Fear and ... Sadness

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JOHANNA'S POV

Tenevo gli occhi chiusi aspettando la scarica che mi avrebbe condotto alla morte ma una voce che conoscevo bene evitò che ciò accadesse. I miei cuori battevano velocemente dalla paura. Sentivo la bocca asciutta e un attacco di panico prendere possesso del mio corpo. Perché non è ancora successo nulla? Perché sono ancora viva? Sentii un urlo e quello che vidi  mi gelò il sangue: mio padre mi fece da scudo e la scarica lo colpì in pieno.

«Papà! No no no tu non ti rigenerai qui! Ood Sigma mi ha detto che una persona busserà quattro volte e quello sarà il momento, ora per favore resta con me!» dissi tra le lacrime spaventata da quello che era appena successo. I miei cuori correvano una maratona mentre tremavo dalla paura. Lacrime uscivano senza sosta. Non potevo perderlo proprio ora. Ci eravamo appena ricongiunti.

«Bimba, non c'è niente da fare lui si sta per rigenerare dobbiamo portarlo al TARDIS insieme a Freddie e il resto della band.» Disse Jack allontanandomi da lui e spintonandomi a uscire.

«Ho un piano Jack ma non so se funzionerà.» Annunciai convinta da quello che volevo fare.

«Che vuoi fare?»

«Intanto portiamo mio padre e i Queen nel TARDIS lì ti spiegherò tutto.»

Mio padre intanto si alzò dolorosamente e notai che da una sua mano fuoriusciva energia rigenerativa. Una luce gialla luminosa. Non poteva e non doveva finire così.

«Papà resisti, non mollare!»

«Io penso ai Dalek voi andate nel TARDIS.» Ci ordinò il capitano.

Io annuii e insieme entrammo nell'astronave, in uno dei vincoli della nave Dalek e ci teletrasportammo a Wembley.
Una volta al sicuro e in tranquillità misi in atto il mio piano sperando che funzionasse.
Speriamo che questo mio piano funzioni, non l'ho mai messo in pratica prima.

«Papà, se ho detto che tu non ti rigenererai qui è perché non succederà, ora devi solo fidarti di me» dissi tenendogli una mano.

«Tesoro, ormai sto cambiando anche se non voglio ma l'ho fatto per salvarti.» Aveva gli occhi chiusi dal dolore e l'energia rigenerativa stava ormai prendendo possesso del suo corpo.

Dicendogli di stare tranquillo, chiusi gli occhi, avvicinai le mie mani sui suoi due cuori e avvertii un forte calore irradiare il mio corpo; quello che stavo facendo era dargli nuova energia rigenerativa guarendolo perché col tempo capii che, non solo potevo guarirmi da sola, ma potevo farlo anche con gli altri. Ma quel processo che stavo mettendo in atto non sapevo quanto avrebbe funzionato. Dare energia rigenerativa era un procedimento che nessun Signore del Tempo aveva mai fatto.

Dopo un tempo che mi parse infinito riaprii gli occhi e la figura di mio padre era ancora lì, sempre uguale.

«Ma che hai fatto?» chiese stupito allargando i suoi occhi marroni.

«Ti ho salvato la vita.»

«Ma come?» era sempre più meravigliato da quello che avevo appena fatto.

«Ti ho donato della mia energia e quest'ultima ti ha guarito, te l'ho detto che non era ancora il momento.»

Quando lui si alzò gli saltai in braccio.

«Meno male che c'ero io sennò tu saresti morto.» Dissi sollevata e con i miei cuori che finalmente potevano riposarsi.

«Ma..»

«So cosa vuoi chiedermi e ho energia rigenerativa infinita.»

Poi notai il suo volto farsi serio e in qualche modo velato da un velo di tristezza.

«È vero quello che hai detto che io mi rigenererò quando qualcuno busserà quattro volte?»

«Sì, purtroppo sì, Ood Sigma non mi ha detto chi lo farà ma che succederà. È stato in sogno poco prima che ci incontrassimo. Ma ora non pensiamoci perché la tua canzone è ancora lunga papà.»

 
Stavamo parlando quando il cantante dei Queen ci interruppe.

«Scusate, io sarei molto confuso riguardo tutto quello che è successo, qualcuno mi può spiegare?»

«Io sono il Dottore e sono un Signore del Tempo proveniente da Gallifrey e Jo è mia figlia, metà umana e metà Signore del Tempo. Quelli che vi hanno rapito sono i Dalek, alieni capaci di provare solo l'odio.» Gli spiegò lui gesticolando con le mani com'era solito fare.

«Quindi voi tutti siete degli alieni e questa è la tua navicella che a quanto pare è più grande all'interno, se ho capito bene.»

«Sì è così, ma hai omesso un particolare può viaggiare nel tempo e nello spazio.»

Mentre Freddie immagazzinava tutte quelle informazioni, Jack si teletrasportò all'interno della navicella grazie al suo Manipolatore Vortex.

«Dottore, hai sempre la solita faccia come è possibile?» chiese guardandolo in faccia stupito.

«Sono stata io, a quanto pare ho il potere di guarire le persone.»

«Tu sei sempre piena di sorprese bimba.» Mi disse abbracciandomi.

«Ora tu che farai?» gli chiese mio padre serio in volto.

«Tornerò al Torchwood. Mentre voi che avete intenzione di fare?»

«Avevo in mente di portare la mia bambina a conoscere una scrittrice molto famosa.»
«Non mettetevi di nuovo nei guai.»

Lo salutammo e riaccompagnammo Freddie e il resto della band in un altro albergo.

«Allora questo è un addio, tesoro.»

«A quanto pare sì, ma forse un giorno ci rivedremo perché non voglio lasciarti per sempre.»

Lui mi guardò con uno sguardo confuso ma non potevo dirgli di più.

«Freddie non ti posso dire di più, ti posso solo avvertire che quello che ti succederà lo scoprirai soltanto tra due anni.»

Lui mi abbracciò e mi diede un piccolo bacio sulla testa.

«Ciao tesoro.»

«Ciao Freddie.»

Una volta nel nostro TARDIS io mi sciolsi in un pianto liberatorio.

«Perché sono sempre i migliori che devono morire giovani?! Perché?!»

«Mi dispiace tantissimo tesoro la vita a volte gioca brutti scherzi. Nonostante la sua malattia lui ha vissuto una vita intensa anche se breve. Perché prima di andare alla nostra meta non gli diciamo addio come si deve?»

Io mi rintanai vicino al suo petto cullata dal dolce battito dei suoi due cuori e gli chiesi.

«Che intendi fare?»

«Lo so che per tutti voi fan il 24 novembre 1991 è un giorno da scordare ma Freddie sarebbe veramente felice di rivederti un ultima volta.»

Ma è serio?! Vederlo conciato a quel modo con il corpo distrutto dall'AIDS?! Anche no, grazie!


«Io, papà, non ce la faccio a vederlo nel terribile stato in cui era, preferisco ricordarlo così ai tempi del Live Aid» dissi sconvolta da quello che voleva fare.

«Ci andremo qualche minuto prima che lui se ne vada per sempre e alle 18:48 culleremo il suo riposo con il suono del TARDIS.»

Io annuii: Dopotutto lui sarebbe stato felice di vedermi di nuovo.


Il giorno successivo, come avevamo programmato, alle 18:45 arrivammo a Garden Lodge, la sua dimora: c'era un lungo muretto che dava molta intimità e un cancello nero. Ci avvicinammo e mio padre mi strinse forte la mano.

«Sei pronta?»

«Pur di vedere di nuovo il sorriso sul volto di Freddie, sì.»

Suonai il campanello e un uomo baffuto e cicciottello, Peter Freestone/Phoebe l'infermiere e guardia del corpo di Freddie, ci aprì il cancello. Entrammo e vedemmo un bellissimo giardino ben curato con tantissimi fiori, un laghetto con le oche e qualche gatto che gironzolava tranquillo. All'interno la casa era ancora più bella: nel soggiorno si trovavano attaccati alle pareti dei quadri meravigliosi e su qualche mobile dei vasi preziosi; c'erano inoltre molte altre stanze arredate elegantemente.
Salimmo le scale e giungemmo nella camera da letto: c'erano grandi finestre che si aprivano su una lunga balconata, mentre a destra ce n'era una che dava sul giardino. C'erano inoltre due sofà, un tavolino e il letto dove si trovava Freddie con accanto la flebo per fargli assumere l'acqua e le medicine. Il cantante era in uno stato terrificante: aveva il volto pieno di macchie ed era magro come uno stecchino da denti, non sembrava più quello che, qualche anno prima, aveva animato i palchi per l'ultimissimo tour dei Queen. Lui era intento a guardare il suo giardino quando mi notò e sorrise.

«Johanna, sei tu? Non sei cambiata per niente darling.» Disse con la sua voce debole e affaticata dalla malattia.

«Oh Freddie! Quanto avrei voluto che tu non ti fossi mai ammalato!»

«Ma tu puoi guarirmi.»

Freddie mi lesse nel pensiero: È vero posso, ma molti eventi nel futuro sarebbero cambiati irreparabilmente come ad esempio il concerto che i membri rimanenti hanno fatto per ricordarlo. È questo che mi ferma? No, è il fatto di deludere mio padre. Mia madre mi ha raccontato di quanto lui fosse rimasto deluso da lei quando ha salvato il mio nonno. No, non posso farlo anche se la tentazione c'è ed è tanta .


«Freddie, non posso farlo la tua morte è scritta nel tempo, sono venuta solo per dirti addio.»

«Sapevo che quel giorno mi nascondevi qualcosa, tu sapevi che sarei morto e tentavi di trattenere le lacrime.»

«Sì, Freddie ma dovevi scoprirlo da solo.»

Erano le 18:47 e tra un minuto lui sarebbe morto.

«Freddie, per dirti addio come si deve vorrei che tu ascoltassi questo.»

Io e mio padre scendemmo giù per le scale e una volta nel TARDIS lo facemmo partire e io sapevo che stava sorridendo.

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