Capitolo Extra 2

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Pov. Riley

Avevo appena terminato di prepararmi, non vedevo l'ora che la serata fosse iniziata, il nostro primo Capodanno insieme.

La nostra era sempre stata una storia tortuosa piena di tira e molla, ma alla fine finivamo sempre per tornare insieme.

Stavo fischiettando una vecchia canzone che suonava tra le casse del computer, avvicinandomi sempre più alla mia camera, quando...

«Daniel, ancora?» Lo sento borbottare incazzato.

«Che cazzo vuole questo da te?» Mi domanda con tono minaccioso appena lo raggiungo.

«Cosa?» Sussurro sorpresa dalla sua domanda e dal suo cambio di umore.

«Questo stronzo cosa cazzo vuole ancora da te?» Quasi urla parandosi difronte al mio corpo, sovrastandomi.

«Amore...» Sussurro con voce lieve, alzando lo sguardo per puntare i miei occhi nei suoi.

E la vedo la nebbia che offusca i suoi occhi, le pupille dilatate così tanto che non riesco a distinguerle dai suoi intensi occhi marroni.

«Amore un corno Riley.» Ed il mio nome esce fuori quasi come fosse un ringhio.

«Ti prego amore non roviniamoci questa serata, era tutto così perfetto, lo sai persino tu che non è nulla quello che hai visto, non potrei mai farti nulla di simile, non ho nemmeno risposto ai suoi messaggi, non te l'ho detto perché volevo evitare tutto questo.» Parlo e lacrime amare cominciano a rigare il mio volto.

Ed il mio mondo si ferma, quando avverto dei piccoli passi alle mie spalle, asciugo in fretta i miei occhi.

«Che sta succedendo qui?» Mia madre fa capolinea alla porta guardandoci con aria severa, ci studia.

Guardo Ben.

«Nulla mamma, stavamo per scendere.» Mento.

«Non mi sembra nulla Riley.» Borbotta lei fissando i miei occhi coi suoi, e non son mai stata abile a mentire.

Scendiamo di sotto, il mio umore a terra.

In tv il classico concerto di fine anno.

Il conto alla rovescia.

Ben nell'angolo opposto al mio.

Scocca la mezzanotte.

«Buon anno.» Urla la televisione, la casa va in festa.

Urla, abbracci, baci di buon augurio.

E non avrei mai pensato che il mio nuovo anno fosse iniziato in questo modo.

Pov. Ben

Sua madre ci aveva appena lasciati al locale.

Riley a casa, era riuscita a mostrarsi serena per ingannare i suoi genitori, ma da quando eravamo scesi dall'auto non aveva osato rivolgermi la parola.

Difronte a noi una fila interminabile di persone che aspettavano pazientemente il loro turno per poter entrare e godersi la serata, io stavo già perdendo le staffe.

«Smetti di ignorarmi.» Borbotto con tono minaccioso stringendole con forza il polso per richiamare la sua attenzione.

«Non osare toccarmi.» Ringhia fra i denti, e la mia gattina aveva appena tirato fuori gli artigli.

«Mi ecciti quando sei furiosa con me, non immagini le cose sporche che ti farei se non fossimo in mezzo a tutta questa cazzo di gente.» Sussurro con voce famelica al suo orecchio.

«Smettila, mi hai fatto fare una figura di merda con i miei genitori, che inizio di anno nuovo di merda.»

Era incazzata, e un po' lo capivo, ma non poteva rivolgersi a me in quel modo, in fondo avevo avuto le mie ragioni per comportarmi così, ed adesso lei con i suoi modi del cazzo mi stava stancando, le avrei fatto vedere io un vero inizio di anno nuovo di merda.

Sorridevo.

«Non osare allontanarti da me.»

Pov. Riley

"Non allontanarmi da lui, e dove dovrei andare?" Continuavo a pensare mentre lo osservavo circospetta.

Sorrideva sadicamente senza emettere un suono.

Non mi piaceva quel sorriso.

Sapevo già che quella sarebbe stata una pessima serata e l'inizio ne era già una prova.

Entriamo dentro al locale.

I suoi amici ci attendono già con i bicchieri pieni in mano.

Salutiamo tutti e mi metto da parte, Ben non mi aveva più rivolto nemmeno uno sguardo e sapevo cosa stesse facendo, mi stava ignorando.

Mi sentivo sola, continuo a guardare con sguardo assente i miei piedi.

Mi ero fatta carina, avevo fantasticato per giorni sognando questa serata.

Il mio vestitino nero brilla grazie al riflesso della luce con le mie paillette ed i collant neri pieni di piccoli brillantini, avevo progettato per giorni il mio outfit.

Avevo arricciato le punte lisce dei miei capelli per darvi un lieve movimento.

''Quanto lavoro per nulla" pensavo mentre la gente intorno a me continua a ballare, ridere e scherzare.

Lucas un amico di Ben insieme alla sua nuova ragazza si avvicinano a me, mi guardano entrambi con occhi dolci.

"Devo fargli proprio pena" penso mentre comincio una semplice conversazione insieme a loro.

Ben alle mie spalle parla allegramente come se nulla fosse con altri ragazzi, continuando ad ignorarmi.

«Mi dispiace Riley, sai com'è fatto.» Sussurra Lucas senza farsi sentire dal suo amico alle nostre spalle.

Non rispondo, fregandomene di risultare maleducata o arrogante.

Questa assurda situazione mi incominciava a stare stretta.

"Non sono una piccola pecorella smarrita." Urlo dentro la mia testa.

Adesso basta.

Borbotto un banale "vado fuori" fregandomene se lo stronzo mi avesse sentito o meno.

Ero nera.

Fumo denso sgorgava fuori dalle mie orecchie.

E mentre a passo deciso mi allontano da quel gruppo per respirare e donare aria pulita ai miei polmoni, finalmente i suoi occhi si posano su di me.

E fanculo se con voce minacciosa mi avevi ordinato di non osare allontanarmi da te.

«Dove stai andando?» La sua voce alle mie spalle.

Sorrido.

«Ah adesso esisto?» Domando sarcastica.

«Torna subito qui.» Ordina.

Aveva pure il coraggio di dettare ordini.

Esco fuori, aria fresca.

Trovo un punto isolato, mi ci fiondo.

Dei ragazzi mi salutano.

Accenno un sorriso fuori di me.

Una presa, mi blocco, un corpo poggiato con possesso contro il mio.

«Non osare.» Sussurra minaccioso sulle mie labbra.

«Cosa?» Sorrido sadica.

«Guardami, guardami come mi hai ridotta.» Chiudo gli occhi, il sorriso a morirmi sulle labbra.

«Hai rovinato tutto.» La voce spezzata, gli occhi lucidi, pieni del suo veleno.

E sono una debole.

«Ti amo.» Sussurra dolcemente carezzandomi una guancia.

«Ti odio.» Borbotto piena di tutte le emozioni che riesce a provocarmi.

«Mi perdoni?» Ed i suoi occhi si addolciscono, due dita a puntellarmi il mento.

Lo guardo.

Asciuga le mie lacrime con le sue labbra.

«Sono uno stronzo... Perdonami.»

E sussurrando queste parole unisce in un profondo bacio le nostre labbra.

E calde lacrime riprendono la loro lunga corsa sulle mie guance.

E sono sempre stata una debole, e la mia debolezza più grande ha sempre portato un solo nome...

Il tuo. 

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