Capitolo 19 (seconda parte)

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"Quando hai finito, mi trovi nel parcheggio fuori."

Mostro lo schermo a Nelly, che si scioglie i capelli dalla coda con cui li aveva legati in alto.

Non so neanche io come reagire, che pensare, che fare. So solo che vorrei essere giù da Mike – anche se non ho la minima idea di che cosa gli dirò una volta che sarò da sola con lui. Mi sento andare a fuoco solo al pensiero di ciò che potrà accadere stasera.

Ho bisogno di lei, di qualsiasi rassicurazione possa darmi, della convinzione positiva che non manderò all'aria il mio rapporto Mike.

«Inspira, espira.» Mi posa le mani sulle spalle e con la bocca mima il gesto della respirazione, così come aveva fatto per la mia prima sera. «Ti vuole parlare, ti ha fatto capire che è interessato a te e tu ne sei innamorata pazza. Va tutto bene.»

La pensa come Cornelia: se mi ha accennato al suo divorzio è per un motivo ben preciso. Io, però, non credevo che una persona dopo il divorzio volesse di nuovo mettersi in gioco e iniziare una nuova relazione. Mia madre è la prova che si può rimanere per anni da sola senza il bisogno di cercare un partner.

O forse Mike è così deluso dagli ultimi mesi con la sua ex moglie da aver bisogno di un punto di partenza?

«Glielo dirai chiaramente, va bene?» mi incoraggia Nelly, mentre entrambe ci cambiamo per andare via. Le ho raccontato le mie varie paturnie, perché ogni cinque minuti, mentre ci preparavamo per la serata, ne avevo una nuova. «Gli dirai che non ti piace che voglia usarti per rimpiazzare la moglie. Saresti uno strumento e lui non ti considererebbe in quanto te, ma in quanto ciò di cui ha bisogno da te.»

Con la mano mi fa cenno di trarre un altro respiro profondo e lo faccio.

«Sì, ma... se mi baciasse? Non ho mai baciato nessuno prima» mormoro, abbassando lo sguardo sconfortata. «Farei una figuraccia, e sarebbe la prima di una lunga serie.»

«Nessuna figuraccia, andrai bene. Nessuno inizia a baciare sapendo già come si fa!»

«Sì, ma... non è un ragazzo qualsiasi.»

Getto il mio abito alla rinfusa dentro lo zaino e mi infilo jeans e maglietta. Spero che stavolta la macchina di Mike non decida di abbandonarci per strada, perché anche oggi avrei solo la mia giacca di pelle. La indosso e saluto Nelly, prima di precipitarmi al piano terra con il cuore in gola.

Non devo crederci troppo, magari vuole solo essere mio amico e mi ritiene una persona interessante. Non posso volare troppo con la fantasia, devo tenere i piedi per terra.

Cerco di costringere i miei pensieri a rimanere su un piano di umiltà, ma... ma quanto sarebbe bello se Mike mi baciasse?

Basta.

Mi torna in mente il messaggio che mi ha scritto Cornelia quando le ho raccontato ciò che mi ha detto Mike – perché lei dopo quel semplice "stava divorziando" ha giustamente voluto saperne di più.

"Se mi trovassi da sola in macchina con lui, tornerei a casa senza mutande."

Non sono intraprendente fino a quel punto – altro che l'imbarazzo del primo bacio! – ma una piccola parte di me sta sognando.

Arrivo all'esterno, scendo la scalinata che mi separa dal marciapiede e mi dirigo verso il parcheggio riservato ai clienti dell'Oasi.

«Ma sì, cerca di stare tranquillo» sta dicendo una voce femminile. «È normale.»

«Hai dimenticato cosa si prova!»

Lo riconosco: è il Fabbro. Stasera Mike è venuto con lui e sua moglie, li ho visti da lontano.

Questo significa che lo stanno rassicurando? Su di me? Su ciò che prova per me?

Quindi...

Ispira, espira – come ha detto Nelly. Non è facile, non è per niente facile. Sarò un disastro.

Calma. Io ho paura di essere un disastro, ma anche lui ha un timore simile. Anche lui è nello stesso limbo di incertezza.

Ma lui non si è innamorato del proprio giocatore preferito!

Cerco di regolare il respiro restando nascosta dietro un suv gigantesco, che mi tiene al riparo dalla vista dei tre. Mi sporgo per guardare oltre i finestrini dell'automobile. Mike è appoggiato alla sua macchina e si guarda intorno speranzoso – o forse sono io a vederlo così – mentre poco distante da lui c'è Sara Livieri, la moglie del Fabbro, in un vestito rosso scuro che risalta ancora di più la bellissima donna che è, mentre il capitano guarda l'orologio, impensierito – crede che ci stia mettendo troppo?

A vederli così, mi aspetterei che stiano aspettando un'altra ragazza sulla falsariga di Sara, bella, slanciata e con un corpo da favola, oltre che avvolta in un abito di alta sartoria che posso solo sognarmi.

E invece arriverò io, con i miei vecchi jeans, la mia maglietta più carina e l'ombretto argentato sugli occhi – per non parlare del rossetto ancora rosso sulle labbra. Maledetto manager che me l'ha imposto, mi fa sentire fuori luogo. Avevo così fretta di scendere che non mi sono struccata, senza contare che senza trucco sembro ancora di più una ragazzina.

Esco allo scoperto camminando con lo zaino su una sola spalla. Mike mi vede e mi saluta con un sorriso, prima di dire qualcosa a bassa voce agli altri due, che si voltano verso di me. Avvampo ancora, perché non so come interpretare i loro sguardi.

«Allora noi vi lasciamo» dice il Fabbro.

«Buonanotte» aggiunge Sara, prima di seguirlo all'interno della loro macchina. Da dietro il finestrino, mi saluta con la mano e ne sono certa, perché guarda me e non Mike.

«Verrà tutta la squadra?» Ora che siamo da soli cerco di farmi passare l'ansia con battute ironiche, altrimenti non mi reggerei sulle gambe.

«Se Pala vuole fare qui la dichiarazione, sì» mi sorride lui. Si china verso di me e mi dà un leggero bacio sulla guancia. Per un istante rimane immobile e mi sembra che... sta arrossendo?

Difficile da dire, perché non ho mai visto un uomo con la sua carnagione arrossire – nemmeno nei film o nelle serie tv, dove ci sono attori di tutti i colori.

Ci sediamo nell'automobile nera di Mike e lui esita di nuovo.

«Non ti dispiace se ho chiesto ai ragazzi di venire? Da solo sarei sembrato un idiota, non volevo chiedere a Niko e se Pala ed Elena fossero tornati di nuovo, lei si sarebbe insospettita. Teo non ha trovato una baby-sitter...»

Sorrido, perché mi fa piacere che mi parli così, come se conoscessi i suoi compagni di squadra e fossero anche miei amici.

«Va bene. Mi faceva solo ridere» gli dico, provando a rimanere seria. «Perché non volevi chiedere a Tomic? Cioè, a Niko, cioè... non so come chiamarlo.»

Mike sorride, mentre fa manovra per uscire dal parcheggio. «Puoi chiamarlo anche "stupido". Perché Niko è quello che mi sta prendendo in giro più di tutti.»

«Per... per me?» gli chiedo in un soffio. Mi ha detto che ne avremmo parlato, quindi non mi sento impacciata nel porgli la domanda – o, almeno, non dovrei sentirmici, perché mi ci sento eccome.

«Sì, per te. Devi prenderlo per lo scemo che è. Sa che con Audrey le cose non andavano bene, che ho sofferto e che stava arrivando il divorzio. Voleva che mi trovassi una ragazza. Avrebbe fatto battute su chiunque, lo fa sempre. Prima o poi sarebbe arrivato il mio turno.»

Fa un sorriso amaro.

«Mike, la squadra sa che... insomma, sa che io e te, cioè, non... non ci sto capendo niente.»

«Pensiamo dopo alla squadra, per favore.» Usciamo sulla via che ci porterà a viale Giuseppe Verdi, ma lui accosta di lato alla strada e mi guarda. «Quello che devo dirti è che mi piaci.»

Cosa? E me lo dice così?

Distolgo lo sguardo puntandolo sull'asfalto, sulla linea luminescente della mezzeria. Attorno a noi ci sono dei palazzi con uffici chiusi e spenti, alberi e poco più del nulla.

Se dovessi dichiarare i miei sentimenti a qualcuno, sceglierei anch'io un luogo poco trafficato.

«Non volevo metterti in imbarazzo.»

Le mie guance sono di certo chiazzate di rosso e si vede nonostante la luce lontana dei lampioni. «Non si tratta di questo, ma di ciò che comporta.»

Devo essere lucida, non posso fare o dire stupidaggini.

«Ho pensato a quello che comporta.» Mi sta guardando, serio, come se facesse fatica a distogliere gli occhi dal mio viso. «Ho pensato veramente a tutto, a qualsiasi cosa. E ho deciso di farmi avanti perché c'è stato qualche segnale da parte tua che mi ha fatto credere che per te fosse lo stesso.»

«Mike, non è lo stesso» ammetto, in un soffio. La situazione è ben diversa da come può averla immaginata lui.

«Allora ti ho messa in imbarazzo.»

«No, ecco...» Mi volto a fissare di nuovo la distesa di cemento, raccogliendo il mio coraggio. «Anche tu mi piaci, ma è un interesse nato in modo diverso. Quando ti ho visto la prima volta, giocavi contro di noi a Brindisi. Ci avete demoliti e tu sei stato quello che più di tutti ha inciso sul risultato finale. E io non ti odiavo, come sarebbe stato normale per una tifosa di quattordici anni. Non ti odiavo perché c'era qualcosa nel tuo modo di giocare che mi ha catturata. Prima ancora che arrivassi alla Vulnus, io volevo che tu venissi. Che fossi qui, nella squadra che tifo, nella mia stessa città. Sei arrivato e a colpi di canestri e di quel legame speciale che c'è tra giocatori e tifosi mi hai fatto capire che ci avevo visto giusto. Ma tutto questo è riduttivo, è tremendamente riduttivo, e io mi vergogno più di me stessa che di qualsiasi cosa possa dirmi tu questa sera. A me va bene parlarne, ma se... ecco, se... Be', meglio che tu lo sappia.»

Non gliel'ho detto: che lui è il mio unico amore di tutta la vita è una confessione rimasta impigliata tra le corde vocali.

«Diciamo che il mio sentimento per il giocatore si è trasferito alla persona» sintetizzo. «E tutto ciò che provo per il "Mike-giocatore" lo provo anche per il "Mike-ragazzo".»

«Era quello che credevo» mormora. La sua voce si è fatta baritonale. «Per questo ho aspettato di essere sicuro al cento per cento che tu mi piacessi. Penso di continuo che vorrei conoscerti meglio, che vorrei passare del tempo con te per scoprire di più della tifosa-pianista-cameriera. Per conoscerti anche al di là di ciò che si vede dall'esterno. Mi hai detto che lavori tutte le sere, quindi non mi è venuto in mente niente di meglio di riportarti a casa.»

Vuole conoscermi. Vuole stare con me.

«Io...» inizio a rispondergli, ma ho dimenticato qualcosa. Come si fa a parlare senza essere ridicola?

«Non devi rispondermi subito e puoi anche dirmi di no» precisa lui. «Non voglio che tu ti senta obbligata a niente nei miei confronti.»

Rido, abbandonando il minimo autocontrollo che mi ha sostenuta fino a questo momento.

«Lavinia?»

«Mike, ma io come faccio a dirti di no? Sono obbligata da me stessa, dai miei sentimenti. Voglio conoscerti meglio anch'io, vorrei anch'io trascorrere del tempo con te. Hai sentito cosa ti ho detto? Provo qualcosa per te da quando nemmeno eri alla Vulnus!»

Rimane in silenzio, ma con un bel sorriso sulle labbra carnose. Aiuto, come faccio a baciarlo? Come si fa?

«Va bene, allora iniziamo così?»

«Da qualche parte dovremo iniziare.»

Ma che sto dicendo? È così che si parla al proprio... che cosa siamo io e lui? Sto già partendo malissimo, lo sapevo!

Riparte e pochi secondi dopo siamo su viale Verdi, che porta diritto al mio quartiere.

«Prima che ci sia qualsiasi cosa tra noi» inizio. Nelly mi ha suggerito di metterlo nero su bianco, di non lasciarlo come un non detto che potrebbe solo complicare la situazione, e io mi trovo d'accordo con lei, anche se tirarlo fuori mi richiede più fatica mentale di quanto avrei pensato. «Non voglio che tu mi consideri un rimpiazzo.»

«Non lo sei, Lavinia. Avrei divorziato comunque dalla mia ex moglie. Per me le due cose sono separate.»

Traggo un profondo sospiro di sollievo. Sentirlo pronunciare dalla sua voce bassa e profonda mi restituisce un po' più di sicurezza in me stessa. Mi considera come una persona a cui è interessato, non come un espediente per mettersi alle spalle il matrimonio.

«Quindi, i ragazzi della Vulnus cosa sanno?» gli chiedo, approfittando del fatto che è alla guida. Se non mi guarda, mi sento meno in imbarazzo. «Gli hai parlato di me?»

«Non gli ho proprio parlato, è stato più Niko dopo quella volta al ristorante. Hanno trovato il tuo profilo social e hanno detto che sei carina. Poi Niko ha continuato a dirmi che dovevo farmi avanti. E alcune delle ragazze lo sanno, perché lui e Sasha non sono stati proprio discreti.»

Riepilogo mentalmente: se all'Osteria c'erano le ragazze di Pala, Tomic, Arnaud e Regis, di certo lo sanno anche i rispettivi fidanzati.

«Se ti fa stare più tranquilla, Elena e Daniele continuano a dire a Niko e Sasha di lasciarci stare. Anzi, Pala lo fa anche con gli altri.»

«Quindi quando ci siamo visti allo store...»

«Avevo detto che saresti venuta. Non mi sembrava una cosa tanto importante... almeno, non fino a quando ti ho vista. Ero felice che tu fossi lì.»

Ho gli occhi lucidi per la gioia e il cuore che sta andando a un ritmo tutto suo. Non posso piangere proprio ora, ma la voce di Mike, sentirlo che parla così di me, che gli importa di me... è un sogno che prende forma.

«È stato emozionante anche per me.» Ricordo distintamente quel mezzo bacio sulla guancia e che ha detto di conoscermi all'uomo della Vulnus che stava per mandarmi via. Mi sembrava di volare.

Si ferma a un semaforo e mi guarda, rivolgendomi un gran sorriso. «Questo, allora, l'abbiamo sistemato. Di che vuoi parlare? O c'è qualcosa che vuoi chiedermi?»

«Non lo so, raccontami tu qualcosa. Che avete fatto in allenamento?»

«Solite cose. Lavori sugli schemi di attacco e difesa, sessione di tiro, partitella. Dopo sono rimasto un po' con Teo a tirare i liberi.»

«Ma lui è davvero così silenzioso?» gli chiedo. Quell'uomo è un mistero, anche se in campo è uno dei nostri trascinatori e migliori giocatori. E ricordo la battuta di Marco Regis quel pomeriggio allo store.

«Dipende. Di solito sì, ma con me non è silenzioso. Sono uno dei pochi con cui chiacchiera tanto.»

«Ma è così come lo vediamo dall'esterno?»

«Non lo so, come lo vedi dall'esterno?»

«Come una persona saggia. Non solo nel basket, proprio nella vita.»

«Lo è. Mi ha detto che dovevo buttarmi con te.»

«Gli... gli hai parlato di me?» Teo Milinkovic sa della mia esistenza?

«Sai, con gli amici si parla anche di queste cose» scherza Mike. «E noi siamo amici anche fuori dal campo. Be', tutta la squadra ha un bel rapporto fuori.»

Non riesco a distogliere lo sguardo da lui, dai suoi movimenti alla guida, dal suo viso che rimane fisso sulla strada, anche se vedo che vorrebbe ricambiare le mie attenzioni.

Mike ricambia le mie attenzioni.

È un sogno.

Spazio autrice
E allora? Quanto avete gli occhi a cuoricino? Quanto sono dolci questi due insieme?

Lo spazio per lo sclero è aperto!

La prossima parte vi piacerà ancora di più, ne sono sicura. Perché ora stanno solo parlando e Lavinia è su una nuvola... ma manca qualcosina, no? ;)

Ce la fate ad aspettare fino a sabato? XD

Baci a tutti,
Snowtulip.

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