Capitolo 10

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"Inizio col porgervi le mie più sentite scuse, mi dispiace, davvero." Si scusò, alternando lo sguardo tra la mia figura e quella di mia madre. Non stava mentendo, i suoi occhi lucidi ed il tono della sua voce provavano che fosse sincero.

"Allora perché ci hai mentito?" Gli chiese mia madre, riservandogli uno sguardo truce.

"La verità è che io volevo farcela da solo, volevo salvare la donna che mi ha rubato il cuore, da solo. Volevo essere il suo unico eroe. Fin ora non ho trovato nessuna prova, quindi sconfitto ieri ho deciso che ne avrei parlato con Paul. Vi giuro che lo avrei fatto presto" Confessò. Sapevo che la sua fosse stata un'idea stupida, ma il mio cuore non poté non riscaldarsi comunque quando sentii quelle parole.

"E sentiamo che cos'avresti fatto per trovare ed imprigionare l'uomo che tormenta mia figlia?" Chiese, incrociando le braccia al petto, e fui tentata di dirle di smetterla e che Edward fosse palesemente innocente, ma non lo feci per non contraddirla.

"Ho controllato i tabulati telefonici, ma non ho trovato nulla d'interessante. Signora, deve credermi quando le dico che tengo molto alla sicurezza ed alla vita di sua figlia" Rispose, poi puntò il suo sguardo su di me ed io gli rivolsi un piccolo e dolce sorriso, che ricambiò, facendo svolazzare le farfalle presenti nello stomaco.

"La tua è stata un'idea molto stupida, ne sei consapevole?" Continuò mia madre. Non c'era nulla che potessi fare per salvare Edward da quell'ingiusto interrogatorio, mia madre era fatta così e purtroppo anche io lo ero.

"Sì, ne sono consapevole signora." Lei annuì silenziosamente, poi parlò nuovamente.

"Bene, l'importante è che al momento la polizia lo stia cercando" Sentenziò ed Edward annuì.

"Spero con tutto il cuore che la polizia lo trovi, voglio che la mia piccola stia al sicuro" Le farfalle presenti nel mio stomaco svolazzarono nuovamente e gettai uno sguardo d'intesa a mia madre, che lei fortunatamente colse quasi subito. Come se mi leggesse nella mente, annuì silenziosamente e successivamente mi lasciò sola con il mio unico grande amore.
Gli rivolsi un sorriso, poi sospirai perché avevo bisogno di altre spiegazioni.

"Perché oggi eri ubriaco?" Gli chiesi, spezzando il silenzio che aveva sostituito le precedenti parole accusatorie di mia madre.

"Ero semplicemente arrabbiato perché non ho trovato nessuna prova o indizio che riuscisse in qualche modo a farmi risalire al colpevole" Spiegò, puntando il suo sguardo nel mio. Annuii silenziosamente ed andai a sedermi sulle sue muscolose gambe.

"Non farlo mai più" Mormorai riferendomi ai due gravi errori commessi precedentemente.

"Non riaccadrà mai più, te lo prometto amore mio" Rispose. Mi limitai ad annuire silenziosamente e io mi accoccolai al suo petto.

"Ti amo, piccola. Non dubitarne mai" Sussurrò, sciogliendo quel piacevole silenzio che si era creato tra di noi.

"Ti amo anch'io" Risposi sinceramente. D'altronde come poteva essere il contrario? Edward mi é sempre stato vicino, sia nei momenti brutti che in quelli meravigliosi, ovviamente resi tale grazie alla sua presenza. In vita mia non ho mai pensato di essere sola, perché ho sempre saputo che accanto a me ci fosse lui, l'uomo che adesso posso definire come l'unico amore della mia vita.

"Oh, questo lo so bene" Disse, sfoderando un ghigno. Gli colpii scherzosamente la spalla destra e lui in risposta cominciò a farmi il solletico.

"Basta, ti prego, basta!" Riuscii a dire, tra una risata ed un'altra.

"Prima chiedimi scusa" Sorrise e continuò quella piacevole tortura.

"Ok, ok, scusa!" Dissi, continuando a ridere. Lui fortunatamente smise di colpo.

"E va bene, accetto le tue scuse" Mormorò, poco prima di lasciarmi un dolce bacio sulle labbra. In quel momento desiderai che quella sera durasse per sempre. Io e lui, innamorati più che mai, avvinghiati l'uno a l'altro.

"Ragazzi, la cena è pronta!" Ci venne a chiamare poco dopo mia madre, spezzando così quell'aria incantevole. Annuimmo e mano nella mano ci recammo in bagno, per lavarci le mani.

"Prima le signore" Disse. Non risposi, sorrisi semplicemente.
Iniziai a lavarmi le mani, quando all'improvviso si posizionó dietro di me, afferrando con le mani i miei fianchi. Immediatamente alzai lo sguardo, portandolo sullo specchio, dove vidi la nostra immagine riflessa, e pensai che eravamo bellissimi. Io e lui insieme, niente e nessuno avrebbe mai potuto separarci.

"Ti amo" Mormorai nuovamente. Avevo bisogno di dirglielo, volevo che lui sapesse quanto lo amassi.

"Ti amo anch'io" Rispose, appoggiando il suo mento sulla mia spalla. Sorrisi, successivamente lui si allontanò leggermente e ci baciammo, di nuovo.

Dopo qualche secondo ci allontanammo quanto basta per permettergli di lavarsi le mani. Quando finì ci recammo in cucina, dove trovammo la figura di mio padre seduta al suo solito posto, ovvero a capo tavola.

"Papà!" Lo salutai, sorridendogli.

"Salve, signore" Lo salutò Edward. Mio padre ricambiò i nostri saluti sorridendoci e successivamente, immersi totalmente in un clima meraviglioso, ovvero composto da risate e da amore, tanto amore che ognuno provava nei confronti dell'altro, cominciammo a cenare.

Ma sfortunatamente, come accade alla maggior parte delle cose belle, quel clima piacevole venne interrotto da un insistente suono metallico prodotto dal campanello.

"Chi può essere a quest'ora?" Chiese retoricamente mia madre, piuttosto confusa. D'altronde anche noi lo eravamo, dato che nessuno di noi aspettava delle visite.

Allarmata mia madre mi disse di restare in cucina e lei ed Edward andarono ad aprire la porta. Dall'ingresso sentii una voce maschile che mi suonava piuttosto familiare, ma comunque non riuscii a capire a chi appartenesse quella voce.
Fui piacevolmente sorpresa quando vidi, e riconobbi, la figura dell'uomo che sorridente attraversò la porta della cucina.
Era mio zio, uno zio che non vedevo da un sacco di tempo.

"Zio!" Urlai impulsivamente, abbracciandolo.

"Blaire, piccola mia, come sei diventata bella" Mormorò, ricambiando il mio abbraccio.

"Buonasera Stephan, cosa ti porta qui?" Gli chiese mio padre, usando un tono abbastanza acido poiché non sopportava quell'uomo.

"Sono venuto a farvi una sorpresa, vi dispiace?" Rispose.

"Oh, certo che no. Non fare lo stupido fratellone mio, lo sai che sei sempre il ben accetto in questa casa. Vuoi che ti prepari la camera degli ospiti?" Gli chiese mia madre e lui annuì semplicemente.

"Blaire, chi è questo ragazzo?" Mi chiese, indicando Edward.

"Signore, io sono-" Rispose lui, poco prima di essere interrotto da mio zio.

"Ragazzo, non sto parlando con te. Sto parlando con Blaire" Disse acido, interrompendo la sua presentazione, cosa che mi lasciò piuttosto confusa.

"Lui è Edward, il mio ragazzo" Dissi, abbandonando il mio posto per posizionarmi comodamente tra le braccia muscolose di Edward.

"Andrà via presto, vero?" Continuò acido e non capii il motivo che lo spingesse a trattarlo male. In fin dei conti era lui il nuovo arrivato, doveva adattarsi alla situazione precedente.

"Io in realtà pensavo di restare qui" Gli rispose Edward. Lo conoscevo, sapevo che non sarebbe rimasto zitto.

"Dove dormirai? Nel letto di Blaire? Non credo proprio signorino, Blaire ha solo 17 anni. Non tollero che Blaire dorma con un ragazzo più grande che probabilmente le dice di amarla solo per avere secondi scopi. Non voglio che la mia nipotina venga illusa, ferita e presa in giro in questo modo terribile. Blaire merita di meglio" Disse, credendosi chissà chi.
Le sue parole mi fecero adirare parecchio, chi era lui per sparare questo genere di sentenze? Non era nessuno, non sapeva nulla sulla nostra storia, non poteva parlargli così.
Lestamente mi liberai dalla stretta di Edward e pochi secondi dopo, la mia mano era già sul volto di Stephan, mio zio.


*Spazio Autrice*

Hey, come state? Spero bene :)

Scusate per questo madornale ritardo, prometto che non ricapiterà piú.

Se vi é piaciuto, votate e commentate, alla prossima! :)
-Gsxx


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