3 - Non mi riconosci?

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"Non... non mi riconosci?"  "Dovrei?"
"Sì dovresti Benjamin."

L'atteggiamento di quel ragazzo, tinto di velato rimprovero, mi aveva messo subito sull'attenti. "Senti non so se abbiamo avuto una qualche avventura insieme, ma non so chi sei. Scusami ma devo tornare al lavoro."

Prima che potessi muovermi, però, le dita dello sconosciuto si erano chiuse intorno al mio polso. "Ho urgentemente bisogno di parlarti Ben; quando mi ascolterai capirai tutto." aveva detto tutto d'un fiato senza staccare i nostri sguardi. "Io sono..."

"Ma certo!" avevo esclamato battendomi il palmo sulla fronte "Tu devi essere il cugino di Federica! Avete gli stessi occhi! Devi assolutamente dirmi che le è successo: sta' bene? Ho provato a chiamarla ma non mi risponde."
Con urgenza mi ero seduto di fronte a lui, cercando di non lasciarmi travolgere dall'attrazione crescente che sentivo nei suoi confronti.

Confuso da tutte quelle domande il ragazzo di fronte a me aveva aperto e richiuso la bocca più volte, senza mai dire nulla. "È... complicato" aveva sussurrato con difficoltà "molto complicato a dire il vero, ma posso assicurarti che lei è sconvolta quanto te e che se avesse potuto ti avrebbe risposto; per il momento ho io il suo cellulare ma sono certa... emmm... certo che appena potrà si farà sentire. Comunque io sono Federico."

Anche se non lo conoscevo sapevo, sentivo, che mi stava omettendo qualcosa: il mio sesto senso da scorpione non mentiva mai. "Che curioso; ti chiami quasi come lei! Fede non mi ha mai parlato di te e non ti conosco, ma suppongo di poter credere a quello che dici: lei è molto importante per me e sono preoccupato; è come una sorella." gli avevo confessato stringendogli la mano, trovandola calda e morbida sotto il mio tocco.

"So... sorella?"

"Beh sì: sono gay e ma lei è fondamentale per me. Sul serio sta bene?"

"Sì Benjamin, è la verità." mi aveva risposto serio senza mai slegare i nostri occhi "Federica ha solo dovuto affrontare una situazione imprevista e difficile da spiegare; per questo ha chiamato me."

Pur teso, alla fine avevo emesso un sospiro di sollievo. "Va bene, ma visto che oggi ti affiancherò per tutto il tempo, a fine turno andremo da "Jack" per bere una birra e lì mi dirai tutto. Adesso seguimi."

Pur titubante Federico aveva fatto come richiesto: dopo una veloce presentazione con Morgan, e le tante domande che gli aveva fatto su Federica, gli avevo dato un grembiule nero per poi farlo entrare dietro il banco: quella domenica prenatalizia sarebbe stata particolarmente dura senza la mia migliore amica, ma sperai che Federico reggesse il ritmo.

Contro ogni previsione suo cugino non solo resse la folla, ma si dimostrò particolarmente portato per quel lavoro: vederlo lavorare con il sorriso e anche essere disponibile a stare al banco, mentre io montavo il latte ascoltando le sue comande, semplificò tutto. Per tutta la giornata ebbi la strana e inquietante sensazione di avere Federica vicino anziché il cugino; ma i muscoli definiti delle spalle e il favoloso lato di B di quest'ultimo erano cose che la mia amica non aveva mai avuto.

"Sei stato bravo oggi." avevo esordito negli spogliatoi mentre ci cambiavamo "Hai già fatto questo lavoro, non è vero?"

Un'occhiata intensa mi aveva accarezzato i tratti mentre Federico si infilava il pesante parka nero. "Qualcosa del genere Ben ma ora devo assolutamente dirti una cosa, anche se non so da dove cominciare." mi aveva confessato per poi passarsi le dita tra le ciocche chiare.

"Abbiamo una birra in sospeso, ricordi? Magari possiamo aggiungerci anche una pizza visto che stasera sono libero, così mi racconti tutto; sempre che tu non preferisca tornare a casa visto che sei arrivato solo oggi. Piuttosto, dove abiti? Se hai bisogno di un alloggio qui sopra abbiamo delle camere per il personale."

"Veramente al momento sto nell'appartamento di mia cugina, ma grazie dell'interessamento Ben; per la pizza e birra ci sto."

"Bene!" Felice di quel sì inaspettato mi ero avviato verso l'uscita quando un basso, "Forse bere mi darà il coraggio di parlare", mi aveva solleticato le orecchie.

"Che hai detto Federico?"

Un intenso rossore aveva colorato le guance del ragazzo alle mie spalle, "N... Nulla.", ma non aveva aggiunto altro.
Possibile che lo trovassi attraente anche quando balbettava?

Venti minuti di camminata e chiacchiere leggere dopo eravamo entrati nella pizzeria dove ormai ero di casa: "Ciao Ben! Il solito tavolo per due?" A quella domanda il sorriso contagioso di Federica tornò a invadermi la mente e un lampo di nostalgia tinse il mio sguardo. "Sì Roger grazie, seguimi Federico."

Dopo esserci seduti e aver preso due Tennent's mi ero concesso il lusso di rilassarmi. "Allora Federico? Cosa devi dirmi di così urgente?" Inaspettatamente il mio compagno sembrò fare marcia indietro tra la neve dei miei pensieri.

"Io... possiamo parlare dopo? Vorrei prima cenare se non ti dispiace."

"Nessun problema Fede" Nell'usare quel diminutivo l'immagine della mia migliore amica tornò a trovarmi, e un lampo di nostalgia colorò i miei occhi verdemare.

"Tutto ok Ben?"

"Cosa?"

Un dolce sorriso era apparso sulle sue labbra. "Ti chiedevo se va tutto bene; sembri sovrappensiero."

"Scusa Federico, è che tua cugina mi manca molto e trovo frustrante non poterle parlare: sai quante volte ci sentiamo al giorno? Dalle sei alle dieci; tutto dipende se uno dei due aveva un problema oppure no." Quel piccolo sfogo era stato accolto da un silenzio croccante e pieno di cose non dette, poi il ragazzo di fronte a me aveva fatto il giro del tavolo per poi raggiungermi e stringermi in un abbraccio rassicurante; un abbraccio che sapeva di casa.

"Anche tu gli manchi Benjamin; tanto."

Nonostante il chiaro intento di Federico di consolarmi, non riuscii a bloccare un fremito. Turbato, notai la sua pelle calda e ricamata di tatuaggi scuri – stranamente familiari -
che sbucavano anche da sotto i polsini del maglione; ma quello che mi stregò fu il tocco dolce e sensuale delle sue dita dietro la mia nuca. Possibile che per un semplice abbraccio potessi andare a fuoco?

A rompere quel momento carico di scintille ci pensò Roger, "Ecco le pizze ragazzi!"

"Grazie." Senza guardarmi Federico era tornato al suo posto. Anche se il contatto tra me e Federico era stato breve, nell'aria erano volate scintille di fuoco ed ero certo di non essere stato il solo a sentirle.
Dopo aver recuperato una parvenza di controllo avevo sbrirciato le notifiche sul cellulare e lo sguardo mi era caduto sull'ultimo messaggio di Federica...

"Sei sempre il solito coglione Ben ma grazie per stasera, ti voglio bene a domani."

Peccato che quel domani, non ci fosse mai stato.

"I dolci di Roger sono sempre ottimi!" aveva mugolato Federico prima di inforchettare l'ultimo pezzo di crostata alla crema e chiudere gli occhi; quel commento mi aveva fatto aggrottare la fronte.

"Ma non sei arrivato oggi?"

Un'occhiata venata di preoccupazione e senso di colpa gli aveva subito dipinto le iridi chiare: "A proposito di questo; credo sia arrivato il momento di dirti quello per cui siamo qui."

Con quel tono di voce serio i miei campanelli d'allarme avevano iniziato a suonare, tutti insieme. "Da come lo dici sembra una cosa brutta." avevo osservato sentendo sottili fili d'ansia avvolgermi il petto.

"Non so come dirtelo, quindi andrò dritto al punto Benjamin." mi aveva risposto per poi incatenare i nostri sguardi.

"Io sono Federica."

Federico

Non appena quelle parole avevano lasciato le mie labbra Benjamin aveva sgranato gli occhi, "Tu cosa?!"

"Hai capito: io sono Federica." avevo ripetuto serio "Alla festa di Haz e Lou ho desiderato essere un ragazzo e la mattina dopo mi sono svegliata così; posso assicurarti che è molto frustrante anche per me!"

Dopo aver scosso la testa il mio migliore amico aveva afferrato la giacca pe poi alzarsi. "Se questo è uno scherzo non è divertente!"

"Nemmeno per me lo è!" avevo esclamato agitato mettendomi di fronte a Benjamin.

"Fammi passare; subito!"

"No, devi ascoltarmi."

"Ma davvero? E chi lo dice?!"

"Io!" avevo esclamato, per poi mettergli una mano sul giacchetto ignaro delle occhiate curiose che la gente intorno a noi aveva iniziato a lanciarci "posso dimostrarti che quello che dico è vero! Se dopo avermi ascoltato vorrai andartene non ti fermerò: dammi solo cinque minuti Benjamin."

Nonostante la sua espressione decisamente dubbiosa alla fine si era seduto. "Non so cos'hai in mente, ma il conto alla rovescia è iniziato: parla e dimmi cosa c'entra Federica e dopo sparisci; non ho mai amato i bugiardi."

Sollevato da quella piccola e inaspettata vittoria, gli avevo stretto le mani tra le mie con un filo di disperazione. "Dico la verità Benjamin: sono Federica! Non ti è sembrato strano che sia apparso non appena lei è svanita senza lasciare traccia? Che sappia muovermi così bene dietro il banco del bar? Andiamo! So che una parte di te sta valutando l'ipotesi che quello che dico sia vero!"

Con un gesto pieno di stizza si era sottratto al mio tocco per poi lanciarmi un'occhiata assassina. "Per quello che mi riguarda potresti essere uno psicopatico che ha rapito la mia migliore amica! Te lo chiederò solo una volta: dov'è Federica?"

Un gemito pieno di frustrazione si era messo tra di noi ma non avevo mollato. "Sono io! Se non vuoi credere alle mie parole, chiedimi quello che solo lei potrebbe sapere di te. Ti risponderò a tutto Ben."

Dopo un'occhiata piena di diffidenza Benjamin si era sporto in avanti. "Non ti credo ma non mi costa nulla provare: ho una voglia sul corpo che nessuno conosce. Dimmi qual è e dove si trova."

"Veramente ne hai due" avevo ribattuto serio "una nota musicale all'interno della coscia sinistra e un'altra piccolissima a forma di pesce sotto l'orecchio destro; ti basta?"

Un lampo sorpreso era sfrecciato a cento all'ora nei suoi occhi, tuttavia quelle informazioni non erano bastate a convincerlo. "A che gioco stai giocando? Hai messo delle telecamere in casa mia per caso?! Sei un folle se ti aspetti che ti creda!"

"Nessun gioco Ben! Sono la tua migliore amica, solo in un corpo diverso! Perché non riesci nemmeno a darmi il beneficio del dubbio?!"

Una risata sarcastica aveva anticipato le chiavi della sua auto puntate contro di me. "Menti! Non è possibile che tu sia lei! Non siamo in un fottuto film!"

"Che cazzo devo fare per convincerti?! Ero con te quando a sei anni Jimmy Loose ti ha spinto nel cortile e il dente destro ti si è scheggiato; ero con te quando mi hai confessato la prima volta con Brandon Jerr e anche quanto hai pianto perché non ti ha più richiamato! Ed ero sempre con te alla festa di Haz e Lou quando Zayn mi ha fatto questo!"

"Come... come fai a sapere queste cose?!"

"Perché ero sempre con te alla festa di Haz e Lou quando Zayn mi ha fatto questo! Sono Federica!" avevo urlato indicandomi il petto "Mi sono ritrovata in un corpo che non riconosco e l'unica persona a cui ho pensato sei stato tu, cazzo! Ma se nemmeno tu mi credi forse è meglio che me ne vada."

"Federico io..."

"Lascia stare Benjamin e vaffanculo."

Senza aggiungere altro mi ero diretto verso l'uscita per poi correre verso casa: provavo mille emozioni diverse ma invece che mettermi a piangere, come avrei fatto di solito, ero stato invaso da una rabbia sorda; rabbia che mi aveva fatto urlare di frustrazione tra le mura del mio appartamento.

"Non mi serve a un cazzo essere un ragazzo se Benjamin non mi crede! Non ho nessuna possibilità con lui; nessuna!"

"Ehi bellezza!" l'improvvisa apparizione di Zayn nello specchio del corridoio mi aveva strappato un grido spaventato.

"Tu!" avevo urlato, l'indice puntato nella sua direzione "È solo colpa tua se adesso mi trovo in questa situazione! Non sono passate nemmeno ventiquattrore da quando sono un ragazzo e già ragiono al maschile! E' un disastro!"

Sdraiato sul tappeto del suo soggiorno, con le mani intrecciate sotto il mento, Zayn si era limitato a sorridere malizioso. "Bocconcino, ho solo esaudito il tuo desiderio, ma non ho mai detto che sarebbe stato facile."

"Giuro che appena ti vedo ti cambierò i connotati Zayn!"

"Uh quanta violenza! No biscottino, così non va bene."

"Io ti..."

"Perché invece non aspetti? Per mia esperienza personale, quando una persona che amiamo viene a conoscenza di qualcosa di sconvolgente sul nostro conto va in shock: abbi fede nel vostro legame; vedrai che Benjamin ti cercherà! A proposito... Mi sono preso la libertà di riempirti il guardaroba con abiti da bad boy, biancheria sexy in pizzo e preservativi alla frutta."

"Cosa hai fatto?!"

"Ah: ho fatto un salto anche da "Hot Toys" e vi ho preso qualche giocattolo che troverai accanto ai preservativi, fatene buon uso!" Senza aggiungere altro Zayn era scomparso in una nuvola di piume rosa per poi lasciarmi da solo con me stesso.

Imprecando, mi ero diretto verso l'armadio per poi aprirlo e ritrovarmi davanti a morbidi maglioni a collo alto colorati - decisamente aderenti - skinny neri in pelle e perizoma in pizzo colorato: oltre quelle cose c'erano anche un paio di manette, un vibratore rosa e un dildo dorato.

Nonostante la mia parte femminile fosse rimasta affascinata da quegli oggetti, lo sconforto, ormai, aveva preso il sopravvento. "Tutto questo non servirà a nulla!" avevo sussurrato tra me e me prima di lasciarmi cadere a sedere sul letto e prendermi la testa tra le mani. "Vaffanculo desiderio e vaffanculo Benjamin!"

Ma prima che la disperazione potesse avvolgermi nelle sue spire, tre colpi secchi alla porta mi fecero sussultare.

"Fede! Apri so che sei lì dentro!"

La voce di Benjamin mi arrivò forte e chiara così come lo stupore di saperlo lì. "Vattene! Non ho niente da dirti!"

"Ah no?! Beh, io invece sì e mi ascolterai; che tu lo voglia o meno!" 

Angolo Autrice:

Stiamo entrando nel vivo della storia e prevedo scintille!

Che dite, domani aggiorno?

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