Sad discoveries and Moonwalk

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Avevamo appena salvato l'autore di Sherlock Holmes da un esercito di Angeli Piangenti e fu veramente adrenalinico.

Ora eravamo in viaggio verso una destinazione sconosciuta e io ero euforica: chissà cosa è successo nel 1988? Da quello che so niente di particolare. Quando mio padre ci si mette sa mettere davvero ansia.
Mentre eravamo in viaggio io vagai per la navicella scoprendo stanze che non sapevo potessero esistere: una piscina, una biblioteca davvero enorme e molte altre .
Tornai nella biblioteca e tra i molti libri notai un piccolo diario blu e lo iniziai a leggere.
Leggendolo scoprii che mio padre fu un soldato e che cercò di salvare il suo pianeta dall'attacco dei Dalek non riuscendoci: ecco perché evita sempre di parlare del suo pianeta per lui dev'essere veramente doloroso.

Tornai nella stanza di controllo e mostrai a mio padre ciò che trovai.

«Papà sei stato un soldato? Perché non me l'hai mai voluto dire?»

DOCTOR'S POV

Notai mia figlia con in mano il diario che scrissi durante il periodo della Grande Guerra del Tempo, un periodo che avrei voluto tanto dimenticare perché troppo doloroso.
Avevo perso la mia famiglia, avevo ucciso e avevo sofferto, insomma preferivo non parlarne ma lei doveva sapere perché come me, anche se in parte, apparteneva alla mia specie.
Iniziai a raccontarle e sentii i miei cuori spezzarsi.

«Come hai letto io sono stato un soldato e ho combattuto per salvare il mio pianeta, ho dovuto farlo. Ma vorrei partire dall'inizio. Come ben sai il mio pianeta si chiamava Gallifrey e si trovava nella costellazione di Kasterborous, era bellissimo: aveva due soli, uno sorgeva a Nord e uno a Sud facendo risplendere i monti e faceva apparire gli alberi argentei come una foresta in fiamme; c'erano numerose aree montuose con prati rosso intenso coperti di neve e aveva un cielo notturno arancio scuro. La città dei Signori del Tempo risiedeva nel continente dell'Impegno Selvaggio, sui Monti del Sollievo e della Solitudine, dove si trovava anche il palazzo del governo. Al suo interno era conservato e custodito dai Signori del Tempo l'Occhio dell'Armonia che serviva per funzionare i TARDIS. Sempre nel palazzo del governo era situata la Matrice l'immenso computer extra - dimensionale che fungeva da deposito della memoria e della conoscenza di tutti i Signori del Tempo. Una delle città più importanti del pianeta era Arcadia che era protetta da 400 trincee del cielo e per questo era considerata il luogo più sicuro di Gallifrey.»

Mentre raccontavo sentii di nuovo il calore dei due soli, il rumore delle foglie, le risate dei bambini e sorrisi ma come ogni volta che dovevo andare avanti con la storia il mio sorriso scomparve facendo apparire una smorfia di dolore.

«Io ero solo un ragazzo e avevo come amico il Maestro, devo dire anche che avevo una cotta per lui, ma poi è scoppiata la guerra e ci eravamo separati. Io mi ero preso come soprannome Dottore e curavo le persone che venivano ferite dall'attacco dei Dalek. Come ho detto anche a tua madre, Donna e Martha ero stato padre e oltre a salvare le molte genti dovevo tenere al sicuro anche la mia famiglia, ma purtroppo non ci sono riuscito. Una volta rimasi ferito mortalmente ma, come hai letto, sono stato salvato e sono dovuto diventare un soldato, il Dottore della Guerra. Uccidevo per salvare la mia popolazione. La guerra sembrava non finire mai ma dopo 400 anni finalmente terminò. Era stata veramente terribile e vorrei soltanto dimenticare tutti quei momenti e soprattutto non considero una delle mie rigenerazioni il Dottore della Guerra. Ora capisci perché odio le armi? Quella guerra mi ha lasciato delle ferite profonde che non si rimargineranno mai.»

Finii di raccontare e qualche lacrima solcò il mio volto e me l'asciugai mentre mia figlia mi guardò triste.

«Mi dispiace papà, da quello che mi hai raccontato deve essere stato molto difficile per te uccidere e veder morire il tuo popolo per mano di quegli alieni di Skaro. Ma ora resterò con te fino a quando non arriverà il mio momento, saremo di nuovo una famiglia.»

Al ricordo della profezia che aleggiava sopra di lei le dissi convinto.

«Tu non morirai, hai capito? Io ho già perso molte persone e non voglio perdere anche te. Io sono un Signore del Tempo e le leggi mi appartengono quindi se ho deciso che tu non morirai tu non lo farai.»

Ho combattuto una dura guerra, perso molte persone e non voglio che la mia vera figlia muoia per mano dei Cybermen. No, non l'avrei permesso!

All'improvviso il TARDIS mi avvertì che eravamo arrivati alla nostra destinazione.

«Eccoci arrivati, adesso se tu apri la porta puoi trovare qualcosa che ti sarà impossibile dimenticare.»

Jo aprì la porta e il suo sguardo stupito e meravigliato diceva tutto.

«Ma siamo in un grandissimo parco, no aspetta... Siamo a Neverland il ranch di Michael Jackson! Non ci credo!»

Era un grandissimo ranch che aveva un enorme giardino che si estendeva a perdita d'occhio e molti giochi in cui si trovavano numerosi bambini che si divertivano: montagne russe, seggiolini volanti, giostre e anche un piccolo zoo.
A un certo punto un uomo alto, vestito con una giacca rossa, un paio di pantaloni neri, calzini bianchi, mocassini neri, dei capelli neri riccioluti, degli occhi grandi e marroni, un sorriso splendente come il sole e una carnagione bianca ci venne incontro.

«Salve, come siete entrati nel ranch?»

A quella domanda improvvisa posta dalla pop star io dovetti mentire perché non avrebbe mai creduto alla verità.

«Il cancello era aperto e noi siamo entrati, comunque io sono John Smith e lei è mia figlia Johanna, ci possiamo fermare per un po'?»

Mia figlia intanto aveva le mani davanti alla bocca e stava cercando di non urlare per l'emozione, dopotutto ci trovavamo davanti a una leggenda della musica e a un grandissimo uomo che aveva cercato di migliorare il pianeta venendo solo accusato di aver molestato dei bambini.

«Ma certo che vi potete fermare e noto con felicità che vostra figlia è una mia fan.»

Jo era senza parole e non seppe come riuscì a mettere insieme un discorso coerente.

«Sì, sono una tua grandissima fan amo le tue canzoni ma soprattutto amo quello che fai per i bambini in difficoltà, sei veramente una grandissima persona e tutti dovrebbero prendere esempio da te. Lo so che sei molto timido nel privato ma potresti mostrarmi la Moonwalk?»

Michael sorrise e lei si sentì sciogliere.

 
«Perché non entriamo in casa così almeno stiamo in tranquillità?»

Lui ci accompagnò all'interno della sua abitazione e rimasi colpito dalla sua bellezza: era molto spaziosa, con moltissime stanze che dovevano appartenere ai numerosi bambini che affollavano il suo ranch, la cucina, la sala da pranzo, il soggiorno, il bagno e la sua camera da letto.
Una volta all'interno del soggiorno il cantante mise su un giradischi un disco e subito una musica potente che conoscevo benissimo si sparse nell'aria... Billie Jean.
Michael cantava e ballava a tempo di musica e Jo con lui: la sua voce era potente, energica ma allo stesso tempo delicata come un soffio di vento. Io stavo da una parte a osservare quel duo fantastico. Mi sentii pervadere da un grande senso di nostalgia. Jo, anche se aveva i capelli rossi, mi ricordava troppo Rose. Crescendo era diventata la sua copia. Era bellissima.
Lo imitava e lui era veramente meravigliato dalla sua bravura; quando le ultime note arrivarono alle mie orecchie fece la Moonwalk insieme a lui e lui applaudì.

«Sei stata veramente bravissima, ti piacerebbe diventare la mia ballerina?»

 
A quella richiesta Jo si paralizzò. Vidi la sua indecisione prendere possesso dei suoi occhi. Si attorcigliava una ciocca di capelli nervosamente.

«Michael, ne posso parlare in privato con mio padre?»

Lui annuì e uscimmo dalla stanza.

«Papà, come faccio a dirgli che vengo da un'altra epoca?»

«Devi essere sincera, se glielo dirai non cambieranno le cose.» Era vero perché il nostro incontro non era un punto fisso nel tempo.

Sospirò e una volta rientrati nella stanza disse a Applehead.

«Io non posso accettare perché, non mi crederai, ma io vengo dal futuro, un futuro in cui tu non ci sarai più perché verrai ucciso da un anestetico molto potente chiamato propofol. Tu stavi veramente male a livello emotivo perché sei stato accusato per ben due volte di pedofilia, la prima volta nel 1993 e la seconda nel 2003, ma io non credo alle bugie inventate dai mass media io credo in te. Io e mio padre siamo arrivati qui con il TARDIS una macchina del tempo e dello spazio, se la vorresti vedere.»

Michael fu sconvolto da tutto quello che gli rivelò e lo potei capire perfettamente.

«Sul serio verrò accusato di pedofilia? Ma come è possibile? Io che faccio del bene ai bambini!»

«Michael mi dispiace davvero tanto ma non te ne devi preoccupare i tuoi fan ti sosterranno sempre.»

«Ma davvero vieni dal futuro?»

«Sì, vieni ti mostro il TARDIS.»

Accompagnammo Applehead fuori e lui quando arrivammo davanti la nostra navicella ci guardò stranito.

«Ma è una cabina della polizia? Come facciamo a entrarci tutti e tre?»

«Tu credi in Peter Pan, quindi anche alla magia, resterai stupito dallo scoprire che è più grande all'interno.»

Lui entrò e come previdi fu meravigliato dalla bellezza del TARDIS.

«Noi siamo Signori del Tempo, io lo sono per metà, veniamo dal pianeta Gallifrey e questa è la nostra navicella che funge anche da casa. Ora mi credi?»

«Wow è meravigliosa! Quindi voi potete viaggiare nel tempo e nello spazio. Sono senza parole.»

«Sì, esattamente»

Dopo uscimmo e andammo a giocare con i tanti bambini presenti al ranch.
Quei giorni furono veramente indimenticabili: giocammo con i gavettoni, sugli scivoli d'acqua e in piscina. La notte Applehead ci raccontò delle splendide fiabe, soprattutto la sua preferita, quella di Peter Pan. Vedere la mia ragazza ritrovare il sorriso per me fu paradisiaco. Anch'io potei godere del divertimento dato dal cantante.
Inoltre Michael ci invitò anche nel suo studio di registrazione e Jo poté osservare con i suoi occhi l' enorme talento.
Prima del nostro addio ufficiale a Michael mia figlia, dopo  un'accesa conversazione, decise che avrebbe salvato il cantante perché non poteva permettersi che morisse.
Lui, confuso da ciò, seguì Jo all'interno della navicella spaziale e una volta all'interno la fece partire mettendo come data l'inizio del suo declino: il 27 giugno 1999 a Monaco di Baviera , l'anno in cui scoprì il propofol. Una volta arrivati, per non destare sospetti, ordinò a Michael di travestirsi. Ci trovavamo dietro le quinte del palco e vidi nei suoi occhi l'emozione più pura diventare delle piccole lacrime che bagnarono il suo volto. Proprio quando il cantante/ballerino stava per salire sul ponte pirotecnico Jo lo fermò.

«Michael, non salire!»

Il cantante la guardò confuso.

«Perché non dovrei?»

Lei tirò fuori il cellulare e gli mostrò quello che sarebbe successo se fosse salito su quella struttura; lui ne fu turbato e spaventato.

«Questo è quello che succederà, dopo verrai portato all'ospedale e scoprirai il propofol che ti condurrà alla morte il 25 giugno 2009. Quindi, per favore, non salire su quel ponte.» Lo implorò con le lacrime agli occhi.

L'artista annuì e mia figlia, con il cuore pieno di gioia, ritornò al TARDIS dove l' aspettavamo il Michael del passato e io.

«Lo sai cosa hai fatto, vero?» le chiesi deluso. Era proprio come Rose.

«Ho salvato la vita al cantante e ne vado fiera. Ora quel 25 giugno 2009 non sarà mai esistito.» Mi rispose decisa.

Riportammo Michael nella sua epoca e prima di andarcene definitivamente Jo gli ricordò quello che doveva fare con le lacrime agli occhi, lui annuì.

«Addio Michael, mi mancherai veramente tanto, ti amo.»

«Addio Jo, I love you more.»

 
Mi abbracciò e Jo si sciolse in un pianto liberatorio.

Prima di salire sul TARDIS Applehead scattò una foto e dietro ci scrisse: " alla ragazza più incredibile e dolce che abbia mai conosciuto Johanna Smith, I love you more".
Una volta dentro il TARDIS corse in camera e continuò a piangere maledicendo il mondo e la cattiveria delle persone.

Poco dopo che Jo salvò il cantante immediatamente capii quello che sarebbe accaduto: sarebbero arrivati i Mietitori a risanare la ferita nel Tempo.
Era già successo con Rose quando salvò suo padre dall'incidente.
A un certo punto sentii uno strano rumore provenire dall'esterno della cabina come una specie di ruggito e andai a vedere.

Erano arrivati i Mietitori.

Essi erano simili a draghi: possedevano degli occhi rossi, due ali, due artigli per ognuna capaci di rompere la roccia, bocche sul petto, code come falci e una pelle marrone dura e squamosa.
Jo fu impaurita da tutto ciò che stava succedendo e quando notai che era uscita dal TARDIS la feci rientrare dentro mentre cercavo di ucciderne la maggioranza.

Lei si avvicinò per sapere cosa fossero e, una volta nella navicella, le spiegai tutto.

«Ecco perché ti ho vietato di salvare Michael Jackson, proprio per questo motivo! C'è una persona in più e anche abbastanza importante viva su questo pianeta. Torna dentro al TARDIS e aspettami lì. Io vado dal cantante.» Le spiegai piuttosto arrabbiato con gli occhi che mettevano timore.

Le urla spaventate di quelle persone mi indussero a mettere in atto un piano.

I Mietitori intanto divoravano i numerosi cittadini.

Corsi da Michael.

Quando mi vide mi chiese cosa stesse succedendo con un tono piuttosto spaventato.

«Non è importante quello che sta succedendo devi mettere a riparo più persone possibili nel tuo ranch.»

Lui ubbidì al mio ordine e io tornai al TARDIS per rimediare all'errore di Jo.
Tornai al 23 giugno 2009, pochi giorni prima che il cantante morisse, e corsi in un ospedale vicino per chiedere di Conrad Murray.
Quando quel medico mi vide io lo implorai di andare all'hotel di Holby Hills, nel quale alloggiava Michael, e di portare con sé il propofol.

Una volta che quelle creature scomparvero compresi che tutto era tornato come prima. Mia figlia intanto piangeva nella sua camera e decisi di raccontarle la verità.

«Johanna Tyler Smith, tua madre ha fatto il tuo stesso identico errore riportando in vita tuo nonno e abbiamo dovuto combattere quelle creature ma anche lei non lo sapeva. Quelle creature, una volta lasciato il Vortice, "sterilizzano" l'area divorando tutto con le loro bocche in modo che non rimanga più alcuna traccia. Il danno accumulato nella linea temporale permette loro di entrare, ma possono essere banditi nel momento in cui il paradosso viene risolto: in tal caso, tutto torna come prima del loro arrivo e ogni memoria riguardante la loro presenza viene eliminata.» Le spiegai facendo incrociare finalmente i nostri sguardi.

La lasciai sola nella sua camera ma poco dopo sentii un urlo. Preoccupato e spaventato corsi all'interno e la trovai svenuta sul pavimento.

La misi sul suo letto e notai sul tavolino della cucina una scatola di pasticche umane. Subito i miei cuori persero un battito: Jo, che cosa hai fatto?! Tu non sei completamente umana e queste pasticche ti possono uccidere! Ecco perché ha avuto quella aritmia! Quello che devo fare ora è portarla in un ospedale e sperare in meglio.


Una volta arrivati nascosi il TARDIS in modo che gli altri dottori non si accorgessero della cabina e presi in braccio Jo.

«Signora infermiera mi può aiutare mia figlia ha avuto un' aritmia ed è svenuta.»

L'infermiera preoccupata la mise su un lettino e la portò in una sala.

Io intanto rimasi nella sala d'attesa con l'ansia che mi divorava. Camminai avanti e indietro quasi da scavare una buca sul pavimento.

Dopo un tempo che mi parve lunghissimo e infinito quella stessa infermiera mi venne incontro.

«Allora come sta?»

«Le posso fare una domanda?»

Dal suo sguardo compresi che mi stava per chiedere dei due cuori e io ero pronto a dirle tutta la verità.

«Sì.»

«Abbiamo provato a rianimare sua figlia e abbiamo notato un fatto piuttosto strano dal cardiogramma. La ragazza ha due cuori, è normale?»

«Dottoressa Potts per credermi mi deve appoggiare il suo stetoscopio sul petto.»

Lei incuriosita dalla mia richiesta lo fece e quando si tolse lo strumento dalle orecchie chiese.

«Com'è possibile? Lei non è sicuramente umano.»

«Io sono il Dottore e sono un alieno così come anche Johanna anche se per metà. Ora per favore può rispondere alla mia precedente domanda.»

«Sua figlia sta bene e si sta riposando. La stavamo per perdere ma abbiamo fatto in tempo a riportarla tra di noi. È meglio se resta qui in ospedale qualche giorno così la possiamo tenere sotto controllo.»

«Ok, grazie mille. Un ultima cosa, dove si trova mia figlia?»

«Nella stanza 36.»

La ringraziai e mi diressi nella stanza che mi aveva indicato: la mia ragazza stava dormendo beata e i suoi cuori battevano a ritmo regolare.

«Ehi tesoro meno male che stai bene, ho avuto tanta paura di perderti.»

Lei si svegliò.

«Papà...»

«Sssh, sono qui. Ti trovi in un ospedale perché hai avuto un aritmia ma ora stai bene. Perché hai preso quella pasticca? Lo sai che essendo in parte Signora del Tempo potevi morire.»

«Non l'ho fatto apposta, non lo sapevo.»

«Non ti preoccupare, ora sei qui e stai di nuovo bene.»

 
Dopo quattro giorni passati in ospedale Jo si rimise e andammo all'epoca della Regina Elisabetta 1° perché nel suo tempo arrivarono gli Zygon.
Proprio qui incontrai quella che doveva essere la mia successiva rigenerazione e il Dottore della Guerra.

JOHANNA'S POV

Notai i due uomini e subito mi venne un dubbio.

«Papà, chi sono quelli?»

L'uomo con il cravattino tirò fuori un cacciavite sonico e io compresi che si trattava della prossima rigenerazione di mio padre mentre quello anziano doveva essere sicuramente la sua rigenerazione rinnegata.

«Papà... Tu ti rigenerai in quello? Porterai veramente il cravattino?»

«Papà?! Da quando sono padre?!» chiese il Dottore della Guerra sorpreso da quella novità. L' Undicesimo aveva lo stesso sguardo.

Mio padre, la decima rigenerazione, rispose.

«Quando arriverai alla tua nona rigenerazione ti innamorerai di una bellissima ragazza dai capelli biondi color del sole e quando ti rigenerai in me ecco... Beh... Dalla mia unione con lei nascerà Johanna.»

L'anziano sorrise e io mi avvicinai.

«Ti conosco War Doctor, ho letto quello che hai dovuto fare per salvare il tuo pianeta e sappi che ti comprendo anche se mio padre ti ha rinnegato.»

Il suo sorriso si spense e io lo abbracciai.

Dopo quella straordinaria avventura, in cui venni coinvolta per salvare Gallifrey dall'attacco dei Dalek insieme a tutte le tredici rigenerazioni di mio padre e avevo potuto vedere con i miei stessi occhi quello che aveva dovuto passare il Dottore della Guerra, mio padre e io salimmo nel TARDIS e compresi che ora stava per arrivare il momento fatidico.

«Johanna ora andremo su Marte nel 2059, ormai non posso più tardare al mio destino. Tra poco ho la sensazione che arriverà il momento di rigenerarmi. Tesoro quando arriverà tu non dovrai fare niente per evitarlo, dovrà succedere e basta, d'accordo?» mi guardò serio e io annuii.

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