11.1

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

E il resto del mondo non esisteva più

«Oggi mi passa a prendere Simon dopo scuola.» Brianna confessa mentre passeggiamo tra i corridoi durante il cambio dell’ora.
«Simon eh?» La prendo in giro punzecchiandola con il gomito sul suo fianco. 
«Smettila scema...» Mi tira una pacca sulla spalla e continua il suo discorso «Forse ci sarà Ben a fargli compagnia, chi lo sa.» Si diverte a prendermi in giro anche lei, a sua volta. 

Ben.

Mi blocco sorpresa, allargando le braccia, facendole cadere i pochi libri che stringe tra le mani dritti sul pavimento.
«Ma che ca-volo, avvertimi quando ti fermi Riley. Raccogli i miei libri adesso!» Indica quei due libri sparsi ancora sul pavimento. 
La ignoro volutamente, con un sorriso sulle labbra, riprendendo a camminare.
«Sto parlando con te... Fermati ho detto!» Urla, ma io comincio a correre, voltandomi di tanto in tanto per mostrarle il mio bellissimo dito medio.
Entriamo in classe con qualche minuto di ritardo.
«Fate pure con comodo ragazze, tanto io non ho una lezione da iniziare.» Quell’antipatica della Wilson ci rimbecca, mentre prendiamo posto, camminando con il capo chino dispiaciute per il rimprovero.
«Dicevamo prima che qualcuno decidesse di interrompermi, Filippo divenuto il sovrano della Grecia decise di andare in guerra contro i persiani, loro nemici...» Non la ascolto nemmeno più, mi volto verso Brianna che guardando l’insegnante finge di ascoltare la lezione, ma sappiamo entrambe che al momento il bellissimo criceto che aziona il suo piccolo cervello sta beatamente dormendo di fianco alla sua ruota.
«Che stronza.» Sussurro rivolta verso la mia amica.
«Nemmeno cinque minuti abbiamo tardato, melodrammatica!» Mi risponde concordando.
«Fortuna che questa giornata scolastica sia volta al termine.» Le sussurro scocciata.
«Signorine Cohen se non vi è bastata la passeggiata che avete fatto nei corridoi, dato il vostro ritardo, potete anche andare a prendere un caffè fuori alle macchinette, invece di fare SALOTTO durante le mie ore, distraendovi.» Ci rimprovera la nostra simpatica insegnante di Storia.
«Beccate!» Sussurra Angel ridendo, la nostra compagna di banco.
«Ci scusi professoressa.» Borbottiamo in coro io e Brianna, sperando che questa ultima ora trascorra in fretta.
Sentiamo l’ultima campanella suonare.
Raccogliamo tutto il nostro occorrente sul banco e ci incamminiamo verso il cortile. 
Siamo quasi arrivate alla fine del giardino scolastico quando alle porte del parcheggio li vediamo.
Ben e Simon.
«Eccoli, hai visto c’è anche Ben.» Brianna indica i ragazzi tutta contenta.
Raggiungiamo i due ragazzi all’uscita della scuola.
Simon e Bree si salutano con un semplice bacio sulla guancia ed iniziano a parlare tra di loro.
«Quella stronza della Wilson oggi era più scontrosa del solito, se l’è presa con noi per qualche minuto di ritardo in classe.» La sento raccontargli.
Mi volto verso la sua direzione e lo trovo intento ad osservarmi. 
Lo saluto debolmente con un piccolo cenno della testa, accenna un sorriso e si avvicina lentamente fino ad arrivare ad un passo da me.
«Ciao.» Sussurra posando un leggero bacio sulla mia guancia, sfiorandomi volutamente la commisura delle labbra. 
«Ciao.» Sussurro anch’io vedendolo posare un braccio sulle mie spalle ed iniziare a giocare spensierato con i miei capelli, avvicinandoci a passo lento verso i nostri amici che ci stanno ignorando. 
Raggiungiamo insieme la fermata dell’autobus per tornare tutti verso l’ora di pranzo a casa quando Rafael, sbucato fuori dal nulla, propone allegramente un’idea.
«Stasera Alex farà una festa, che ne dite, ci andiamo?».
«Io avevo già pensato di farci un salto.» interviene Joseph.
«Per noi non ci son problemi.» Simon risponde per lui e per la mia amica Brianna.
«Mancate solo voi all’appello, dato che Angel mi ha già fatto sapere che sarà dei nostri.» Rafael interviene indicandoci, chiedendo il nostro consenso.
«Per me va bene.» Rispondo, voltandomi verso il ragazzo alle mie spalle, lo vedo accettare con un semplice cenno del capo. 

E festa sia!

Saliamo sull’autobus e ci dirigiamo in gruppo verso gli ultimi posti. 
Oggi purtroppo è stracolmo di gente e gli ultimi due posti liberi sono appena stati occupati da Simon e Brianna. 
Li vediamo sedersi tutti contenti per il posto appena “vinto”, data la maratona tra quella marmaglia di gente appena fatta. 
Tolgo il pesante zaino dalle spalle posandolo con poca delicatezza ai miei piedi e mi ancoro saldamente al palo difronte a me per non cadere, non accorgendomi minimamente del ragazzo ancora alle mie spalle. 
Si avvicina sempre di più vicino a me, fino a fare aderire completamente i nostri corpi. 
Ben è decisamente più alto di me.
Tiene anche lui un braccio alzato di fianco la mia testa ben stretto al palo per mantenere l’equilibrio a causa delle brusche frenate dell’autobus. 
Lo sento stringermi volutamente con l’altra mano libera ed abbassare lentamente il volto fino a posare il mento sulla mia spalla. 
«Sei comodo?» Chiedo voltando appena lo sguardo verso la sua direzione.  
«Mai stato meglio.» Risponde semplicemente lui chiudendo gli occhi e sorridendo.
«Scemo!» 
Ed è stato questo il lato del suo carattere che mi ha sempre convinto a non allontanarmi da lui, nonostante i suoi modi da sbruffone, cattivo ragazzo, nonostante tutti i nonostante
Perché lui sapeva essere dolce, affettuoso, sapeva farti sentire importante, con quelle sue lunghe braccia che riuscivano a racchiudermi tra di loro completamente e mi stringevano facendomi sentire a casa. 
E tutto il resto del mondo che ci circondava svaniva, non esisteva più.
Come se fossimo finiti dentro una piccola bolla di sapone, dove esistevamo soltanto noi e le mie mille farfalle nello stomaco

"Perché non eravamo amici e nemmeno fidanzati, ma eravamo qualcosa e quel qualcosa caspita se mi piaceva."

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro