Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia

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Quando uscii da San Mungo, trovai alloggio in uno strano collegio che ospitava quasi tutte signorine nubili che lavoravano al ministero. Era stato Abbot a darmi il riferimento; immagino che a suo dire fosse accettabile che vivessi in quelle quattro mura come una suora reclusa dedita alla mia unica occupazione: servire il Ministero della Magia. Imporre ad un animagus notturno il rientro a mezza notte era oltre modo crudele , ma ero abituata da Hogwarts. In più scoprii ben presto che la sorveglianza del luogo non faceva troppo caso ad un innocente gattina che scivolava tra le grate dell' austera recinzione in ferro battuto. Dati i tempi che correvano a Londra non era affatto sicuro come posto, in ogni caso passavo quasi tutto il tempo al ministero e non ero decisamente spinta a fare nuove amicizie, soprattutto maschili. Ciò che temevo maggiormente era per i miei effetti personali.

Ad Hogwarts mi avevano fatto presso che ogni tipo di scherzo: una volta avevo ritrovato i miei zoccoli in biblioteca quasi un mese più tardi, in ogni caso non avevo nulla di valore così fondamentale , ma ora avevo le lettere di Dougal e non riuscivo nemmeno ad immaginarmi il pasticcio che sarebbe successo se una sua foto o uno dei suoi scritti... ehm... appassionati diciamo, arrivassero sotto gli occhi sbagliati. Così ogni giorno prima di uscire dalla camera trasfiguravo il baule in uno zerbino e il resto della camera in uno sgabuzzino delle scope. La custode del luogo non ha mia protestato, ad un certo punto pensasse davvero che la mia camera contenesse le scope perché a volte le lasciava anche fuori dalla porta.

L'unica mia priorità era essere invisibile, svicolare fuori dal mio alloggio al mattino presto, fare colazione senza essere costretta a fare conversazione e prendere la passa porta nella sala comune prima di tutte le altre così da attraversare i corridoi ancora vuoti del Ministero e giungere al mio piccolo ufficio in tempo per leggermi qualche pagina di un buon libro.

Non ho mai amato molto l'edificio che ospita il Ministero della Magia. Non è tanto la volta stellata a disturbarmi , quanto più le pareti ricoperte da quelle mattonelle scure, mi ricordano un po' le squame di un serpente. Immagino ci sia un qualche significato inconscio in questa mia avversione o forse il fumo verde che sbuffa senza preavviso da quei finti camini o le fontane pompose con le statue placcate d'oro, non saprei. Era un po' tutto eccessivo per una presbiteriana come me abituata al rigore di Hogwarts o alle semplici abitazioni scozzesi. Fin anche il castello del villaggio in pietra grigia non era per me così... viscido. Non riesco a trovare un termine differente.

L'Ufficio applicazione della legge sulla magia era al secondo livello sotterraneo, e si occupa di giustizia, controllando che le leggi della comunità magica non venissero trasgredite e, quando ciò accadeva, di punire i colpevoli. Ai tempi non esisteva ancora l'ufficio per l'uso Improprio dei Manufatti dei Babbani, così qualsiasi violazione arrivava nei nostri uffici che straripavano di fascicoli e fascicoli di casi rendendo le nostre scrivanie praticamente invisibili. Allo stesso piano , facenti parte del dipartimento vi era il Quartier Generale degli Auror e il tribunale magico Wizengamot. Mi trovavo davanti ogni giorno un incredibile mole di trasgressioni, più o meno gravi. Venendo da un villaggio babbano ed essendo stata costretta tutta la mia infanzia a nascondere la magia notai che mi era abbastanza facile capire la natura delle violazioni e applicare la legge con totale mancanza di senso dello humor.

A casa mia la sicurezza del nostro segreto era sempre stato un dogma al pari di quelli della chiesa presbiteriana; quindi, quando leggevo di maghi che giravano per Londra con biciclette volanti non avevo dubbi a bollare l'oggetto come violazione e ad ordinare il sequestro immediato. Tanto più quelli che decidevano di sostituire i cavalli con nargilli volanti: già quegli esseri avrebbero spaventato un mago o una strega, figurarsi un babbano, sempre che li vedesse e non pensasse che la carrozza fosse trainata col pensiero! Poi c'erano maghi che restringevano le piante ai vicini babbani: l'invidia è una gran seccatura per tutti. Altri che trasfiguravano casa loro per impedire a sconosciuti di entrare notte tempo o streghe che schiantavano i ladri di borsette per strade: la criminalità babbana in quegli anni per le strade di Londra era a livelli storici. In un certo senso io vivevo in una situazione protetta: avevo la mia passa porta e ritornavo ogni sera nel mio piccolo deposito di scope. Pensate che leggere tutti quei fascicoli fosse divertente? All'inizio forse ero stupita della fantasia dei maghi, ma poi le violazioni diventavano tutte uguali.

C'era anche una piccola punta di preoccupazione in me: ogni giorno che andavo al lavoro trovavo sempre più cartelle riguardanti babbani nella mia pila. Avevo come il sospetto che qualcuno in quell'ufficio non vedesse affatto di buon occhio le mie origini miste o quanto meno avesse interesse a tenere le faccende babbane il più lontano possibile dal Wizengamot. Mi ricordo un caso di quell'anno: quando le lessi, le guance mi si tinsero di rosso, sentivo la fronte sudare freddo e le mani che tremavano. Mi alzai dalla mia postazione, presi quel fascicolo e lo portai al mio superiore per chiedere spiegazioni. Se quello era uno scherzo: non era affatto divertente.

L'ufficio di Elphinstone Urquart era giusto in fondo al corridoio. Non l'avevo mia visto prima, nemmeno al momento dell'assunzione. Bussai incerta e mi ritrovai davanti un vecchio sulla cinquantina forse, coi capelli bianchi lisci, il naso adunco e una pelle dura e olivastra che scompariva sotto un paio di candidi baffi. Si tolse lentamente gli occhiali e mi guardò perplesso. Notai solo in quel momento che la pila sulla sua scrivania aveva cartelline di colore differente, probabilmente secretate, violazioni di più alto livello.

- Ha bisogno, madame?- chiese l'uomo cortese.

- Sì, temo di non essere la persona più adatta per gestire questo fascicolo -

- Oh, violazione coniugale della legge sulla segretezza della magia. E posso chiederle Mrs. perché non ritiene di essere adatta?- chiese curioso sdraiandosi sulla sua sedia e cominciando a muoversi con essa in maniera alquanto fastidiosa. Sembrava divertito da quel siparietto. Io non ci trovavo nulla di così divertente.

- Miss McGonagall . Mio padre è un babbano - confessai con sommo imbarazzo.

- Capisco, quindi immagino che ad un certo punto abbia saputo qualcosa sul mondo magico se ha mandato la sua splendida figlia a studiare in una scuola di magia- sospirò Urquart.

- Credo sarebbe più opportuno se riassegnasse il caso - aggiunsi decisa.

- E se invece lei fosse proprio la persona perfetta per questo caso? - disse l'uomo accigliandosi.

- Cosa intende dire?- feci perplessa.

- Se io ripongo questo fascicolo sulla scrivania di una delle tante signorine puro sangue cosa pensa che avverrà Miss McGonagall? - chiese guardandomi dritta negli occhi.

- Probabilmente il marito mago verrà condannato - dissi senza tentennamenti.

- Lei però è qui per verificare che non ci siano eccezioni riguardanti questo caso specifico ed io penso lei sia la persona giusta per dare a queste persone il beneficio del dubbio -sibilò Urquart avvicinandosi e abbassando la voce.

- Cosa intende dire? - domandai superiore.

- Penso che lei, un'impiegata tra le più competenti ed efficienti di questo studio non avrà problemi a controllare se per caso nell'albero genealogico della signorina Right, non ci sia per caso qualche Magonò - spiegò diffusamente. Io lo guardai stupita.

Ovviamente avevo letto a sufficienza sui Maghinò nei miei anni di istruzione. Si trattava di persone non magiche che però avevano almeno un genitore magico. I Maghinò erano rari e venivano guardati con un certo disprezzo da alcune streghe e maghi, in particolare dai puro sangue. I pochi babbani ammessi alla scuola di magia di Hogwarts discendevano tutti da Maghinò che avevano sposato babbani, ma per qualche motivo ad un certo punto della loro genealogia la magia si era riattivata.

Sapevo che gli Urquart invece erano una delle più nobili e antiche famiglie di maghi e trovai curioso che un puro sangue come lui arrivasse a comprendere le ragioni di due sprovveduti innamorati. Forse, dopo tutto, anche io ero prevenuta da sempre nei confronti dei puro sangue : dopo anni di insulti mal sopportati ad Hogwarts era comprensibile , ma ora ero al ministero della Magia. Gli sorrisi stupita e gli promisi di controllare l'albero genealogico.

- Ha fino a domani mattina Miss McGonagall, il signor Dawlish comparirà alle 10.00 in punto davanti al Wizengamot, sarebbe spiacevole per la sua sposa se fosse condotto ad Azkaban a soli pochi mesi dalle nozze, in attesa di revisione- sospirò lui inforcando nuovamente gli occhiali. Lo guardai allibita. Come mai quel fascicolo era finito sotto a tante carrozze senza cavalli o cani dei vicini trasfigurati in gnomi? Era assurdo! Come potevo ricostruire un intero albero genealogico babbano in poco meno di tre ore! Ringraziai Urquart e mi diressi a passo sostenuto verso il terzo piano interrato. Chiesi indicazioni ad un paio di streghe e alla fine mi trovai in un enorme biblioteca contente milioni di pergamene suddivise per cognome e provenienza.

La Signorina Right era dello Yorkshire, abitava in un piccolo paesino vicino Manchester, ma sfortunatamente il suo cognome in quella città occupava un armadio intero. Mi fermai affranta di fronte alla scala. Chiesi suggerimenti al custode, ma lui allargò le braccia facendomi capire che non era per nulla semplice.

- Ha due ore e mezza prima della chiusura - mi ricordò il vecchio mago. Mi presi di buon animo e portai su una scrivania le pergamene della prima sezione; quindi, iniziai ad aprirle ad una ad una e a controllarle. Trovai una Eveline Right, ma era ultraottantenne, un'altra era già sposata con figli, un' altra ancora era defunta. Quante Eveline Right c'erano in quegli archivi? Quando il custode venne a cercarmi avevo controllato meno di un quarto delle pergamene. Me ne tornai sconfitta al mio alloggio. Passai tutta la notte insonne a fissare il soffitto, mi trasformai anche in gatto per pensare meglio e poi all'alba capii.

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