10- Vivere o morire?

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Oggi torno a casa, è giunto il momento. Basta scappare, basta nascondermi, ho bisogno di tornare da lui e di vedere come sta. So che posso sembrare una stupida ma i suoi messaggi continui e i suoi pianti per telefono mi stanno distruggendo. Devo tornare da mio padre.

«Aly sei sicura? Non vuoi restare ancora qualche giorno?» Blivius quasi mi supplica. Non vuole che io torni a casa per nessuna ragione, ma io sento il bisogno di farlo.

«Sono sicura Bliv» sorrido e prendo il tulipano che mi ha portato due giorni fa. È ancora fresco. Lo stringo al petto e sento ancora il suo dolce profumo. Appoggio la borsa sulle mie spalle ed esco di casa con Blivius alle calcagna.

Per tutto il tragitto non fa che ripetermi sempre le stesse cose, che non sono costretta ad andare da lui, che posso anche trasferirmi del tutto a casa sua. Ma io sono più che decisa.

«Vuoi che entri con te?» spegne il motore e punta i suoi occhi verso casa mia. Faccio lo stesso anche io, il prato è verde e alcuni fiori indicano il percorso fino alla porta. Chiunque si trovi a passare di qui non può che pensare che in una casa così grande e bella viva una famiglia felice, ma si sa, le apparenze ingannano. Io e mio padre non abbiamo nulla di bello e felice.

«No, devo farlo da sola» mi volto verso il mio amico con un piccolo sorriso. Lui stringe la mascella e poi prende le mie mani tra le sue.

«Se ti fa qualcosa io…»

«…Non mi farà nulla» lo fermo prima che possa continuare. Annuisce incerto e mi lascia le mani.

«Aly qualsiasi cosa chiama.»

«Già me l'hai detto» provo a scherzare ma lui resta serio. Gli lascio un veloce bacio sulla guancia e scendo dall'auto.

Sono agitata? Sì. Ho paura? No.
A differenza delle altre volte, ora non ho paura. Qualcosa mi dice che non mi farà nulla, che molto probabilmente parleremo da persone civili. O forse questo è solo ciò che il mio cuore desidera.

Blivius non va via fino a quando non apro la porta di casa ed entro. Il silenzio mi invade, non sento nulla, solo il ticchettio dell'orogolio posto in cucina. La raggiungo ma non c'è traccia di mio padre.

Mi guardo in giro e noto la tavola ancora apparecchiata, forse ha appena finito di mangiare. Noto che i bicchieri sul tavolo, però, sono due. Chi altro c'è?

Una voce femminile mi fa sobbalzare e cadere la borsa che ho tra le mani per terra, mi giro e vedo una donna di circa trent'anni guardarmi con un sorriso. E questa chi diamine è? Indossa una gonna a tubino nera con una camicia bianca sopra, i capelli sono raccolti in uno chignon e mio padre è situato dietro di lei.

«Caroline la ringrazio ma…» si ferma nel vedere me. «Allyson» la sua voce esce strozzata. Sposta 'Caroline' di lato e mi raggiunge in due falcate, lo vedo alzare le braccia e d'istinto chiudo gli occhi ma quando le sento avvolgersi attorno al mio corpo capisco che voleva solo abbracciarmi. Io resto immobile, non ricambio l'abbraccio e i miei occhi sono fissi sulla donna ora imbarazzata.

Mio padre mi lascia andare e punta i suoi occhi umidi nei miei «Sei tornata?» lo dice con voce bassa e mi guarda incerto. Come se avesse paura della mia riposta.

«Sì» un sorriso si forma sul suo viso e poi guarda Caroline, «Ora è meglio che lei vada» la donna lo saluta e va via. Io intanto prendo la borsa che mi è caduta e mi dirigo verso le scale, ho bisogno di mettere a posto i panni e magari di farmi un bel bagno.

«Dove vai?»

«Di sopra» annuncio. Il fatto che io sia tornata a casa non mi obbliga a stare al suo fianco. Lo so di aver detto di voler parlare con lui, ma non ora.

«Aspetta -mi blocco ma non mi volto- sono felice che tu sia tornata, mi sei mancata tantissimo» non rispondo e salgo di sopra chiudendomi in camera.

Mi appoggio alla porta e getto la borsa al mio fianco, passo le mani sul viso e poi tra i capelli disordinati. Devo fare un bagno ed è quello che faccio, riempio la vasca di acqua e bagnoschiuma al cocco e dopo essermi spogliata sprofondo in essa.

Mi rilasso, chiudo gli occhi e penso. Sono una persona che pensa davvero molto. Passo quasi tutto il giorno a pensare e a riflettere sul perché la mia vita debba essere così.

Ci sono giorni in cui do la colpa a mia madre di tutto questo, perché se lei non fosse andata via io avrei evitato tanto dolore, ma poi mi metto nei suoi panni e forse riesco anche a capirla. Lei è scappata da mio padre, proprio come faccio io alcune volte, solo che a differenza mia, lei non è più tornata.

Altri giorni invece do la colpa a mio padre, perché se solo lui non bevesse tutto il giorno, se solo non si lasciasse sprofondare nel dolore sarebbe un uomo migliore. Mi fa così rabbia il suo ragionamente 'io soffro e quindi faccio ciò per sentirmi meglio' cosa vuole saperne lui della sofferenza? Lui non sa cosa vuol dire soffrire. Non sa cosa vuol dire quando l'unica persona che dovrebbe amarti a prescindere in realtà ti odia perché gli ricordi la donna che l'ha lasciato, non sa cosa vuol dire piangere ogni notte di nascosto, non sa cosa voglia dire dover lottare per vivere, perché per me è una lotta continua, ogni giorno so che dovrò lottare per riuscire a restare in vita nonostante io sappia che non ne valga la pena. A cosa serve vivere se bisogna farlo in questo modo?

Alcune lacrime mi rigano il viso, non le fermo, lascio che scendano sulle mie guance, poi sul mio collo fino a mischiarsi con l'acqua. Abbasso il viso e sento il mio cuore battere impazzito. Io so che domani si ricomincia, è sempre così. Quanto durerà questa sua gentilezza? Un giorno? Una settimana? Ma poi ritornerà ad essere il mostro di sempre. Ritornerà ad odiarmi e io ritornerò a desiderare di morire. I miei occhi si chiudono ancora e mi lascio cadere del tutto nella vasca da bagno. Sento il mio viso bagnarsi e con esso i miei capelli. Il mio respiro sembra farsi regolare, il mio cuore batte più piano e per un istante desidero davvero poter restare così, ed è quello che faccio. Resto sott'acqua mentre sento le forze venire meno, mentre sento una voce interna urlarmi che è la cosa giusta, che dopo starò meglio ma d'un tratto il mio cellulare suona in modo incessante e in automatico esco dall'acqua e l'ossigeno ritorna nei miei polmoni.

Quando vedo sul cellulare il nome di Blivius sorrido, sa sempre quando chiamare. Rispondo senza farlo attendere oltre.

«Santo cielo Aly stavo già venendo a casa tua» sorrido e riesco a sentire il motore della sua auto.

«Ma sei in macchina?»

«Te l'ho detto, stavo venendo da te» è unico.

«Blivius sei esagerato, come sempre. Stavo solo facendo il bagno» annuncio uscendo dalla vasca e coprendo il mio corpo con un asciugamani.

Parliamo per un po', mi chiede di mio padre. Io gli dico dell'abbraccio, delle lacrime mentre lui sbuffa dicendo che 'è solo un bravo attore' sue testuali parole. Solo dopo essersi assicurato che io stia realmente bene attacca dandomi la buonanotte. Sono solo le dieci ma lui sa che per questa sera non parleremo più.

Sono sdraiata sul mio letto in pigiama e dopo dieci minuti che ho staccato con Bliv il mio cellulare vibra ancora. Lo prendo e trovo un messaggio: Allyson ti va di divertirti un po'?

È Ellie.

La chiamo e lei risponde subito «Ellie sono le dieci passate.»

«E allora? -ride ovvia- ci vediamo fuori al fast food dell'altra sera.»

«Ellie non sono sicura di volere uscire» non sono mai uscita da sola senza Bliv e Resie.

«Andiamo Aly, ci sarà anche Margot. Ti do dieci minuti di tempo» attacca e, forse potrei anche fare un eccezione per questa sera.

🌷🌷🌷

SCIAO!

Inizio dicendo che sono depressa, alcune ragazze ieri hanno incontrato Ashton e hanno fatto una foto con lui all'italiana.
La mia reazione?
Prima ho sbavato per circa 10 minuti
Poi ho pianto per altri 10
E alla fine ho iniziato a deprimermi fino ad oggi

Comunque volevo blessarvi con la foto di Ashtonio ma non me la fa caricare, quindi rip

Ora veniamo alla storia che è meglio... Allyson è tornata a casa, dopo quasi due settimane ne ha sentito il bisogno, suo padre -per adesso- sembra essere sobrio e niente, fte caso ai dettagli e alle piccole cose please.
Aly si stava anche lasciando andare, non è facile vivere una vita del genere e spesso e volentieri si pensa che il suicidio sia quasi una liberazione ma fortunatamente Blivius ha chiamato in tempo. Ripeto: DETTAGLI

In ogni modo il capitolo finisce con Ellie che la chiama e la invita ad uscire. Sono consapevole che il capitolo sia più corto rispetto agli altri ma ho già scritto quello seguente che per la cronaca inizia con il pov di Davor.
Non ho altro da aggiungere, come sempre vi ringrazio perché leggete la mia storia. Vi abbraccio tutte.

Instagram: iamsaravincenti

I love you girls❤

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