28.1

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Nonostante tutti i nonostante

Avevo preso la mia decisione ed anche se Ben mancava come fosse aria, dovevo soltanto resistere, il dolore prima o poi sarebbe passato, dovevo solo smettere di pensarci.

«Non pensarci, non pensarci,

devi riuscire a non pensarci.» Continuavo a sussurrare dentro

la mia testa e forse non solo, per farmi forza, e forse la gente intorno a me cominciava a scambiarmi per pazza, ma non importava, tanto a me non era mai importato del giudizio della gente, no?

«Riley.. Riley smettila.. Adesso basta!» Brianna mi ferma, stringendo il mio braccio dentro la sua mano per bloccare i miei movimenti.

«Cosa?» Chiedo risvegliandomi dal mio stato confusionale.

«Cosa? Adesso basta sono stanca di osservare la mia amica farsi del male... Ma ti sei guardata allo specchio? Tesoro hai delle occhiaie enormi sotto gli occhi.. è arrivato il momento di rialzarsi, basta buttarsi così giù.» parla diminuendo la presa sul mio braccio «E poi devo per caso ricordarti quale sia il nostro motto?»

«No Brianna, me lo ricordo bene.» Ammetto.

«Bene, allora ripetilo insieme a me!» Esclama sicura di sé.

«Sul serio?» Domando titubante.

«Sul serio, al mio tre.

Uno,

Due,

Tre...» Conta.

«Un giorno senza un sorriso, è un giorno perso.» Recitiamo insieme come delle brave scolarette.

«Ottimo.» Esulta soddisfatta. «Come ricompensa più tardi ti compro un bel gelato.» Parla accarezzando la mia chioma dorata.

«Non sono una bambina Brianna.» Mi lamento per il suo insolito comportamento.

«Beh allora non comportarti come tale, su... Usciamo da questa scuola!» Borbotta stringendo nuovamente la mia mano con la sua e trascinandomi letteralmente al di fuori di questo edificio.

Ero appena rientrata in casa, quella settimana sembrava non voler terminare più, i minuti sembravano esser diventati ore, le ore giorni, i giorni settimane.

È continuavo ad impormi di non pensarci, ma la mia mente continuava a vorticare, fino a raggiungere sempre lo stesso punto, il mio punto di non ritorno, e forse avrei preferito non averti mai conosciuto perché mi sono persa continuando a vivere in un sogno ad occhi aperti, ma adesso è giunto il momento di smettere di sognare.

Riley apri gli occhi e sii consapevole che quel desiderio tanto non si avvererà mai.

E mi manca quello che pensavo tu fossi, perché in fondo non chiedevo nemmeno tanto, desideravo soltanto esser amata, desideravo soltanto che la mia favola divenisse realtà, io sarei stata la tua principessa e tu il mio cavaliere dal manto nero.

Ed invece eccomi qui, a rimuginare sul male che continuavamo ad infliggerci, delusa perché per un attimo questa povera illusa ci aveva creduto per davvero.

È il trillo di un cellulare che suona che mi ridesta dai miei pensieri.

Il cuore pompa veloce.

E non ho bisogno di leggere chi sia il mittente di quel messaggio, perché il corpo avverte la mente preparandola all'imminente minaccia.

E mi rendo conto che basta un tuo semplice messaggio, e le mie emozioni, tutto quello che credevo di pensare, inizia a subire un cambiamento.

Perché nonostante tutto, nonostante tutti i nonostante tu riesci ancora, e riuscirai sempre, a sconvolgermi la vita.

Ed io voglio solo vivere ancora quel brivido di libertà, voglio solo riuscire a non perdere più l'equilibrio.

«Che vuoi Ben?» Dico senza nemmeno rendermi conto di aver risposto alla sua telefonata dopo giorni di silenzio.

«Hai letto il mio messaggio?» Chiede diretto, e torna con prepotenza all'interno della mia vita, senza un minimo di tatto.

«Si.» Mento.

«Eh allora?» Chiede.

«Eh allora cosa?» Domando ignara del motivo della sua telefonata.

«Quando possiamo incontrarci Riley.» Sussulto.

«Io... io.» Balbetto, le parole bloccate in gola.

«Voglio vederti.» Sbotta interrompendo i miei lamenti.

«E poi hai ancora una cosa che mi appartiene, te la ricordi?» Sussurra e mi tiene in pugno mentre i numerosi flashback prendono vita dentro la mia mente.

Il suo telo mare.

Inizio flashback

"«Riley Cohen mi faresti l'onore di cenare con me difronte questa infinita bellezza?» sussurra indicando il tramonto stringendo un piccolo sacchetto tra le mani, la nostra cena.

«Ne sarei davvero onorata Ben Roberts.» sussurro timidamente, ed un grande sorriso prende vita sui nostri volti.

«Sai, ho sempre paragonato la nostra storia alle montagne russe.» Confesso.

E lui sorride capendo le motivazioni del mio paragone."

Fine flashback

«Io non ho alcuna intenzione di vederti Ben Roberts.» Balbetto una volta rinsavita dal mio viaggio al passato.

«Quando mai ho tenuto in considerazione ciò che vuoi tu Riley Cohen. Questo pomeriggio.» Parla con tono autorevole per smorzare la mia audacia.

«Ho detto no Ben. Non ho nulla da dire, io e te ci siamo già detti tutto quello che avevamo da dirci.» Ride.

«Sciocchezze. Preparati sto andando a prendere il primo autobus che mi porterà li, fatti trovare al muretto vicino la mia vecchia casa.» Ordina.

«Altrimenti?» Lo provoco, perché siamo sempre stati questi, lui incute terrore con le sue stupide minacce ed io mi fingo potente con le mie inutili provocazioni, portandolo sempre più al limite della sopportazione.

«Altrimenti verrò a tirarti fuori casa con la forza, e sai quanto io ne sia capace... Le sfide mi son sempre piaciute, e le tue provocazioni mia piccola ed ingenua Riley sono soltanto pane per i miei denti.» Sussulto.

Silenzio.

«Preparati che sto arrivando.» Dice chiudendo, senza nemmeno ascoltare la mia risposta, la telefonata e come eco alle sue parole si ode soltanto un silenzio assordante ed il rumore del mio respiro spezzato mentre sussurro in un mantra:

"Non devo Piangere." 

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