30. The captain's mate

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Red; Taylor Swift

Le porte della palestra erano ancora chiuse, ma riuscivo comunque a sentire le urla e gli schiamazzi degli studenti in trepidante attesa.

La mia mano e quella di Blake erano intrecciate, come da tradizione, e sentivo di essere sul punto di svenire.

La fascia da capitano mi stritolava il braccio e desiderai sfilarla in modo da non avere tutta l'attenzione su di me.

E poi, partì la musica.

Le porte si spalancarono e il boato della folla fece tremare il pavimento: sembrava una partita di NBA.

Mi sentii del tutto fuori luogo.

Blake strinse la presa e mi diede un leggero strattone, come ad invitarmi a seguirlo.

Camminammo insieme e io mantenni la testa bassa, nella speranza che, grazie al cambiamento di capelli, non venissi riconosciuta.

Ci fermammo al centro esatto del campo, in attesa che tutti gli altri componenti della squadra si mettessero al loro posto.

Blake, così come tutti i suoi compagni, sollevò le nostre mani in aria e, in quel momento, tutti urlarono «Gators!»

Riuscii a tirare fuori un leggero sorriso.

La formazione si sciolse e Caroline mi afferrò per il braccio, «Tu sai tirare?»

Aggrottai la fronte, ma, prima che potessi chiedere, Blake mi afferrò per la vita. «Noi andiamo per ultimi» mi disse.

E, l'ennesima tradizione idiota a cui non avevo minimamente pensato, era uno scontro tra i ragazzi e le loro rispettive accompagnatrici; per questo motivo la seconda partita dell'anno, per i Gators, iniziava sempre prima.

I Tigers sarebbero scesi in campo dopo poco più di un'ora; prima, io avrei dovuto sfidare Blake e, tra di noi, avrebbe vinto chi avrebbe fatto per primo undici punti.

Sperai che l'attesa fosse molto lunga, tale da prepararmi psicologicamente a subire una tremenda umiliazione, ma mi sbagliai: Caroline e Victor si sarebbero sfidati prima di noi e, dopo che tutte le ragazze avevano perso, toccava a loro.

«Possiamo non fare questa idiozia?» chiesi a Blake, fermo davanti a me a guardare la cugina che cercava di tirare a canestro, fallendo miseramente.

Non capivo il perché di quella sfida: far scontrare delle ragazze con dei giocatori allenati, per di più su un campo che loro conoscevano era una cazzata. Tutto era fatto per mostrare che i ragazzi erano forti e imbattibili... ma era ovvio che avrebbero vinto contro delle ragazzine incapaci.

«La odio quanto te, ma il coach mi taglia le palle se mi tiro indietro» sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.

Dopo aver conosciuto il vero significato dei suoi tatuaggi qualche giorno prima, mi soffermai ad osservali. Pensai al suo fianco destro, al mio occhio impresso sulla sua pelle per sempre.

«Farai di certo meno schifo di tutte loro» disse con una smorfia, indicando con un leggero cenno del capo tutte le accompagnatrici che stavano bevendo facendosi consolare dai ragazzi; l'unica esclusa, ovviamente, era Joy: non le importava di aver perso contro Vincent, perché se gli avesse chiesto di fare una rovesciata senza spiaccicarsi a terra, anche lui non ce l'avrebbe fatta.

Mi fece un cenno di incoraggiamento.

Tutte noi, quella sera, avremmo dovuto assistere alla partita in panchina e non sugli spalti come al solito. L'unica esclusa era Joy. Si era categoricamente rifiutata di essere ridotta al trofeo di mio fratello, quindi si sarebbe esibita insieme a tutte le altre cheerleader.

Pensai a Cindy. Se Blake l'avesse scelta non avevo dubbi sul fatto che avrebbe rinunciato allo spettacolo pur di mostrare a tutti chi era.

Tutte sedute schiacciate su una panchina tranne una: colei che avrebbe fatto più punti contro i ragazzi.

«Perché dovrei? Ti sei visto?»

Blake sbuffò una leggera risatina, mentre Caroline miracolosamente faceva canestro; «Ti ho insegnato qualcosa da bambina» replicò. «Non gioco a basket da quando sei partito» confidai.

«Allora da domani torniamo ad allenarci... ho ancora il campetto nel giardino sul retro.»

Mi voltai di scatto verso di lui.

Mi aveva invitata a trascorrere del tempo insieme come due normali amici; ma sapevo che non saremmo mai potuti essere normali, che non avremmo potuto giocare a basket senza drammi: lui avrebbe fatto l'arrogante, sarebbe arrivato strafatto, avrebbe invitato qualche ragazza a fargli da supporto morale e tante altre cose che mi avrebbero infastidita.

Ignorai la sua proposta e capii dal suo sguardo che se n'era pentito subito dopo averla pronunciata. Così entrambi fingemmo che non avesse parlato.

«Tornerai bionda?» domandò, ma immediatamente scossi il capo. «Volevo solo divertirmi un po'... a Caroline è piaciuto aiutarmi.»

Quest'ultima venne sconfitta undici a otto e io e Blake ci mettemmo in posizione.

Visto che riconoscevano la nostra netta inferiorità, partivo io con la palla in mano.

Mi guardai il polso alla ricerca di un elastico: non mi importava che si potesse vedere il livido. Avevo voglia di provare ad umiliare Blake Davis.

Caroline era stata la migliore tra noi, ma io volevo battere Blake nonostante fosse una sfida alquanto ardua.

Fu lui a porgermi un elastico blu elettrico, con cui legai i capelli senza fare domande sul perché lo avesse.

Fu a dir poco estenuante.

Arrivammo ad essere dieci punti pari e, poiché eravamo in ritardo sulla tabella di marcia visto che lo scontro tra me e Blake si stava protraendo un po' troppo, quel punto era decisivo. La palla era di Blake.

Sapevo di essere spacciata.

Qualche volta aveva commesso degli errori banali che mi avevano aperto un varco fino al canestro, ma sapevo che non sarei riuscita a rubargli la palla: ero stanca e avevo vomitato poco prima... come potevo avere abbastanza forze per battere il capitano?

«Vai Blue!» gridò Caroline battendo le mani. Saltellava accanto a Vic, che ci osservava a braccia incrociate.

Lo afferrò per la spalla e lo obbligò ad applaudire a sua volta, facendomi ridere.

«Occhi a me, Cenerentola

Concentrarmi fu una tortura. Sentivo la testa girare e avevo decisamente bisogno di mangiare qualcosa.

«Io... non...» annaspai.

Blake non si curò affatto di me. Il suo ego era decisamente troppo grande per lasciarmi la vittoria a tavolino, così partì come un toro verso il canestro.

Racimolai le ultime forze rimaste e mi buttai davanti a lui, cercando di difendere a tutti i costi.

I nostri occhi si incrociarono e quel contatto, che durò un millesimo di secondo, distrasse Blake, tanto da permettermi di prendere la palla.

Quando se ne accorse, mi rincorse, ma io avevo già segnato e vinto la partita.

Mi sollevò per i fianchi, facendomi sedere sulla sua spalla e facendo un giro di campo per mostrarmi a tutti i tifosi. Avevo le guance rosse e volevo sparire, ma, allo stesso tempo, un sorriso enorme mi adornava il volto.

Una strana emozione mi pizzicò il palato mentre Blake correva in giro per la palestra come se avessimo vinto il campionato.

Era felicità.

Era il calore del braccio di Blake che mi stringeva le cosce, erano le urla esultanti di Caroline e Joy che riuscivo a distinguere in mezzo a quel baccano, erano i leggeri sorrisi dei miei fratelli che per una volta avevano fatto un passo indietro.

E quella gioia si protrasse nonostante sentissi tutta l'attenzione su di me, l'unica ragazza che non aveva giocato da schifo e che, oltretutto, aveva battuto il capitano, che sembrava essere più felice di me di quella vittoria.

Il giramento di testa si era affievolito e, nonostante sentissi ancora il bisogno di mangiare qualcosa, me ne dimenticai del tutto mentre Blake mi metteva giù.

«Ok, ora vado a riscaldarmi» disse, indicando la sedia su cui avrei dovuto sedere.

Mi rivolse un ultimo sorriso prima di andare e riunirsi ai suoi compagni. Nel frattempo, i Tigers erano entrati in campo.

Mi sentivo abbastanza sola, poiché le altre ragazze erano su una panchina e potevano chiacchierare. Caroline era sull'estremità più vicina a me, ma, a causa delle grida dei tifosi, non sentivo ciò che mi stava dicendo.

Così, le feci cenno di avvicinarsi e le lasciai metà della mia sedia.

Eravamo scomode, ma il suo braccio nudo premuto contro il mio non mi diede affatto fastidio, così come non lo fecero le sue prese in giro verso il cugino sconfitto.

«Dopo andiamo a festeggiare! Anche se perdiamo» mi informò, dandomi una leggera spallata nel momento in cui l'arbitro annunciò l'inizio della partita.

E, per la prima volta da quando avevo iniziato la scuola, partecipai davvero ad un evento sportivo: feci il tifo come ogni altra ragazza, gridando anche il nome di Blake quando faceva canestro.

«Non mi aspettavo tutta questa partecipazione, Cenerentola» mi derise il diretto interessato durante la pausa.

«Se vincete devo prenderti anch'io in braccio per farti fare il giro della vittoria?»

Mi tirò in faccia un asciugamano sudato e il gesto mi fece ridere, e provocò la stessa reazione in Caroline, che nel frattempo aveva raccolto tutta l'attenzione di mio fratello.

«Dopo andiamo a mangiare un hamburger gigante» propose Blake, «Non hai già cenato?» gli disse Caroline. «Sì, ma sto morendo di fame... e se vinciamo ce lo meritiamo.»

Mi fece l'occhiolino prima di correre in campo.

Inspirai e trattenni il fiato. Per me era strano non sentirmi strana.

Vincemmo e, quella volta, contai ed esultai ad ogni punto segnato da Blake Davis.

Ventinove.

Buongiorno a tutti e bentornati, come state?
Sono un po' assente in questo periodo, anche su Tik Tok, ma ho iniziato l'università e sono un po' presa... spero di riuscire a pubblicare regolarmente. Se così non fosse, vi avviserò sempre prima del nuovo capitolo.
Spero che stiate bene, vi abbraccio❤️

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