16.4

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Ordiniamo da mangiare e prendiamo posto ai pochi tavoli disponibili.

«Si mangia!» Esulta Angel guardando il suo hamburger di pollo con contorno di patatine e salsa caesar, provocando le risate di tutto il gruppo.

«Torniamo a casa, la nostra corsa sta per passare.» Ci avverte Ben, una volta terminato di mangiare guardando me e le mie amiche.

Saliamo sull'autobus, ancora stracolmo di gente nonostante l'orario, e scorriamo verso la fine riuscendo a trovare dei posti liberi.

«Vieni patata, siedi sulle mie gambe.» Ben porge la sua mano facendola unire con la mia, approfittando della nostra stretta per avvicinarmi dolcemente a lui.

Siedo goffamente sulle sue gambe, con al nostro fianco Brianna seduta tra le gambe di Angel.

Tengo metà schiena poggiata sul freddo vetro del finestrino, guardo Ben chiacchierare allegramente con le mie due amiche che sorridono per il loro scambio di battute.

«Eravamo sotto casa di questa vecchia signora ad aspettare che suo figlio ci vendesse un po' di fumo, per sballarci un po'. Qualche vicino deve essersi insospettito ed ha chiamato una pattuglia per controllare.

Giuro, ho iniziato a correre come un matto per paura che mi prendessero, e poi alla fine mi son reso conto che non stavano seguendo me. Mi son trovato a correre da solo come un povero stupido.» Ben racconta una delle tante avventure vissute con i suoi amici. «Immagino la scena.» Esclama rapita dal racconto Brianna.

«Già, immagino che forza!» Ribatto sarcastica.

«Immagina se vi avessero presi, non sarebbe stato ancora più divertente?» continuo a punzecchiare Ben con il mio sarcasmo.

«Non fare la guastafeste Riley.» Mi rimprovera lui infastidito.

Scende un imbarazzante silenzio tra di noi, sento di tanto in tanto le mie amiche conversare silenziosamente fra di loro, ma io non ho intenzione di emettere un suono e nemmeno il ragazzo alle mie spalle a quanto pare sembra intenzionato a farlo.

Guardo fuori dal finestrino cercando di far placare un po' il mio nervosismo.

«Mi dispiace.» Sussurra invece lui, stupendomi, al mio orecchio, poggiando la fronte sulla mia spalla, facendo crollare le barriere che ero con tanta forza riuscita a crearmi.

Una lacrima solitaria scorre lungo la mia guancia senza il mio permesso.

Avvicino metà del mio volto al suo, facendo sfiorare il mio naso con i suoi capelli.

«Mi preoccupo soltanto per te.» sussurro respirando come una drogata in astinenza il suo profumo, l'odore della sua pelle.

«Lo so.» Sussurra, mentre mi stringe forte tra le sue braccia senza parlare, perché non occorrono parole, i nostri occhi che continuano a guardarsi stanno già urlandosi tutte le promesse di cui i nostri cuori hanno bisogno.

«Locogrande, Trapani.» Chiama la fermata la voce meccanica impartita dal conducente dell'autobus.

«È la nostra!» Ci risveglia dal nostro torpore la voce di Brianna, che urlando contro la povera Angel la costringe ad alzarsi dalla sedia per prenotare la nostra fermata. 

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