⁸¹. 𝘚𝘷𝘦𝘭𝘢𝘳𝘴𝘪

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– Allora è così.

Il Leader intrecciò le dita davanti a sé, posando i gomiti sulla scrivania. A Florian parve più curvo del solito, e si forzò a fissare con ostinazione gli schermi a tubo catodico che punteggiavano la parete alle sue spalle. Yae se ne stava addossata a una pila di vecchi libri, con le braccia incrociate dietro la schiena. Ann invece si era seduta sul pavimento, scostando un malloppo di giornali sbilenchi, e Willas ed Elsinore ciondolavano in piedi al centro della stanza, contrastando nelle loro stature ma manifestando lo stesso nervosismo. Florian, dal canto suo, aveva lasciato a Liese l'unica sedia della stanza, posta di fronte alla scrivania sbeccata di Oliver Krassner.

L'uomo sbuffò, facendo spaziare il proprio sguardo su tutti loro, radiografandoli uno per volta. Quando arrivò il suo turno di avere quegli occhi addosso, Florian vi cercò un qualche barlume di rabbia, sorprendendosi però di trovarvi solo un'amara delusione.

– Tu lo sapevi? – chiese Krassner a sua figlia, contraendo il viso in un'espressione stanca.

No – rispose lei. – Ma lo immaginavo.

Florian tradusse le parole della ragazza per il Leader, che, al contrario di Willas, non era ancora molto ferrato con il linguaggio dei segni. L'uomo corrugò la fronte, rivolgendosi poi ad Ann e a Liese, sulla quale il racconto del Progetto Stanza Bianca sembrava aver avuto un effetto sin troppo intenso.

– E voi? Ne sapevate qualcosa?

L'anziana scosse la testa, ma Ann annuì leggermente.

– Me l'ha detto Yae due giorni fa – confessò, a mezza voce. – Alla festa.

Ian guardò Yae con consapevolezza, rivolgendole un cenno di approvazione. Krassner, al contrario, rimase in silenzio, inquinando i propri occhi color autunno con un breve lampo d'ira. Probabilmente non gli era andato giù che una delle persone da lui ritenute più vicine non lo avesse messo subito al corrente di quell'informazione.

– Bene. Suppongo che a questo punto non abbia senso rimproverarvi, né tantomeno esiliarvi. Ormai avete parlato, e poi in superficie non sareste al sicuro.

Florian masticò quelle parole, decifrandole. Di certo il Leader non si sarebbe arrischiato a lasciarli liberi nel mondo di fuori, non quando avevano immagazzinato tutte quelle informazioni sul Lethe. In superficie non saresti al sicuro neanche tu, pensò. A meno che tu non decida di ucciderci.

Cercando di non soffermarsi ulteriormente su quel pensiero, notò Yae spostarsi verso Ann, posandole una mano sulla spalla con fare delicato. Probabilmente la ragazza aveva percepito, come aveva fatto anche lui, quanto Ann si stesse sentendo in colpa per aver ignorato gli ordini del Leader, pur di assecondare i suoi desideri. Pensare che la ragazza tenesse a Yae sino a quel punto gli fece sbocciare una certa tenerezza nel petto.

– Vorrei sapere solo una cosa – disse il Leader, calamitando di nuovo la loro attenzione. – Perché me lo avete tenuto nascosto sino a ora? – sbuffò. – E badate bene, questa volta pretendo la verità.

Florian fece per prendere la parola, salvo essere preceduto da Yae. La ragazza si compresse ancora di più verso i libri che le stavano alle spalle, raggomitolando il proprio corpo come se avesse voluto disfarlo in sottili stringhe.

– Temevamo che avresti reagito come Abramizde – proruppe. Temiamo, la corresse Ian, silenzioso. – Pensavamo che se ti avessimo parlato del Progetto avresti deciso di avallarlo, e non di fermarlo.

Krassner sospirò, trapassando la ragazza con gli occhi. – Ma certo. Perché ciò che ci vuole per il mondo è la progenie incestuosa di una ragazzina Disallineata. Perché è di questo che si tratta.

– Non del tutto – osò Yae, oscillando sul posto. – La consanguineità era un problema risolvibile, secondo Iris. La fecondazione sarebbe avvenuta in vitro, e le eventuali deformazioni fisiche si sarebbero potute eliminare con l'ingegneria genetica.

Ian sentì un brivido di tensione strisciargli lungo la schiena. Improvvisamente, gli si stagliò davanti agli occhi quanto la donna chiamata Iris Svart fosse, negli anni, riuscita a convincere Yae della propria idea. Anche dopo averla tradita, anche dopo aver provato a far fuggire Eve, la ragazza continuava quasi a giustificare le modalità di esecuzione del Progetto da parte della dottoressa. E probabilmente non ne è nemmeno consapevole.

– Sì, beh – la interruppe il Leader, scocciato, – un lupo travestito da agnello rimane sempre un lupo. La dottoressa Svart potrà anche averne limato la forma, ma la sostanza della sua disumanità non cambia.

Yae ammutolì, e anche Florian si guardò bene dal proferire parola.

– In ogni caso, non è questo l'ideale che perseguo; né per me stesso, né per le persone di questo rifugio. Mi sono abituato da tempo all'estinzione degli esseri umani, anche da prima che il Regime la rendesse improrogabile. Vorrei solo che potessimo vivere il resto dei nostri giorni in libertà, fuori dalle gabbie della Chiesa del Giudizio. Non voglio il piedistallo di Abramizde, né quello di Iris Svart. Semmai, ciò che vorrei è un mondo senza piedistalli.

Krassner rivolse uno sguardo intenso a tutti loro, lasciando che i suoi occhi dardeggianti sottolineassero quelle parole. Di tutta risposta, Liese sembrò agitarsi leggermente sulla propria seduta, attirando un'occhiata perplessa di Ian.

– Comunque, abbiamo finalmente compreso cosa vi accomuni per davvero – concluse infine il Leader, alzandosi in piedi. – Tu hai provato a far fuggire la tua amica dalla Stanza Bianca, e tu vuoi tirare fuori da lì il tuo co-abitante, il ragazzino fertile. È esatto?

Lui e Yae annuirono entrambi, gravi. Il Leader puntò quindi un dito contro Willas, immobilizzandolo sul pavimento. – A questo punto, quello che non capisco è perché tu abbia deciso di aiutarli.

Willas mantenne il busto rigido, fasciato nella stessa divisa militare che indossava anche Elsinore. Nonostante ciò, a differenza della ragazza, non era stato autorizzato a introdurre l'arma di servizio nell'Ufficio.

L'ex-Sorvegliante fece guizzare i propri occhi verdi verso l'uomo, spezzando il silenzio con due parole. – Perché volevo.

Krassner sogghignò sarcastico, appoggiandosi a uno schermo sfarfallante. – Sii più specifico, spilungone. Disertare non è una cosa da niente.

Willas si portò una mano dietro la nuca, scompigliandosi i ricci corvini. – Lo so. Ma se l'ho fatto, è solo perché volevo farlo. Un po' per Ian, e un po' anche per me.

Florian strinse le labbra, prendendo un respiro profondo. A un certo livello fu felice che, rispetto alla loro ultima conversazione, il ragazzo avesse deciso di essere un po' meno duro con se stesso. Nonostante fosse consapevole di quanto lui, Willas ed Elsinore si fossero "usati" a vicenda per risalire dal baratro, sotto quella strumentalità soggiacevano comunque dell'affetto e del rispetto reciproci, che li avevano legati a doppio filo lungo la loro fuga e li stringevano assieme anche in quel momento.

Perso in quei pensieri, si scollò di colpo dal proprio immobilismo, pronto a dare una pacca di conforto al ragazzo. Tuttavia, fu preceduto da Elsinore, che si accostò a lui rivolgendogli uno sguardo colmo di una tenera conferma. Willas si lasciò abbagliare dalle scintille nel viso di lei, probabilmente maledicendo le proprie guance coloratesi immediatamente di rosso.

Il Leader curvò le labbra in un piccolo sorriso, ricalcando l'espressione che avevano assunto anche loro. – Beh, allora – esordì, – perlomeno dopo tutto questo racconto abbiamo compreso cosa abbia causato davvero l'Incidente del Quadrante. Ah, per la cronaca, sospettavo che tu c'entrassi – disse a Yae, incrociando le braccia. – Solo che non sapevo in che modo.

– L'avevo pensato anch'io – intervenne Liese, prendendo finalmente la parola. – Se c'è una cosa che ho imparato, da quando mi sono sottratta al morbo di Met, è che con la Chiesa del Giudizio non esistono coincidenze.

– Esatto – riprese il Leader, riacquisendo una parvenza di giovialità. – Anzi, a proposito della Chiesa. Avete detto che questo Laboratorio è patrocinato da Abramizde e dalla Chiesa del Giudizio. Se ci ha investito del tempo e del denaro, vuol dire che lui e la Svart ogni tanto devono pur avere dei contatti. È così?

– Suppongo di sì – disse Yae, un po' meno in tensione rispetto a prima. – Io sono fuggita prima che ciò potesse accadere, ma nei piani di Iris il Presidente avrebbe dovuto assistere ai colloqui tra Eddie e Eve, una volta passati alla Fase Due... Una volta prelevato il ragazzo.

Florian si conficcò le unghie nei palmi, colpito da quelle parole. Se aveva insistito con Yae per dire la verità al Leader, soprassedendo alla diffidenza che covava nei suoi confronti, era stato innanzitutto per accelerare il salvataggio del ragazzo. Non potevano attendere ulteriormente, non quando lui era là fuori a subire chissà che cosa. L'ansia per quella situazione si era ormai depositata saldamente in lui, pulsando tenue come la Radiazione cosmica di fondo. Quel ragazzo così forte e solare, rinchiuso tra quattro mura e costretto a fare da cavia. Spero solo che Saryu lo stia proteggendo in qualche modo.

– Credo che uno di questi incontri sia già avvenuto – intervenne Ann, sollevandosi accanto a Yae. Le sue treccine erano tirate indietro da una fascia arancione, e i suoi pantaloni cargo avevano raccolto buona parte della polvere depositata sul pavimento.

– Le nostre vedette hanno registrato almeno due uscite di Abramizde con la sua scorta, negli ultimi tre mesi. E tutte e due le volte si è recato nello stesso posto.

Krassner si illuminò, tamburellando le dita sul mogano scuro della scrivania. – Perfetto, allora. Vorrà dire che agiremo la prossima volta che il Presidente farà una di queste "visite".

Florian rimase interdetto, ripetendosi in mente quelle parole. Osservò l'uomo di sottecchi, senza curarsi di nascondere il proprio stupore. – Vuol dire che hai intenzione di aiutarci? Dopo tutto quello che-

– Certo, Florian – lo interruppe il Leader. L'uomo prese un profondo respiro, accasciandosi nuovamente dietro alla scrivania. – Ma non fraintendermi. Sono ancora deluso dal fatto che abbiate voluto nascondermi le vostre vere intenzioni, nonostante vi avessi chiarito più volte l'importanza della sincerità. Ma non è solo per aiutare voi che voglio organizzare questa spedizione.

Krassner si fece schioccare le nocche, spaziando nuovamente lo sguardo sui loro visi.

– I LaBo-soldato sono pronti già da qualche settimana. Ormai sono abbastanza forti e addestrati da sostenere un colpo di stato. Un'eventuale uscita di Abramizde dalla sua impenetrabile residenza verrebbe captata subito dalle nostre sentinelle. Inoltre, seppur sorvegliato, il Laboratorio rimane comunque un ambiente abbastanza ridotto, di cui conosciamo già la planimetria, grazie a Yae. Per via della schermatura della Stanza Bianca, infine, i membri della scorta del Presidente che si sono fatti estrarre il dispositivo di rilevamento battito non saranno in molti. E questo ci darebbe un enorme vantaggio. – Il Leader fece una pausa, lasciando che incamerassero quelle informazioni.

– Come vedi, salvare i vostri amici sarebbe anche l'occasione d'oro per attuare il nostro golpe. E puoi star certo che, una volta tagliata la testa centrale, l'intero corpo della Chiesa del Giudizio crollerà.

Ian scorse delle scintille di fredda determinazione esalare dallo sguardo ferino dell'uomo. Seppur fosse stato lui stesso a paventare quella possibilità a Yae, quando ne avevano parlato alla festa, il fatto che il Leader avesse collegato immediatamente il raid presso il Laboratorio alla propria rivoluzione lo turbò lievemente.

– Allora è deciso, no? – concluse Krassner, battendo le mani. – Io aiuterò voi, e voi aiuterete me. Se tutto andrà bene, con un'operazione così ristretta non ci saranno neanche spargimenti di sangue. E io tengo molto ai miei soldati.

Florian cercò gli occhi di Yae per una conferma, trovandoli piantati sul pavimento. – Va bene – disse a mezza voce, più a se stesso che al Leader.

Per un po' stettero tutti in silenzio, assaporando le conseguenze di quella decisione. Fu Willas a parlare per primo, riscuotendoli dal loro torpore.

– Quindi quale sarà la prossima mossa? – chiese, incrociando le braccia al petto.

– Innanzitutto terremo gli occhi aperti sugli spostamenti di Abramizde – rispose il Leader, felice di quella domanda. – E anche le orecchie. È un compito che lascerò a te, Ann. Dà a Klaus le coordinate del Laboratorio e digli che voglio delle intercettazioni ambientali sull'intero edificio. Useremo delle cimici radio, anche se i ricevitori che abbiamo sono piuttosto datati. Ma per fortuna abbiamo qui un appassionato di tecnologia d'altri tempi.

Florian si sentì chiamato in causa, e si arricciò una ciocca di capelli per nascondere l'imbarazzo.

– Il resto lo organizzeremo quando avremo una data indicativa. Sino ad allora, esercitatevi con il corpo a corpo, e soprattutto con le armi da fuoco. – Krassner si rivolse a lui e a Yae, imitando una pistola col pollice e con l'indice. – Se vorrete far parte della spedizione, dovrete diventare bravi almeno la metà di Elsi. Per sostituirla.

A quelle parole, la ragazza mosse velocemente le mani, lasciando che il suo caschetto di capelli castani oscillasse di rimando.

Io verrò con voi –, disse. Anche se lì dentro erano solo in due a conoscere il linguaggio dei segni, Florian fu sicuro che tutti avessero compreso le parole della ragazza, ma le tradusse comunque per gli altri.

– È troppo pericoloso – le rispose Krassner, mettendo su uno sguardo preoccupato. – Non sei pronta per una cosa del genere.

Neanche loro – continuò Elsinore, ostinata. – Mi allenerò. Ma voglio esserci.

– Ne sei sicura? – le chiese Willas, incuneandosi nel discorso. Il ragazzo lasciò una mano a mezz'aria accanto alla spalla di Elsinore, evitando di toccarla direttamente. Non era la prima volta che Ian lo vedeva fare una cosa del genere. Prima ancora che si rallegrasse dei miglioramenti del ragazzo col linguaggio dei segni, sentì il cuore stringersi al pensiero che ciò che Abramizde aveva fatto alla ragazza le avesse precluso anche il calore di una carezza casuale.

Willas abbassò la voce a un sussurro, colorando la stanza coi suoi toni gravi. – Lui sarà lì, Elsi.

Elsinore si voltò verso di lui, osservando i gesti sbilenchi che il ragazzo le rivolse di soppiatto, cambiando mezzo di conversazione.

Perché vuoi rivederlo? – scrisse Willas in aria, soffermandosi un istante. – Lo sai che è un inferno.

L'ex-Levatrice lo scrutò infastidita, rispondendo poi con veemenza. – Perché voglio che quell'inferno smetta di bruciare – disse, tagliente. – Mio padre non può impedirmelo, Willas. E nemmeno tu.

Il ragazzo sorrise, curvandosi leggermente verso di lei. La carezzò col proprio sguardo, muovendo delicatamente le dita per poi riportarle verso la propria figura, in modo da terminare la frase.

Non voglio impedirtelo. Voglio spegnere quelle fiamme assieme a te.

Elsinore trattenne il fiato, e Ian poté vedere i suoi occhi farsi più lucidi, ma anche più decisi. Distolse il viso, imbarazzato, essendo l'unico in grado di comprendere il significato di quella conversazione.

– Possiamo saperlo anche noi? – chiese Ann a Florian, sollevando una mano come una scolara interessata. Yae la guardò divertita, e anche Krassner si fece sfuggire un sorriso.

– Credo stiano parlando di quanto tu sia impicciona – disse Liese alla nipote, rivolgendole un sorriso canzonatorio. Ian soffocò una risata, continuando a ignorare la richiesta di una traduzione.

L'anziana si sollevò dalla propria seduta, sgranchendosi le giunture con dei movimenti legnosi. – Direi che è arrivato il momento di congedarci, Oliver. Siamo qui dentro da ore, e io ho una certa età.

– Hai ragione, scusami – disse Krassner, facendo il giro della scrivania per aiutare l'anziana ad alzarsi. Ian pensò brevemente a come la differenza nei loro atteggiamenti gli avesse fatto dimenticare che i due godevano della stessa autorità all'interno del Lethe.

– Non credo ci sia altro da dire – concluse il Leader, lasciando che Liese si appoggiasse al suo braccio. – Vi terrò aggiornati. Per ora farete meglio a non spifferare nulla a nessuno, e a svolgere normalmente le vostre mansioni.

Uno dopo l'altro, si trovarono ad annuire convintamente, confermando le parole dell'uomo. Florian seguì Liese e gli altri fuori dalla porta, sentendo il petto alleggerirsi a ogni nuovo passo compiuto. Si scambiò un'occhiata sollevata con Yae, stringendole la spalla. "Ce l'abbiamo fatta", le disse, mimando quelle parole con le labbra. La ragazza gli sorrise di rimando, facendo poi cenno alle due figure che camminavano davanti a loro, nell'angusta intercapedine che portava all'Ufficio del Leader.

Con la coda dell'occhio, Florian osservò Willas ed Elsinore procedere lungo le pareti, mano nella mano. Lasciò che quella visione accompagnasse i suoi passi, sentendo il cuore farsi più leggero.


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