Capitolo 15.

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- Julie? - mi chiamò una voce maschile facendomi sobbalzare - Bentornata tra di noi. A cosa pensavi? - chiese Jared.

- Niente di importante - risposi in fretta gettando il pezzo di tovagliolo di carta con cui stavo giocherellando, assorta nei miei pensieri. Gli sorrisi e mi rivolsi a Kate.

- Quanto hai detto che devo stare a riposo? - le chiesi.

- Direi che tre giorni bastano, non era così grave - rispose con prontezza, soffocando una risata. 

- Io devo tornare da mia madre. Non posso stare tre giorni fuori casa o si preoccuperà a morte - dissi allarmata.

- Mi dispiace Julie, ma non puoi tornare a casa finché non avrai parlato con Herbert - concluse Kate.

- Vado a riposarmi - esclamai infastidita alzandomi dalla sedia.

- Ti mostro dov'è la camera - rispose il moro, imitandomi.

Jared si diresse verso un angolo della sala dove c'era una piccola scala a chiocciola che portava al piano di sopra, nella zona notte, e raggiunse une delle diverse stanze presenti nel corridoio.

- Dormirai qui - disse Jared entrando in camera.

La stanza seguiva lo stile del resto della casa: armoniosa e solare. 

- Qui c'è il bagno - disse aprendo la porta - e qui - continuò indicando la porta accanto - beh qui non puoi entrare. Nessuno di noi può. Kate la tiene segregata -

Un'ondata di adrenalina e curiosità mi colpì.

- Che succede se provassi ad aprirla? -

- Non lo so. Nessuno ha mai osato farlo. E neppure tu dovresti - mi avvertì serio.

- Okay - risposi frettolosamente.

Mi dava un po' l'impressione di "non aprite quella porta", il che era abbastanza spaventoso e inquietante perciò lasciai perdere la curiosità e mi gettai a peso morto sul letto.

- Non mi fido. Penso proprio che rimarrò qui tutta la notte a controllarti - annunciò imitandomi e iniziando a farmi il solletico.

- No! Jared! Fermati ti prego! - urlai ridendo e divincolandomi per liberarmi dalle sue grinfie. 

Riuscii a prendere il controllo della situazione: afferrai con forza i suoi polsi e li allontanai stendendo le braccia e posizionandoli a mezz'aria sopra di me. Lo guardai dritto negli occhi e lessi la sua sorpresa. Mollai la presa e mi sedetti sul letto a gambe incrociate, allontanando il mio corpo dal suo.

— Sei molto.. forte — dichiarò continuando a fissarmi e strofinandosi i polsi.

Si sedette di fronte a me.

Non risposi e continuai a fissare il lenzuolo bianco.Non potevo continuare a nascondere a tutti ciò che mi stava succedendo, ciò che ero, né tanto meno con lui, che mi aveva salvata ed aiutata. Non potevo evitare di essere così, dovevo affrontare la realtà, anche se difficile e stramba. Non potevo più contare solo su me stessa, perché la verità era che avevo bisogno di aiuto, avevo bisogno di fidarmi di qualcuno.

Sentivo una viscerale necessità di raccontargli la verità, una verità che secondo me, lui meritava e aveva il diritto di sapere.

- Come te - risposi alzando finalmente lo sguardo.

- Non esagerare è stato solo un momento di distrazi.. - recitò perfettamente con un finto sorriso.

- Lo sai che non mi riferisco a quello. Basta mentire: io so tutto - sbottai interrompendolo.

- Cosa sai di preciso? - domandò aggrottando la fronte.

- So che tu sei un licantropo e che lo sono anche io. Lo sono tutti in questo posto - risposi cercando di mantenere un tono di voce fermo e impassibile.

- Sai anche dei tuoi genitori? Kate ti ha detto tutto? - chiese stupito.

Annuii.

- Non pensavo lo dicesse così presto.. - farfugliò fra sé e sé.

Improvvisamente mi si accese una lucina e mi tornarono in mente le parole di Kate 

"Loro non sanno niente e tu non devi dirglielo, a meno che tu non ti fidi e sai che puoi contare su di loro". 

La confusione mi inondò nuovamente e spazzò via quelle poche certezze che pensavo di aver trovato. Perché Kate aveva mentito? Jared sembrava a conoscenza di tutto, eppure lei mi aveva intimato di non dire nulla.

- Come fai a sapere dei miei genitori? Kate ha detto che tu e Josh eravate all'oscuro di tutto - ribattei arrabbiata. Mi sentii tradita e ingannata.

- Josh non sa niente della tua storia e non deve saperlo per ora. Dobbiamo fare le cose con calma, Julie - disse avvicinandosi e spalancando leggermente gli occhi.

- Come faccio a fidarmi di voi se continuate a mentirmi e nascondermi le cose? - furiosa, presi il cuscino e lo tirai violentemente sul letto, per poi alzarmi.

- Sono solo dei piccoli particolari che ti avremmo detto dopo, tutto qui - ribadì con tranquillità.

- Piccoli particolari? Vuoi scherzare? - gridai. Sentii le vene pulsare e quella rabbia crescere. Strinsi i pugni cercando di calmarmi. Riconobbi quella strana sensazione e cercai inutilmente di frenarla.

Jared mi osservò e scattò di fronte a me, prese le mie mani tra le sue e appoggiò la sua fronte alla mia.

- Okay, Julie. Adesso calmati — sussurrò con un tono strano.

Il mio respiro si fece irregolare.

- Julie, respira. Stai calma. Sono qui - la sua voce si insinuò nella mia mente - Rilassati - 

Obbedii alla voce nella mia testa. I miei muscoli si rilassarono lentamente e la rabbia scivolò via.

- Bravissima. Adesso apri piano gli occhi - pronunciate queste ultime parole, la sua voce uscì dalla mia testa.

Lo feci e incontrai i suoi, più profondi e belli dei miei.

- C-come hai fatto? - domandai balbettando, ancora scossa.

- Devi fidarti di me - supplicò dolcemente prendendomi il viso fra le mani e accarezzando le mie guance con i polpastrelli.

Annuii e chiusi gli occhi. Sentii il suo respiro farsi sempre più vicino e decisi di non fermarlo.

- Julie! Avevo pensato che forse.. - strillò Kate entrando in camera e fermando ciò che stava per accadere.

Entrambi sobbalzammo separandoci bruscamente.

- Cosa? - domandò Jared arruffandosi i capelli e grattandosi la nuca imbarazzato.

- Potevi dormire tu qui con lei, io sto sul divano - terminò sbattendo le mani sulle cosce per poi posizionarle sui fianchi.

Lei mi aveva mentito e ancora non l'avevo perdonata.

- Stavo proprio per chiedertelo io - risposi acida.

Kate mi guardò confusa e fece per chiudere la porta. Jared mi rimproverò con lo sguardo.

Sbuffai e feci roteare gli occhi.

- Perché mi hai mentito? - chiesi incrociando le braccia pronta a urlarle contro nel caso avesse finto di non sapere.

- Volevo che tu ti avvicinassi spontaneamente a lui. Era molto importante - rispose prontamente, tornando davanti a me. Mi chiesi come facesse a capire sempre tutto al volo.

- Perché era importante? - 

- Ci sono delle cose che ancora non sai. È complicato - mormorò la donna dai capelli rossi.

- Quante altre cose non so? - urlai esasperata puntandole un dito contro.

- Julie, tu non dovresti sapere nulla di tutto ciò! Ho deciso di raccontarti ciò che sai perché pensavo fosse tuo diritto saperlo e perché volevo che tu ti fidassi di me. Io ho bisogno che tu ti fidi di noi - Kate sembrava stremata, come se non sapesse più che altro dire o fare affinché io mi fidassi di lei e questo mi fece sentire colpa, per aver pensato unicamente a me stessa e al mio bisogno di conoscere la verità.

- Scusami - mugugnai andandomi a sedere sul letto.

Lei mi seguì e si posizionò al mio fianco.

- Non posso spiegarti tutto nei minimi particolari, ma posso dirti una cosa che forse metterà un po' di ordine nella tua testolina cocciuta - disse Kate spingendo il suo indice contro la mia tempia - Dopo la morte di Nick, Herbert nominò tre guardiani che avrebbero dovuto proteggerti e custodire il tuo segreto: la migliore amica di tua madre - Kate si indicò con orgoglio - l'affascinante e tormentato Jared - ridacchiò guardando il ragazzo puntare gli occhi al cielo - e tuo padre, Nick, che però è morto - concluse con una nota di dolore.

Deglutii cercando di mandare giù il senso di colpa che stava attanagliando la mia gola.

- Quindi tu e Jared siete le mie guardie del corpo - risposi con sarcasmo per nascondere la mia tristezza.

Entrambi annuirono.

- E' importante che tu ti fidi di noi, Julie. Per questo ho voluto mettere alla prova il tuo legame con Jared, volevo vedere se ti fidavi di lui - confessò Kate. 

- Non mi fido pienamente, sia chiaro - lo guardai storto, non volevo dargli troppe soddisfazioni, aveva l'aria di chi aveva appena vinto alla lotteria e la cosa mi innervosiva. 

- Bene - Kate sbatté le mani sulle cosce - Per oggi ne ho abbastanza. Buonanotte ragazzi - e sgattaiolò via dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. 

Io e Jared rimanemmo in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri.

Mi lavai velocemente e scappai a letto, sdraiandomi dal lato opposto al suo. Ero così imbarazzata del fatto di dover dividere il letto perciò mi voltai verso il comodino, dandogli le spalle, e mi abbandonai ai miei pensieri. 

Ero riuscita a posizionare nel punto giusto alcuni pezzi del puzzle, quello che non riuscivo a riordinare era il mio stato d'animo. Una persona aveva dato la vita per me: mio padre era morto a causa mia. Le uniche due persone di cui, forse, potevo fidarmi continuavano a rischiare la vita per me, tutti i giorni.

Mi sentii inutile, un peso morto sulla vita di qualcuno.

































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