Books, Mysteries And ... Magic

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Ero ancora molto turbata per la morte di Freddie ma sapevo che non avevo potuto fare niente perché la sua perdita era un punto fisso nel tempo.

Mi ripresi e chiesi a mio padre.

«Allora che scrittrice volevi farmi conoscere?» dissi allegra avvicinandomi a lui.

«È una sorpresa, mia cara.»

Dopo un viaggio molto turbolento atterrammo a Londra.

«Ma siamo a Londra.» Affermai confusa e guardando i molti negozi.

«Nel 1997, l'anno di uscita di...»

Capii al volo e urlai

«...Di Harry Potter e la pietra filosofale! Conosceremo J.K.Rowling?» domandai spalancando gli occhi dalla meraviglia e dalla sorpresa.

«Sì, mia cara Jo.»

Saltai dalla gioia e continuai a ringraziare mio padre per lo splendido regalo.

Non ci credo! Non ci credo! Non ci credo! Incontrerò la scrittrice di una delle saghe del mio cuore!

I marciapiedi di quella città erano pieni di persone che passeggiavano senza badare troppo agli altri: alcuni correvano, altri osservavano le vetrine e parlavano tra di loro.

Nell'aria si sentiva l'odore dei ristoranti che preparavano le loro delizie come la pizza o la carne grigliata.

Tra le strade invece passavano enormi bus rossi a due piani e taxi gialli.

La biblioteca nella quale si trovava la scrittrice era nel centro della città e c'erano molti fan e fotografi che scattavano le foto con le loro macchine fotografiche di ultima generazione.

Le urla dei fan arrivarono alle mie orecchie e io fui euforica.

«È qui, è qui, papà!!»

«Lo so stai calma!»

Mi misi in fila insieme ai molti fan e aspettai il mio turno.

Arrivata all'interno osservai meglio quella struttura: c'erano molti scaffali con tutti i generi di libri, dalla saggistica al fantasy, e al secondo piano c'era la parte dedicata invece ai libri scolastici.

Un forte odore di libri nuovi arrivò al mio naso.

Dopo non so quanto tempo arrivò finalmente il mio turno e diedi alla Rowling la primissima copia del suo libro.

Lei era una bellissima donna bionda con degli occhi marroni, delle labbra colorate con un rossetto rosso, una maglia a maniche corte bianca e una gonna; ai piedi portava dei tacchi neri e le unghie erano colorate con dello smalto rosso.

«Come ti chiami?»

«Johanna.» dissi emozionata di avere davanti colei che aveva creato il maghetto più famoso di tutti i tempi.

«È un bellissimo nome assomiglia al mio.»

«Lo so, per me è un onore portare il nome di una grande scrittrice come lei. A proposito io sono una Tassorosso.»

«Davvero? Per me tu saresti stata davvero bene in Grifondoro, vedo tanto coraggio in te e il fatto stesso che hai combattuto una dura guerra lo dimostra.»

Io rimasi un po' interdetta: come fa lei a sapere che ho combattuto contro i Dalek e Davros? È impossibile. Ebbi paura e cominciai a sospettare che quella che avevo davanti agli occhi non era la vera scrittrice. Dopotutto viaggiando con il Dottore era routine incontrare alieni malvagi che potessero prendere le sembianze altrui.

«Posso farle una domanda?» le chiesi turbata.

«Ma certo cara.»

«Ma lei come fa a sapere che ho combattuto una guerra? Siamo nel 1997.»

«Ho visto il tuo futuro e tu un giorno lontano ti sacrificherai e morirai per tuo padre, un uomo con una nuova faccia, anziano e con sopracciglia folte»

Fui spaventata: sapevo che mio padre si sarebbe rigenerato ma non potevo sapere che l'avrebbe fatto addirittura una quarta volta. Le rigenerazioni dei Signori del Tempo sono limitate a dodici è impossibile una cosa del genere.

Ringraziai la mia scrittrice preferita e tornai da mio padre.

«Ti vedo turbata, c'è qualcosa che non va?» mi chiese con il suo largo sorriso, mentre camminavamo per le strade di Londra.

«Dobbiamo parlare.» dissi decisa.

Ci dirigemmo verso un piccolo bar e gli raccontai tutto o quasi.

«Papà, la Rowling mi ha detto alcune cose strane sul mio e sul tuo futuro...» lui mi interruppe gesticolando come faceva di solito.

«Non voglio sapere niente, devo scoprirlo da solo quello che mi succederà.»

«Ma devo parlarne con qualcuno è davvero importante.» Gli dissi impuntandomi.

«D'accordo, cosa ti ha detto?» sospirò.

«Che tu ti rigenerai una tredicesima volta ma questo è impossibile dato che voi Signori del Tempo avete soltanto dodici rigenerazioni.»

«Deve esserci qualcosa che non va in lei, questo è poco ma sicuro. Non è la vera scrittrice, forse è qualcun altro, una persona che sa il nostro futuro. Comunque ha detto come sarò? Avrò finalmente i capelli rossi?» chiese con il suo adorabile sorriso che lo faceva sembrare tanto un bambino.

Io stavo per parlare ma lui mi fermò.

«Anzi, no, non dirmelo, lo scoprirò da solo.»

«Posso parlare?»

«Non mi dire niente sul me futuro.» Mi avvertii serio in volto.

«Non lo farò.»

Lui mi invitò a continuare.

«Secondo te chi potrà mai essere? Hai qualche idea?»

«Non lo so, dobbiamo scoprirlo.»

Dopo essere usciti dal bar ci dirigemmo al TARDIS per riflettere.

«Io ho conosciuto una donna che sapeva il mio futuro ma è morta nella Biblioteca, quindi lei la escludiamo.» disse lavorando intorno alla cabina di controllo della navicella.

«Come faceva una donna a sapere il tuo futuro?» domandai curiosa.

«Aveva una specie di piccolo diario blu, ma ora questo non è importante, dobbiamo cercare il luogo dove abita la Rowling.»

Mentre lui trafficava con i molti comandi io chiamai mia madre.

«Ciao mamma.»

«Ehi tesoro come va? Ti stai divertendo con papà?»

«Non sai quanto! Ho incontrato i Queen, sconfitto dei Dalek e ora stiamo per salvare la scrittrice di Harry Potter.» Raccontai emozionata.

«Ma è bellissimo, qui va tutto bene, io e il tuo secondo papà stiamo per avere un altro bambino.»

«Davvero?! Oh, ma è bellissimo, congratulazioni!» dissi felice a quella notizia inaspettata.

«Di cosa parlate?»

Sentii avvicinarsi mio papà e gli diedi il cellulare.

«Mamma, qui c'è papà ora te lo passo.»

«Ok ciao tesoro e fai attenzione.»

«Sì certo non preoccuparti, ciao.»


DOCTOR'S POV


Mia figlia mi diede il cellulare e io salutai Rose.

«Ciao Rose.»

«Ciao Dottore, ho sentito che avete combattuto i Dalek, di nuovo.»

Appena la sua voce giunse al mio orecchio i miei due cuori aumentarono i loro battiti: quanto mi manca averla vicina e sentire la sua voce.

«Eh sì, io mi stavo per rigenerare ma nostra figlia mi ha salvato, è stata molto coraggiosa.»

«Ha preso dal migliore.»

«No, ha preso dalla migliore. Ho sentito che stai per avere un bambino, sono felice per te, ti meriti di crearti un'altra vita con la mia metacrisi.»

«Grazie Dottore, comunque tu mi manchi e per questo ho deciso di chiamarlo John.»

Appena quelle parole giunsero al mio orecchio sorrisi felice.

«Davvero? Quanto ti amo Rose, mi manchi.» dissi malinconicamente.

«Sì è così, anch'io ti amo Dottore. Ora devo andare, ci risentiamo.»

«Sì, ci risentiamo.»

Non voglio lasciarti Rose, vorrei essere al tuo fianco invece hai la mia metacrisi che si può godere della tua presenza, della tua voce e del tuo corpo.

Riattaccò e mia figlia riprese il cellulare.



JOHANNA'S POV


«Allora papà, hai scoperto dove abita?»

Lui si riscosse dai suoi pensieri e disse.

«Sì, non abita lontano a piedi ci vorrà qualche minuto.»

«Ok, allora andiamo.»

Camminammo in silenzio e una volta arrivati alla sua casa bussammo.

«Salve mia dolce e coraggiosa Johanna e lei dev'essere suo padre, John Smith.»

«Esattamente, sì.»

«Venite, entrate e fate come a casa vostra.»

Entrammo e osservammo la sua deliziosa abitazione: aveva le mura bianche con attaccate alcune foto della sua famiglia e un corridoio che portava al soggiorno in cui si trovava uno splendido divano bianco con davanti un tavolino di vetro trasparente; su un mobile lì davanti c'era un televisore e su alcuni scaffali dei libri.

Mio padre si tolse il cappotto e l'appoggiò all'attaccapanni:

«Vi ho preparato una tazza di tè.»

«Molto gentile signora Rowling.» La ringraziai.

«Oh, chiamatemi Jo.»

«Ok, Jo.»

Mio padre si avvicinò a lei studiandola con il suo cacciavite sonico e i suoi occhiali.

«Ma cosa sta facendo signor Smith?» chiese stupita allargando i suoi occhi.

«Lei oggi ha detto a mia figlia qualcosa sul nostro futuro e conosco una sola specie di alieni che può farlo.»

«Ma di cosa sta parlando? Alieni? Ma lei è fuori di testa.» Affermò esterrefatta.

«No, perché il mio cacciavite ha rilevato un' entità non umana in questa stanza. Lei è uno Spock proveniente dal pianeta Morbius.»

«Uno Spock? Ma è sicuro di stare bene signor Smith?» chiese ridendo la scrittrice.

«Oh sì, sto benissimo e il mio cacciavite non mi mente mai. Se sei la vera scrittrice dimmi, come ti è venuta l'ispirazione per il libro del maghetto?»

La scrittrice stette in silenzio non sapendo la risposta e mio padre, serio in volto, e con gli occhi che mettevano timore, si rivolse alla creatura.

«Visto? Tu non sei la vera scrittrice. Ora dimmi dove avete portato la Rowling.»

«Uno Spock? Non ne ho mai sentito parlare.» Mi intromisi confusa.

«Sono alieni che si nutrono del tempo e riescono a prevedere il futuro.» Si rivolse a me

«Quindi noi siamo del cibo piuttosto gustoso per lui.» Affermai spaventata.

«Esattamente, ma forse più io che te.»

Mentre stavamo parlando l'alieno riprese le sue sembianze naturali: aveva una bocca enorme piena di denti affilati, i suoi occhi erano vuoti ed era basso e grasso.

«Papà, adesso che si fa?»

Lui sorrise.

«Naturale Jo, si corre.»

Cominciammo a correre a perdifiato mentre quell'orrenda creatura, che a prima vista sarebbe parsa lenta e goffa, ci inseguiva correndo molto velocemente. L'adrenalina scorreva nelle mie vene insieme al fluido sanguigno e mi sentivo viva come non lo ero mai stata di un'energia potente, mentre mio padre correva il suo cappotto svolazzava come un mantello. Una volta dentro al TARDIS, al sicuro, pensammo a un piano per uccidere quell'essere e riavere indietro la nostra amata scrittrice.

«Papà, sai come ucciderlo?»

Lui rimase in silenzio a riflettere finchè non gli si illuminò il volto.

«Ma certo come sono stato stupido! Quell'alieno è cieco e basa tutto sull'udito e sull'olfatto quindi per ucciderlo basterà confondere questi due sensi! Per farlo prenderemo il suo odore, andremo sulla sua nave e una volta lì libereremo la scrittrice e daremo a questo alieno due scelte se vivere o morire, io sono fatto così! Ma è geniale!» disse strofinandosi le mani tra i capelli come era solito fare quando gli veniva un'idea originale.

Io immagazzinai tutte queste informazioni mentre lui cercava l'astronave.

«Bingo, eccola qui ! E' fuori città, ci andremo con il TARDIS per evitare di essere notati. Jo vai nella stanza degli abiti, lì dovresti trovare una scatola con dentro una boccetta verde scuro.»

Feci come mi aveva ordinato e una volta che l'ebbi trovata storsi il naso per il forte odore.

«Ma che schifo! Sa di troll e spazzatura»

Davvero mi devo mettere questa roba addosso? Piuttosto preferisco essere divorata da quel troll.

La presi e la portai a mio padre.

«Lo sai che fa veramente schifo?»

«Lo so benissimo fidati, quelle creature le ho combattute insieme a tua madre e anche lei ha fatto la tua stessa faccia.»

Ci spruzzammo quella robaccia addosso e partimmo verso la loro strana nave cosmica; una volta atterrati all'interno notammo moltissimi extraterrestri che appena udirono il suono del TARDIS si voltarono verso di noi. Io ebbi paura che il piano andasse in fumo ma andò tutto bene: quelle creature ci annusarono e quando compresero che eravamo come loro ci lasciarono stare; una volta sicuri che non potesse succederci niente di strano cercammo quella povera donna tra i numerosi vani di questa nave enorme. Finalmente dopo aver camminato per i molteplici vicoli sentimmo due voci: una femminile e una che doveva appartenere all'alieno.

«Papà quella è lei!»

«Sì lo so, ora fammi ascoltare.»

«Per favore mi lasci andare! Io sono soltanto una scrittrice, niente di più!»

«Lei parla di magie e incantesimi, è un'arma potente per il popolo Spock, quindi diventerà una di noi»

«No, per favore! Io non so niente, lo giuro! Quello che ho scritto nel libro sono solo parole inventate, non esistono certi incantesimi!»

«Lei mente!»


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