10. SASSOLINI CONTRO LA FINESTRA

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Sentii dei colpi alla finestra. M'irrigidii, stringendo con forza il libro  che stavo leggendo. Wolly Wood. Era venuto a prendere anche me, a trascinarmi nel bosco. Il cuore fece un balzo, ma cercai di calmarmi. Non poteva essere vero. Lauren doveva aver sognato tutto. Un altro colpo. Mi obbligai ad alzarmi e ad andare a vedere. Fui sorpresa quando notai che in piedi nel vialetto c'era Ethan, una mano a coppa e un sassolino pronto nell'altra. Aveva lanciato dei sassolini alla mia finestra? Un sorriso mi affiorò sulle labbra. Gli feci segno di fermarsi e aprii la finestra.

-Finalmente- esclamò lui.

-Menomale che non me ne hai lanciato uno in fronte- lo ripresi, scherzosamente –scommetto che ti sei fatto ispirare da qualche film-

-Tantissimi film-

Il mio cuore aumentò i battiti. Dovevo ricordare chi era. -In nessuno il protagonista ferisce accidentalmente l'amata?-

-Assolutamente no- lasciò cadere i sassolini a terra –dovevo parlarti e non ho il tuo numero-

-Hai trovato una valida alternativa-

-Scendi?-

Indugiai. Se era vero quello che mi aveva detto Michael però era meglio non frequentarlo. Allo stesso tempo però...

-Ti prego- sussurrò Ethan, la voce supplichevole –scendi, voglio parlarti-

Annuii, in fondo cosa avevo da perdere? E poi Ethan era l'amore della mia vita. –Dammi due minuti e scendo-

-Ti aspetto qua-

Richiusi la finestra. La prima cosa che feci fu andare davanti allo specchio e controllarmi. Sì, ero presentabile, seppur un po' pallida. Perfino l'abito che indossavo per stare in casa non era male. M'infilai il primo paio di scarpe che trovai. Ora dovevo solo uscire nuovamente senza essere vista. La sera precedente i miei non mi avevano scoperta, ma questa volta... scacciai i brutti pensieri. Uscii dalla camera senza pensare ad altro.

Ethan era in piedi dove lo avevo visto, le mani nelle tasche della felpa nera. I capelli biondo scuro gli ricadeva sul volto stranamente pallido alla tenue luce del lampione. Quando mi vide le sue labbra si piegarono in un rapido sorriso che scomparve subito dopo.

-Spero solo che ne valga la pena- sussurrai –i miei sono molto severi riguardo alle fughe notturne- mi avvicinai. La ghiaia del vialetto scricchiolava sotto le mie sneakers, rompendo il silenzio della notte.

-Con me vale sempre la pena- rispose lui, la voce bassa, roca, da cattivo ragazzo. Era stato in riformatorio, ricordai. Sì, ma per che cosa?

-Allora, ora puoi dirmi tutto- dichiarai.

Ethan indugiò, come se qualcosa lo trattenesse, poi annuì. –Sono qui per parlare della tua amica... volevo sapere come vanno le cose-

-Io... ho iniziato a leggere il diario- ammisi e gli raccontai cosa c'era scritto sopra. Era bello potersi confidare con qualcuno. Alla fine mi sentii meglio.

-Vuoi dire che era certa di aver incontrato davvero Wolly Wood?- era palesemente scettico.

-Sì- dissi, con dolore.

-Quindi qualcuno si è finto Wolly Wood?- chiese.

-Potrebbe essere... ho intenzione di parlare con il fidanzato di Lauren-

-Riguardo alla gravidanza?-

L'ultima parola mi fece sobbalzare. La gravidanza, certo.

-Potrebbe essere stato il misterioso Wolly Wood il padre?-

-Forse- ammisi –chiunque sia Wolly Wood, ma c'è una cosa che non mi torna-

-Cosa?-

-Il trucco che abbiamo trovato nel cestino di Lauren... per cui mi è venuto un dubbio... e se c'entrasse una donna?- mi sentii in imbarazzo mentre lo dicevo. E se avesse pensato che la mia era una sciocchezza?

-Potrebbe essere... ma il figlio di chi era?-

-Non lo so- sospirai –è una storia stranissima... io conoscevo bene Lauren, era come una sorella, non posso credere che le cose siano finite così- perché mi confidavo con quell'estraneo? Ripensai alle parole di Michael e le ignorai. Non potevo credere che ci fosse qualcosa di sbagliato in Ethan.

-Mi dispiace per la tua amica-

Annuii lentamente.

-Non mi piace vederti così triste... conosco un posto dove fanno degli chantilly buonissimi-

-La pasticceria in fondo alla strada?-

Sorrise. –Mi leggi ufficialmente nel pensiero-

Risi. –Diciamo che quella è la migliore pasticceria della zona-

-Vedi, andiamo già d'accordo... su, sbrighiamoci-

La pasticceria era deserta, tranne che per un gruppetto di studenti della mia ex scuola. Sperai che non mi riconoscessero. Prendemmo posto in un angolino tranquillo ed Ethan andò subito a ordinare. Io lo attesi seduta al tavolino, il cuore in gola. Okay, ero nervosa. Beh, il termine nervosa non riusciva ad abbracciare tutte le sensazioni che provavo. Quando Ethan tornò avevo la gola secca, il cuore che batteva fortissimo e l'aria che mi mancava. Insomma, stavo per svenire.

-Arriva subito- disse lui, sedendosi –allora, vieni spesso qua?-

La domanda mi sorprese. –Sì, qualche volta-

-Questo posto è molto carino- continuò.

-Ehm sì, a me personalmente piace- mi passai una mano tra i capelli, tirandomeli indietro.

-Tempo fa ci sono venuto per allenarmi in tranquillità con gli scacchi- si bloccò non appena ebbe finito la frase, come se avesse detto qualcosa di molto sbagliato.

-Sfidavi chi si presentava al tuo tavolo- affermai.

Qualcosa passò nel suo sguardo. Parve sorpreso che lo sapessi. Come potevo non saperlo? –Sì, è vero, sfidavo chiunque... anche a te piacciono gli scacchi, no?-

Annuii. –Ma non sono brava come te- ammisi.

-Non sono poi così bravo- si strinse nelle spalle. Bello e anche modesto!

-Sei stato campione di scacchi del Paese- gli ricordai –per ben due anni consecutivi- okay, ora avrebbe davvero potuto pensare che fossi una stalker. Forse un po' aveva ragione. No, dovevo stare tranquilla, in fondo tutta la scuola sapeva che Ethan era un campione di scacchi.

-Sì- ammise Ethan, un sorriso triste che gli piegava le labbra –ora però non gioco più-

-Perché?- esclamai, alzando troppo la voce. Il gruppetto di studenti si voltò a fissarmi. Ma cos'avevano da guardare? Non avevano mai visto una ragazza sorpresa?

-Semplicemente non mi va più- era palesemente una bugia. Cos'era successo a quel ragazzo i cui occhi brillavano quando osservava una scacchiera? Non lo sapevo.

In quel momento una cameriera con i capelli raccolti in due codine arrivò. Teneva in mano un vassoio con le ordinazioni che ci mise davanti.

Mangiammo gli chantilly. Erano davvero molto buoni, con la panna che si scioglieva in bocca.

-Confermo che non ce ne sono di migliori- disse Ethan.

-Io lo dico sempre-

-Hai un po' di panna sulle labbra-

-Ops, dove?- chiesi, prendendo un tovagliolino.

-Aspetta- Ethan me lo tolse di mano e con delicatezza mi pulì. Io sentii la mia pelle bruciare e mi costrinsi a dissimulare, sperando di non arrossire. –Fatto, perfetto- mi strizzò l'occhio.

-Ehm, grazie- bofonchiai.

-Nulla, mi fa piacere aiutarti-

Finimmo di mangiare in silenzio. Quando fu il momento di pagare Ethan non volle sentire ragione.

-L'idea è stata mia, per cui offro io-

-Allora grazie- replicai. Si poteva considerare come un appuntamento quello? Quali sono i requisiti che definiscono un appuntamento? Che confusione!

-Grazie a te per aver passato il tempo con me- mi rispose.

Dieci minuti dopo uscimmo nell'aria fresca della notte.

-Dovresti ricominciare a giocare a scacchi- dissi all'improvviso –sei troppo bravo per rinunciare... sarebbe un vero peccato-

-Dici sul serio?- mi guardò con aria seria, le mani nelle tasche della felpa.

-Sì, dico sul serio-

-Ci penserò-

-Non otterrò una risposta migliore?-

-Questa sera no- ci fermammo davanti a casa mia –direi che siamo arrivati-

-Ci dobbiamo salutare, quindi?- chiesi con un filo di voce.

-Sì... solo una cosa- mi prese la mano, le dita calde. Lo fissai sorpresa, con il cuore che faceva le capriole. Cosa stava succedendo? L'osservai tirare fuori una penna dalla tasca, con cui scrisse qualcosa sul mio palmo. Quando mi lasciò la mano potei vedere cosa mi aveva scritto sopra: un numero di cellulare.

-È il tuo?- domandai.

-Certo, di chi dovrebbe essere?- parve improvvisamente meno sicuro –Se vuoi fammi uno squillo, così evito di lanciarti i sassolini contro il vetro della finestra-

-Molto volentieri, anche perché se un giorno dovessi rompere il vetro, beh, sarebbero guai-

Restammo in silenzio per alcuni istanti, poi mi decisi e mi spinsi avanti. Gli posai un tenero bacio sulla guancia.

-A presto- mi voltai e corsi via.

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa pensate di questa uscita?

A presto

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