Capitolo XIII

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Capitolo XIII

ՑՑՑ



   Quando Joshua apre gli occhi si ritrova di fronte ad una porta di legno chiaro, che sembra quasi sospesa nel nulla. Intorno a lui, a parte quello, non v'è altro che buio e silenzio. Quest'ultimo è così puro, che gli disturba i timpani. Non è abituato a non sentire rumori; il suo appartamento affaccia su una stradina pedonale, ma spesso trafficata e dove, il mattino, si tiene il mercato. Ormai quei suoni sono parte della sua routine, e non li sente quasi più, ma sa notare la differenza tra dei rumori che isola e il silenzio vero e proprio e, ora che ci pensa, ha già sentito quella sensazione non troppo tempo fa, sempre nel buio, sempre da solo.

   Gli tremano le spalle; un brivido gli percorre tutta la schiena e, come se la porta fosse l'unico spiraglio di salvezza, la fissa, ma non sa se vuole aprirla oppure no. È l'unica cosa che può vedere ma, in verità, non è così convinto di sapere cosa ci sia dietro.

   Improvvisamente si alza un piccolo brusio di voci. Sono i canti di un coro, e il suono viene palesemente dall'altra parte. Deglutisce, spaventato. C'è qualcosa di macabro, in quelle voci. Qualcosa di profondo, una sincronia perfetta e pura; voci bianche e basse si incontrano in armonia, e non ha mai sentito nulla di simile.

   Poggia le mani sulla porta e, con un po' di forza, la apre.

   Si ritrova dentro a una chiesa, nella navata centrale. Le altre due, quelle laterali, sono divise da colonne corinzie e può vedere, appesi ai muri, dei dipinti che rappresentato, probabilmente, alcuni santi. Solo, constata con un guizzo impaurito, i loro volti non sono visibili. Sono stati cancellati via da pennellate rosse che hanno poi colato lungo tutti i disegni, che ora paiono insanguinati.

   Si volta verso la porta, con tutto l'intento di uscire e abbandonare quella chiesa ma, questa, non c'è più. Al suo posto è comparso un muro di tufo, lo stesso materiale di cui è composta la chiesa, e uno dei motivi, forse, del perché lì dentro fa così freddo.

   Si scalda le mani alitandoci sopra, e si stringe nelle spalle, mentre si incammina verso l'abside, camminando al centro, tra le panche di legno e, di fronte a lui, l'altera è coperto dalle tenebre. Solo la luce leggera di una candela tenta di illuminare quel punto, ma senza successo. È solo un punto luminoso in mezzo all'oscurità, proprio come lui.

   Improvvisamente Joshua frena il suo cammino, quando tutte le candele della chiesa si accendono improvvisamente e, di fronte a sé, un prete – che riconosce come padre Richard, ma molto più ringiovanito – e due figure di fronte a lui, ma di spalle, stanno parlando animatamente. Non riesce a capire cosa si stanno dicendo, da quella distanza, ma ridono, e sembrano felici.

   Nessuno, però, sembra accorgersi di lui. Così, silenzioso, Joshua prende posto su una delle panche, non troppo vicino all'altare e, guardandosi intorno con il freddo gelido che gli entra nella carne e lungo la spina dorsale, li guarda e cerca di capire qualcosa tra le parole che si scambiano, fatte spesso di voci sovrapposte. Tende l'orecchio, e si sente come se avesse passato un'ora sotto la pioggia. Ha i capelli bagnati, che gli gocciolano di fronte al viso. Non ci aveva fatto caso, o forse è l'umidità. Lo sta infradiciando.

   «E così avete deciso, infine», dice padre Richard, con un sorriso, rivolto alle due persone che ha di fronte. Sono un'uomo e una donna, quest'ultima porta un vestito a fiori e i capelli circondati di margherite. Può vederla solo di spalle, non riesce a vedere il suo viso, così come quello dell'uomo, che indossa un completo blu e un paio di scarpe da ginnastica.

   «Sì, è l'unico modo», risponde l'uomo, e la sua voce divertita si è fatta più seria. «Non possiamo continuare così, dobbiamo porre fine a questa lotta. Questa è la sola soluzione.»

   «Speriamo solo di non aggravare le cose, con questa unione», interviene lei, in tono mesto e sia padre Richard che l'uomo le rivolgono uno sguardo; quello del prete è dolce, ma Joshua può chiaramente vedere la preoccupazione nei suoi occhi.

   Non sa cosa stia succedendo, e perché un'unione debba portare delle conseguenze negative, ma non riesce a far altro che osservare ciò che gli sta accadendo davanti e loro, a quanto pare, continuano a non vederlo. Non sa se questo sia un male o un bene.

   «Vogliamo cominciare, allora?», chiede il messaggero di Dio, e i due annuiscono, muovendosi nervosi sul posto. Padre Richard sospira e, aprendo la bibbia, comincia a leggere. «Ci troviamo qui riuniti oggi, in questa chiesa, per celebrare il sacro vincolo del matrimonio tra i nostri fratelli Ṡ̷̢̫̞̻͈͋͛̓̅͜͜͜͠͠͠e̵̡̫̫͍͕̎ͭ̐͟͟͝͞ǰ̸̶̭͓͓̀̈́͜͟ͅa҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡m̴̵҉̸̲̗̰̼͗͌̃̇͟͟͟͠͞͠ e N̵҉̾͟͞͡a҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡n̸͐̈́͟͟͝a҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡h̷̶̘̘̬ͭ̏͞͡o҉̢̡̲͇̌͗̀͢͝ǰ̸̶̭͓͓̀̈́͜͟ͅ che oggi si presentano davanti a Dio e alla comunità cristiana, per promettersi amore eterno. Le vie del signore sono infinite, e tra queste vi è anche la scelta di vivere la vita accanto a qualcuno per cui siamo disposti a tutto. Come dice il rito che tra poco reciterete, in salute in malattia, nella buona e nella cattiva sorte. Dati gli ultimi avvenimenti la vostra scelta determinerà se, questa sorte, vedrà un futuro migliore oppure no. Malgrado questo siete davvero disposti a prendervi carico della responsabilità che Dio vi dà tra le mani, consci di non poter più tornare indietro?», chiede l'uomo e Joshua osserva le schiene dei due amanti. Non esitano un secondo, annuiscono immediatamente, come se quella decisione possa cambiare le cose immediatamente in meglio ma, dalle parole del prete, Joshua ha capito che non è certo che sarà così.

   «E, nel caso in cui uno dei due rimarrà indietro, verrà preso, l'altro cercherà in tutti i modi di salvarlo?», chiede ancora, e la sua voce è così carica di dispiacere, che sembra quasi sapere che sì, andrà così. Joshua si stringe di più nelle spalle, incrocia le braccia al petto e trattiene i brividi di freddo, irrigidendosi. Gli fa male la schiena, e il petto. Come quando prende freddo e si becca la febbre. Si tasta la fronte ed è gelida.

   Stavolta i due si guardano. Anche se può vedere i loro profili non riesce comunque a distinguere i lineamenti e, per un attimo, esitano. Stavolta lo fanno.

   «Non siete obbligati a farvi carico di questa responsabilità», continua padre Richard e lei, che sembra la più determinata, si volta verso di lui e annuisce.

   «Lo siamo. È l'unico modo, Rick. Se non vuoi farlo, lo capiremo, ma noi dobbiamo. Io e Ṡ̷̢̫̞̻͈͋͛̓̅͜͜͜͠͠͠e̵̡̫̫͍͕̎ͭ̐͟͟͝͞ǰ̸̶̭͓͓̀̈́͜͟ͅa҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡m̴̵҉̸̲̗̰̼͗͌̃̇͟͟͟͠͞͠ siamo destinati a questo e Dio ha voluto così.»

   Di nuovo non è riuscito a capire il nome che lei ha pronunciato, proprio come poco fa, quando il prete li ha nominati entrambi, ma all'orecchio di Joshua sono stati solo dei suoni ruvidi, come una radio che non prende bene il segnale.

   «N̵҉̾͟͞͡a҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡n̸͐̈́͟͟͝a҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡h̷̶̘̘̬ͭ̏͞͡o҉̢̡̲͇̌͗̀͢͝ǰ̸̶̭͓͓̀̈́͜͟ͅ ha ragione. Non possiamo tirarci indietro proprio ora.» L'uomo stringe il pugno della mano che non tiene quella della sua futura sposa, più che determinato.

   Padre Richard li guarda un'ultima volta, prima di riprendere il libro tra le mani e sospirare, ormai vinto da quella sicurezza, forse incapace di fare di più per persuaderli.

   È assurdo, pensa Joshua. Un uomo di chiesa che cerca di fermare un matrimonio, l'ennesimo legame forzato con Dio. Eppure, a dire il vero, quel prete non gli sembra come tutti gli altri.

   Ha qualcosa, anche negli occhi, che gli trasmette umanità e comprensione. Forse è per questo che Robin trova in lui un mentore da cui poter imparare qualcosa.

   «Bene, dunque. Se siete così sicuri, io non sarò qui a fermarvi. Tenete», continua il prete, cedendo loro dei fogli che prendono subito tra le mani libere. «Leggete, ora, e portiamo a compimento questo rito.»

   I due futuri sposi si guardano, e per un secondo Joshua riesce a scorgere un sorriso emozionato sul volto di entrambi. Esitano un istante, ma è solo la commozione, nulla di più. Non c'è più paura, nemmeno nelle loro spalle ora rilassate. Non c'è rigidità, tremore. Non c'è traccia di dubbio, sono convinti di volerlo fare e Joshua vorrebbe sapere con tutto se stesso perché questo matrimonio è così importante.

   «Io Ṡ̷̢̫̞̻͈͋͛̓̅͜͜͜͠͠͠e̵̡̫̫͍͕̎ͭ̐͟͟͝͞ǰ̸̶̭͓͓̀̈́͜͟ͅa҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡m̴̵҉̸̲̗̰̼͗͌̃̇͟͟͟͠͞͠ prendo te N̵҉̾͟͞͡a҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡n̸͐̈́͟͟͝a҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡h̷̶̘̘̬ͭ̏͞͡o҉̢̡̲͇̌͗̀͢͝ǰ̸̶̭͓͓̀̈́͜͟ͅ come mia sposa, e prometto di fare del mio meglio ogni giorno, per creare un matrimonio ed una vita felici e pieni d'amore. Prometto di proteggerti e di starti vicino in ogni caso, qualora il male decidesse di colpirci. Ti giuro amore eterno, da qui all'infinito. Ti dono il mio cuore», dice l'uomo con emozione e sentimento, così forti che Joshua può avvertirli dal solo tono di voce. «Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo.» Lei prima abbassa lo sguardo, assimilando forse quelle parole così impegnative, ma fatte di una promessa che sa davvero di eterno, poi alza la testa e lo guarda.

   «Io N̵҉̾͟͞͡a҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡n̸͐̈́͟͟͝a҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡h̷̶̘̘̬ͭ̏͞͡o҉̢̡̲͇̌͗̀͢͝ǰ̸̶̭͓͓̀̈́͜͟ͅ prendo te Ṡ̷̢̫̞̻͈͋͛̓̅͜͜͜͠͠͠e̵̡̫̫͍͕̎ͭ̐͟͟͝͞ǰ̸̶̭͓͓̀̈́͜͟ͅa҉͖̟̜̞̂̃̑̽͢͢͠͡m̴̵҉̸̲̗̰̼͗͌̃̇͟͟͟͠͞͠ come mio sposo, e prometto di esserci sempre, in qualunque caso, anche se il male decidesse che dividerci è l'unica cosa giusta. Ti proteggerò, qualora ve ne sarà necessità, con tutta me stessa. Giuro che sarò presente, in ogni caso, anche quando non potrai vedermi. Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo.»

   «Amen», conclude padre Richard, e il sorriso è tornato ad illuminare il suo viso, come se avesse dimenticato tutta la paura che prima lo aveva colpito – così visibile nel suo sguardo, che era impossibile non cogliere. «Dio vi ha dato la sua parola. Vi ha uniti nel sacro vincolo del matrimonio, attraverso di me, suo messaggero. Ora scambiatevi gli anelli, simbolo del vostro amore e della vostra fedeltà. E...» L'uomo esita, poi sospira e incrocia le mani, «Se posso aggiungere un mio augurio, spero che questi oggetti possano essere dei deterrenti contro l'oscurità e che vi permettano di vivere questo amore senza alcuna paura.»

   «Grazie, Richard», risponde lo sposo, e lei annuisce, grata.

   Prendono gli anelli e, con infinita dolcezza, mentre intorno è di nuovo sceso il silenzio, se li infilano alle dita. Si promettono ancora di proteggersi, di esserci sempre, di non sparire mai l'uno per l'altra e Joshua, nel suo angolo invisibile, si chiede perché sia così importante che restino uniti. Perché è così importante che l'oscurità non scenda mai su di loro.

   Improvvisamente, quando i due stanno finalmente per scambiarsi il bacio d'amore, le luci si spengono. Resta accesa solo la candela che Joshua ha visto quando è entrato; fievole e quasi consumata, oramai. Può vedere solo le sagome nere dei due amanti e quella di padre Richard, ora immobili, fermi a quello scambio d'amore.

   La luce sembra farsi sempre più debole, e il buio pare in procinto di sovrastare ogni cosa. Joshua si alza in piedi, tremando. Si guarda intorno, spaesato e non vi è traccia d'altro di umano se non delle silhouette di fronte all'altare e lui stesso.

   Raggiunge il centro della navata e si avvicina alle tre figure, un piede di fronte all'altro, lentamente.

   Non è reale.

   Allunga una mano verso di loro; vorrebbe parlare, dire qualcosa, chiedere aiuto. Non gli sono sembrati ostili; conosce padre Richard, sa che non gli farebbe del male e i due sposi... anche loro, sembravano solo alla ricerca di un po' di pace, proprio come lui.

   Il buio è sempre più fitto, e Joshua quasi non li vede più, ma continua ad avanzare finché, ad un tratto, la coppia si volta verso di lui. I loro visi sono neri, oscuri. Non riesce a vedere traccia del naso o della bocca, ma quando i loro occhi si tingono di rosso, come due luci al neon, indietreggia e cade a terra, impaurito, senza riuscire però a distogliere lo sguardo.

   L'uomo e la donna si tengono per mano, e lo fissano e, dopo qualche istante di silenzio, una risata riecheggia nella chiesa, e li vede avanzare verso di lui.

   Ancora a terra, Joshua cerca di rialzarsi indietreggiando, come un verme che vuole scappare via da un predatore che lo ha puntato. La sua schiena si schiaccia contro il muro, quello dove una volta c'era la porta che è svanita e, col respiro mozzato nel petto, cerca di urlare, senza riuscirci.

   Le due figure sono sempre più vicine. Hanno allungato le mani, vogliono prenderlo e, quando sono a pochi centimetri dal suo viso, Joshua chiude gli occhi.

   Non è reale.

   Le risate riecheggiano ancora, sono sempre più vicine e dacché sembravano due voci, ora sembrano essersi fuse in una sola. Così familiare; così inquietante.

   Joshua apre gli occhi e, di fronte a sé, non c'è più nessuno. Anche la chiesa è sparita, e con lei padre Richard e i quadri con i volti insanguinati. C'è il buio, intorno a lui, e ha paura che lo abbiano preso sul serio,

   Che significa? Cosa significa che ti hanno preso? Non sei loro, non sai cosa volessero dire. Nessuno ti vuole prendere, Joshua. Cerca di razionalizzare, di dare un senso a quella situazione, ma è capitato di tutto. per definire quello che è successo, qualcosa con del senso. Si stringe le gambe al petto, e chiude gli occhi, sperando che presto la luce ritorni.

   «Oh, Joshua. Tutto solo nel buio, vero? Povero ragazzo.» La voce esordisce dal nulla, e ha quel tono canzonatorio che ben ricorda. La voce che lo ha rinchiuso in quella bara, una volta, e che lo ha tenuto prigioniero del proprio respiro quasi fino ad ucciderlo.

   L'entità nello specchio, il demone con cui ha stretto il patto, è tornato e Joshua sa benissimo perché. Nel momento esatto in cui ha fatto quella confidenza a Fred, ha immaginato che questo gli avrebbe garantito delle conseguenze, eppure lo ha fatto comunque; non si è fermato.

   Ne aveva bisogno, buon dio, e solo lui sa quanto è stato liberatorio dirlo a qualcuno di fidato, ma avrebbe dovuto pensarci prima, al fatto che questa, l'entità, non gliela farà passare liscia.

   «Ti è piaciuto lo spettacolo? L'altra volta ti sei lamentato che ti ho infilato in una bara, stavolta ti ho portato ad un matrimonio. Non sei felice?», continua la voce.

   Smettila! Lasciami in pace!

   «Lasciarti in pace?», gli fa eco, in tono stupito. «E come posso farlo, Joshua? Sei venuto meno ad un accordo. O meglio, sei andato a spifferare in giro che io esisto, quando l'unica richiesta che ti avevo fatto era quella di trovare quello che sto cercando. Non mi sembra una gran pretesa, no?»

   Avevo solo bisogno di sentirmi capito. Non l'ho fatto per tradir-

   «Oh, ma lo so benissimo! Però, a dire il vero, un po' di delusione c'è. Pensavo che fossimo amici e che mi avresti detto cosa ti turbava? Dopotutto sono sempre con te, ricordi?»

   Lo ricorda. Lo ricorda bene, e lo sa. L'entità è ovunque, oltre ogni superficie a specchio, come se vivesse in un'altra dimensione e potesse mostrarsi solo attraverso quel metodo. Ha visto una cosa così in qualche film paranormale che gli è capitato di vedere, e gli è sempre sembrato assurdo che una cosa del genere potesse essere reale, e non sa ancora da dove venga quella cosa, solo vorrebbe non aver mai promesso di dargli il suo aiuto. Ma avrebbe potuto dire di no, in una condizione come quella in cui si era trovato? O dici di sì, o muori sotto 3 metri di terra. Non c'era stato modo di scegliere, lo aveva ingannato e costretto e ora... quella visione.

   «Sai, Joshua, ci sono tante cose che ancora non sai di me e che non mi piace rivelare immediatamente. Sono un tipo riservato, ma... Non tutte le cose che hai visto sono state messe lì per farti paura. Chissà se quella bara dove ti ho ficcato è di qualcuno che conosci! Chissà se questo matrimonio significa qualcosa! E chissà se padre Richard è davvero la brava persona che credi! O, ancora, forse la tua adorata Maria non ti sta davvero aiutando? E Robin? Povera pedina del prete e, diciamocelo, anche tua! Te lo sei portato dietro perché avevi paura, vero? E credevi pure che non me ne sarei mai accorto!»

   Pensavo che non ci fosse problema a portarlo con me. Voleva solo aiutare la bibliotecaria e affrontare le sue paure.

   «Un ragazzo davvero coraggioso, devo dire. Quasi più di te, non è vero! O forse lo è. Ti ha spinto lui ad andare, o tu non ci saresti mai riuscito. Gli devo molto, al caro Robin. Per questo lui non subirà nessuna conseguenza!»

   Co-cosa intendi dire? Che conseguenze subirò?

   «Tu? Oh, tu nessuna, Joshua. Mi servi vivo e vegeto. Devi scoprire cosa tiene la bibliotecaria lì dentro, e come ci è riuscita. Ho bisogno di saperlo e che tu lo scopra per me. Hai visto? Ti ho anche rivelato la missione, infine! Dopotutto ho visto che tu e il caro Rob siete avanti con le indagini. No, non sei tu che subirai conseguenze, ma il tuo amico Fred.»

   Che vuoi dire? Che significa che Fred s-

   «Significa che hai la lingua lunga, e che hai fatto la spia, Joshua. Io sono stato corretto, con te. Ti ho promesso un premio ben più prezioso di quanto tu possa apprezzare, a quanto pare e non hai saputo essere riconoscente. Non sono cattivo, te l'ho detto, ma quando viene meno la fiducia, non posso promettere di rimanere neutrale. Non gli farò nulla di male, lo prometto, ma dimenticherà quella conversazione che avete avuto e... in più un'altra piccola conseguenza, diciamo. Un piccolo colpo di sfortuna, ma nulla di letale; non gli torcerò un capello, lo prometto!», dice ancora l'entità, e nel suo tono di voce c'è tutto, fuorché qualcosa per cui valeva la pena fidarsi.

   «Joshua, è una questione tra me e te. In ballo c'è la tua vita e non mi serve ucciderti per condannarti. Se fallirai, rimarrai in questo loop dove vedi la gente morta, se invece avrai successo, non li vedrai più, e questa cosa così invalidante smetterà di tormentarti. È quello che hai sempre voluto, dopotutto. Cosa hai da perdere? Perciò non continuare a parlare di me a chi non capirebbe. Stavi andando così bene, quando hai deciso di non dire nulla alla megera e suo figlio; perché ora devi rovinarti con le tue mani, solo perché ti senti solo in questa battaglia?»

   Gli... gli cancellerai davvero solo la memoria? Non ricorderà nulla di quello che ci siamo detti? E per quanto riguarda il piccolo colpo di sfortuna...

   «Non ricorderà nulla, cancellato totalmente dalla sua testa. L'ho promesso. Se la caverà con un brutto voto a scuola, un litigio con sua madre, perdendo cento sterline per strada. Insomma, cose così. Quello che mi verrà in mente sul momento. Dunque», esordisce poi, e Joshua lo sente vicinissimo, «Hai capito cosa devi fare e cosa non devi fare, Joshua?»

   Sì, ho capito, non parlerò di te con nessuno. Lo... lo prometto.

   Joshua sente un battito di mani, entusiasta, proprio dentro l'orecchio. Quel suono lo stordisce per un attimo. «Bene, molto bene! Felice di vedere che il nostro piccolo screzio si è risolto con poco. Possiamo tornare alla ricerca, allora. Robin ti aspetta, ormai siete diventati così intimi!», esclama, ridacchiando, poi lo sente sospirare. «Hai altro da dirmi o possiamo andare?»

   Solo una cosa, in verità. Come... come ti chiami?

   «Oh, questa non me l'aspettavo. Sono millenni che qualcuno non mi fa questa domanda così personale. Potrei scegliere di non risponderti, come ti ho detto non amo rivelare le cose di fretta ma, alla fine, tutto si è risolto per il meglio. Quindi te lo dirò. Mi chiamo Morgen.»

   Morgen.

   «Sono certo che non lo dimenticherai, Joshua. Ne sono più che convinto!», esclama, infine, poi Joshua sente uno schiocco di dita e, quando apre gli occhi, si ritrova nel suo letto, sotto le coperte e, come la volta prima, non sa come ci è finito.

   Artax abbaia vicino a lui e, quando alza la testa e lo guarda, il labrador smette di fare quel casino e gli lecca una guancia, come rassicurato nel vederlo vivo.

   Joshua si mette a sedere sul letto, prendendosi la testa tra le mani. Gli sta scoppiando.

   Ha osato rivelare l'esistenza dell'entità a Fred, nel solo intento di sentirsi meglio e non ricorda nemmeno di aver parlato con l'amico della cosa. Si è ritrovato nel buio, di fronte a quella porta, non appena ha menzionato Morgen.

   Morgen, si ripete nella testa e, prendendo il cellulare tra le mani, scrive subito un messaggio a Robin per accordarsi sul loro prossimo incontro.

   Devono risolvere quel mistero il prima possibile perché, ormai, è l'unico modo per liberarsi da quell'incubo. Non c'è altra maniera se non quella, anche se Joshua ha la sensazione che non sarà così semplice. Anzi, lo ha sempre saputo, sin dal primo momento.

   Non ha dubbi che l'entità stia agendo per il proprio interesse, ma non riesce ad accettare che stia cercando di mettergli il mondo contro. Quella visione, poi, di quel matrimonio, non ha idea di quale significato abbia. Non è riuscito a vedere i volti dei due sposi, solo ombre nere con gli occhi rossi, così simili a Morgen quando si palesa dietro di lui, nel riflesso dello specchio.

   Chi sono quei due? E padre Richard c'entra davvero qualcosa? Vorrebbe andare da lui e chiedergli se, quello che ha visto in quella specie di incubo, è reale, ma non può. Perché questo implicherebbe rivelare la presenza di Morgen e degli affari in cui si è messo in mezzo, involontariamente solo perché, dopotutto, voleva essere come tutti gli altri.

   Ma Joshua lo sa. Lui non sarà mai come gli altri. Lui sarà sempre al di sotto, nascosto, invisibile, come lo era in quella chiesa, in attesa di vedere un amore che veniva coronato e che invece si è spezzato di fronte ai suoi occhi. 

Fine Capitolo XIII

[Questo capitolo partecipa al COWT12 (M2) indetto da Lande di Fandom con il prompt "matrimonio"]

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