10.2

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Entriamo dentro senza nemmeno salutare il personale che lavora e ci dirigiamo silenziosamente al nostro tavolo, come tutte le volte pronto ad aspettarci. 
Essendo a conoscenza della sua presenza qui dentro è più forte di me non cercarlo disperatamente con lo sguardo, fino a quando non riesco a raggiungere il mio obbiettivo.
E lo vedo, ma lui data la stanchezza del lavoro non si è ancora accorto di noi. 
Siedo al mio posto e dato il suo momento di distrazione ne approfitto per osservarlo ancora un po’, fregandomene altamente dei miei due amici che richiamano inutilmente la mia attenzione.
Mi perdo nei suoi dettagli.  
Disteso con mezzo busto sul tavolo, le lunghe ciglia nere sfiorano quasi i suoi zigomi dato che i suoi occhi son chiusi.
Deve aver fatto il turno presto stamattina questo spiegherebbe la sua stanchezza.
Sembra quasi sonnecchiare. 
Un angelo, un bellissimo angelo dalle ali nere, così l’ho sempre immaginato nei miei sogni, la perfezione
Sento lo sfarfallio dei sonagli sopra la porta suonare. 
Il collega del turno successivo, Billy entra con la sua divisa già addosso dentro il locale per dare il cambio al “bello addormentato” ancora disteso sul tavolo. 
Continuo ad osservarlo mentre Billy lo raggiunge al tavolo tirandogli una sonora pacca sulla spalla per attirare la sua attenzione.
«Hai fatto le ore piccole stanotte, eh?» Questo è quello che percepisco uscire dalla sua bocca sorridente. 
Lo noto rinsavire e sollevare finalmente il suo volto assonnato dal tavolo verso il suo collega. 
Fa scorrere una mano lentamente tra i suoi lunghi capelli neri e dopo avergli risposto, lo saluta per incamminarsi a passo lento, ancora spossato dal breve sonno, verso l’uscita del locale.
«Hey Brianna hai visto chi c’è?» Attiro l’attenzione della mia amica, che ignara della presenza oscura vicino a Billy si mette ad urlare per lo stupore.
«Hey, ciao Billy. Qui, da questa parte, siamo noi le tue clienti preferite. Vieni qui.» Brianna alza il tono di voce, smanettando con quelle mani per farsi notare. 
Smette finalmente di indicarci e torna a sedere vittoriosa per esser riuscita nel suo intento. 
«Ciao ragazze, quanto tempo è passato dall’ultima volta?» Billy accorre contento a salutarci, alle sue spalle Ben, accortosi della nostra presenza ci raggiunge al tavolo posizionandosi di fianco a noi.
«Ci hai abbandonate Billy.» Commenta Brianna inscenando un finto broncio per intenerirlo.
Ma io non li ascolto nemmeno più turbata già dalla sua vicinanza. 
Ben accenna un sorriso accattivante con quella faccia da sbruffone ed avanza ancora di qualche passo fino a raggiungermi completamente.
«È stato un piacere rivedervi, ma il dovere mi chiama.» Sento Billy salutarci con tanto di linguaccia e con il sorriso sulle labbra si dirige verso il bancone per iniziare la sua nuova giornata lavorativa.
«Buon lavoro.» Gli urliamo contro io e la mia amica sorridendo.
«Finalmente siete arrivati.» Alle mie spalle Rafael accoglie il resto del gruppo appena entrato all’interno del locale. 
«Abbiamo fatto un giro prima di entrare.» Sento Joseph giustificarsi mentre inizia ad avvicinarsi per prendere posto al tavolo.
Ben con un lungo passo prende posto al mio fianco anticipando l’amico. 
Mi volto a guardarlo.
«Preferivi forse avere lui al tuo fianco, come lo chiamate? Ah sì, il tuo orsacchiotto? Perché se è così mi alzo?» mi provoca voltandosi verso la mia direzione con un ghigno stampato sulle labbra. Rimango in silenzio ad osservarlo guardarmi con quel fastidioso sopracciglio inarcato, quanto sai essere odioso Ben Roberts.
«Che c’è, per caso il gatto ti ha mangiato la lingua?» Continua a stuzzicarmi avvicinandosi ancor di più vicino a me, fino a far sfiorare le nostre spalle. 
Continuo ad osservarlo, in silenzio, senza rispondergli. 
«Almeno un pochino ti son mancato? Dato che è da un po’ che non trascorrevamo del tempo insieme o no?» mi chiede sicuro di sé facendo scendere la mano lentamente giù dal tavolo fino a posarla con delicatezza sopra la mia gamba. 
Fino a sfiorare con quelle sue dita lunghe il mio ginocchio.
Si sta letteralmente prendendo gioco di me ed io non mi muovo, rimango ferma come una stupida perché non riesco a far nulla per impedirglielo, perché infondo è vero un po’ mi è mancato, ma ha ancora quel fastidioso sorriso disegnato sulle sue labbra ed io non gli darò mai la soddisfazione di scoprirlo.
«Smettila di fare lo sbruffone con me, sai benissimo che questi tuoi giochetti non mi sono mai piaciuti.» Dico finalmente dopo aver riacquistato il dono della parola.
«Non si direbbe.» Risponde ovvio con tono provocatorio.
«Sei troppo convinto di te stesso mio caro, fidati.» Sussurro vicino al suo orecchio per non far origliare gli altri, ancora ignari della piccola discussione che sta avvenendo tra noi due.
«Vedremo.» Risponde troppo sicuro di sé, avvicinando il suo volto ancora di più verso di me.
«Smettila!» Lo rimprovero voltandomi per dargli le spalle, stanca delle sue provocazioni. 
Forse ignorandolo e provando ad integrarmi alle discussioni che stanno animando il tavolo riesco a non sottostare più al suo gioco, ma la sua mano è ancora posata sul mio ginocchio ed io dovrei riuscire ad ascoltare i miei amici che in questo momento mi stanno parlando, ed invece come una stupida non riesco proprio a non pensare ad altro che alla sua mano ancora posata sul mio ginocchio. 

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