Pov. Ben (2)

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Allison era andata via sul serio da casa nostra, la casa senza lei era un rifugio vuoto e privo di vitalità.

Era trascorso quasi un anno da quel pomeriggio, poi un giorno rientrando dentro casa notai mia madre con una partecipazione di nozze in mano.

«Chi si sposa?» Chiesi scherzando.

«Tua sorella.» Rispose lei con aria affranta.

Era un anno che non vedeva Allison, quando usciva era sempre accompagnata dalla sua guardia del corpo, perciò doveva accontentarsi di sentirla al telefono quando lui era fuori casa.

Io ero riuscito a ricavare qualche ora di tregua per sgattaiolare via in casa sua, ma il tempo trascorso insieme, era sempre troppo poco.

Allison si era sposata, in una calda giornata d'estate.

Mi hanno detto che è entrata in chiesa indossando un bellissimo abito da sposa, soffice come una nuvola e cosparso di tanti piccoli fiorellini azzurri.

Il padre di Josh, il suo futuro marito, era molto emozionato mentre l'accompagnava all'altare fino alle mani di suo figlio.

Tra le mani di colui che l'avrebbe protetta per sempre.

Mi hanno detto che hai pianto una volta giunta difronte l'uomo che hai deciso di amare per il resto della tua vita, ti sei voltata a cercare la tua famiglia tra gli invitati, ti sei fatta forza, la forza che ti ha sempre contraddistinta, hai ricacciato indietro quelle stupide lacrime e hai scambiato le promesse di matrimonio con il futuro padre dei tuoi figli.

Mi hanno detto che è stata una cerimonia emozionante, ma io so quanto un vuoto incolmabile era presente come una voragine dentro il tuo cuore, perché mancava la tua famiglia.

Siete entrati in sala per il rinfresco e durante il ballo dei genitori, altre lacrime amare hanno rigato nuovamente il tuo volto.

Ti sei messa in disparte ed hai guardato tuo marito danzare insieme alla donna che lo ha concepito, sua madre.

Papà, avrai pensato, guarda come il tuo pensiero è presente anche oggi, nonostante la tua assenza.

Assenze.

Perché forse nel giorno più importante della tua vita, le persone più importanti non erano lì a sostenerti e a renderti felice sorellina.

So che Duncan si è presentato a fine serata regalandoti quel meraviglioso sorriso che per tutta sera avevi tanto faticato a far spuntate su quelle tue labbra.

I tuoi occhi si sono illuminati ed il tuo giorno speciale, ma così imperfetto, era diventato forse un po' meno imperfetto.

Mi hanno raccontato, già...

Perché sarebbe stata un'ardua impresa per nostro padre riuscire a mettere in secondo piano se stesso, privilegiando per una volta la felicità della sua bambina.

E in un giorno così importante perché privarla soltanto della sua presenza quando possiede il pieno potere dell'intera famiglia.

Ricordo benissimo i giorni antecedenti al matrimonio, mamma piangeva, dopo aver trascorso ogni minuto delle sue giornate a discutere e litigare con papà cercando di fargli cambiare idea.

«Dove cavolo sei stato vestito così?» Sento papà urlare duramente contro Duncan.

Mamma sta accennando un sorriso soddisfatta.

Erano mesi che non vedevo mamma sorridere.

«Che ti importa, eh? Che padre sei a non presentarti al matrimonio di tua figlia, sei soddisfatto adesso che sei riuscito a rovinarle un giorno tanto speciale.

Orgoglio, un giorno capirai quanto questo tuo prezioso orgoglio ti trascinerà in basso fino a renderti la persona che hai sempre decantato di disprezzare, te stesso.» si difende, parlandogli con disprezzo e guardandolo dritto negli occhi.

«Come osi parlare a tuo padre in questo modo?» Risponde lui sollevando la mano per colpirlo.

Sgrano gli occhi impaurito.

Ma Duncan non è più il ragazzo indifeso disposto a far di tutto pur di accontentare e farsi apprezzare dal padre.

Blocca il suo braccio, allontanandolo appena in tempo dal suo volto, per poi voltargli le spalle e silenziosamente dirigersi dentro la nostra camera.

Ed io voglio essere come Duncan da grande. 

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