13. LA FESTA (SECONDA PARTE)

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-Vicky?-

Sobbalzai e mi voltai verso Ethan. Lui mi guardava con dolcezza. Il mio cuore fece un balzo. Mi resi conto che le gambe mi tremavano. Deglutii, sperando che lui non se ne fosse reso conto. Presto si sarebbe accorto anche lui di com'ero, ne ero certa. Di quanto fossi sbagliata. E se anche non se ne fosse accorto prima o poi gli avrei dovuto dire della malattia. Subito, pensai. Dovevo dirglielo subito, togliermi immediatamente quel peso. Lui probabilmente avrebbe annuito, si sarebbe finto comprensivo, mi avrebbe persino riaccompagnata a casa, poi sarebbe scomparso dalla mia vita. Meglio subito che dopo.

-Ethan, io... - esordii, ma le parole non uscirono. No, ero muta.

-Che ne dici di ballare?- mi chiese invece lui.

Lo fissai sorpresa. Ballare? -Ma qua non balla nessuno- e io non volevo andare nel salone, dove probabilmente si trovava mia cugina.

-E questo ha qualche importanza?- mi chiese lui, quel suo sorriso irresistibile, che mi avrebbe convinta a fare praticamente qualsiasi cosa.

-No, non ne ha nessuna- mormorai.

Lui mi strizzò l'occhio e mi porse la mano che io presi. Era calda e un po' ruvida. Guidò la mia mano sulla sua spalla e sorrise. -Perfetto- commentò. Mi attirò a sé, quindi spostò entrambe le mani sulla mia vita. Io, il cuore che minacciava di uscirmi dal petto, gli cinsi le spalle. Notai con la coda dell'occhio una ragazza che ci fissava in modo strano. La ignorai.

-Non è il genere di ballo che si fa in questo posto- sussurrai, la gola secca.

Ethan rise. -Ha importanza?-

No, non ne aveva. Mi abbandonai a quell'attimo, a quel ballo. Avrebbe potuto essere l'ultimo. Certamente era il primo con un ragazzo che mi piaceva. Non ero neppure andata al ballo di fine anno del liceo. Non me l'ero sentita di andare in un posto in cui sarei stata esclusa, in cui un ragazzo avrebbe ballato con me solo perché glielo aveva chiesto Michael.

Mi strinsi più forte a Ethan. Era così bello credere di essere normale, per una volta. Io che a ben guardare ero sempre stata strana.

-Ballare in questo modo alla festa di una cheerleader... incredibile, non credi?- domandai.

-Verremo buttati fuori?-

-Penso proprio di sì, ma non m'importa- strizzò l'occhio.

-Nemmeno a me- risposi, avvicinandomi tanto che potei sentire il suo respiro.

Non so per quanto tempo ballammo. Persi anche la cognizione del tempo, ciò che succede quando ci si diverte. Fu solo quando ero stanca che acconsentii a sedermi con Ethan sul divano.

-Siamo al centro dell'attenzione- commentò -ci fissano tutti- sembrava divertito.

-Fissino pure, non sai quante cose fanno loro- mormorai,  sperando così che non notasse il mio disagio.

-Come lo sai?- chiese, curioso.

-Se hai passato tutta la vita a osservare, beh, impari molte cose sui presenti- mormorai.

-Per esempio?- mi chiese Ethan.

-La biondina con le scarpe verdi- mormorai -era una cheerleader, ma mia cugina ne era gelosa, così ha fatto in modo che venisse eliminata-

-Crudele-

-Una parola che descrive perfettamente Izzy- mi appoggiai allo schienale del divano.

-Tua cugina è quindi un mostro- commentò Ethan.

Mi strinsi nelle spalle. -Il ragazzo con il cappello rosso- continuai.

-Altri gossip?-

Sorrisi. -Michael sostiene che la fidanzata lo tradisca-

-Sai tutto-

-Conosco solo qualche pettegolezzo- a stare in disparte si scoprivano tante cose.

-Solo qualche?- chiese Ethan, divertito. Era bello essere capaci di farlo sorridere in quel modo. Sentii il cuore stringersi in una calda morsa. Dovevo essere speciale se riuscivo a farlo.

Aprii la bocca, mentre il mio cervello confuso muoveva gli ingranaggi in una risposta che denotasse intelligenza e ironia, ma con la coda dell'occhio percepii qualcuno che entrava nel salottino. Vidi la figura magra e alta con la coda dell'occhio, ma compresi subito che si trattava di Izzy. Un brivido gelido mi percorse la schiena. Agii d'impulso... come una bambina piccola. Molto piccola. Mi nascosi dietro Ethan, abbassandomi, e spingendolo in modo tale che mi coprisse almeno un po'.

-Ti prego, non spostarti- sussurrai.

-Fammi indovinare, non vuoi farti vedere da tua cugina- disse Ethan, il tono divertito.

-Touché-

La situazione era imbarazzante. Molto imbarazzante. Sentii la voce di mia cugina, stridula e odiosa. Un tempo non era così.

Ripensai a quell'antica colpa che legava me e Izzy. Lo scherzo fatto a Jenny Hiller, l'ex ape regina perché mia cugina potesse prendere il suo posto. Io lo avevo solo suggerito, ma ero stata egualmente colpevole. A ben pensarci stavo ancora pagando. Avrei pagato per sempre. Un pensiero doloroso, ma certe colpe non possono restare impunite.

Izzy si avvicinò. Non poteva trovarmi lì, altrimenti avrebbe potuto far riferimento alla mia malattia e io non ero ancora pronta per farlo sapere a Ethan, soprattutto da un'altra persona. Avrebbe pensato che fossi solo una bugiarda. Valutai le opzioni rapidamente. Correre fuori. No, mi avrebbe vista. Oppure...

-Scusa- sussurrai a Ethan, quindi scivolai di lato e mi nascosi dietro il divano. Probabilmente Ethan non mi avrebbe più voluta dopo questa scena. Beh, almeno mi teneva il gioco. Era già qualcosa. Mi rannicchiai per terra, il gelido pavimento contro di me, il muro che premeva contro la mia schiena.

-Ethan- chiamò una voce. Sylvie. Feci una smorfia. Cosa voleva da lui?

-Ciao- disse Ethan, la voce atona.

-Sei qua da solo?- chiese nuovamente Sylvie.

-In realtà sono con una ragazza-

Il mio cuore fece un salto mortale. Era una cosa positiva, no? Lui non diceva di essere disponibile. Deglutii. Probabilmente sì, era positivo.

-Che ti ha lasciato solo soletto, io non ti lascerei mai- disse Sylvie.

Provai una fitta di rabbia. Avrei proprio voluto darle un pugno sul suo nasino perfetto.

-Sylvie- la richiamò mia cugina.

Sylvie sbuffò. -Arrivo- borbottò.

-Muoviti, dobbiamo andare- continuò Izzy, il tono che non ammetteva repliche. Beh, per una volta aveva ragione.

-Vai, Sylvie, non vorrai far aspettare il tuo capo- disse Ethan, il sarcasmo nella voce.

Sentii qualcuno lasciarsi cadere sul divano. Sylvie. Sempre lei! -Izzy non è il mio capo- si lamentò, la voce bassa e seduttiva. Chiusi gli occhi, cercando di non pensare alle sue mani che sfioravano quelle di Ethan. No, non dovevo pensarci.

-Sylvie!- un urlo che mi fece sobbalzare e battere la nuca contro il muro. Izzy era furiosa. Mi dovetti premere una mano contro la bocca per non scoppiare a ridere. Sentii Sylvie balzare in piedi.

-Arrivo- rispose, poi a voce più bassa aggiunse -ci vediamo, Ethan- e sentii finalmente i suoi passi allontanarsi.

-Tipa curiosa- commentò Ethan, alzandosi. Un attimo dopo mi stava fissando da sopra lo schienale del divano. -Tua cugina non sa che sei qua?-

-Ehm, no- ammisi, massaggiandomi la nuca dolorante.

-Lo immaginavo- sorrise, come se la cosa lo divertisse, quindi scomparve dalla mia visuale. Un attimo dopo me lo trovai vicino e si lasciò cadere al mio fianco. -Non si sta poi così male qua- commentò, strizzando l'occhio, complice.

-No- mormorai -è quasi un rifugio sicuro-

Lui annuì. -Cerchi spesso dei luoghi in cui rifugiarti?-

Okay, forse mi aveva presa per strana. In effetti ero strana.

-Lo faccio anch'io- disse lui, precedendo la mia risposta.

-Davvero?- chiesi sorpresa.

-Sì- mi sorrise -ognuno ha bisogno di un posto speciale-

Mi passai una mano tra i capelli e mi misi a giocare nervosamente con una ciocca. C'era in quel momento qualcosa di speciale, come se le nostre anime si stessero sfiorando grazie alle nostre confidenze. Ero felice di questo. Non mi ero mai sentita così vicina a una persona.

-Che ne dici di andarcene da qua?- mi chiese.

-Molto volentieri- dissi, realmente felice di potermi allontanare da quel luogo che non mi rappresentava per niente.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate di questa festa? Aspetto i vostri pareri.

A presto

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