32. Partenza

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L'amore è un sentimento silenzioso,

che arriva in punta di piedi,

di nascosto dalla ragione.

La mattina successiva mi svegliai presto, alle sei, dovevo preparare i bagagli, a pranzo sarei partita, e io non volevo affatto. Avevo rincontrato Gabriel e non desideravo assolutamente separarmi di nuovo da lui, al solo pensiero il cuore mi si squarciò in due.

Quando aprii gli occhi, avevo il suo braccio destro dietro la mia nuca sul quale la mia testa era abbandonata e rilassata. Mi girai verso di lui e lo guardai da sotto le ciglia. Era bello da togliere il fiato. Aveva un'aria angelica come sempre. Dovetti prendere una grande boccata d'aria, perché per un istante ebbi la sensazione di aver dimenticato come si respira.

Mi feci coraggio e mi alzai.

Raccolsi il tubino della sera avanti, i collant e l'intimo e li misi tra i panni sporchi in valigia, poi i trucchi, il ferro per i capelli e le scarpe laccate in rosso. Andai a fare una doccia, senza lavare i capelli per risparmiare tempo; successivamente mi vestii, infilai un intimo comodo, un maglione in pura lana colorato a righe e un jeans azzurro skinny, calzettoni in lana e davanti alla porta preparai gli stivali da indossare per il viaggio. Quando mi diedi uno sguardo allo specchio, nel riflesso non vidi solo me, ma anche Gabriel dietro le mie spalle, che con gli occhi mi inchiodò sul posto, mi prese per la vita e mi fece voltare.

«Mi sono passato semplicemente il dentifricio sui denti, non ho uno spazzolino...li laverò appena tornato in hotel. Ma adesso, cara ragazza, mi merito un bacio.» Mi martellai il mento, pensandoci su. «Ok, solo per stavolta.» Prese l'iniziativa, si avvicinò così tanto che dovetti alzare la testa per osservarlo negli occhi. Posò le labbra sulle mie; la sua lingua si fece spazio dentro la mia bocca. Mi baciò fino a togliermi l'aria dai polmoni. Stavamo entrambi tremando, ci desideravamo ancora. Mi lasciai trasportare da quella danza, permettendo al mio corpo di cadere su di lui rilassato e in quel momento mi accorsi che fosse nuovamente eccitato.

Arrossii e lui se ne accorse, asserendo:

«La mattina sta così, non posso farci nulla» fece spallucce, sorridendo.

La sua mano fece pressione sulla parte bassa della mia schiena per avvicinarmi a lui.

«Non ti rendi la vita semplice così...» Alzai un sopracciglio sarcastica.

«Forse non voglio, l'hai già incasinata notevolmente.»

Posizionò le mie gambe attorno alla vita, adagiandomi e lasciandomi cadere al centro del letto sfatto.

«Io devo partire! Non ho tempo per giocare adesso!»

«Dammi dieci minuti e avrai un dolcissimo orgasmo del buongiorno»

«Preferirei un caffè...»

«Ti ricrederai»

Il battito cardiaco accelerò di colpo quando aprì il bottone dei jeans e fece scendere la zip. Lasciai scorrere le unghie sopra il suo petto nudo.

«Ah-ah, stamattina puoi solo guardare, è il mio turno a giocare.»

Mi imbronciai. La sua bocca fu in un attimo sul mio collo; posò la fronte sulla mia e lasciò scivolare le mani calde sul mio seno, stringendolo a coppa; sfregò la sua barba sul mio capezzolo, poi ci fece passare la lingua lascivamente. I suoi occhi volarono nei miei e un ghigno compiaciuto fece capolino sulle sue labbra. Deglutii con difficoltà senza riuscire a sfuggire al suo sguardo. Scese lentamente ai miei pantaloni e, con una voracità che non si addiceva a un angelo così bello e dolce, mi sfilò i jeans. Non riusciva a togliersi quel ghigno dalla bocca. Posò le labbra gonfie di baci sulla mia intimità al di sopra degli slip. Tolse anche quelli e ricominciò da dove aveva finito, stavolta, però, non c'era alcuna stoffa pronta ad attenuare il piacere. Un gemito sfuggì al mio controllo quando cominciò ad accarezzare la mia intimità con la lingua sempre più velocemente; aveva la fronte matida di sudore. Le lenzuola frusciarono sotto di me a ogni spasmo incontrollato dovuto al grande piacere che provavo. Venni senza padronanza, leccò via i miei umori e inaspettatamente le sue braccia forti mi circondarono in un abbraccio caldo. Quella mattina, sotto la doccia, mi ero ripromessa di non piangere, ma queste sono cose impossibili da decidere. Venni scossa da un singhiozzo silenzioso. Raccolse una lacrima dal mio viso con l'indice e mi sorrise debolmente, mentre io muovevo la testa in dissenso. Stava tutto per finire, ero al termine del sogno, mi stavo per risvegliare...

Skyfall - Adele

Hear my heart burst again

For this is the end

I've drowned and dreamt this moment

So overdue I owe them

Swept away, I'm stolen

Mi rivestii senza guardarlo in viso. Ero imbarazzata. Si infilò anche lui gli abiti della sera avanti e mettemmo gli stivali, presi il mio zaino, mi misi addosso il cappotto, la sciarpa e il basco; intrecciò la sua mano alla mia e uscimmo dalla camera, prendemmo l'ascensore per scendere al piano terra e lui mi sfiorò la guancia con il pollice, in seguito fece scivolare l'indice sulle mie labbra.

«Smettila!» gli urlai contro. Doveva fermarsi o al mio ritorno alla realtà non mi sarei mai ripresa e riuscita a rincollare i pezzi del mio cuore.

Mise il suo dito sulla mia bocca per zittirmi, ma io lo morsi, non gli rimase che un'alternativa: chiudermi le labbra con le sue. Così fece e io non mi mossi di un millimetro, né  mi ribellai, lasciai che tutto succedesse senza il minimo controllo. Mi feci trasportare dal momento, quell'istante prezioso che non avrei mai dimenticato, perché quando si ama lo si fa senza freni, obblighi, è un sentimento spontaneo.

Andai alla reception dove consegnai la chiave della stanza, ringraziai e me ne andai, augurando una buona giornata alla giovane donna in divisa.

Gabriel mi sorrise con dolcezza, mentre io sentivo gli occhi pizzicare.

«Togliti quel broncio, donna coraggiosa! Non vorrai passare il resto del tempo con me con quel musone!» La sua risata partiva direttamente dal cuore e io mi chiedevo come riuscisse a emanare tutta quella felicità, perché per me non era davvero possibile...

Appena usciti dall'albergo qualche nuvolone iniziò a offuscare il cielo e non riuscimmo a raggiungere la metro prima che cominciasse a piovere, fummo quindi costretti a chiamare un taxi, che arrivò dieci minuti dopo, il tempo di fumare una sigaretta.

Happiness does not wait - Ólafur Arnalds

Salimmo in macchina e, arrivati alla stazione , ci catapultammo in una caffetteria per prendere due cappuccini. Guardai velocemente l'ora e mi accorsi di dovermi sbrigare.

«Gabriel, devo andare...»

«Sì, andiamo»

«Tu non devi, possiamo salutarci anche qui.»

«Lo so che non devo, ma io voglio

Mi prese per mano e raggiungemmo il mio vagone, il cinque.

Mi tirò a sé e mi prese la testa fra le mani, piantando quegli occhi marini nei miei. Posò le labbra sulle mie, forse per l'ultima volta. Presi un respiro per calmare i singhiozzi. Volevo solo scomparire nel suo abbraccio; nessun tipo di emozione trasparì dal suo viso. Non significavo nulla per lui?

Mi si stritolò il cuore al solo pensiero che quei giorni per lui non avessero importanza, perché per me la avevano invece.

«Liby, perché piangi?»

«Ho paura che tutto finisca così...»

«Non finirà, te lo prometto, siamo solo all'inizio»

Salii sul treno, lasciandomi alle spalle l'amore della mia vita. Trovai il mio posto alla finestra, mi ci sedetti, tirando fuori dallo zaino il libro; guardai fuori dalla vetrata e lui era lì che mi fissava con il sorriso, uno di quelli incoraggianti che fanno pensare a un'unica frase: "Ci rivedremo".

Posai la mano aperta sul vetro e lui fece lo stesso; ci sfiorammo le mani senza sentirci realmente e non percependo il calore della pelle altrui. Partii e non ci vedemmo né sentimmo più per lungo tempo, finché le lacrime si prosciugarono e la pelle del viso avesse smesso di irritarsi per il sale che mi bruciava di continuo le guance.

SPAZIO AUTRICE

Finirà così tra Liberta e Gabriel o ci sarà un futuro, un lieto fine?

Si sono rincrotati e nuovamente salutati, sembra che il destino non li voglia insieme! Riusciranno ad avere la meglio?

Scopritelo nel prossimo capitolo!

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