23.2

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«Ehi, ma questo è sequestro di persona.» Parlo alzando il tono di voce.  

«Non mi importa quello che dirai. Tu oggi pranzi a casa mia!» Ben Roberts mi coglie di sorpresa sbucando alle mie spalle, intreccia le mani ai miei fianchi, obbligandomi a muovere le gambe spintonate dalle sue.

«Ma, non ho nemmeno avvertito mia madre.» Tento di procurarmi una via di fuga.

Alle nostre spalle Brianna ridacchia godendosi lo spettacolo.

«Kirsten non è mai stata un problema. Chiamala, che Duncan ci aspetta.» Ordina.

«Tua madre e tuo padre?» Chiedo in ansia.

«Tranquilla i miei non son in casa. Abbiamo casa libera.» Confessa facendo degli strani movimenti con le sopracciglia. «Scemo!» Esclamo tirando un leggero schiaffo al suo braccio, non scalfendolo minimamente.

Scendiamo alla nostra fermata e lo seguo in silenzio, già nervosa di incontrare il suo simpatico fratellone.

«Tranquilla Duncan non ha mai morso nessuno.»

Ben si prende gioco di me, posizionando il braccio attorno al mio collo mentre selezioniamo il piano da raggiungere dentro l'ascensore.

Sorrido, più nervosa di prima.

É solo Duncan continuo a ripetere dentro la mia mente a causa della mia smisurata timidezza.

Apre il portone con le chiavi di casa.

Mi guarda, sorridendomi dolcemente.

Tutto è rimasto esattamente come l'ultima volta, persino il mio stato d'animo.

Percorriamo il piccolo corridoio, stavolta saltando il salone.

Varchiamo la porta della cucina.

La cucina è grande, in stile classico color legno.

Una grande portafinestra ti porta al di fuori su una piccola veranda caratterizzata da vetrate, che ti permette di ammirare il paesaggio sottostante.

«Ragazzi siete arrivati, non vi avevo sentiti.» Duncan ci accoglie allegramente.

«Ciao.» Sussurro timidamente ricambiando il suo abbraccio.

«Allora piccolina cosa vuoi mangiare?» Chiede dolcemente cercando di mettermi a mio agio.

Ben silenzioso ci guarda accennando un sorriso colmo di felicità, deve piacergli molto avermi qui, fra queste quattro mura, a relazionarmi con la persona più importante della sua vita.

«Va bene qualsiasi cosa.» Rispondo con gentilezza ricambiando il suo sorriso.

«Perfetto allora ci penso io.» Si volta soddisfatto della mia risposta, cominciando a trafficare coi fornelli.

Aiuto Ben a sistemare la tavola, scambiando di tanto in tanto qualche allegra battuta con suo fratello.

Tra i due c'è un bel rapporto.

La mia insicurezza iniziale si è dissolta, grazie a questa stramba coppia con cui potrei persino abituarmi a trascorrere del tempo.

Il pranzo è servito, e sorrido ascoltando i battibecchi dei due ragazzi seduti al tavolo con me.

«Io non ho mai guardato neanche un solo episodio di Star Wars.» Ammetto stanca di ascoltare i loro discorsi sulle serie tv.

«Tu, un tempo mi stavi simpatica donna.» Esclama Duncan usando un tono di voce buffo puntando il dito nella mia direzione.

Sorrido.

«Si può sempre rimediare.» Ben sussurra allegramente.

«No, non credo. Non è proprio il mio genere.» Confesso con tono provocatorio verso il fratello più grande.

«Cosa tocca sentire alle mie povere orecchie.» Borbotta alzandosi da tavola e ci saluta con la scusa del lavoro, uscendo fuori casa fingendosi offeso.

Sogghigno.

«Non far caso a lui, adora scherzare continuamente.» Mi rassicura Ben.

«Non mi son offesa. Piuttosto sistemiamo questa cucina!» Sorrido contenta e soddisfatta di questo pranzo in famiglia.

Mi alzo da tavola cominciando a gettare le stoviglie sporche dentro al lavello, per essere lavate.

Immergo le mani in acqua, cominciando a sciacquarle.

Ben alle mie spalle è stranamente silenzioso.

Sento i suoi occhi bruciare la mia pelle.

Ho quasi finito il mio compito, quando ad un tratto un soffio caldo si posa dolcemente sul mio collo scoperto.

«Sei davvero sexy mentre compi i doveri di casa.» Sussurra soavemente.

Bacia avidamente il mio collo, intrecciando le mani sul mio ventre scoperto.

Avvicina i fianchi ai miei.

Ho ancora le mani immerse nel sapone.

Sbottona i miei jeans per intrufolarvi dentro le sue mani.

Poggio la testa sulla sua spalla, quando la pelle fredda delle sue dita entra a contatto con la mia.

E sono creta tra le sue mani.

Sollevo le mani bagnate cercando un appiglio tra i suoi capelli.

Morde il mio collo, marchiato con possesso dalle sue fameliche labbra.

Le sue dita cominciano a danzare contro la mia eccitazione, e a me non rimane altro che sussurrare il suo nome, una volta giunta al culmine dell'estasi.

«Sarai la mia rovina.» Sussurra in risposta con voce roca, leccando scherzosamente la mia guancia.

«Sei disgustoso!» Sorrido portando le mani a coprirmi gli occhi.

«Sei la pietanza migliore che abbia mai assaggiato.» Ammicca pizzicandomi l'orecchio con i denti, e lasciando una rumorosa pacca sul mio sedere si allontana a passo svelto verso la sua camera, lanciandomi un silenzioso invito che mi appresto ad accettare.  

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