Capitolo 9

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  "Blaire, dobbiamo parlare.." Mi disse poco dopo, assumendo un'espressione seria, rompendo il piacevole silenzio che si era creato tra noi.   

"Dimmi.." Dissi, incominciando a preoccuparmi. Odiavo sentirmi dire da lei quelle parole, ogni volta precedevano qualcosa di spiacevole. 

"Io penso che lo stalker sia Edward." Disse con una voce grave ed un'espressione tremendamente seria apparì sul suo dolce volto. Non potetti credere alle mie orecchie e l'unica cosa che feci fu scoppiare in una grossa e fragorosa risata. Stava scherzando, ne ero certa. Non poteva realmente pensare una cosa del genere, era assurdo. 

"Blaire, cosa ci trovi di così divertente?" Chiese, l'espressione seria e preoccupata si tramutò in un'espressione confusa. 

"Mamma, sapevo che fossi una persona molto simpatica, ma non ti facevo così divertente." Dissi, mentre mi asciugavo una piccola lacrima caduta dai miei occhi a causa delle risate. Lei tese la mascella e poi cominciò a parlare. 

"Blaire, non sto affatto scherzando" Mi riprese, gettandomi un'occhiataccia. 

"Mamma, ti rendi conto dell'assurdità che stai dicendo? Edward mi ama, non potrebbe mai farmi una cosa del genere. Con che scopo, poi?" Cercai di giustificarlo, spiegando le mie ragioni.

"Ma allora perché ci ha mentito? Ti ricordo che non è stata aperta nessun indagine, Blaire."

"Non so perché lo abbia fatto, ma glielo chiederemo, mamma." Lei sospirò, poi si alzò e mi lasciò sola nella stanza, sola con i miei pensieri che vennero puntualmente interrotti dall'odiosa suoneria del telefono fisso, o per meglio dire, dallo Stalker.

"Pronto?" Chiesi, non appena mi portai la cornetta scura all'orecchio.

"Blaire, mia dolce e piccola Blaire." Rabbrividii al suono della sua voce. "Ti sono mancato?" Continuò.

"No" Sussurrai. Lui iniziò a ridere.

"Perché ridi?" Chiesi, trovando un briciolo di coraggio.

"Perché sei così dannatamente divertente tesoro." Ammise. Non risposi, non sapevo cos'altro dire.

"Dove siete state oggi pomeriggio?" Mi chiese poco dopo, cogliendomi alla sprovvista. Non mi aspettavo di certo che mi chiedesse una cosa simile.

"Cosa?" Chiesi stupefatta. Come faceva a saperlo?

"Tesoro, devo forse ricordarti che ti controllo costantemente? Posso vedere ora il tuo splendido corpo tremare a causa delle mie parole."

"Dove sei?" Chiesi, mentre il mio sguardo cadde freneticamente su una finestra. Fuori era buio, quindi a causa dell'oscurità non riuscii a scovare la sua figura.

"Potrei essere ovunque. Nella tua camera, o forse fuori in giardino. Oppure lontano da questa casa."

"Tu- tu sei qui?" Balbettai leggermente a causa della paura. Lui rise nuovamente, ma poi si fermò di colpo.

"Hai paura?" Chiese.

"No, certo che no. Un uomo continua a spiarmi e chiamarmi. Perché dovrei aver paura?" Chiesi sarcasticamente, alzando gli occhi al cielo.

"Infatti, non dovresti." Proferì, con voce solenne. 

"Ah no?"

"No." Disse, prima di chiudere la chiamata. Poggiai con forza la cornetta al suo posto e mi diressi verso la mia camera. Sbuffai rumorosamente e mi buttai a peso morto sul letto. Ero stanca di tutto ciò. Ero stanca di quell'uomo, non volevo più ricevere sue chiamate, non volevo più sentire la sua stupidissima  e macabra voce.

Chiusi gli occhi, ma maledissi mentalmente il cellulare quando squillò. Pregai mentalmente che il mittente non fosse lo Stalker e mi rilassai visibilmente quando sentii la melodiosa voce di Edward. Ovviamente ero arrabbiata e allo stesso tempo confusa a causa del suo strano comportamento, ma ciò non sminuiva di certo l'amore che provavo per lui. 

"Blaire.." Disse, dall'altro capo del telefono.

"Ei" Risposi, ed un piccolo sorriso si fece spazio nel mio volto.

"Ti prego Blaire, perdonami. Non so cosa mi sia successo." Cercò di scusarsi. Sospirai, prima di cominciare a parlare. 

"Dove sei?" 

"A casa."

"Possiamo incontrarci?" Chiesi, sperando di ottenere una risposta positiva. 

"Umh, certo. Tra dieci minuti sarò lì." Sentenziò prima di chiudere la chiamata. Bloccai il display del telefono e lo poggiai accuratamente sul comodino. 

"Mamma!" Urlai, in modo da farmi sentire.

"Dimmi" Rispose. 

"Vieni un attimo." Non rispose, ma capii che aveva esaudito la mia richiesta quando sentii il rumore dei suoi passi farsi sempre più forte. 

"Che c'è?" Chiese, non appena la sua testa spuntò da dietro la porta in mogano. 

"Tra dieci minuti verrà Ed" Dissi. Lei assentì

"Bene, voglio proprio sentire la squallida scusa che inventerà." 

"Mamma" L'ammonii, gettandole un'occhiataccia. Lei in tutta risposta alzò le mani, mostrandomi i palmi in segno di resa. 

"Secondo te lui ci sta spiando in questo momento?" Chiesi.

"Non lo so, Blaire." Disse e si diresse vicino alla finestra. "Non possiamo saperlo. Questa per l'abbassiamo, eh?" Continuò, indicando la persiana. Assentii silenziosamente e lei l'abbassò. Sospirammo all'unisono e poco dopo iniziammo a ridere sia per la situazione assurda in cui ci eravamo trovate sia perché eravamo uguali e quel gesto ne era l'ennesima prova. 

Come accade per la maggior parte dei momenti belli e piacevoli, quello venne interrotto dal suono del campanello. Mia madre smise immediatamente di ridere e quell'espressione seria e preoccupata che tanto odiavo ritornò sul suo bellissimo volto.

"Andiamo, Blaire. Dobbiamo scoprire la verità." Sentenziò. Asserii silenziosamente nonostante io la sapessi già. Spensi la luce ed io andai ad aprire. Sorrisi alla bellissima vista mozzafiato che mi si presentò davanti. Lui era bellissimo, come al solito. 

"Ei.." Disse, un'espressione triste e dispiaciuta aleggiava sul suo volto. A causa di ciò il mio sorriso si spense e mi fiondai tra le sue braccia muscolose con la quale cinse il mio esile corpo. Appoggiai il mio capo sul suo petto, all'altezza del cuore. Ascoltai il suo cuore battere e respirai il suo profumo che inebriava i miei sensi. 

"Ti amo" Sussurrai. Ed era la verità, lo amavo più di qualsiasi altra cosa. 

"Ti amo" Sussurrò, accarezzandomi dolcemente la schiena. Lui mi amava, non poteva di certo farmi di male. Istante dopo istante, l'idea di mia madre mi sembrò sempre più un'assurdità e mi convinsi che ciò era assolutamente impossibile. 

"Edward, Blaire. Venite subito qui." Ci ordinò mia madre, con una voce velenosa. A malincuore mi staccai dall'abbraccio e lui chiuse la porta poco prima di seguirmi in salotto, dove mia madre ci attendeva impazientemente. 

"Edward, prego siediti." Gli disse indicandogli una poltrona posta dal lato opposto del salotto. In mezzo c'era un tavolino in marmo bianco e poi un divano, dove eravamo sedute noi due. Lui assentì silenziosamente ed ascoltò pazientemente le istruzioni date da mia madre, non che avesse altra scelta, comunque. 

"Edward, oggi siamo andate alla stazione di polizia. Paul ci ha detto che nessuno sapeva niente su ciò che accadeva ad Blaire. Ci hai detto che un'indagine era stata aperta e che un uomo era stato trovato nei pressi di casa nostra. Dunque ci hai mentito, perché?" Chiese mia madre, con una voce solenne. Osservai per tutto il tempo la sua figura, ma nessuna emozione trapelò dal suo viso e dai suoi occhi mentre mia madre lo accusava. 


*Spazio Autrice*

Heii, tutto bene? :)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se è così votate e commentate :)

Alla prossima!

-Gsxx




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