13 - Segreti svelati e patti fatati: tutto ha un prezzo, qual è il tuo?

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Jes

Nonostante le conturbanti emozioni - che la vista del mio migliore amico mi aveva scatenato nel petto – avevo cercato di restare impassibile: "Non dovevi venire Kim." Per esperienza sapevo che era meglio troncare sul nascere un amore non corrisposto che vivere di illusioni.

"Stai scherzando vero Jes?! Sono tre fottuti giorni che mi eviti come la peste, nemmeno ti avessi rubato la collezione di Harry Potter che hai in camera!"

Due passi dopo me lo ero ritrovato a un soffio da me: il suo profumo di sandalo e legno - così familiare e sconosciuto allo stesso tempo – mi aveva accarezzato di nuovo le narici e ogni cellula del mio corpo voleva disperatamente abbracciarlo; era come se fossi sotto un incantesimo ma non potevo farlo; non come avrei voluto almeno. "Ti è così difficile capire che voglio essere lasciato solo Kim? Che non voglio vedere nessuno?!" avevo gridato stringendo i pugni.

"Non ho mai pensato che un giorno saresti arrivato a tagliarmi fuori dalla tua vita Jes; ma non te lo permetterò! Non senza un motivo valido!"

Voleva un motivo?! Beh, glielo avrei dato: nonostante il timore di risultare infantile l'avevo guardato negli occhi per poi dire la verità. "Ho letto i tuoi messaggi con Will."

"Ancora Will! Ma perché tu e tuo padre avete questa fissa?! Che cazzo c'entra lui adesso?"

"Non mi chiedi cosa ho scoperto?" l'avevo provocato pur sapendo di andare incontro a una disfatta già annunciata; ma se davvero Kim era innamorato di Will doveva essere lui a dirmelo!

"Jes non so di che parli, ma a me interessa chiarire con te non parlare di Will!"

"Non credo che ci sia nulla da chiarire: è innamorato di te, è ovvio da quello che ho letto! E credo sia lo stesso per te! Sai come mi sono sentito a scoprire tutto grazie a una chat WhatsApp del cazzo? Uno schifo! Non hai avuto nemmeno le palle di dirmelo! Alla faccia del migliore amico! Tu..."

Una fragorosa risata aveva interrotto quello sproloquio.

"Ma bene! Adesso faccio anche ridere?! Vaffanculo Kim!" gli avevo urlato pronto a lasciare la sala.

"T-u... hai... hai pen-sato che... io e Will..."

"Fammi passare!" avevo urlato ormai giunto al limite di quella ridicola sceneggiata "Togliti ho detto!"

"No!" aveva esclamato per poi afferrarmi per il braccio "Jes non è come credi!"

"Ah no? A me sembra di sì invece: quando pensavi di dirmelo? Mh? Al vostro matrimonio?!"

"Vuoi smetterla di dire assurdità Jes? Posso spiegarti tutto anche se a me questa sembra una vera e propria scenata di gelosia, sai?"

Quell'ipotesi, così vicino alla realtà, mi fece colorare le guance di tramonto. "Non essere ridicolo!"

"Ridicolo eh? Posso provartelo Jes." Sotto il mio sguardo attento aveva afferrato il cellulare per poi comporre un numero a memoria per poi far partire una video chiamata. "Will? Scusa se ti disturbo puoi dire a Jes come mai ci sentiamo così spesso?"

"Ciao Kim! Jes? Ma certo! In fondo ti ho sempre detto di essere sincero con lui." Un secondo dopo stavo fissando lo schermo dell'Apple di Kim e anche la faccia piena di lentiggini e il sorriso contaggioso di Will. "Ciao Jes."

"Will? Che succede? Non capisco..."

"Succede che quel coglione di Kim non trova il coraggio di dirti che è innamorato di te da prima che Lady Gaga capisse di voler diventare una cantante! Ecco che succede!" mi aveva rivelato con una sfumatura esasperata nella voce.

"I... innamorato?" avevo balbettato incapace di mettere ordine in quell'intricato gomitolo d'emozioni che era diventato il mio cuore.

"Esatto Jes." aveva sussurrato Kim posando il telefono sul tavolo per poi accarezzarmi la guancia. "Volevo dirtelo stasera, magari dopo aver tagliato la torta e averti dato il mio regalo, ma tu mi hai costretto ad anticipare i tempi."

Del tutto impreparato a quello che sarebbe successo avevo visto il mio migliore amico chinare la testa per poi poggiare le sue labbra sulle mie e dar vita a un'emozionante bacio a stampo che mi sconvolse come una tempesta tropicale. Con il cuore che batteva come la batteria dei Greta Van Fleet, e del tutto sotto shock, avevo afferrato la sua felpa azzurra degli Yankees per poi attirarlo a me, inspirare il suo profumo e socchiudere gli occhi: avevo desiderato quel bacio quasi quanto sentirlo ammettere i suoi sentimenti, ma d'improvviso un pensiero oscurò quella felicità.

Andando contro i miei desideri – che comprendevano noi due sul divano senza abiti – mi ero staccato per poi guardarlo con serietà. "A-aspetta Kim."

Un'occhiata confusa aveva scrutato i miei occhi azzurri. "Che c'è adesso? Ho frainteso Jes? Perché in questo caso..."

"No! Cioè sì... insomma! Ascoltami! Voglio sapere perché nella chat con Will sembrava che lui ti stesse facendo una dichiarazione che, più d'amico, mi sembrava d'amore a dire il vero."

Un sorriso sollevato aveva illuminato i suoi tratti prima che le sue mani mi afferrassero per la vita, "Che cazzo fai!", per poi sollevarmi e farmi legare le gambe intorno al suo bacino: da quella distanza potevo intravedere tutte le sfumature dei suoi occhi verdi che, quella volta, sembravano essere rivestite d'oro e scintille.

"Will mi stava solo suggerendo qualche frase da dirti Jes: sono mesi che cerco il coraggio di farmi avanti con te, ma ogni volta che ho provato a dirti quello che sentivo mi bloccavo." mi aveva confidato spostandomi a sedere sul ripiano della cucina. "Io voglio solo te Jes Mascolo Rossi: te e nessun altro. Sei il mio migliore amico, la persona che sa tutto di me e quella che mi ha fatto capire di essere gay; quando pensavo a te non lo facevo d'amico e quei pensieri mi facevano star male perché avevo la paura, il terrore, di rovinare tutto e perderti."

Ancora incredulo per quelle parole gli avevo passato le braccia intorno al collo, del tutto dimentico del suo telefono e di Will che doveva essere ancora in linea. "Così eri preoccupato eh?" gli avevo chiesto mentre la speranza prendeva il posto della paura nel mio cuore.

"Puoi dirlo forte, ma in parte lo sono anche adesso: tu non mi hai ancora risposto e non ho nessun tipo d'esperienza per quanto riguarda il sesso gay." mi aveva confidato con una punta d'imbarazzo nella voce.

"Kim..."

"Jes."

"Queste sono cose che possiamo risolvere." gli avevo detto godendomi lo scintillio del suo sguardo "Insieme." avevo specificato sentendomi invadere da un strano coraggio: sapere che tutte le mie paure erano state frutto solo di un grosso malinteso mi fece stringere le gambe intorno alla sua vita e anche leccare le labbra. "Kim visto che oggi è il mio compleanno perché non mi regali un bacio per iniziare? Ma uno serio però."

"Quello non serviva nemmeno chiederlo J." Con estenuante lentezza le labbra di Kim erano scivolate sulle mie in una languida carezza e, per la prima volta nella nostra relazione, avevo sentito la sua lingua sfiorarmi il piercing e mai sensazione era stata più bella. Un gemito incontrollato si prese quel momento così magico, ma non avrei saputo dire da chi venisse: l'unica cosa certa era che ogni parte di me stava andando a fuoco. Letteralmente.

Quando il mio compagno mi morse con desiderio il labbro inferiore piccole scintille di piacere mi accarezzarono la colonna vertebrale per scivolarmi nel solco delle natiche e stringersi intorno al mio sesso, già duro e teso. "Cazzo Kim... a-ah..."

"Sta zitto J., zitto." Quell'ordine venne accompagnato dalle sue dita chiuse a pugno intorno alle mie ciocche bionde e prima che potessi anche solo fiatare la sua lingua aveva sedotto e toccato la mia, dando vita a un gioco erotico che sapeva di speranza, cannella e cioccolato fuso. Ogni parte di me bramava quel ragazzo e ogni cellula del mio corpo stava facendo le fusa sotto i suoi tocchi; le nostre lingue – a differenza di noi due - sembravano conoscere alla perfezione quel gioco e anche seguire una mappa fatta di suzioni e tocchi sempre più spinti.

Con il cuore impazzito e il respiro spezzato avevo voltato la testa di lato per rubare una boccata d'ossigeno ma la bocca di Kim aveva continuato il suo saccheggio lasciando una scia umida sul collo; proprio dove batteva una vena impazzita: mi stava dichiarando come suo e non c'era cosa che volessi di più.

"Mh... sì!" Una mano scivolata improvvisamente in mezzo alle gambe aveva ricoperto di calore e aspettativa il mio sesso teso e palpitante. "Kim... oddio... se... mh... se non la smetti... a-ah."

"Vuoi che lo faccia tesoro? Vuoi che smetta sul serio?" mi aveva chiesto senza smettere si muovere la mano sulla patta dei miei skinny grigi.

"No, ma..." Cazzo com'era difficile essere sinceri!

"Ma?" Lo sguardo attento del mio compagno si era preso tutti i miei dubbi per poi trasformarli in disarmante desiderio liquido.

"Non voglio venire così." gli avevo confessato in un soffio con le guance che scottavano "Preferirei farlo nella tua bocca, la prima volta."

"Ottima idea bellezza." Subito le sue mani si erano strette intorno al mio fondoschiena e aggrapparmi alle sue spalle era stato istintivo. "Dove... dove stai andando?"

Un sorriso macchiato di malizia gli aveva disteso le labbra. "Anche se i tuoi hanno detto di rientrare stasera non voglio rischiare di farmi beccare mentre sono inginocchiato tra le tue gambe J." mi aveva detto salendo le scale che conducevano alla mia camera.

Una vampata di calore mi aveva investito: "Davvero tu vuoi..."

"Oh sì: voglio realizzare tutte le tue fantasie erotiche, ti va di aiutarmi a farlo?"

Chris

"Bootie's store & Mac"

Sessantanove minuti di ricerca; sessantanove minuti sprecati inutilmente dentro Bootie's quando avrei potuto finire di scrivere la canzone che avevo lasciato sul tavolo del mio studio. Quel giorno, però, era il compleanno di mio fratello Jes e tutto il resto era passato in secondo piano: ufficialmente gestivo con mio padre "Klaus", il bar di famiglia insieme agli altri due punti vendita, ma in realtà ero anche un quotato paroliere di testi e grazie a quelle entrate extra avrei potuto regalare a Jes il pc dei suoi sogni.

Peccato che io fossi completamente negato per la tecnologia; il mio massimo era avere un Nokia 3310 senza tutte le inutili applicazioni che i miei genitori usavano per mandarsi mille messaggi al giorno, nemmeno fossero come due ragazzini innamorati: Benjamin e Federico erano i veri adolescenti; non Jes.

Era stato fantastico crescere con loro, così come avere tutto il supporto possibile per le scelte che avevo fatto nel corso degli anni; compresa quella di gestire i tre bar di famiglia accanto a mio padre Ben: lo rispettavo profondamente, così come Federico per il coraggio che aveva avuto nel cambiare sesso e prendersi la sua fetta di Paradiso accanto a Ben; tutto grazie a mio zio Zayn, un vero e proprio mago.

Nel vero senso della parola.

Crescere con due genitori gay non aveva mai creato problemi né a me, né a Jes e i pochi idioti che avevano provato a prendermi in giro erano stati semplicemente ignorati; avevo avuto di meglio da fare che occuparmi di quelle teste di cazzo, per esempio stare vicino a Jes e aiutarlo nella sua crescita. Federico, Benjamin, Jes, Scottie, Mr. Beagles, Smartie...

Non avrei mai potuto desiderare una famiglia migliore di quella!

Dopo l'ennesima ricerca a vuoto mi ero arreso: se volevo uscire da quell'incubo dovevo chiedere aiuto. "Dai Chris puoi farcela...!" Rincuorato da quel piccolo incoraggiamento mentale mi ero guardato intorno alla ricerca di un commesso libero, ma tutti sembravano essere impegnati: possibile che ogni persona di S. Francisco volesse un cellulare o un pc nuovo?!

L'arrivo di un nuovo ragazzo, con delle appariscenti ciocche azzurre, mi fece sospirare di sollievo e anche scattare nella sua direzione: nemmeno Speedy Gonzales avrebbe potuto essere più veloce! "Mi scusi può aiutarmi? Sto cercando l'Apple McBook 16."

Due occhi grigi come il cielo di Londra si legarono ai miei e da quel momento il mio mondo smise di seguire tutte le regole che avevano scandito i miei venticinque anni di vita.

"Dice a me?"

La sorpresa nella sua voce per un momento mi aveva fatto temere di aver fermato un cliente, ma il cartellino sul suo petto – Nicholas R. – con tanto di logo dell'azienda mi aveva tranquillizzato. "Uh, sì?"

Il commesso mi regalò un'occhiata, tra il divertito e il malizioso, che definire seducente sarebbe stato un eufemismo: non avevo mai nascosto di essere bisessuale – né ai miei amici, né ai miei genitori – ma quella era la prima volta in cui mi chiedevo di che colore sarebbero diventate quelle iridi dopo un orgasmo.

"Mi ha sentito?"

La sua voce, stranamente calda e dal timbro decisamente straniero, mi aveva fatto sussultare. "Emmm... no, mi scusi può ripetere?"

Lo sconosciuto chiaramente divertito dal mio imbarazzo aveva appoggiato i gomiti sul banco per poi sistemarsi dietro le orecchie le ciocche azzurrine. "Ho detto che purtroppo abbiamo venduto l'ultimo poco fa."

"Nooo!" avevo gridato mettendomi una mano sulla fronte: dove potevo ancora cercare? Avevo già guardato ovunque, persino su Amazon, ma quel maledetto pc sembrava essere diventato introvabile.

"Sa com'è; modello nuovo, appena uscito... Cose così vanno a ruba."

Con un gemito mi ero portato i palmi sugli occhi per poi sospirare sconfitto; avrei dovuto chiedere alle arti magiche di Zayn ma odiavo essere in debito con qualcuno. "Deve essere importante se sei così disperato."

Quel commento inaspettato e colloquiale mi aveva fatto sbirciare tra le fessure delle dita e anche annuire. "Sì lo è; mio fratello oggi fa sedici anni e volevo regalarglielo: è un piccolo genio in miniatura ma ha un computer che lui ama definire vintage ma che in realtà vuole solo andare in pensione. So che desidera questo pc, perché ho notato tutti i volantini attaccati dietro la porta di camera sua, ma non lo chiederebbe mai ai nostri genitori; lo so."

Un silenzio accogliente aveva abbracciato il mio piccolo sfogo, ma stranamente quel commesso sembrava non essere annoiato; anzi. "Forse ho una soluzione." mi aveva detto improvvisamente, fissandomi enigmatico "ma c'è un prezzo da pagare."

Quell'atteggiamento misterioso mi ricordò al volo mio zio Zayn, ma il bisogno di risolvere quel problema mi spinse nella sua direzione. "Farò tutto quello che vorrai! Non m'importa dei soldi perché so che questo renderà felice Jes." Ancora uno sguardo strano poi il commesso sorrise e io mi ritrovai a fissargli le labbra con malcelato desiderio: possibile che quello fosse gloss rosa? "Ricorda che l'hai detto eh."

"Sì, sì!"

"Bene allora seguimi Chris."

Troppo sollevato per aver trovato una soluzione non avevo fatto caso al fatto che quello sconosciuto mi avesse appena chiamato per nome.

Solo molto più tardi avrei scoperto il perché.

Angolo Autrice:

Sorpresaaa: epilogo diviso in due.

Ultimo appuntamento per "My best friend" Venerdì ore 20:05

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