Capitolo 1 - Idioti e dove trovarli!

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Belle

La musica di Rihanna suona nelle casse, mentre io mi muovo al suo ritmo. Libera. Senza pensieri. Felice.

Sono due settimane che sono tornata in città e sono convintissima sia stata la scelta più giusta.

Come aspirante modella, in passato, ero disposta a tutto pur di raggiungere i miei obiettivi.

Ho viaggiato molto, sono stata per anni in Europa.

Roma, Londra, e negli ultimi anni Parigi. Eppure, il cuore, è sempre rimasto qui a Los Angeles.

Qui avevo tutte i miei amici, i ricordi di una vita e... mamma. Lasciare lei e papà non è stato semplice, ma lo facevo per me e per il mio futuro come modella.

Quando però, tre anni fa, papà è morto, mi sono quasi sentita in colpa per non essere vicina a mamma, nonostante, in qualche modo, la lontananza è come se mi avesse fatto attutire il dolore.

Tornai solo per un mesetto circa, per il funerale e per stare vicino a mamma, ma poi... beh, poi con la scusa del lavoro che mi reclamava sono fuggita via per sotterrare il dolore nel più profondo di me.

Rivedere i posti che frequentavamo insieme, stare nella casa in cui abitavamo, senza di lui, tutto questo, ogni cosa era decisamente troppo.

Così Parigi è stato il mio nido sicuro, un posto dove potermi rifugiare. Lavoravo tanto e questo mi dava modo di non pensare al dolore.

Ma ad oggi, dopo due anni, voglio altro per me.

Voglio affrontare le mie paure, ipotizzare un futuro solido nella città in cui sono nata, stare vicino a mamma e non abbandonarla mai più.

In tutto questo tempo il nostro rapporto non si è mai incrinato, anzi, se vogliamo la distanza lo ha consolidato, reso più forte.

Eppure una parte di me si sente in colpa per non aver mollato tutto tempo prima e aver provato a continuare la mia carriera qui nel momento in cui lei aveva più bisogno di me.

Ma adesso voglio starle vicino e recuperare il tempo perso.

Anche se ora non è più sola, sento che devo fare la figlia e starle vicino in qualsiasi istante, per qualsiasi piccolo problema o imprevisto possa sorgere.

Mamma frequenta da un annetto un uomo anch'esso vedovo: Liam Jonson. Convivono da qualche mese e da quando sono rientrata in città sono appoggiata a casa loro in attesa di trovare un piccolo appartamento da condividere con una coinquilina.

Come modella mi pagano bene, non posso lamentarmi, ma sto cercando di mettere da parte un bel gruzzolo per la mia vita futura.

Vorrei comprare un bell'appartamento, o magari una villa.

Sto pensando tutto in funzione di un marito, un giorno, e dei figli. Sogno anch'io, come molte ragazze della mia età, di diventare mamma prima o poi. Inoltre, visto che ho ventisei anni, la cosa non è nemmeno così prematura.

Ovviamente, al momento, non ho un ragazzo. L'ultimo idiota l'ho lasciato a Parigi: Jacques Fourier, un fotografo affascinante ma fedifrago come pochi.

Ho perso un po' la fiducia nel genere maschile, ma non demordo. Tutti hanno il loro sogno d'amore, io ho il mio e sono pronta ad aspettare pazientemente prima di incontrare l'uomo giusto.

Mio padre era l'uomo perfetto, ha amato mia madre fino al suo ultimo giorno di vita, non l'ha mai tradita, umiliata, mortificata.

Anch'io sogno un amore come il loro e spero, prima o poi, di trovarlo. Sono stanca di rimanere sempre delusa.

«Tesoro, vado un secondo in bagno!» urla la mia amica Sarah per farsi sentire al di là della musica.

«Ti aspetto qui» replico, continuando a ballare.

Prima di trasferirmi ho cercato una nuova agenzia di moda e adesso sono seguita qui a L.A., ritrovando gli amici di un tempo e, soprattutto, la mia migliore amica Sarah.

È bello sentirsi di nuovo a casa.

Rido, continuando a muovermi, quando due mani che non riconosco mi afferrano la vita e una bocca si insinua sul mio collo.

«Balli da dio, bambolina.»

Mi giro di scatto, scostando malamente quel corpo estraneo e imprecando.

«Ma che ca...»

Mi ritrovo davanti un ragazzo che credo possa avere giusto qualche anno più di me.

È alto, possente, ha i capelli rossi e l'aria da ubriaco.

«Sparisci, idiota!» ringhio, incazzata nera.

Come si è permesso di toccarmi?

«Perché?» domanda lui, fintamente offeso.

Nello stesso istante, un ragazzo lo raggiunge.

«Cazzo, amico, ti lascio solo un istante e mi combini guai? Ti stanno guardando tutti!» lo rimprovera, stringendogli la mano attorno a un polso.

«Fatti gli affari tuoi» continua lui, riprendendo a fissarmi.

«Tesoro, tutto a posto?»

La voce di Sarah mi sorprende alle spalle e io mi giro per ragguagliarla su quanto accaduto.

«Sì, tranquilla. Ho solo avuto a che fare con l'ennesimo idiota che per rimorchiare ha bisogno di mettere le mani addosso!»

Lui scoppia in una sonora risata, mentre l'amico prova a scusarsi al suo posto.

«Ascolta, ci dispiace, ok? Il mio amico è ubriaco, ma giuro che lo porto via così non potrà più importunare nessuna.»

«Ecco, bravo» interviene Sarah, con due occhi scuri come questa notte.

«Oh, calmatevi tutti!» strilla all'improvviso il rosso, facendoci sobbalzare. «Non ho fatto niente, volevo solo ballare con lei.  E poi... non è mica colpa mia se la tua amica ha un culo che parla!» fa, rivolto verso Sarah.

Non ci vedo più. Afferro al volo una birra posata sul vassoio di una cameriera che, traballante, cercava di muoversi tra la folla. Scolo tutto il contenuto del calice in testa allo sconosciuto, tra gli applausi della gente e molti, moltissimi fischi.

L'amico rimane interdetto, Sarah esclama un sonoro "cazzo" che mi perfora i timpani, mentre l'idiota patentato, davanti a me, fissa allibito gli indumenti che ha indosso, macchiati dalla birra.

Mi avvicino al suo orecchio, minacciosa.

«Il mio culo che parla ci tiene a dirti che uno come lui te lo sogni, Pippi Calzelunghe!» lo canzono, riferita al colore dei suoi capelli, mentre dentro di me provo una soddisfazione senza pari.

«Andiamo, Sarah!»

La trascino via, fiera come una leonessa e con gli occhi pronti a incenerire chiunque.

Avevo dimenticato che le discoteche, spesso, sono un covo di idioti.

Ma io sono l'ultima persona al mondo che uno come quel rossiccio può calpestare.

Sono abituata alle avances di imbecilli che mi vedono solo come un bel corpo da fottere.

Non in questa vita, però.

In questa vita sarò io a fottere loro.

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