28.2

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"Preparati che sto arrivando."

La sua voce è un'eco lontano che continua a ripetersi nella mia mente mentre con una calma che non mi appartiene comincio a prepararmi per affrontare nuovamente il mio aguzzino e forse è soltanto suggestione, ma non ho per nulla un buon presentimento...

Raccolgo in fretta il mio cellulare lanciato precedentemente in malo modo sopra il letto e faccio partire la telefonata, perché è di lei che ho bisogno, di lei e dei suoi consigli.

«Riley?» Risponde prontamente.

«Brianna...» Sussurro il suo nome per farle sentire che ci sono. «Che succede tesoro?» Chiede.

«Sta venendo qui.» Confesso e non mi ero nemmeno accorta dei miei silenziosi singhiozzi fin quando non ho sentito la mia voce parlarle.

«Riley impara a voltare le spalle a ciò che ti fa male, anche se è complicato o difficile, tu fallo...

E impara a farlo con eleganza, con la stessa eleganza di chi con poco tatto ed intelligenza ti ha ferita fregandosene di te e dei tuoi sentimenti.» Sussurra dolcemente.

«Grazie Brianna, ne avevo proprio bisogno.» Confesso e mentre asciugo le mie lacrime smetto di piangere e di esser debole.

«Quando vuoi, sono sempre qui, pronta a supportarti... E SOPPORTARTI Riley, perché sei una rompiballe.» Alza il tono di voce sull'ultima parte.

Ridiamo.

«Sono pronta.» Ammetto.

«Sei pronta...

Vai lì ed affrontalo.» Sussurra per aumentare il mio ego.

«Vado, augurami buona fortuna.»

«Non ne hai bisogno, ciao Riley e buona fortuna.»

«Non avevi detto che non ne avevo bisogno?» Borbotto tesa come una corda di violino.

«Vuoi chiudere questo dannato telefono Riley!»

Sorrido sentendola sbraitare e terminiamo la nostra telefonata con l'eco delle nostre risate a farci da sottofondo.

Sono in ansia, il mio livello d'ansia è decisamente alle stelle.

"Sono qui." scrive in un messaggio.

"Arrivo." digito mentre raccolgo la borsa dal pavimento, e ci butto dentro le ultime cose, cellulare, documenti, chiavi...

Mi fiondo giù per le scale camminando dritta fuori casa per recuperare il mio scooter e dirigermi da quel disastro che porta il nome di Ben Roberts.

La sua vecchia casa dista davvero pochi metri dalla mia, oltrepasso un incrocio ed eccola lì la ragione di tutti i miei problemi, la causa del mio malessere, colui che con i suoi errori e con la sua gelosia ha sgretolato il nostro rapporto.

Rallento mentre mi avvicino con cautela al luogo del nostro appuntamento.

Lo guardo, la solita aria da ragazzaccio strafottente che nessuno può riuscire a scalfire, jeans a vita bassa, le sue adorate drunknmunky e la solita folta chioma nera rizzata verso l'alto.

È bello da mozzar il fiato.

E sento ancora quel vuoto allo stomaco che mi strozza quando i tuoi occhi si posano sui miei, e quelle maledette farfalle riprendono vita confermandomi tutte le volte i profondi sentimenti che nutro per lui.

E continuo a sentirmi maledettamente vuota tutte le volte che provo ad immaginarmi senza te.

Le mie gambe continuano a tremare sotto il tuo sguardo attento, ed io ci provo a non notare i numerosi segnali che il mio corpo continua a mandarmi, continuo a far finta di nulla.

Ma tu, nonostante tutti i nonostante, continui a fare lo stesso ed identico effetto di sempre ed io ci provo, e continuo a ripetermi che bisogna, anzi devo distruggere ciò che mi distrugge, ma come si fa a cancellare qualcosa che è inciso con forza sulla nostra pelle?

Mi fermo, spengo il motore e scendo dallo scooter.

«Riley.» Saluta con un cenno della testa.

«Ben.» Sussurro imitando i suoi movimenti.

Silenzio.

I nostri corpi distanti.

Lo guardo, il suo corpo poggiato su quel famoso muretto, spettatore involontario di numerosi litigi.

«Non voglio litigare.» Sussurro intimorita dal suo improvviso mutismo.

Ho sempre pensato che Ben Roberts fosse così simile ad un pacchetto regalo a scatola chiusa, ben sigillato, la sua carta è lucente, decorato con un bel nastro colorato.

Ok sto vaneggiando.

Beh il fatto è che potrai pure intuirne la forma, ma non saprai mai con certezza cosa vi sarà nascosto al suo interno, fino a quando non deciderai che è arrivato il momento di aprirlo.

«Non son venuto qui per farti la guerra Riley, se è questo che credi.» Dice nervoso.

«Davvero?» Sussurro sarcastica.

«Sul serio.» conferma.

«Eh allora cos'è che vuoi Ben?» Chiedo.

«Mi manchi.» Confessa, mentre si avvicina lentamente al mio corpo, cambiando totalmente tono di voce, e del Ben strafottente e sicuro si sè adesso non vi è più alcuna traccia.

«Smettila.» Sussurro compiendo qualche piccolo passo indietro per allontanarmi da lui.

«Non farlo Riley, ti prego.» Mi supplica.

«Cosa? Cosa non dovrei fare Ben, contraddire i tuoi continui sbalzi di umore? Ma dimmi, soffri per caso di bipolarismo?» Lo affronto usando la tattica di sempre, la provocazione.

Silenzio.

«Io tra le tue braccia mi sentivo al sicuro...»alzo il tono di voce ormai fuori di me, «sono stata una sciocca a giocare a questo stupido gioco, che è la nostra relazione, rispettando le regole, dovevo farmi furba e giocare esattamente come te.

La verità la sai qual è?

La verità è che mi ero sentita speciale finché non ho saputo che parlavi alle altre esattamente come facevi con me, e fa male, perché infondo l'ho sempre saputo, ci ho sperato fino all'ultimo che fossi una persona diversa, ed invece mi sbagliavo... Mi sbagliavo maledettamente, sei esattamente come tutti gli altri.»

«Non dire sciocchezze.» Borbotta mentre continua ad effettuare piccoli passi verso di me.

«Sciocchezze...» Sorrido sarcastica. «Tu non mi ascolti, non mi prendi mai minimamente sul serio... Continui a credere che anche sta volta cadrò ai tuoi piedi, sono stanca di esser il tuo zerbino, è arrivato il momento di trovarti un nuovo giocattolo Ben Roberts.» Lo affronto.

«T-tu...» Balbetta cambiando nuovamente tono di voce, e del Ben dolce ed indifeso adesso non vi è più alcuna traccia.

«Io?» Lo provoco.

«Tu, t-u non hai alcuna voce in capitolo a riguardo, t-u non capisci...» Balbetta.

«Cosa non capisco?»

«Tu non puoi lasciarmi, io senza di te sono perso, ho solo te ok? Tu non puoi farmi questo.» Urla ormai fuori di sé, avvicinandosi con passo sicuro al mio corpo che sovrasta con il suo.

Respiriamo la stessa aria, ha completamente invaso il mio spazio vitale.

Lo affronto, non oso abbassare lo sguardo.

«Baciami Riley.» Sussurra con voce dolce per conquistarmi.

Sfiora il mio viso con le sue dita e quasi riesce nel suo intento, incantarmi.

«Non posso.» Sussurro.

«Cosa?» Dice stringendo con forza il mio volto tra le sue mani, obbligandomi ad incastrare i miei occhi con i suoi.

«Non posso...» Sussurro ancora più lievemente. «Non possiamo continuare in questo modo, guardarci... Sono stanca di vedere come ogni giorno continuiamo a distruggere ciò che di così bello eravamo riusciti a creare.»

I miei occhi ancora intrecciati coi suoi si riempiono di lacrime e la mia voce trema mentre con voce atona mi costringo a sussurrare...

«Non ti ricorderò come una persona qualunque incontrata in un luogo speciale, ma cercherò di ricordarti come una persona speciale incontrata in un luogo qualunque.»

E il mio cuore si riempie di crepe mentre guardo gli occhi dolci e lucidi di Ben trasformarsi nuovamente nel ragazzo strafottente che mi aspettava poggiato a questo muretto, e forse si aspettava che le cose andassero diversamente, ma per quanto la mia voglia di continuare questa storia sia infinita, un vaso rotto resterà pur sempre un vaso rotto, nonostante tutti i nonostante.

E puoi provare a ripararlo, rimediare al danno con un po' di colla, aggiungere qualche decorazione, ma sotto la sua nuova corazza rimarrà pur sempre un semplice vaso rotto.

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