Capitolo 9.

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Aprii lentamente gli occhi e per poco non mi si fermò il cuore.

- Tu? - chiesi stupita. 

Ero accasciata sul terreno, appoggiata con le spalle contro un albero. La corteccia dura e spigolosa mi pungeva la schiena e le sue possenti braccia mi intrappolavano. 

Lui era lì, davanti a me. Riuscii a intravedere i muscoli tesi e contratti delle sue braccia. Indossava una t-shirt nera aderente, a maniche corte, che esaltava il suo corpo tonico e scolpito. Ero convinta si trattasse di un sogno. 

 - Si, io. Sorpresa? - disse sfoderando un sorriso stupendo. 

Osservai il suo volto, era bellissimo. Probabilmente il più bello che avessi mai visto. Aveva i capelli in disordine e un ciuffo moro gli ricadeva sul viso, coprendo leggermente l'occhio sinistro. Volevo osservare meglio i suoi misteriosi occhi, così allungai istintivamente la mia mano verso di lui e sistemai i capelli fuori posto all'indietro, scoprendo quegli occhi neri, così simili ai miei, ma nello stesso momento così ignoti. 

Le mie labbra si incurvarono in un sorriso e lui mi fissò sollevando un sopracciglio. Ritrassi svelta il braccio consapevole di ciò che avevo fatto. 

- Ti ricordo che l'ultima volta che abbiamo parlato mi hai preso a schiaffi - disse lui divertito.

 - Perché avevi rotto il finestrino della mia auto e insultato la mia amica - mi difesi. 

Poi mi resi conto che quello non era un sogno. 

- Mia madre! Devo vedere come sta! Devo avvertirla! Lei deve sapere.. Io devo.. ho bisogno di parlare con lei - esclamai tutto d'un fiato, balbettando e mangiandomi le parole. Cercai freneticamente il cellulare nelle tasche, senza successo.

- Oh, già. È tuo questo? - disse Jared tirando fuori dalla tasca il mio cellulare. 

 Lo afferrai con un movimento fulmineo, tanto da farlo quasi cadere. Sbloccai lo schermo e notai che la batteria era quasi scarica.

- Dannazione - sbuffai passandomi nervosamente le mani tra i capelli. Digitai il numero di mia mamma e avvicinai il telefono all'orecchio.

1 squillo.

2 squilli.

3 squilli.

- Pronto?! Julie?! Dove sei finita? Luke ha detto che avete litigato e che per un po' di giorni preferisce stare da un suo amico! Cos'è successo? - rispose agitata.

Sospirai. Luke non le aveva fatto del male e se n'era andato. Mia madre era al sicuro.

- Ciao mamma. Tutto bene. Io sono da Christina. Non preoccuparti, faremo pace e torneremo entrambi a casa, come al solito. - cercai di tranquillizzarla.

- E quando avresti intenzione di tornare? - chiese. Non sembrava arrabbiata, era più preoccupata. 

- Non lo so. Per ora voglio solo evitare di incontrare Luke. Ho bisogno di stare da sola, mamma. -

- Quando torni a casa facciamo i conti, ora non voglio peggiorare la situazione, ma sappi che non sono per niente d'accordo. Ne riparleremo. Ti voglio bene, Julie -

- Anche io mamma - e riattaccai.

Composi velocemente il numero di Christina, prima che il telefono mi abbandonasse definitivamente e ringraziando il cielo, rispose subito.

- Chris! Ho poco tempo per parlare quindi ascoltami e basta. Devi reggere il gioco con mia madre: le ho detto che sono a casa tua. Se dovesse chiamare, dille che sono da te - dissi velocemente

- Dove sei? - chiese preoccupata.

- Sono con Jared - risposi. 

-  Cosa? Che ci fai con lui? Va tutto bene? - Chris era stupefatta.

- Si. I-io non lo so. Ora vado. Grazie Chris, ti voglio bene - mi dileguai frettolosamente e interruppi la chiamata.

Inspirai ed espirai sollevata. Mamma stava bene e Luke non era in casa.

- Io non mi fiderei molto di lei - disse Jared grattandosi la nuca e guardando altrove.

- Nessuno ha chiesto il tuo parere e smettila di offendere la mia amica, intesi?- dissi infastidita.

Strappai dell'erba e gliela gettai addosso, per allontanarlo. Ero confusa e intimorita. Mi chiesi cosa ci facessi lì, sperduta nel nulla, con lui.  

- E questo cos'era? - esclamò giocherellando con un filo d'erba. 

- Che ci fai qui? Cosa ci facciamo qui? - chiesi un po' stizzita. 

Sembrava così diverso dal Jared cupo con cui avevo parlato l'ultima volta. Era più solare. 

- Ti ho trovata svenuta nel bosco e ho deciso che sarebbe stato carino non abbandonarti lì. Quindi cos'era? - domandò riferendosi al mio simpatico gesto con cui gli avevo gettato l'erba addosso. 

Mi venne in mente la conversazione con Chris. Dovevo fingermi sua amica. Mi chiesi se avessi potuto davvero diventare sua amica, invece di fingere, ma non potevo in alcun modo fidarmi di lui.  

- Un modo per fare pace - improvvisai. 

Mi guardò accigliato - Lanciandomi dell'erba? - scoppiò a ridere. 

- Hai qualche idea migliore? - chiesi cercando di dimostrarmi il più possibile interessata. 

 - Ovviamente - disse, riportandomi alla realtà 

- Stupiscimi - sussurrai maliziosamente e sporgendomi leggermente verso di lui. Dopotutto è questo che dovevo fare: diventare sua amica e ricavare informazioni. Eppure non riuscivo a smettere di fissare il suo viso e studiare i suoi lineamenti perfetti. 

- Dammi un secondo - disse guardando altrove. 

- Non ho intenzione di stare qui immobile per anni, datti una mossa - risposi scherzando. Dopo qualche secondo si voltò nuovamente per guardarmi. 

- Che ne dici di un bacio? - chiese divertito e con un sorriso compratore stampato in viso.

- Non scherzare! - risposi allibita tirandogli un colpetto. Certo, voleva prendersi gioco di me. Vuole usarmi e sfruttare la situazione. Tipico dei ragazzi come lui.

- Mai stato più serio. Allora? - disse sporgendosi lentamente verso di me.

- Scordatelo - Il suo viso si avvicinava sempre di più al mio. Troppo vicino per poterlo guardare negli occhi, così distolsi lo sguardo. Riuscivo a sentire il calore emanato dal suo corpo e il suo respiro sulla mia pelle. Senza volerlo rabbrividii e cercai di allontanarmi il più possibile da lui, spingendo la mia schiena contro la corteccia ruvida. Non potevo cedere ai suoi stupidi giochetti.

- Che ci facevi nel bosco? - domandai per divincolarmi da quella situazione. 

- Correvo - rispose frettolosamente senza distogliere i suoi neri occhi dai miei - Sto aspettando, Julie - sussurrò scostandomi dolcemente i capelli. 

Avrei dovuto dire qualcosa per farlo smettere, ma non riuscivo: il suo tocco era piacevole.

 Ero  seduta sull'erba, con il ragazzo che disprezzava la mia migliore amica e che avevo spinto con rabbia a terra, il ragazzo misterioso che tanto mi ricordava il lupo del sogno. Le sue braccia che mi rinchiudevano contro l'albero, il suo viso vicino al mio. 

Non sapevo chi fosse.

Non sapevo cosa fosse.

Non lo conoscevo.

Eppure mi sentivo bene.

"No, non puoi" pensai "non di nuovo".  Mai fidarsi di un ragazzo, soprattutto belli e misteriosi, come Jared. 

- Jared! - urlò una voce - eccoti finalmente. Ti davamo per disperso. Cosa ci fai qui? - s'interruppe e inchiodò il suo sguardo su di me.

Mi voltai e vidi un ragazzo magro e alto. I suoi capelli ramati brillavano alla luce del sole e il vento li mandava in tutte le direzioni.

- Tu devi essere Josh, giusto? - chiesi, contenta di essermi liberata da quella strana situazione.

 - Ehm, si - rispose stranito. 

Probabilmente si stava domandando come facessi a sapere il suo nome. Poi posò il suo sguardo su Jared, che di conseguenza mi guardò con un'espressione interrogativa. 

- A scuola ci si conosce tutti - dissi facendo spallucce, cercando di sembrare credibile. Non li avevo di certo spiati, no.

- Mh - mormorò non del tutto convinto, poi riprese ad ignorarmi - Jared devo parlarti un secondo e credo tu sappia già il motivo. - continuò dopo.

- Ovvio - rispose e si alzò, lasciando che il vento freddo colpisse il mio corpo, lì dove prima c'era lui a ripararlo. 

Si allontanarono di qualche metro per evitare che io sentissi. Vidi disapprovazione nel volto di Josh e capii il perché quando lo sentii alzare il tono della voce.

- Non possiamo portarla lì, non abbiamo nessuna certezza, oltre alle tue stupide supposizioni! - urlò scostante il ragazzino dai capelli ramati, indicandomi.

 Scattai in piedi, troppo veloce, perché mi girò un po' la testa. Stavano parlando di me.

- Questa conversazione non è più privata se il motivo per il quale discutete sono io. Ora ditemi qual è il problema, e anche in fretta perché vorrei tornare a casa. - risposi stizzita, incrociando le braccia.

- È proprio questo il problema: tu non puoi tornare a casa, Julie. - rispose Jared.

- Come sarebbe, che non posso tornare a casa? - chiesi sconvolta, alzando la voce.

- Questo è quello che pensa lui. - disse Josh puntando il dito contro l'amico affianco.

- Esatto, non puoi tornare a casa, almeno finché tu non.. - ribadì Jared.

- Finché io cosa?! - chiesi alterata.

- Finché tu niente. Jared non sa di cosa parla - sbuffò Josh.

- So benissimo di cosa parlo - lo corresse il moro.

-Non possiamo rischiare che lei scopra.. - bisbigliò il ragazzo più esile, a denti stretti.

- Non possiamo nemmeno ignorare ciò che è successo - lo imitò l'amico.

- Adesso basta! - urlai a tutto fiato - Volete spiegarmi di che diavolo state parlando? - continuai nervosa. 

- Non saremo noi a scegliere. La porteremo dal Saggio e lui saprà cosa fare - decise Josh, ignorando completamente le mie urla.

- Ora che avete deciso, al mio posto, cosa fare e dove portarmi, potete dirmi cosa succede o no? - richiesi scocciata.

- No. Tu vieni con noi e basta - sputò Josh freddamente.

Jared si avvicinò. Ero spaventata. Non sapevo dove volessero portarmi. Mi voltai di scatto e iniziai a correre, volevo scappare da lì. 

Non riuscii a fare nemmeno cinque passi poiché i due ragazzi mi sbarrarono la strada, in ogni direzione, impedendomi di fuggire. 

- Non ti sei mai chiesta perché hai questi episodi in cui perdi il controllo? Mi hai scaraventato a terra con una mano, quel giorno a scuola. E oggi hai anche perso conoscenza. Se non ti avessi trovato io, che avresti fatto? - Jared sembrava preoccupato.

- Come fai a saperlo? - chiesi ancora più intimorita. 

- E poi... so tutto sulla tua amica. E su tuo fratello - ammise fissandomi, ignorando la mia domanda.

Rimasi bloccata, come se mi avessero incollato i piedi a terra. Ero incapace di muovermi, come se quelle parole mi avessero completamente pietrificata. 

- Cosa sai? - domandai con un filo di voce.

- Sono vampiri - affermò con disgusto. Sentii una fitta al cuore. "Allora era tutto vero" pensai. 

- E-e io? Cos'ho? - chiesi tremante. Mi domandai se fossi anche io una specie di mostro, senza saperlo. 

- Non lo sappiamo nemmeno noi cosa succede realmente, ma lo scopriremo presto - rivelò il moro.

Lo guardai e lui mi sorrise. 

- E se volessi tornare a casa? - chiesi. Avevo l'impressione di non avere scelta. Con o senza la mia volontà, mi avrebbero portata con loro.

- Non voglio doverti portare con la forza. Preferirei che ti fidassi di me - sussurrò Jared avvicinandosi. 

Si avvicinò ancora di più e mi stampò un bacio sulla fronte che mi fece arrossire.

- Le smancerie dopo, grazie. Andiamo. - ordinò Josh facendoci segno di seguirlo.

Jared rise e lo seguì. Rimasi un secondo imbambolata a pensare. Pensai a quanto mi avevano spaventata gli occhi di Jared, a quanto fossero simili con quelli del lupo nel mio sogno ma nello stesso tempo così diversi.

In un modo o nell'altro, sarei andata con loro. Perciò decisi di fidarmi di lui e del suo amico, o meglio, fingere di fidarmi di loro e affidarmi al mio istinto.

E l'istinto mi diceva che avrei dovuto seguirli, perché loro sapevano, sapevano dei vampiri e forse avevano delle informazioni che potevano essermi utili per salvare Luke e Christina. 

Dovevo farlo per loro.

Sospirai e raggiunsi Jared.

- Avevi intenzione di rimanere lì impalata mentre noi ce ne andavamo? - rise. 

- Mi ero fermata a pensare, scusa - Mi chiesi perché mi stessi scusando. Non dovevo certo dare spiegazioni a lui.

- A cosa pensavi? - chiese incuriosito.

- A come cambiano le cose nel giro di pochi giorni - risposi amareggiata.

Camminammo per diversi minuti in silenzio, un silenzio che spezzai con le mie urla.

- Josh! - gridai il suo nome aumentando il passo per raggiungerlo. Si voltò per guardarmi - Manca molto? - chiesi.

- Siamo arrivati. Questa è l'entrata. - disse puntando un dito verso un albero enorme.

- L'entrata di cosa? - domandai confusa.

- Adesso lo scoprirai - rispose Jared appoggiandomi una mano sulla spalla.

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