15.4

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Questa era la nostra prima lite, quella che avrebbe dovuto farmi capire di che pasta fosse fatto Ben Roberts.

«Riley ho voglia di portarti in un posto.» Parla sottovoce, e percepisco a fatica il suono della sua voce uscir fuori dal cellulare.

«Dove vorresti portarmi?» Chiedo sorpresa.

«Devo farmi perdonare per il mio brutto caratteraccio. A volte sono uno stronzo Riley lo so, ma sai anche quanto io tenga a te e sono soltanto uno stronzo insicuro, che con le sue paranoie riesce a rovinare persino la cosa più bella che ho, l'umore della mia bellissima fidanzata.» Confessa, accendendo il mio sorriso, e l'amaro in bocca lasciato dal brutto litigio svaniva via magicamente.

«Io non sono bellissima e tu sei soltanto un adulatore che vuole comprarmi.» Scherzo.

Lo sento sorridere, e son sicura che un ghigno strafottente adesso sia comparso sul suo volto.

«Quanto mi conosci bene, però sei davvero bella, la mia piccola patata.» Cantilena con voce allegra.

Sorrido.

«Dove mi porti?» Cambio argomento.

«Alla vecchia stazione abbandonata.» Sussurra.

«Non mi piace quel posto.» Ammetto.

«Ti ricrederai.»

Il campanello di casa suona, Ben è già fuori ad aspettarmi.

Indosso al volo il mio giubbotto, e dopo aver avvertito mamma della mia uscita, scappo fuori casa.

Ben è giù in strada.

Lo guardo, mi perdo nei dettagli, jeans aderente, felpa larga, le solite drunknmunky grigie, occhiali da sole ed i folti capelli neri sparati al vento.

«Sei uno schianto!» Apprezzo quel che vedo simulando un fischio, mentre mi appresto a recuperare il nostro mezzo di trasporto in garage.

Lo guardo sorridere, ed avvicinarsi al mio scooter per sedersi al posto guida.

«Mi sei mancata.» Sussurra al mio orecchio, una volta arrivati a destinazione, alzandosi e posizionandosi difronte a me, ancora seduta sullo scooter.

Mi abbraccia, mi bacia con dolcezza, riempiendo il mio corpo di soffici carezze.

E sono creta tra le sue mani.

«Mi sei mancato anche tu.» Sussurro posando un lieve bacio sul suo collo, proprio sotto il suo orecchio.

Come una miccia che si accende.

Nell'udire la mia confessione, il suo fuoco arde.

Trasformando la dolcezza in passione.

Le sue mani diventano invadenti, le nostre lingue si rincorrono in maniera audace.

Avvicino il mio corpo sempre più vicino al suo, come se fossimo gli ultimi due pezzi di un puzzle che coincidono perfettamente.

Sposta una mano sul mio fianco, sfiora la mia pancia con le sue dita.

Gioca con il mio corpo, disegnando dei piccoli cerchi attorno al mio ombelico.

Sorrido sulle sue labbra, a disagio.

«Shh, va tutto bene. Rimani con me, in questa piccola bolla che abbiamo creato.» Sussurra lasciando lievi baci sul mio viso.

«Aspetta.» Sussurro, allontanando le sue mani dal mio corpo.

«Che ti prende?» Chiede nervosamente, tornando a baciarmi.

«Aspetta, fermati. Non ci riesco, così non ci riesco.» Sussurro imbarazzata.

Si blocca un attimo a guardarmi, sembra pensare, forse contare, poi si volta e con uno scatto d'ira tira un destro, forte, colpendo d'improvviso lo specchietto dello scooter.

Sussulto sorpresa, il vetro si frantuma a contatto con la sua mano, spargendosi in tanti piccoli pezzettini sul pavimento.

La sua mano ferita inizia a sanguinare.

«Ma cosa hai combinato?» Mi appresto a chiedere, alzandomi con un balzo verso lui preoccupata.

«Che ti è saltato in mente stupido?» Gli urlo contro stringendogli la mano insanguinata fra le mie.

«Tu sei fuori di testa.» Lo accuso con sguardo dolce, ma Ben non risponde, si limita ancora a guardare le nostre mani intrecciate in silenzio.

«Amore guardami.» Lo supplico.

«Perché continui a respingermi Riley?» Chiede quando finalmente si decide a parlare.

«Ben quante volte devo dirti che non devi mettermi pressioni.» Mi lamento.

«Andiamo a casa!» Sussurra, e mentre ci dirigiamo verso casa lo scorgo guardarmi dallo spercchietto retrovisore con una strana luce tra gli occhi, come se avesse capito ciò che volevo dirgli.

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