18. LA CRIPTA

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-Dovremmo andare nel bosco, Lauren parlava del bosco nel suo diario- mormorai, anche se l'idea mi metteva i brividi. Non che credessi davvero a Wolly Wood... però non volevo neppure scommettere sul fatto che non esistesse. L'incontro con Karl mi aveva convinta che dovevo tentare, dovevo cercare di capire cosa fosse successo davvero alla mia amica.

-Verrò con te- decise Ethan.

-Ne sei certo?-

-Sì che ne sono certo- mi sorrise –e poi che cavaliere sarei se lasciassi una fanciulla da sola?-

Cavaliere. Soppesai quella parola, il cuore che martellava nel petto. Era la stessa che il mio misterioso corteggiatore usava nella sua lettera. Ethan però non sembrava il tipo da scrivere lettere d'amore. John sembrava più adatto a scriverne. Eppure...

-Andremo insieme- mi rassicurò –vedrai che troveremo qualcosa-

-Grazie di tutto, non so neppure perché mi stai aiutando così tanto, in fondo Lauren era una sconosciuta per te-

-Io lo faccio per te, non per lei-

Quelle parole mi fecero sorrise. –Beh, non conosci bene neppure me-

-Voglio aiutarti comunque-

Sorrisi. –Accetto il tuo aiuto- decisi.

L'erba mi arrivava alla caviglia. Avanzai, sperando di non fare brutti incontri. L'anno precedente un ragazzino che giocava nel bosco era stato morso da un serpente. Non avrei voluto fare la stessa fine. Ethan camminava tranquillamente al mio fianco, le mani in tasca.

-Lauren ha parlato di un vecchio cimitero- spiegai. La mia voce rompeva il silenzio della notte. –Si vedeva con Wolly Wood... nella cripta, okay, questo è molto inquietante e forse anche un po' malato... Lauren però non era questo- come potevo dirgli chi era Lauren? Lui non avrebbe capito. Non avrebbe potuto capire.

-Un vecchio cimitero- disse Ethan –sì, credo di sapere dove si trovi-

Mi fermai e lo fissai. –Davvero?-

-Sì, ce ne hanno parlato a scuola, non è molto distante, deve essere il vecchio cimitero maledetto-

Un brivido mi percorse la schiena. Deglutii, la gola secca. –Perché maledetto?-

-Ci fu un'epidemia, non ricordo la data, ma successe secoli fa- svoltò a destra, tra gli alberi e io mi affrettai a seguirlo –decisero di seppellire i morti lontano dal villaggio, poi quel luogo fu tenuto per seppellire chiunque non fosse morto in pace-

-Per esempio?-

-Suicidi, morti giovani... anime che avrebbero potuto tornare indietro-

-Come vampiri?- chiesi in un soffio.

-Sì, nell'antichità si credeva che i vampiri fossero persone o che erano state crudeli in vita oppure che erano morti prima del tempo-

Un altro brivido. –Queste sono solo leggende- sussurrai.

-Certo che sono leggende... non mi dirai che hai paura?- chiese Ethan, voltandosi verso di me, le labbra piegate in quel suo sorriso carico di guai.

-Per niente- mentii. Era difficile essere coraggiose in un bosco, in piena notte, con le urla delle civette in lontananza. E poi io non ero mai stata molto coraggiosa.

-Ottimo, perché stiamo per andare in un cimitero di vampiri... qualcuno potrebbe aver deciso di farsi un giro questa notte-

-Smettila- lo colpii sul braccio con la mano aperta.

-Va bene, va bene- rise –non ti farò paura- mi strizzò l'occhio.

-Lo spero-

-E poi io sono qua proprio per difenderti- disse, complice.

-Anche contro un vampiro?- chiesi ironica.

-Perché no? Un paletto di frassino e posso ingaggiare una lotta- mimò le mosse.

Io sospirai, poi sorrisi. –Credo che alla fine sarò io a dover proteggere te- lo presi in giro, prima di ricominciare a camminare.

Questa volta fu Ethan ad accelerare il passo per raggiungermi. –Una cosa buona comunque c'è-

-Cosa?- chiesi, aggrottando la fronte.

-Se mi vuoi difendere vuol dire che ci tieni a me-

Avvampai, capendo il significato delle sue parole. Certo che tenevo a lui, ma non volevo che lo capisse. Mi sforzai di far finta di nulla e avanzai. Se la cosa non fosse stata ricambiata sarebbe stato un disastro.

-Non lo ammetterai, eh?- insisté Ethan, ridacchiando.

Mi strinsi nelle spalle, lo sguardo rivolto a terra. Perché mi ero messa in quell'orrenda situazione?

-Eccolo-

Sobbalzai e alzai lo sguardo, fermandosi. Fu in quel momento che vidi un piccolo edificio di marmo. Era alto all'incirca tre metri, con profonde crepe che lo percorrevano, dandogli un aspetto antico. La cripta, compresi. Voltai lo sguardo e vidi le vecchie lapidi che spuntavano da terra, ricoperte d'erba.

-Siamo arrivati- annunciò Ethan.

-Questo posto mette i brividi- sussurrai.

-Sì, credo che sia l'effetto che fanno i cimiteri-

-Questo è diverso- mormorai. Non avrei saputo dire perché, ma mi sembrava diverso.

-Vuoi andare via?- mi chiese Ethan, preoccupato. La sua preoccupazione mi diede uno strano senso di piacere. Si preoccupava per me.

Scossi la testa. –Non ora, posso farcela- inspirai a fondo, il cuore che aumentava i battiti –voglio vedere cosa c'è nella cripta-

Ethan mi guardò, l'espressione indecifrabile.

-Lauren andava in quella cripta, ci potrebbe essere qualcosa- un indizio, qualsiasi cosa. Forse lei era nascosta lì dentro e quella era davvero solo una sciocca fuga, sarebbe stato bello. La immaginai ridere come ai vecchi tempi, i capelli scuri sparsi sul viso, lo sguardo brillante di chi sa di aver fatto un bello scherzo.

-Cosa stiamo aspettando?- chiese Ethan.

-Andiamo- dissi, ma lasciai che lui mi precedesse. Sinceramente non sapevo se da sola avrei trovato il coraggio di aprire la cripta. Ethan tirò il grande portone della cripta che si spalancò con un inquietante cigolio, degno di un cimitero in mezzo al bosco. L'aria gelida uscì e mi colpì sul viso, insieme a qualcos'altro. Un odore dolciastro di fiori. Ethan scomparve dentro la cripta. Dopo una breve esitazione lo seguii. L'ambiente era piccolo e identico a come lo aveva descritto Lauren. Vidi che c'erano delle targhette appese al muro. Raccontavano le leggende di Wolly Wood.

-Vicky- mi chiamò Ethan. Era inginocchiato sul pavimento di pietra e stava fissando qualcosa. Quando mi avvicinai compresi cos'era. Il coperchio di una botola. Era di legno e in parte rovinato. Il cuore aumentò i battiti.

-Cosa credi che ci sia là sotto?- chiesi con un filo di voce.

-Non lo so, ma ho intenzione di scoprirlo- e sollevò il coperchio. L'odore dolciastro divenne all'improvviso più forte. Una strana sensazione mi percorse il corpo, era come se ogni fibra di me urlasse di fuggire. Cosa stava succedendo? Era qualcosa di ancestrale, come se là sotto ci fosse un terribile pericolo. Notai che anche Ethan s'irrigidiva.

-Non siamo obbligati a scendere- mormorai.

-Scenderò solo io- decise lui.

Non potevo lasciarlo andare da solo. Stava facendo tutto per me, io l'avrei aiutato. –Andiamo insieme-

Ethan annuì. –Stai dietro di me- quindi iniziò a scendere le scale.

Lo seguii, scendendo lentamente, con attenzione. I gradini erano di marmo, scivolosi. L'ambiente era buio. Dovetti sbattere le palpebre più volte per riuscire a vedere. Notai subito che in fondo alla stanza c'era una specie di letto. No, non era un vero letto, era una sorta di ampia panchina di marmo, su cui era depositato un corpo.

-Non credo che sia una statua- mormorò Ethan.

Scesi l'ultimo gradino e mi misi accanto a lui. La figura era coperta da un velo. –Pensi che sia un corpo?- chiesi piano, quasi temendo che qualcuno potesse rispondermi. La mia voce rimbombò nel piccolo ambiente.

-Mummificazione?- fece un passo avanti –Non mi stupirei-

Non risposi, un groppo in gola. L'odore dolciastro era fortissimo. Fu in quel momento che notai che per terra c'erano dei fiori bianchi. Tuberose. I fiori che rendevano folli per la passione. In quel momento però l'unica cosa che provavo era l'ansia. Molta ansia. Guardai Ethan che si avvicinava a quel letto di marmo. Cercai di respirare con calma. Avevo la tremenda sensazione che qualcosa stesse andando male, molto male. Cosa sarebbe successo quando Ethan avrebbe tolto il velo? Dovetti stringere i denti per impedirmi di urlargli di non farlo, di non sollevare quel velo. Il panico era quasi insopportabile. E poi Ethan finalmente lo fece. Dalla posizione in cui ero potei vedere solo un paio di pantaloni  e dei piedi scalzi, le unghie smaltate di blu. Erano piedi femminili. Qualcosa nel mio cervello urlò. Dovevo andarmene, dovevo voltarmi e correre via. Mi costrinsi a restare ferma. Ethan non parlò subito, rimase qualche istante immobile.

-Cosa c'è?- chiesi piano.

-Sali- disse solo lui.

Cosa stava succedendo? Mi avvicinai di un passo. Ethan si voltò rapidamente, mi prese per la vita e cercò di spingermi via.

-Devo vedere- protestai.

-No, è meglio se torni su- la sua voce era tremante.

-Cosa c'è?-

Ethan cercò ancora di spingermi via, ma così facendo si spostò e io potei vedere chi c'era sdraiata su quel letto di marmo. Lanciai un grido. Lauren. I capelli scuri le ricadevano sul volto. Arretrai confusa. Indossava ancora il pigiama di Mulan. E poi lo vidi. Il bracciale che circondava il suo polso inerme. Un brivido mi scosse. Io avevo già visto quel ciondolo e sapevo che non era suo. No, era di una ragazza morta proprio come lei.



NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao,

Cosa ne pensate di questo colpo di scena?

A presto

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