dissi ridendo e singhiozzando allo stesso tempo.

''Che ci fai qui?'' continuai.

''Sono venuto a salvarti.'' disse ridendo.

''Dai piantala'' gli risposi dandogli un leggerlo spintone.

''So che ti piacciono queste frasi romantiche.'' disse lui dandomi una leggera gomitata e facendomi arrossire, perché in fondo era vero, anche se non ci credevo era bello sentirselo dire, sentirsi dire che lui è lì per salvarti, per rinascere insieme.

''Allora cosa c'è da rimettere in ordine?'' domandò entrando dentro casa ed io richiusi la porta alle mie spalle.

''Un po' tutto'' risposi ridendo.

''Dai insieme ce la facciamo'' disse guardandomi negli occhi e dandomi un bacio sulla guancia. Io arrossi e abbassai la testa.

''Non solo in questo'' continuò e mi fece l'occhiolino iniziando a ridere ed io lo seguii, ma sapevo già cosa voleva dire, non si trattava di sesso, ma di ben altro, per lui si trattava di amore, saremmo rinati insieme, forse.

Presi la scopa e gliela lanciai
''Vai'' urlai ridendo.

''Che bella mansione che mi hai dato, mi tocca scopare per terra, anche se preferirei che non ci fosse il pavimento da scopare'' disse lui ridendo.

''Piantala e pulisci scemo'' dissi aggregandomi alla sua risata.

''Agli ordini, però dopo voglio un premio'' disse facendomi l'occhiolino e ridendo.

''Poi vediamo'' gli risposi e gli feci anche io un occhiolino.

Io mi misi a sistemare le altre cose che erano ancora sparse per la casa, a mettere in ordine quel che non si era rotto e a spolverare gli scaffali. Andai poi nella mia camera a rimettere nell'armadio i vestiti che erano ancora sparsi sul letto. Mi voltai verso la porta e vidi Davis appoggiato sullo stipite che mi guardava.

''Hai già finito?'' esclamai continuando a rimettere a posto i vestiti nell'armadio.

''Si'' disse mostrando un sorriso soddisfatto.

''Bene ora vai a pulire il bagno'' gli risposi mostrandogli un sorriso smagliante giusto per prenderlo in giro.

''Voglio una doppia ricompensa dopo'' disse con tono scocciato dirigendosi verso il bagno. Io non risposi, mi limitai solamente a ridere mentre i vestiti continuavano a passare dal letto all'armadio.

''Bea'' urlò Davis dal bagno con tono preoccupato.

Io gettai subito i vestiti e corsi da lui. Appena varcai la porta del bagno un getto d'acqua mi colpì addosso.

''Davis, ma che fai!'' urlai, ma non potevo far altro che ridere.

Lui era lì davanti a me che continuava a puntarmi l'acqua della doccia addosso.

''Dai smettila'' dissi cercando di scappare, ma lui mi venne incontro e mi abbracciò fortemente. Era bello essere di nuovo fra le sue braccia, fra le braccia di chi ti ama.

''Ora pulisci tutto, mi hai completamente allagato casa'' dissi ridendo.

''Farò tutto quel che vuoi, ma ora dammi un bacio'' disse protendendosi verso di me mentre rideva.

''Non se ne parla, vai a pulire'' dissi dandogli un leggera spinta per spostarlo.

''Va bene'' rispose tornando verso il bagno. Si fermò sulla porta e mi guardò di nuovo.

''Niente bacio allora? Sei sicura?'' disse facendomi l'occhiolino e ridendo.

''Sicurissima'' risposi tornando a sistemare le mie cose.

''Peggio per te'' disse facendo spallucce e ridendo.

Passammo l'intera giornata a pulire, ma tutto questa era reso splendido e felice solamente grazie alla sua presenza, grazie a lui che trovava sempre il modo di farmi ridere. Sempre e solo grazie a lui.

''Ho finalmente finito'' urlò contento uscendo dal bagno e passandosi una mano in mezzo ai suoi capelli in modo da tirarli indietro.

''Bravo'' gli risposi ridendo.

''Ora mi spetta la ricompensa'' disse avvicinandosi a me e mettendosi dietro le mie spalle ed io rimasi immobile.

''Non se ne parla Davis'' risposi con tono serio.

''Non voglio portarti a letto, non ora almeno'' disse sussurrandomi all'orecchio.

''Vieni a cena con me questa sera?'' mi domandò prendendomi poi il lobo dell'orecchio e dandomi un leggero mozzicò. Rabbrividì e mi girai verso di lui.

''No'' dissi ridendo.

''Sono da te alle 20.00'' disse facendomi l'occhiolino e mostrandomi uno dei suoi sorrisi che solo lui è in grado di fare.

''Chi ti dice che ci sarò?'' domandai seria.

''Io ti aspetterò'' disse guardandomi dritta negli occhi e per quel momento esistevamo solamente io e lui, tutto il resto del mondo era scomparso, tutto tranne Paolo che era sempre lì presente nel mio cuore, in ogni istante, in ogni momento.

La sua mano mi accarezzò la guancia avvicinandola a lui per darmi un bacio ma io mi scansai e le sue labbra si posarono sulla mia guancia che ora bruciava del suo amore.

''Io vado. Alle 20.00 sarò sotto casa tua, ti aspetto, se vuoi scendi altrimenti ti perdi una cena pagata da me'' disse ridendo ed io risi insieme a lui.

Lo accompagnai alla porta e per la seconda volta in tutta la giornata un altro uomo era uscito da lì, ma lui sarebbe restato, Paolo invece era andato via, forse per sempre.

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Nota autrice:

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